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ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 140-148)

LINGUACCIA ASTRALE

ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

In effetti non é che un crostaceo: ossia uno di quegli animaletti acquatici a più zampe che camminano a ritroso o al massimo di sghimbescio senza avanzare mai, ben rannicchiati al riparo del loro guscio, ove si ritraggono del tutto in caso di peri-colo. Secondo la nostra tradizione, un granchio, come del resto molti cominciano a chiamarlo per evitare accostamenti raccapriccianti.

Ma cosa fa il granchietto solo solo nel suo rassicurante rifugio, immobile tra le acque immobili della laguna? Dorme, sogna, si sveglia - non completamente - rie-voca il passato. Va, come Proust, alla ricerca del tempo perduto. I ricordi sono le rocce cui si aggrappa con le chele per avere la certezza di esistere. Se li contempla, se li culla, se li guarda e riguarda mille volte come se fosse al cinema, aggiungendo varianti con la fantasia. E’ un vegetativo, un retrospettivo che aborrisce il futuro, così ignoto e imprevedibile.

Il passato invece lo rassicura: sa che l’unico modo per possedere veramente le cose é che siano già avvenute.

Il Cancro teme il divenire perche lo strappa all’essere.

Si volta sempre indietro, e questo gli impedisce di andare avanti. Ma é esatta-mente ciò che lui vuole.

Gambero o struzzo?

I cinesi, contrariamente ai latini che lo chiamavano Cancer, granchio, sostengono che sia un gambero. La differenza non é poi molta, nel senso che le due bestie, dal punto di vista del comportamento, in fondo si somigliano. Snobbando latini e cine-si, viene però da dire che questo animale zodiacale ha piuttosto l’aria di essere uno struzzo. Specie quando c’é da guardare in faccia la realtà. Orrore. A un nativo del Cancro chiedete tutto, ma non di affrontare la realtà.

Lui e lei hanno bisogno di vivere nel proprio sogno.

Sono dei sonnambuli e non tengono nemmeno le mani in avanti. Se li costrin-gete a svegliarsi, o se il sogno quotidiano li delude, ficcheranno la testa sotto la sabbia, come gli struzzi.

La mestizia

Se amate la mestizia, l’individuo Cancro è quel che fa per voi. E’ sognatore, si, ma le sue chimere hanno sempre una nota dolente.

Perfino la gioia lo fa soffrire. Tutto sommato è un mesto contento.

Sfugge il lavoro perche lo distrae da quel sonnambulismo imbambolato che gli consente di vedere il mondo attraverso una coltre di nebbia e di struggersi sulle proprie fantasticherie. Il Cancro è un tipo nostalgico, notturno, etereo e fiabesco. La luna, sua protettrice e padrona, lo rende romantico ed evanescente. Forse potrebbe anche volare. Ma quel suo vezzo di stare nell’acqua a sognare trote e sorgenti sullo stile di Schubert...!

Ne emerge solo per contemplare vagamente le stelle o poetare al suo astro rie-vocando un passato che possibilmente lo renda infelice, come faceva quel concen-trato di melancolia che era Giacomo Leopardi, più Cancro che mai, così angosciato da tutto e specialmente da una gobba che in fondo, se non ci avesse sempre rica-mato sopra, non avrebbe nemmeno dato tanto nell’occhio. Nascendo Capricorno, sarebbe potuto diventare ministro degli Esteri. Ma non avrebbe appagato la sua ti-pica mania di persecuzione. Essere - o meglio credersi - sfruttati, avviliti, calpestati è una necessità imprescindibile del Cancro, probabilmente segno dei masochisti per eccellenza. Bisognerebbe chieder conferma al divino Marchese sulle origini zodiacali delle sue vittime.

Vaghe stille dell’Orsa

Lei poi, la signora Cancro, per la malinconia è l’optimum.

Già la sua natura sognante la rende quasi ultraterrena, le notti insonni - tra-scorse a vegliare la luna e forse a farcisi la tintarella -le conferiscono un che di spettrale. Piacevolmente spettrale. Come se fosse un angelo.

Ma santo Dio, è cosi triste essere angeli! E così angosciante essere vivi! e sere-ni! e felici! Lei sa che voi l’adorate, ma è terribile essere amati in quel modo, fa veni-re da piangeveni-re. Tanto più che una volta, prima di incontrarvi, non l’amavate affatto. “Nel 1929 non ti importava niente di me!” “Veramente non ci conoscevamo ancora…”

“Vedi che non mi amavi? Lo ammetti!” E giù stille…

La signora Cancro piange per un nonnulla, che a lei sembra sempre un motivo gigantesco. Ha le lacrime non in tasca, che sarebbe banale,ma direttamente nell’oc-chio, già bell’e pronte a schizzare sulla coscienza dell’interlocutore, che è poi colui che le ha provocate. Voi.

Ma non sempre é tempo di stille. Quando riesce a perdonarvi tutto il male che le fate, le avete fatto o vorreste farle, é tempo di dolci, struggenti, teneri sospiri. La signora Cancro, avvolta in veli di mussola più immateriali di una ragnatela, sogna e sospira, ricama e sospira, smette di ricamare e sospira.

In attesa della notte -la complice, la benefica -la sua giornata si snoda all’inse-gna dell’ozio e del sospiro.

Se non correte ai ripari, dopo un po’ avrete la casa piena di spifferi.

Come acchiappare il Cancro…

Bisogna buttarla sul sentimentale, sul romantico. Imbastire il discorso su qualcosa di toccante. Il Cancro é molto interessato ai problemi del prossimo perché sogna di essere un altruista. Se volete far presa su di lui inventatevi una disgrazia, una vedo-vanza. Si mostrerà molto comprensivo e parteciperà con gioia al vostro dolore. Vi darà ottimi consigli che non siete tenuti a seguire, e vi consolerà con frasi vibranti.

Quando é di fronte a una sciagura il Cancro trova sempre le parole giuste, sa confortare, capire, condividere. La catastrofe é il suo elemento, specie quella degli altri. Perciò costituisce anche un approccio per il futuro amoroso, che lui intende soprattutto come comunione di anime nel bene e nel male, ma meglio nel male. Parlategli quindi di buddismo, di reincarnazione e anche di morte, suo argomento prediletto.

Se gli piacete e se si fida di voi, sposarlo non sarà difficile, visto il suo sviscera-to amore per la casa. Basta azzeccare il momensviscera-to in cui é dell’umor giussviscera-to.

Per creare l’atmosfera che lo spinga al matrimonio, la cosa migliore é invitarlo a un funerale. Se in quel periodo non vi é morto nessuno, nemmeno un lontano co-noscente, ricostruite un ambiente analogo portando il vostro spasimante al cimite-ro. Lì, nella pace dei cipressi, all’ombra quieta delle lapidi, leggetegli epitaffi con vo-ce tremula di pianto. Sarà vostro subito, e per sempre.

Compreso l’aldilà, chiaro.

…e signora

Non é sensibile, é ipersensibile. La signora Cancro possiede uno sviluppato altruismo e un viscerale senso materno.

Per far subito colpo parlatele di bambini. Meglio se poveri. Meglio se orfani. Meglio se abbandonati. Il sogno che accarezza in segreto -ma neanche tanto -é di esser mamma del mondo intero, ma per fortuna rimane un sogno: la mamma Can-cro quando ti abbranca non ti molla più, seppur affettivamente parlando. Ti infila le chele nel costato, e chi la scolla é bravo. Certo, si mostra trepida, sollecita, premuro-sa, pronta a sacrificarsi e naturalmente a ricordartelo a ogni istante. Ma tremenda-mente appiccicaticcia.

Per conquistarla conducetela spesso a teatro, al concerto, al cinema, purché lo spettacolo sia melenso o stimoli a fantasticare. Ma se volete regalarle qualcosa di veramente toccante, che la renda felice benché lacrimosa, portatela al brefotrofio. Abbraccerà i pargoli, senza parsimonia idrica, li stringerà al seno e sospirerà “siete tutti figli miei”.

A questo punto, a meno che non siate disposti a diventare papà di centocin-quanta adorabili infanti sconosciuti, allontanatevi frettolosamente in punta di piedi.

Baciami l’anima

Si presume che in un individuo simile, romantico e praticamente immateriale - al-meno per aspirazione - la zona erogena sia situata nell’anima. L‘ipotesi non é bi-slacca come sembra.

Il massimo desiderio sentimentale del Cancro é di creare con l’amato, o l’ama-ta, un’intesa spirituale. Ciò che gli preme é l’appagamento mistico - più il suo che il vostro -, due anime che battono all’unisono come orologi svizzeri adorni di cuorici-ni.

La madre dei granchi

Così, l’avete conquistata. Ma se non sono arrivati bambini, e se lei non é riuscita a farvi adottare l’intera comunità dei Martinitt, del Don Orione o del Cottolengo, cer-cate di rassegnarvi: in mancanza di meglio la parte del pargolo dovete farla voi.

La donna Cancro non tollera di non essere mamma. Se non lo é, lo diventa. Piuttosto che di nessuno anche vostra.

Il suo più sublime istinto le suggerirebbe di allattarvi, ma non illudetevi: in questo caso non vede in voi il maschio, bensì il figlio. Cercate quindi di comportarvi come tale, se non volete deluderla.

Per riuscirci, guardatela con pupilla trepida, non staccatevi un momento dalle sue gonne, chiedetele aiuto, protezione, consiglio, conforto e naturalmente affetto. Siate soltanto suo e ripetetele sovente che di mamma ce n’é una sola: lei.

Non ama rivangare infatti che prima ne abbiate avuto un’altra. Perche la si-gnora Cancro non é una semplice mamma biologica, come la comune creatura che vi ha dato i natali, ma la Mamma per eccellenza, quella ancestrale, perenne, la divi-nità femminile che si identifica con la Luna, maga e strega di fecondi, obnubilati ri-ti. Esemplare e devota come la madre dei Gracchi. Anzi, dei granchi.

Umor balzano

Non dite mai a un Cancro che é lunatico: lo é, ma non se ne rende conto.

Durante la giornata può mutare opinione due o trecento volte, con la convin-zione che l’ultimo parere espresso sia quello giusto. Che contrasti con gli altri due-centonovantanove precedenti non importa, non ne tiene conto, forse non se lo ri-corda. E comunque non gli interessa.

E un tipo capace di passare dall’amore all’odio in un batter di ciglia. I suoi cambiamenti d’umore sono improvvisi e assolutamente immotivati, almeno per gli altri.

Va pazzo per una cosa poi, cinque minuti dopo, non gli piace più.

Perche? La vede brutta, ecco tutto. E prima? Non la trovava forse bella? No, per niente, questo non l’ha mai detto. Nemmeno pensato.

E ne é profondamente convinto. A dargli retta c’é da uscir di senno.

Tuttavia, se non dovete far troppo caso a quello che dice, dovete viceversa far molto caso a quello che dite voi: assorbe le vostre parole come un aspirapolvere, e se c’é non una frase, ma una virgola che non gli sfagiola, é crisi sicura. E crisi per il Cancro significa doloroso silenzio: si ritira nel suo guscio e vi chiude la corazza in faccia. Per riaprirla ci vorrebbe il trinciapollo.

Venirne a capo é laborioso, perche più analizzerete la faccenda e più vi convin-cerete di non aver fatto o detto nulla di offensivo nei suoi confronti. Che non vi venga in mente di domandarglielo: si offenderebbe maggiormente perchè non lo capite. Se volete riconquistarlo, chiedetegli scusa. Non importa che sappiate di che cosa. Fatelo e vi getterà le chele al collo.

Le ricordanze

“Ah, se vent’anni fa avessi fatto diversamente!” “Se non mi fossi sposata sarei di-ventata una grande ballerina…” “Se fossi nata in America sarei presidente degli Sta-ti UniSta-ti.” “Se avessi studiato l’arabo, a quest’ora…” “Se potessi tornare indietro…”

Se, se, se. E la particella preferita sulle labbra della signora Cancro, i cui discorsi cominciano quasi sempre con un se e finiscono inevitabilmente con un ma.

Provate a farle un regalo. Si mostrerà entusiasta: “E bellissimo, stupendo, sen-sazionale. Ma…” Quel ma, accodato con titubanza a tre o quattro aggettivi esaltan-ti, lascia intendere moltissime cose e può preludere a una lunga dissertazione in cui verranno elencate tutte le alternative alla realtà, se questa non fosse tale.

Per esempio: le avete regalato un vestito giallo? Lo troverà fantastico, unico, inimitabile, il migliore di tutti, ma… ”Se fosse rosso sarebbe forse più bello”. Se viola più aggressivo, se nero le avrebbe donato di più. Per non parlare dell’evenienza che fosse verde, o blu, o bianco, o grigio, o turchese, o… Per farla tacere bisogna tappar-le la bocca con un bacio. Illanguidirà di turbamento, e abbandonata tra tappar-le vostre braccia sussurrerà: “Certo, che se fosse di tutti i colori…” Ogni cosa al suo posto

Vivere col Cancro non é affatto facile. Sotto la corazza dolce e affettuosa del vostro crostaceo si nasconde un gelosone che può divenire preda di veementi furori se per caso si sente tradito. E si sente tradito per un nonnulla. Basta uno sguardo gentile, un sorriso a qualcuno che non sia lui. Ma invece di buttar fuori il rospo co-me farebbe l’ Ariete, scatenando una scenata ma chiarendo subito il perche, il Can-cro si inalbera e comincia a camminare a ritroso. Detesta divulgare i suoi sentimen-ti, perciò bisogna tirare a indovinare. Se non possedete doti divinatorie, coccolatelo.

Al contrario della signora Cancro che é una moglie-mamma, il signor Cancro é un marito-figlio: dovete dedicargli tutta la vostra attenzione, vezzeggiarlo e magari cantargli la ninna nanna. Si addormenterà fiducioso come un bambino.

I problemi ricominciano quando si sveglia. Benche lunatico, il Cancro é un pa-tito dell’ordine. Le due affermazioni sembrano contrastanti, e lo sono, avvalorando così la tesi della mutevolezza cancerina.

Se non sopporta di vedere il vostro collant in giro, se si agita trovando il gior-nale per terra, se é colto da irritazione quando gli spostate il dopobarba di mezzo centimetro, non perdete la calma. Pensate che il vostro beneamato Cancro ha biso-gno dell’ordine esteriore per compensare il suo disordine interiore. Ma non lasciate-lo assolutamente trapelare. Sarebbe il caos.

Una valle di lacrime

Per il Cancro la vita é una valle di lacrime. Ma la cosa non lo addolora affatto. Anzi. La tristezza, e di conseguenza il pianto, sono per lui fonte, se non proprio di piacere, di profonda soddisfazione.

Se volete far gioire la vostra signora Cancro, raccontatele storie di sciagure mortali e di malattie senza speranza: ne godrà, non tanto perche goda del male al-trui, quanto perche potrà soffrire in sintonia con l’interessato e ciò la rallegrerà moltissimo.

La signora Cancro ama rendersi utile, specie nelle disgrazie.

Non c’é infortunio, incidente stradale, peritonite acuta, leucemia fulminante che non la veda al capezzale dell’infelice, più protagonista dell’interessato. Sublime, dolce, rassegnata, si sacrifica con un sorriso da martire e quasi sembra che la mori-bonda sia lei. Non vuole ringraziamenti - figurarsi, per così poco! - la professione dell’infermiera le é congeniale. Le basta, superato il dramma, poter sospirare in sor-dina: “Se non c’ero io…”

Con una moglie così, non dovete temete di prendervi il raffreddore, la bronchi-te o il morbillo. Vi assisbronchi-terà con amorevolezza senza pari, smaniosa di assisbronchi-tere, cu-rare, guarire o tenervi la mano in caso di morte.

Perciò, niente reticenza. Ammalatevi pure: la riempirete di gioia.

Avvinto come l’edera

Il Cancro é come l’edera, dove s’attacca muore. Data la sua natura spirituale, però, quando ama non ama solo fino alla morte, ma anche oltre. Il che rende ancor più difficoltoso liberarsene mentre si é in vita. E se la relazione é di vecchia data, le dif-ficoltà si acuiscono. Attaccati al passato come sono, sia lui che lei, dal momento in cui rappresentate ormai il loro passato é chiaro che non vi mollano.

L‘impulso suggerirebbe di offenderli a sangue, cosa semplicissima visto che so-no suscettibili. Ma attenzione, i cancerini so-non hanso-no reazioni prevedibili, quindi può capitare che più li oltraggiate e più si impuntino.

Forse entra in ballo anche quel famoso masochismo che negano di possedere, ma che possiedono.

Ah, soffrire! e soprattutto potervi rinfacciare giorno e notte, per tutta la vita, quanto li avete fatti soffrire.

Lei, la signora, pronta a tramutarsi in una préfica dal lamento perenne, inter-rotto per questioni di efficacia da inondazioni lacrimali. La sera, al vostro rientro, vi fisserà con espressione dolorosa, emetterà un sospiro e vi indicherà la tavola appa-recchiata per uno, voi, dicendo: “Non ho fame”. Quando si sente offesa non ha mai fame, e tuttavia non dimagrisce di un etto. Lui, il partner maschio, si chiuderà vice-versa in un mutismo accusatore e trascorrerà le giornate a passare in rassegna i torti subiti, decorandoli col pennello della fantasia come un affreschista.

Il sistema per debellare il Cancro, maschio e femmina, consiste principalmente nel negargli affetto. Non chiedetegli più scusa per i suoi sbalzi d’umore. Fategli ca-pire che é strambo, lunatico e irrazionale. Non ci crederà, ma se ne adombrerà ugualmente. Giocate, con perfidia giustificata solo dall’istinto di conservazione, sul-la sua ansia perenne: ha bisogno di essere tranquillizzato? Non fatelo. VuoI parteci-pare alla vostra vita? Impediteglielo. Ignorate la parola tenerezza.

Con lei cercate di assumere i suoi stessi difetti: siate mutevoli e cambiate spes-so idea. Non vi spes-sopporterà più.

Non vuole ringraziamenti - figurarsi, per così poco! - la professione dell’infer-miera le é congeniale. Le basta, superato il dramma, poter sospirare in sordina: “Se non c’ero io…”

Con una moglie così, non dovete temere di prendervi il raffreddore, la bronchi-te o il morbillo. Vi assisbronchi-terà con amorevolezza senza pari, smaniosa di assisbronchi-tere, cu-rare, guarire o tenervi la mano in caso di morte.

Perciò, niente reticenza. Ammalatevi pure: la riempirete di gioia.

Avvinto come l’ edera

Il Cancro é come l’edera, dove s’attacca muore. Data la sua natura spirituale, però, quando ama non ama solo fino alla morte, ma anche oltre. Il che rende ancor più difficoltoso liberarsene mentre si é in vita. E se la relazione é di vecchia data, le dif-ficoltà si acuiscono. Attaccati al passato come sono, sia lui che lei, dal momento in cui rappresentate ormai il loro passato é chiaro che non vi mollano.

L ‘impulso suggerirebbe di offenderli a sangue, cosa semplicissima visto che sono suscettibili. Ma attenzione, i cancerini non hann-o reazioni prevedibili, quindi può capitare che più li oltraggiate e più si impuntino.

Forse entra in ballo anche quel famoso masochismo che negano di possedere, ma che possiedono.

Ah, soffrire! e soprattutto potervi rinfacciare giorno e notte, per tutta la vita, quanto li avete fatti soffrire.

Lei, la signora, pronta a tramutarsi in una préfica dal lamento perenne, inter-rotto per questioni di efficacia da inondazioni lacrimali. La sera, al vostro rientro, vi fisserà con espressione dolorosa, emetterà un sospiro e vi indicherà la tavola appa-recchiata per uno, voi, dicendo: “Non ho fame.” Quando si sente offesa non ha mai fame, e tuttavia non dimagrisce di un etto. Lui, il partner maschio, si chiuderà vice-versa in un mutismo accusatore e trascorrerà le giornate a passare in rassegna i torti subiti, decorandoli col pennello della fantasia come un affreschista.

Il sistema per debellare il Cancro, maschio e femmina, consiste princi- palmen-te nel negargli affetto. Non chiedepalmen-tegli più scusa per i suoi sbalzi d’umore. Fapalmen-tegli capire che é strambo, lunatico e irrazionale. Non ci crederà, ma se ne adombrerà ugualmente. Giocate, con perfidia giustificata solo dall’istinto di conservazione, sul-la sua ansia perenne: ha bisogno di essere tranquillizzato? Non fatelo. Vuoi parteci-pare alla vostra vita? Impediteglielo. Ignorate la parola tenerezza.

Con lei cercate di assumere i suoi stessi difetti: siate mutevoli e cambiate spes-so idea. Non vi spes-sopporterà più.

Con lui, criticate le sue arti amatorie, spostategli continuamente il rasoio, la la-metta, il piegabctffi. Diventate sciatta.

Si ritireranno.

Ma voi dovrete prepararvi a essere odiati per sempre, in questa e anche nell’al-tra vita, se c’é.

L.A. 129-850 Dalla Rivista svizzera “ Astrologie Heute” abbiamo spulciato quest’articolo sulla sorte della nostra Nazione.

Sembra che una grossa responsabilità per le nostre pecche sia imputabile alle case ottava (Sole/Urano) e nona (Saturno+Plutone) della Repubblica gemellina…peccato che nel 1946 un astrologo influente non abbia consigliato

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 140-148)