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Programma economico La “crescita con equità”.

II. Frantumazione e ricostruzione di una nazione 2.1 Verso il colpo di stato militare del 1973.

3.4 Programma economico La “crescita con equità”.

Posizioni discrepanti caratterizzarono il dibattito economico. I dirigenti politici della coalizione premevano per la risoluzione dei problemi sociali e non concordavano con la cultura desarrolista dei tecnici. Declassavano globalmente il neoliberismo in quanto politica adottata dal regime e oramai ritenuta dalla maggioranza cittadina inaccettabile poiché atta a favorire solamente gli strati più facoltosi della società. Essi prospettavano quindi un cambiamento radicale da parte del nuovo governo. Mentre la destra cilena e il mondo imprenditoriale, essendosi del tutto personificati con l’ideologia neoliberale, difendevano lo Stato minimo in quanto condizione ottimale da raggiungere. Un’ideologia questa che aveva caratterizzato il periodo di Reagan e di Margaret Thatcher, ma che in anni successivi aveva virato verso altre impostazioni anche a livello di istituzioni internazionali, quali ad esempio la Banca Mondiale, la quale a partire dal 1997 delineò la visione di uno Stato, seppur non del tutto interventista, dotato di capacità politica e tecnica per assumersi determinati compiti quali il perfezionamento dei mercati e un’attenzione alla crescita equa. Il programma economico-sociale della coalizione sintetizzò con intenti conciliatori le divergenze, accettò l’economia di mercato, il ruolo dell’impresa privata e al contempo pose enfasi su uno Stato partecipe con un ruolo orientativo, che concedesse priorità a una politica sociale, all’equità e divenisse responsabile dei mercati per impedire o anche solo attenuare potenziali abusi di potere economico di determinati enti privati egemoni. Questa visione dello Stato si

59 tradusse nella strategia battezzata dal presidente e la sua equipe economica “crecimiento con equidad”. La strategia progettava di continuare lungo il sentiero della crescita economica che aveva caratterizzato il paese fin dal 1985 con l’imperativo morale di rivedere la politica sociale44. Ma un compromesso per uno sviluppo sostenibile significava aumentare le spese dello Stato nel sociale date le numerose richieste e istanze provenienti dalla società; il governo, nel fare ciò, doveva evitare di cadere nel tradizionale populismo latinoamericano che inevitabilmente, dopo un boom di breve periodo, avrebbe condotto il paese a instabilità, inflazione e stagnazione. Il modello della “crescita con equità” evitò il sorgere di questo pericolo45

. Questo perché, come l’esperienza storica aveva dimostrato, si riteneva infatti che i segnali del mercato sì fossero necessari ma non sufficienti per un’assegnazione adeguata delle risorse, il mercato lasciato solo a se stesso non raggiungeva una crescita paritaria, ma d’altro canto il populismo non era la soluzione. Il nuovo governo democratico realizzò dunque un compromesso con il modello neoliberale del regime uscente, assicurando una continuità con una politica economica di successo al tempo stesso cercando di intervenire in quei settori ritenuti più deboli. Questo per accaparrarsi anche la confidenza del settore popolare che stava rigettando tutto l’operato di Pinochet. Il programma economico- sociale non voleva allontanare la Concertazione dalla base dei partiti di sinistra né al contempo deludere il mondo imprenditoriale. L’obiettivo era giungere a « un benessere duraturo per tutti i settori della società» ottenuto attraverso «un processo di crescita economica dinamica e sostenibile», tenendo presente inoltre che una democrazia stabile avrebbe richiesto «una crescente ugualità nell’accesso alle opportunità e ai benefici prodotti dallo sviluppo». L’alleanza al governo adottò politiche macroeconomiche caute46. Tuttavia una riforma tributaria e una riforma della legislazione del lavoro occuparono le proposte principali del governo. Riforme che vennero approvare nei

44 Inizialmente il governo si trovava in difficoltà poiché era difficile reperire fondi da indirizzare in questi

ambiti, le disposizioni precedenti del regime non ne permettevano il finanziamento. Per garantire stabilità economica e una crescita rapida, i nuovi governi si concentrarono su un insieme di obiettivi, tra cui una riduzione dell’inflazione, un tipo di cambio che rimanesse competitivo, raggiungimento di un deficit sostenibile nella bilancia dei pagamenti e un bilancio generale equilibrato. Il governo Aylwin ebbe il compito più urgente di ridurre l’inflazione sin dal momento in cui prese possesso del governo. Tuttavia il nuovo governo riuscì a controllare l’inflazione in modo graduale adottando una politica monetaria restrittiva incentivata dalla Banca Centrale , distaccandosi dal metodo intrapreso da Argentina, Brasile o Perù. K. Weyland, op. cit., pp. 70-72.

45 Il grande obiettivo della Concertación fu quello di ridurre la povertà e la disuguaglianza, tra il 1990 e il

2008 la povertà diminuì da circa 38 % a 13, 7 % e il coefficiente di Gini, coefficiente con il quale si misura la disuguaglianza, diminuì di 3 punti percentuali da 0,57 a 0,54. P. Meller, Pobreza y distribución

del ingreso en Chile (Década de los noventa), pp. 65-93, in P. Drake, I. Jaksic, El modelo chileno. Democracia y desarrollo en los noventas, Santiago de Chile, LOM Ediciones, 1999, pp. 46-170.

46

P. Aylwin, Programa de Gobierno de la Concertación, Santiago de Chile, Jurídica Publiley, 1989, pp. 11-17.

60 primi anni del governo Aylwin, permisero al governo di incrementare la spesa sociale e di affrontare politiche con carattere redistributivo. Le riforme del diritto del lavoro sarebbero state analizzate da un’apposita commissione tripartita in cui avrebbero preso parte sia le organizzazioni sindacali sia le organizzazioni degli impresari. Nel riformulare la materia lavorativa il governo volle inviare un chiaro segnale rassicurante al il mondo imprenditoriale: non avrebbe imposto una normativa svantaggiosa per essi o per il settore privato47. Il programma economico di Aylwin infuse un’impronta fondamentale alla transizione, ebbe la capacità profonda di ridurre timore e diffidenza nella classe media proprietaria e tra gli impresari, il cui consenso era necessario per procedere con eventuali riforme economiche significative. Tuttavia perseguendo politiche moderate la coalizione limitò l’opportunità a una riforma sociale efficace e decisa, soprattutto per una giusta redistribuzione delle entrate48. Nonostante queste politiche economiche caute ebbero effetti positivi49, generarono crescita, limitarono i costi dell’inflazione soprattutto alle classi sociale più povere (Tab.n°1). Inoltre esortarono l’avvio di alcune politiche di sviluppo attive, come costruzione o migliorie nelle infrastrutture, sostegni finanziari alle piccole imprese in modo che sviluppassero nuovi prodotti esportabili, una riforma dell’educazione e riforme in ambito lavorativo. La povertà diminuì notevolmente. La decisione di mantenere gli equilibri macroeconomici avvenne incrementando il valore aggregato delle esportazioni cilene, la Banca Centrale, con lo scopo di ridurre l’inflazione, permetteva la valorizzazione della moneta. Malgrado tutto queste misure risultarono insufficienti per dirimere la disuguaglianza presente nel paese, la distribuzione delle entrate, da sempre sproporzionata in Cile, non migliorò durante la transizione verso la democrazia. La

47 Molto discusso all’interno della Concertación fu il tema delle privatizzazioni avviate dal regime

militare. Il problema venne risolto in maniera strategica attraverso una disposizione che prevedeva che solamente le privatizzazioni effettuate dopo il plebiscito del 1988 sarebbero risultate nulle, mentre quelle anteriori permanevano legittime. Era un riconoscimento implicito di irreversibilità riguardo alle privatizzazioni ormai attuate, in contemporanea era un deterrente per ulteriori privatizzazioni.

48 K. Weyland, op. cit., pp. 65-93. 49

I fattori che resero possibili le politiche economiche, seppur prudenti, che riuscirono a prevenire e ad affrontare le domande provenienti dai diversi gruppi sociali e organizzazioni che pullulavano nella società cilena e che avevano subito perdite consistenti durante il regime di Pinochet, in attesa di una ricompensa sotto la nuova democrazia, furono la forte e stabile organizzazione che il nuovo governo riuscì a impiantare e alla coesa coalizione che i partiti della Concertación riuscirono a creare. I due partiti leader, il Partito Democristiano e il Partito Socialista mantennero una notevole disciplina interna riuscendo a controllare e a filtrare le richieste di importanti organizzazioni, in special modo dei sindacati guidati dalla CUT. Questa forte alleanza fu figlia della lotta contro la dittatura, momento in cui i partiti di centro- sinistra limitarono la ricerca dei loro personali interessi e si focalizzarono in uno sforzo comune e amplio. K. Weyland, op. cit., pp. 66-70, E. Ortega, M. Frei, Historia de una alianza política: el Partido Socialista

61 prudenza del governo impedì inoltre una radicale trasformazione dei sistemi privati della sanità e della previdenza sociale.

Tabella n°1. Indicatori Macroeconomici Generali

Indicatori (%) 1980- 1985 1985- 1990 1990- 1995 1996 1997 1. Crescita economica a/ 0,7 7,0 11,0 7,2 7,1 2. Inflazione b/ 23,0 21,5 12,5 6,6 6,0 3. Disoccupazione b/ 13,0 8,1 6,6 6,5 6,6

4. Crescita dell’occupazione a1/ - 5,6 2,6 1,5 1,7

5. Crescita annuale del salario reale a/ 0,2 1,2 4,8 4,9 2,5

6. Deficit del settore pubblico (% PIL) b/

-3,0 1,4 1,8 2,2 1,9

a/ Media geometrica dell’intero periodo. a1/ Cambio di metodologia nel 1986. b/ Mediana del periodo.

Fonte: Dati ricavati dagli informe del Banco Central de Chile, FMI, INE, in P. Meller, Pobreza y

distribución del ingreso en Chile (Década de los noventa), pp. 65-93, in P. Drake, I. Jaksic, El modelo chileno. Democracia y desarrollo en los noventas, Santiago de Chile, LOM Ediciones, 1999, pp. 46-170.