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I PROTAGONISTI DELLA SUA TRILOGIA

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 61-79)

Esaminiamo ora il percorso autobiografico dell’uomo Svevo attraverso i prota-gonisti dei suoi tre romanzi, che ripercorrono le fasi della sua presa di coscienza.

Purtroppo non esistono documenti attestanti l’ora natale, neppure nel Museo sveviano di Trieste, per cui il tema è figurato per le ore 12.

Il primo romanzo “Una vita”

Svevo iniziò a scrivere il suo primo romanzo nel 1887, che pubblicò nel 1892 con il titolo “Una vita”, quello originario avrebbe dovuto essere “Un inetto”, ad en-fatizzare la psicologia del protagonista Alfonso Nitti, ma l’autore cambiò il titolo in seguito al rifiuto di un grande editore, che poi non stampò il libro.

Alfonso Nitti è assunto quale impiegato presso la Banca Maller di Trieste, ma in realtà accarezza sogni di gloria letteraria e di conquiste femminili, che però non tenta neanche di realizzare. Trova alloggio presso la modesta famiglia Lanucci, in cui alternativamente svolge il ruolo di despota e di benefattore, quasi per rivalersi delle umiliazioni che quotidianamente subisce, o crede di subire, in ufficio. Viene in-vitato nella ricca casa dei Maller, dove conosce e corteggia Annetta, la figlia del banchiere, che poi riesce a sedurre, compiendo così l’unico gesto deciso della sua via. La ragazza è disposta a sposarlo, ma per Alfonso il matrimonio segnerebbe la fi-ne delle sue inutili fantasticherie e dei suoi sogni utopistici, inoltre ritiefi-ne di non voler conseguire la ricchezza in tal modo. Allora, adducendo quale scusa la malattia della madre, che poi per un destino paradossale muore davvero, fugge al paese. Al suo rientro in città trova un’accoglienza inaspettata, infatti, in banca viene trattato con disprezzo e scopre che nel frattempo Annetta si è fidanzata con il cugino Ma-cario. Per Alfonso l’unica via d’uscita per rimanere fedele al suo sogno di “contem-platore” sconfitto è il suicidio.

In questo romanzo, che esprime una visione della vita che lo scrittore non rin-negherà mai, sono fortemente presenti i temi della vita e della morte in un esame introspettivo ed autobiografico, seppur in senso psicologico e morale, del giovane Svevo nel suo rapporto con una società ingiusta, ma paternalisticamente protettiva. Analizza con il suo realismo la società dall’interno, attraverso la crisi dei suoi valori e la coscienza del personaggio rappresentato; dalle pagine dei suoi scritti, testimo-nianza di una continua auto-analisi, si coglie come attraverso il senso di “inettitudi-ne” egli ricavi il metodo essenziale per conoscersi meglio.

Il protagonista, Alfonso Nitti, è incapace di affrontare la vita (forti valori net-tuniani ed un Sole molto leso), di inserirsi nell’ambiente, nella società che egli non comprende e da cui non è compreso (Nettuno in Pesci oppone la congiunzione Gio-ve e Saturno in Vergine).

Il libro si conclude con la sua rinuncia alla vita per l’incapacità di amare e per non essere sopraffatto dai padroni, ai quali non riconosce il diritto di controllarlo e dirigerlo. Venere è nel cerebrale Aquario, quale punto di Talete su cui si scarica l’op-posizione Urano-Mercurio, quindi vi è difficoltà ad inserirsi nell’ambiente anche per una ritenuta superiorità intellettuale che sfoga il suo potenziale negativo su un’a-quariana Venere/affettività/amante che da una parte non ama farsi coinvolgere in rapporti profondi per timore di perdere la propria libertà e dall’altra, tende a vivere la vita affettiva in modo lacerante e distruttivo, vivendo ora la parte del dominato-re, ora quella della vittima in un sottile gioco autodistruttivo (Venere al quadrato di Plutone).

Alfonso Nitti, vissuto in un paesino del Carso, dopo aver compiuto studi supe-riori umanistici (Sole e Mercurio in Sagittario), trova lavoro a Trieste in una banca, si trova inquadrato in una gerarchia rigida e severa (Saturno in Vergine congiunto a Giove) e si sente inetto, disadattato ed incompreso (Saturno all’opposizione di Net-tuno ed al quadrato del Sole).

Inoltre, è incapace d’inserirsi nei rapporti sociali a causa di quell’Urano che si trova nel superficiale e mondano segno dei Gemelli, in opposizione a Mercurio/pen-siero posto nel segno cosignificante la casa degli studi superiori.

Tutto ciò fa comprendere l’entità della lacerante crisi esistenziale dell’intellet-tuale sradicato, Nitti dal suo paese natio, Italo Svevo quale intelletdell’intellet-tuale scisso - co-me lo testimonia già il suo noco-me d’arte - anche linguisticaco-mente in una Trieste asburgica che, a causa dei suoi commerci e della sua posizione geografica, è certa-mente di mentalità mitteleuropea, ma nel contempo italiana, città che peraltro co-stituisce l’unico scenario possibile ai suoi romanzi.

“Il quadro del suo mondo è il quadro della coscienza che ha smarrito le coor-dinate della totalità. È ormai un quadro schizofrenico.... L’ottimismo positivistico ha ceduto il passo alla percezione nevrotica della catastrofe.”3

Il romanzo inizia con la lettera alla madre cui esprime il desiderio di tornare al paese natio, si lamenta dell’aria di Trieste, dell’ambiente lavorativo denunciando la sua indole rinunciataria, la sua malinconia e la sua difficoltà a sopravvivere nell’am-biente circostante e già dalle prime righe si avverte in lui la certezza di essere supe-riore intellettualmente e culturalmente ai colleghi ed ai capi, che pure lo disprezza-no ed il desiderio che riemerge qua e là nella narrazione è di voler affermarsi da sé nella vita.

Qui c’è tutto il primo Svevo: il Sole in Sagittario congiunto al destinico Nodo Nord in Capricorno, sta quasi a sottolineare la dura scalata capricornina al successo, cui potrebbe arrivare solo dopo aver superato quel Nodo Sud in Cancro, che lo por-ta a crogiolarsi nel mondo cancerino, rimpiangendo l’utero materno nel quale riti-rarsi per proteggersi dalle difficoltà della vita. Agogna di fuggire dai problemi del mondo, costituiti in fondo dal suo disadattamento, ritornando da sua madre (Luna in Cancro), nel paese avito, alle origini (Nodo Sud in Cancro).

Tuttavia questa realizzazione quasi predestinata dovrà fare i conti con dure sfi-de. Da un lato c’è la quadratura all’idealista e sognatore Sole sagittariano da parte di quel Nettuno in Pesci che lo immerge in un mare magnum di sensazioni quale fuga dalla realtà della vita, dal mondo, rendendolo nel contempo ricettivo e vulne-rabilissimo nei confronti dell’ambiente e delle persone. Dall’altro vi è la quadratura al Sole di Giove e Saturno proprio strettamente legati fra loro, apertura e chiusura, fiducia e difensiva, socievolezza e riservatezza, che si specchiano in quel forte ed estroso Nettuno.

Dunque, cosa ritrova Svevo/Nitti di fronte a sé nel suo cammino? La società, la dura realtà del quotidiano che lo rende inadeguato, che ogni giorno della sua vita gli dice: “Non vedi, gli altri sono più bravi di te, più capaci, più precisi, più ordinati,

perfetti quindi; tu non sei apprezzato perché sei un inetto, le lodi e gli onori vanno agli altri e tu, per quanto possa lavorare duramente (Saturno in Vergine) non riu-scirai mai ad eguagliarli.” E tutta questa sua inadeguatezza lo porta a ritirarsi nel

suo mondo pescino, a chiudersi in sé, a sognare vane realizzazioni attraverso la quadratura al Sole.

Svevo/Nitti ha una personalità fortemente nettuniana e pertanto difficile da capire: sensibile, ricettivo, confuso, irrazionale, estremamente vulnerabile, troppo spesso considerato inaffidabile, mentre in realtà è frainteso dagli altri che non capi-scono il suo vagare qua e là intuitivamente e percettivamente, anziché razional-mente e conformerazional-mente ai desideri di una società, che non ama i diversi perché non può organizzarli, catalogarli, incasellarli, inaridirli (Giove e Saturno in Vergine, cosignificante la 6acasa).

Dunque l’uomo Svevo ha di fronte a sé l’elemento razionale, Saturno, che vuo-le responsabilizzarlo ed egli, al di là delvuo-le proiezioni sugli altri, vorrebbe disciplinare se stesso, come lo esigeva suo padre (Saturno quadrato Sole), un padre rigoroso che non capiva gli ideali e le motivazioni dell’anima e come lo esigeva la società stessa.

A chi dare ascolto? Come vivere questa dualità, senza provare diffidenza verso gli “altri”, senza timore di fallire al loro confronto, ma sfuggendo alla competizione ed affogando nei sensi di colpa per l’inadeguatezza provata? La letteratura è, per Svevo, uno strumento insostituibile per mantenere il punto di equilibrio tra il prin-cipio della realtà e il prinprin-cipio del piacere, tra doveri imposti e desiderio.

Il principio della realtà, i doveri imposti sono sicuramente da attribuire al virgi-neo Saturno, il principio del piacere ed il desiderio si ritrovano in quella cerebrale Venere punto di Talete e di “fuga” fra la sua percezione dell’ambiente (Urano in Ge-melli) da una parte ed il suo idealismo forse un po’ ingenuo e la sua intellettualità elitaria dall’altra (Mercurio in Sagittario), che lo portano ad esprimersi in modo ori-ginale (Urano opposto Mercurio) attraverso la letteratura. Quest’ultima è considera-ta sì come mezzo per esprimere i miti collettivi, manifesconsidera-tando più o meno espliciconsidera-ta- esplicita-mente il disagio e le contraddizioni che vi sono nella collettività e che si ripercuoto-no sulla psiche del singolo, ma soprattutto è intesa come strumento terapeutico in-dividuale che consiste in una continua e capillare presa di coscienza effettuata at-traverso una spietata analisi interiore.

Quindi, dall’esame del tema, la linea di fuga potrebbe essere data da quella Lu-na in Cancro, punto di Talete su cui si scarica l’opposizione fra Nettuno/Pesci e Gio-ve-Saturno/Vergine, quindi, tale è la frustrazione per l’incapacità di vivere questa lacerante, impossibile scissione che Svevo comincia a creare, a scrivere.

Guardando i transiti di Svevo a partire dai primi mesi del 1887, periodo in cui iniziò questo suo primo romanzo, si nota che Saturno sta per congiungere la Luna natale, concretizzando le sue sensazioni e la sua creatività. Saturno fa poi trigono con Nettuno natale, dando una forma, un’intelaiatura ai suoi ideali ed alla sua stes-sa persona e forma un sestile verso la congiunzione Giove e Saturno, equilibrando così il suo comportamento verso gli altri e dandogli la possibilità di avvicinarsi ai traguardi che si era prefisso di raggiungere. Quando Urano di transito tocca con l’a-spetto di sestile Mercurio natale e con al’a-spetto di trigono Urano natale, fa scattare in lui la scintilla dello scrittore “strano”, controcorrente, potenzialità che già si tro-vava insita nel suo tema natale con quel rivoluzionario Urano in Gemelli opposto a Mercurio.

I transiti del 1892, data di pubblicazione del romanzo, sono altrettanto elo-quenti: Saturno ha appena concluso il suo primo ciclo portando l’uomo e lo scritto-re ad una maggior consapevolezza, scritto-responsabilizzazione e verso un nuovo inizio e quadra il Sole natale; subito dopo Saturno congiunge il Giove natale. Sono passaggi indicativi che, in un primo tempo, lo mettono davanti al rifiuto di un editore di pubblicargli il libro, mentre poi gli consentono finalmente di ottenere l’agognata pubblicazione seguita dall’elogio da parte di uno scrittore tedesco, il futuro Premio Nobel Paul von Heyse.

Tornando al nostro Nitti la causa del suo totale insuccesso non è da attribuirsi né al mondo del lavoro, né all’ambiente circostante, ma soltanto alla sua incapacità di fare come fanno gli altri. È molto ambizioso, non può rinunciare ai suoi sogni ed ai suoi ideali (Sole e Mercurio in Sagittario), allora insegue vani sogni di dominio e di successi sociali (gli stessi valori di prima al negativo), ma si rende conto che non potrà mai conseguire tutto questo (lesione di Nettuno al Sole) perché il suo “desti-no” è di soccombere in senso psicologico. Cerca di combattere (Marte forte in Scor-pione) ma passa dalla timidezza alla violenza che lo ricacciano nel suo eterno ruolo di sconfitto. È la crisi esistenziale dell’intellettuale, tema caro allo Svevo, l’incapacità

di contemperare le capacità intellettuali, teoriche, con quelle esecutive, pratiche. Nitti e dunque il primo Svevo, non riescono a farlo e l’autore fa soccombere il suo alter-ego nettunianamente (si suicida con il gas), ma Alfonso Nitti cerca il suicidio non per dichiarare la propria sconfitta, ma per affermare la propria superiorità, è un suicidio di esaltazione non di disperazione, di coerenza, non di debolezza. Freud era ancora lontano, ma i valori scorpionici agivano in Svevo istintivamente pur non es-sendosi ancora pienamente manifestati come psicoanalisi e qui nel primo romanzo, Marte si fa sentire più che altro nel suo quadrato con Venere, quindi difficoltà ad avere rapporti armoniosi con gli altri, mancanza di armonia interiore che lo porta a scaricare sul prossimo la colpa della sua stessa incapacità a risolvere i propri proble-mi e poi la seduzione di Annetta, la figlia del titolare, quindi il sesso inteso quale compensazione alla frustrazione ed al disordine affettivo.

A tutto questo, nel giovane Svevo, si aggiunge questo forte Marte che dialoga con quella tenera Luna in Cancro consentendogli di esprimere la sua creatività. Fra l’altro nel tema, a non voler essere pignoli ed allargando la tolleranza delle orbite solitamente usate, si può vedere il grande trigono d’acqua che lega quel Marte scorpionico alla Luna cancerina ed al Nettuno pescino, non a caso tutti e tre si tro-vano nel loro domicilio, volti a riunire in Svevo tutte le sfaccettature di una perce-zione emotiva molto profonda ed introspettiva.

La fine del romanzo vede Nitti trasformare la propria sconfitta in un successo illusorio e la rinuncia, motivata dalla sua debolezza ed inettitudine, si tramuta in una specie di conquista. Qui per la prima volta s’incontra il concetto di “senilità” che verrà ripreso ed ampliato nell’omonimo romanzo prima e nella “Coscienza di Zeno”, poi. In questo primo Svevo di “Una vita” non è avvenuta ancora l’integrazio-ne fra significato tragico e contemplaziol’integrazio-ne ironica, che farà delle successive “accet-tazioni” e “rinunce” sveviane, situazioni universali dell’impotenza borghese.

Il secondo romanzo “Senilità”

Italo Svevo scrisse il suo secondo romanzo “Senilità” tra il 1896 ed il 1898; vediamo i transiti sul suo tema: Saturno è sul Marte natale, molte chiavi di lettura, quindi. Innanzitutto l’energia è frenata e potrebbe dare frustrazione, ma Svevo ha lavorato duro, ha disciplinato quest’energia, indirizzandola verso il suo lavoro, cui si è appli-cato seriamente. E poi Marte/vir ricevendo l’aspetto del “senile” Saturno diventa più consapevole, disciplinato; la virilità e l’impulso marziano sono frenati dalla raziona-lità saturnina a seguito di un rigido esame della realtà. Vediamo poi lo scorpionico Marte congiungere Mercurio in Sagittario ed opporre Urano in Gemelli, aspetto che lo spinge a scrivere in maniera introspettiva e spietata e, contemporaneamente, Plutone in Gemelli (altro segno secondo Lisa Morpurgo dalle forti valenze scorpio-niche) transita sull’Urano natale, opponendosi a Mercurio. Su quel punto è appena passato l’illusorio Nettuno, ora Plutone trasforma l’ambiente circostante e cambia il suo modo di pensare, di scrivere e di manifestare le sue idee.

Dal 15 giugno al 16 settembre 1898 il romanzo appare a puntate sul giornale triestino “L’indipendente” e sempre nello stesso anno esce in volume a spese del-l’autore. Per quanto riguarda i transiti troviamo il ritorno di Giove, Marte congiunge Plutone natale ed oppone Marte radix, mentre Saturno sta per toccare ed incupire il sagittariano Mercurio natale che riceve anche l’opposizione di Plutone di transito. Nettuno e Lilith stanno opponendo l’uno il Sole l’altro il Nodo Nord di nascita : Paul von Heyse questa volta gli invia un giudizio negativo e la critica italiana ignora il romanzo.

Due anni prima, il passaggio di Nettuno in opposizione a Mercurio lo aveva ispirato ed illuso; ora, con il passaggio di Lilith in opposizione alla congiunzione

le-Nodo Nord natale all’illusione si sostituisce il rimpianto per quello che avverte un fallimento che, unito all’amarezza ed al pessimismo dovuti al transito di Saturno ed all’ossessione per l’insuccesso dovuta al transito di Plutone su Mercurio, lo induco-no ad immergersi nella lettura di Ibsen, Dostoevskij e Tolstoj. Sembra una rinuncia all’attività letteraria, in realtà Svevo continuerà per molti anni a scrivere segreta-mente.

Anche il protagonista del secondo romanzo è un impiegato, Emilio Brentani, un altro inetto, conscio tuttavia della sua incapacità di vivere e di autoingannarsi e con lui abita la grigia sorella, Amalia. A loro sono contrapposti da una parte,

lina, una ragazza di facili costumi di cui il protagonista è innamorato, dall’altra, l’a-mico di Emilio, lo scultore Stefano Balli. Emilio, nel suo intimo, è consapevole della realtà della vita della sua amante, ma nonostante ciò la idealizza, attirandosene però il disprezzo. Egli chiama la ragazza Ange, angelo; ma non si ribella quando il Balli la chiama spregiativamente Giolona, Angiolona. Il sogno e la realtà, Emilio oscilla dall’uno all’altra, il suo è un continuo dividersi, incapace di trovare l’unità o almeno una coerenza morale, ma la scissione dell’Io porta all’umiliazione ed alla sconfitta; Ange abbandona Emilio e fugge con un nuovo amante. Amalia, che da tempo è innamorata non corrisposta del Balli, si droga, diviene un’alcolizzata e muore dopo un’atroce agonia. Dopo l’abbandono di Angiolina e la morte di Amalia, la vita di Emilio si richiude su se stessa: si allontana la giovinezza, sostituita ormai definitivamente dalla “senilità”, non intesa in senso fisico, ma come quel processo dell’uomo in cui egli, completamente disincantato, ha perso anche la fiducia nell’“Io”, di cui con rassegnazione vede ed accetta la labilità e la miseria, il fallimen-to e la colpa, con la triste saggezza di chi “vede grigio e sente grigio”.

Emilio ha ereditato da Alfonso Nitti l’incapacità di vivere, l’inettitudine che, in questo romanzo, ha perso le caratteristiche romantiche che culminano nell’altro con il suicidio. Qui Svevo mette in risalto la consapevole passività dei suoi perso-naggi vittime della vita e descrive il momento in cui l’uomo, perduta la fiducia nel-l’Io, di cui vede ed accetta rassegnato colpa e fallimento, si autoinganna rifugian-dosi nell’evasione simbolica dalla realtà.

Il romanzo si svolge attraverso la dialettica dei quattro protagonisti, i due atti-vi, solari, estroversi, concreti, sani, l’amico Stefano Balli ed Angiolina ed i due passi-vi, introversi, umbratili, disperati, malati, Emilio e la sorella Amalia. Viene spontaneo attribuire ad Emilio quei valori nettuniani e sagittariani così lesi, con l’alternarsi di atteggiamenti da super-uomo ad intime fragilità e frustrazioni; mentre sua sorella Amalia, grigia e malinconica, incapace di vivere e di amare, si potrebbe ritrovare in quella Luna cancerina, punto di Talete fra l’opposizione di Saturno in Vergine con il Nettuno pescino.

Stefano, lo scultore rude e spregiudicato, concreto, energico ed intraprenden-te, lo possiamo individuare in quel forte Marte in Scorpione ed infine Angiolina, donna da alcova, popolana, desiderosa di salire socialmente senza porre limiti ai suoi piaceri e senza porsi problemi morali, è quella Venere in Aquario, non troppo coinvolta emotivamente, trigona ad Urano.

Qui Svevo fa lavorare quel Marte, piuttosto trascurato nel suo primo romanzo, attraverso il personaggio del Balli che ha istruito il timido e romantico Emilio sulle tecniche amorose e di seduzione ed in lui Emilio vede il modello ideale dell’uomo d’azione cui vorrebbe assomigliare ed uniformarsi. Sembra quasi che la storia di Emilio con Angiolina sia il risultato della lezione di vita appresa dall’amico (Marte quadrato Venere), anche perché vi è un grande contrasto di carattere fra il sognato-re Emilio e l’amante scaltra e sensuale. L’amico poi cercherà di aprisognato-re gli occhi al protagonista che ormai preso da Angiolina non riesce a vedere la realtà delle cose. È

interessante notare ad un certo punto che Emilio talmente idealizza Angiolina da alterarne la vera immagine, attribuendole tutte quelle doti di sensualità e vitalità che la sorella non ha, ma che desidererebbe trovare nella donna amata. Qui lo scrit-tore vorrebbe integrare le qualità lunari cancerine con quelle venusiane aquariane.

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 61-79)