• Non ci sono risultati.

IL RAPPORTO CON LA DIMENSIONE DEL CIELO SECONDO L’ASTROSCIAMANESIMO

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 159-169)

passare del tempo, emersero alcuni individui che diventarono specialisti in tale ge-nere di pratiche. Mentre la maggior parte degli esseri umani investiva energie cre-scenti nell’agricoltura e nella manipolazione dei cicli naturali, queste persone conti-nuarono a mantenere e sviluppare la capacità di spostarsi lungo l’Asse Verticale per viaggiare negli spazi dei tre mondi. I loro strumenti non si basavano sull’uso della tecnologia o della logica, ma sull’immaginazione, l’intento e la fede. Nel corso dei tempi il loro ruolo subì diverse contaminazioni e mutamenti. Quando la maggioran-za degli uomini rinunciò definitivamente a rapportarsi con le realtà non ordinarie, questi individui assunsero il ruolo privilegiato di sciamani, stregoni, astrologi o sa-cerdoti ed iniziarono a formare una struttura gerarchica di mediazione tra Cielo e Terra. L’uomo comune si rassegnò a ricorrere a questa classe di pochi eletti ed i mi-steri del Cielo diventarono per lui un patrimonio inaccessibile.

Durante il secolo XX ed in questi ultimi anni, il Cielo, sia da un punto di vista scientifico sia spirituale, sta ritrovando un crescente interesse e si sta aprendo alla conoscenza dell’uomo comune. Scoperte astronomiche, viaggi spaziali, libri e film di fantascienza, UFO, messaggi stellari, canalizzazioni da altre dimensioni, tematiche

New Age, astrologia, ecc. fanno ora grande presa nell’immaginario collettivo. Molti

occhi sono puntati verso il cielo stellato, così come lo erano ai primordi dell’uma-nità.

Dalla Terra, osservando il cielo notturno, possiamo vedere ad occhio nudo fino a 20000 stelle. Un numero minimo, se consideriamo che solo nella Via Lattea ve ne sono più di 200 milioni, tuttavia sufficiente a creare incanto e mistero. Tra le stelle visibili, ve ne sono 110 che hanno svolto da tempi immemorabili un ruolo di parti-colare importanza. Si tratta delle cosiddette stelle fisse. In realtà, esse non sono af-fatto fisse ma, poiché la loro distanza dalla Terra è assai remota, appaiono in questo modo perché il loro movimento non può essere percepito dall’occhio umano. Le opinioni degli astrologi sulle stelle fisse sono contrastanti: alcuni di loro le ignorano completamente, mentre altri le considerano talvolta molto significative. Nel consi-derare le stelle fisse si tiene solitamente conto di vari fattori, tra cui: magnitudine o grandezza (definita secondo una scala da -1, per la più luminosa, a 6, per la meno luminosa), declinazione (distanza angolare dall’Equatore Celeste) e longitudine (po-sizione lungo l’eclittica). Una stella fissa è ritenuta solitamente significativa solo quando si trova in stretto aspetto di congiunzione (uguale longitudine) e parallelo (uguale declinazione) con un angolo od un pianeta prominente della carta natale, quando evidenzia caratteristiche che confermano le indicazioni di base generali del tema ed allorché è oggetto di un transito da parte di un pianeta lento.2

Alcuni canalizzatori sostengono che il compito delle stelle verso la Terra è quello di coinvolgerla in un’attività di scambio intesa a liberare rancori e malattie ed a ricevere luce e amore. Secondo queste visioni, il potere delle stelle viene ema-nato attraverso raggi d’irradiazione che arrivano in diversi modi sulla Terra e ne in-fluenzano tutto ciò che ha vita. Questo potere rappresenta l’elemento d’attivazione e trasformazione dell’intero universo ed attraverso di esso è possibile collegarsi al

Mondo dell’Alto ed alla propria vera identità originaria. In questa prospettiva, ogni essere vivente sulla Terra è un canale attraverso cui scorrono le onde stellari. Le stelle ed i pianeti sono come Maestri che ci insegnano a recuperare le nostre me-morie ed a trasformarci. “Al momento della creazione dell’universo, gli elementi più pesanti, di cui sono composti i nostri corpi ed il resto della materia fisica, non furo-no creati. Essi derivarofuro-no dall’esplosione di una grande stella, una superfuro-nova. L’im-menso calore generato dalla supernova si concluse nella fusione che a sua volta portò al carbonio, al ferro e così via. E’ paradossale che la distruzione inimmagina-bile di una stella abbia portato alla creazione degli ingredienti della materia fisica. Noi siamo, letteralmente, nati da una stella”.3

La maggior parte delle culture tribali possiede molti miti e conoscenze sul cielo stellato. Tra questi popoli ve ne sono alcuni in particolare che si distinguono per il privilegio che accordano al Cielo. Popoli come i Lakota Sioux, i Maya, gli Aztechi, gli Skidi Pawnee, i Dogon, ecc. hanno sviluppato conoscenze sul nostro universo che precedono ampiamente le scoperte astronomiche avvenute in occidente dopo l’in-venzione del telescopio. Per esempio, i Dogon del Mali sapevano già da tempo degli anelli di Saturno, dei quattro satelliti principali di Giove, dell’orbita ellittica dei pia-neti attorno al Sole e dell’appartenenza della Terra ad un sistema galattico a spirale. La fonte di queste conoscenze astronomiche, secondo i Dogon, è dovuta all’antica discesa di un gruppo d’esseri superiori provenienti dal sistema stellare di Sirio. Que-sti furono i primi fondatori della civiltà sulla Terra. La loro religione riconosce quindi com’elemento centrale la stella Sirio, la più luminosa vista dalla Terra, insieme ad una sua stella gemella (po tolo) che vi ruota attorno ogni cinquant’anni. Quest’ulti-ma è totalmente invisibile ad occhio nudo e può essere identificata solo con l’aiuto di un potente telescopio. I Dogon, come altri popoli, aspirano a ricongiungersi alla loro stella d’origine ed attendono il ritorno dei loro progenitori. Un altro esempio è quello della tribù degli Skidi Pawnee delle praterie degli odierni Kansas e Nebraska (USA). A differenza della maggior parte dei nativi d’America che considerano la Ter-ra come madre ed il Cielo come padre, gli Skidi Pawnee riconoscono il Cielo come loro unico genitore. Essi, così come la Terra, sono figli del Cielo. Il Cielo è il loro luo-go d’origine a cui un giorno faranno ritorno. Ciò probabilmente è già accaduto in quanto gli Skidi Pawnee si sono da tempo estinti completamente sul pianeta. Un loro mito racconta che “quando giungerà il tempo in cui le cose finiscono, la nostra gente si trasformerà in piccole stelle e volerà verso la Stella del Sud, laddove essa appartiene. Quando giungerà il tempo della fine del mondo le stelle cadranno nuo-vamente sulla Terra. Esse si mescoleranno tra la gente e questo sarà un messaggio che è giunto il momento di prepararsi ad essere trasformati in stelle”.4Il ruolo delle stelle d’annunciatori della volontà divina ed il riferimento alla loro caduta è comu-ne anche a tradizioni più familiari, come quella biblica: “e le stelle del cielo caddero sulla terra così come un fico, scosso da un gran vento, lascia cadere i suoi frutti im-maturi” (Apocalisse, 6, 13).

generalmente con i pianeti Nettuno e Urano. In astrologia l’esposizione ad un’in-fluenza predominante da parte di questi corpi celesti è indicata da diversi fattori, tra cui, in particolare, la presenza d’Urano o Nettuno in prossimità di uno dei quat-tro angoli del tema natale (Ascendente, Medium Coeli, Discendente, Imum Coeli) e la loro congiunzione con il Sole o la Luna. Coloro che sono in stretta sintonia con questi pianeti tendono a sviluppare, talvolta prematuramente, una forte sensibilità per il Mondo dell’Alto ed a farne un elemento ispiratore decisivo per la loro esisten-za. Questo vissuto è solitamente in contrasto con l’esperienza ordinaria ed il tenta-tivo di dare ad esso forma o riconoscimento può essere fonte di notevole instabilità interiore o di accesi scontri con l’ambiente esterno. Per gli individui sensibili al Cielo, le limitazioni e le illusioni dei modelli di vita convenzionali sono molto evidenti e la necessità di innalzare la coscienza alla ricerca di nuovi potenziali diventa alla fine un’esigenza vitale. Talvolta quest’esigenza si esprime attraverso la ribellione fine a se stessa, la fuga dalle responsabilità, la mancanza di concretezza, la dipendenza da droghe, la repulsione per la vita materiale, la tendenza ad erigersi a salvatori dell’u-manità o a sentenziare direttive in nome d’esseri di luce, extraterresti e similari. Questi atteggiamenti sono spesso indicativi di un’incapacità di collegamento con la Terra che di per sé rende vana ogni effettiva connessione con la dimensione del Cielo. La saggezza sciamanica evidenzia il bisogno di recuperare, comprendere e guarire il rapporto con le radici del passato e con lo stato del nostro presente sulla Terra. Prima di trascendere la realtà terrena, è preferibile incorporare qualità come l’autodisciplina, l’integrità, la maturità, la costanza ed il rispetto per le proprie od altrui tradizioni. In astrologia queste caratteristiche sono rappresentate da Saturno. Questo pianeta, che un tempo costituiva il limite del sistema solare, conferisce il ra-dicamento e la stabilità necessarie per proseguire verso i poteri successivi d’Urano e Nettuno. Tali pianeti promuovono l’esperienza dell’unità con il Tutto ed il riconosci-mento della nostra natura multidimensionale che si muove priva di limiti sia nello spazio sia nel tempo. Questo tipo d’esperienza è la caratteristica di base dell’univer-so ed è quindi accessibile in ogni momento, tuttavia per poterla raggiungere consa-pevolmente e farla diventare parte integrante della propria esistenza è utile impie-gare strumenti che consentono di andare oltre l’illusione del senso di separazione imperante nella mente umana. A questo scopo, sciamani e ricercatori di tutti i luo-ghi e tempi hanno impiegato varie tecniche e discipline. “Coloro che si arrendono alle energie estatiche di Nettuno per mezzo di queste discipline vanno oltre i veli di Maya o illusione della realtà, per congiungersi con la fonte universale della vita. In molte culture lo sciamano o la Donna Medicina agisce come ponte tra il mondo spirituale ed il mondo della materia. Un’estenuante formazione apre la via per l’e-sperienza psichica e spirituale. La saggezza sciamanica enfatizza l’importanza di in-corporare le qualità di Saturno come l’autodisciplina, la maturità e la costanza, nel-la ricerca nettuniana dell’illuminazione”.6

Nel mondo sciamanico, tra le diverse concezioni riguardo alle cause delle ma-lattie o della sofferenza, quella che predomina nettamente è costituita dalla perdita

dell’anima. Ciò significa che “la malattia è riferita ad uno smarrirsi dell’anima

ovve-ro ad un furto dell’anima - e la cura, nel complesso, consiste nel cercare quest’ani-ma, nel catturarla e nel reintegrarla nel corpo del malato”.7 Secondo tale visione, ogni volta che abbiamo dei traumi, una parte della nostra anima si separa da noi per sopravvivere e per sfuggire da quella situazione di dolore. Sulla Terra la maggior parte delle nostre energie è usata o sprecata nella ricerca continua di questi pezzi perduti di noi stessi. Ciò avviene in genere inconsciamente e nei modi più diversi: formando relazioni d’amore o d’odio che ci riflettono queste parti, sognando ad oc-chi oc-chiusi od aperti, acquistando oggetti e proprietà, inseguendo carriere ed obietti-vi, viaggiando o cambiando residenza, seguendo maestri o percorsi spirituali, parte-cipando a sessioni o gruppi terapeutici, ecc. Nel lavoro astrosciamanico, per ritrova-re le parti perdute del nostro esseritrova-re, è utile prima di tutto saperitrova-re dove si trovano. A questo scopo esiste una specifica topografia che descrive le realtà non ordinarie e che permette di individuare sia le componenti separate sia gli strumenti di guari-gione. La carta astrologica rappresenta per molti versi un’elaborazione tecnica e moderna di questa topografia dell’anima. Nell’astrosciamanismo essa assume la forma di Sacro Cerchio e diventa un campo d’esplorazione in cui sia il facilitatore (termine qui usato al posto di guaritore o sciamano) che il ricercatore (termine im-piegato in luogo di paziente o cliente) si muovono direttamente durante il viaggio sciamanico. A questo riguardo si tratta di individuare le parti perdute impiegando sia le informazioni geografiche descritte dalle mappe sia quelle fornite da Guide, al-leati, entità, esperienze o situazioni incontrate nel corso del viaggio. Una volta che si riesce a trovare questi frammenti perduti, occorre in genere usare validi argo-menti o struargo-menti per trattare con essi e recuperarli. Nel Mondo dell’Alto si nascon-dono sovente pezzi d’anima caratterizzati da una natura trascendente, geniale, an-gelica od idealista che sono stati profondamente delusi e frustrati dalle limitazioni o dalla convenzionalità della nostra vita passata o presente. In questo caso si tratta di evidenziare che si è disponibili a cambiare il proprio stile di vita o di dimostrare che le condizioni che causarono la perdita di parte dell’anima non esistono più nel presente.

Nelle sessioni d’astrosciamanismo, il ricercatore è un protagonista attivo a cui viene richiesto di essere pienamente consapevole. Nella maggioranza dei casi, attra-verso l’aiuto e la conoscenza del facilitatore astrosciamanico e della sua Guida, il ri-cercatore stesso entra in rapporto con la sua Guida. In questo modo, una volta rag-giunta la necessaria preparazione, egli può proseguire autonomamente il dialogo con le parti da cui si è separato. Le operazioni di recupero dell’anima, per essere ef-ficaci, richiedono generalmente una familiarità operativa con la Guida ed un adde-stramento sciamanico sia tecnico sia esperienziale. I viaggi sciamanici nei tre Mondi ed altre tecniche d’esplorazione interiore possono invece essere praticate con effi-cacia da chiunque possegga una mente aperta e senta il sincero desiderio di andare oltre la propria percezione ordinaria. Si tratta di pratiche semplici, in grado di forni-re visioni, messaggi o esperienze notevoli anche a chi non possiede alcun tipo di

conoscenza al riguardo. Il rapporto con il Mondo dell’Alto è accessibile in ogni mo-mento sia con l’esposizione fisica al Cielo, sia attraverso sogni, visioni, viaggi scia-manici, meditazioni, rituali, relazioni con Guide ed il racconto o la lettura dei miti stellari che ci sono giunti dalle tradizioni antiche. Al di là degli aspetti suggestivi e romantici, per rapportarsi effettivamente con il potere delle stelle è necessario pos-sedere un tipo di coscienza piuttosto rara sulla Terra: quella galattica. Per la mag-gior parte delle persone sul nostro pianeta è già difficile andare oltre l’identificazio-ne con la propria famiglia, razza, paese o naziol’identificazio-ne. Solo pochi individui riescono ad esprimere esperienzialmente e non solo da un punto di vista ideale, una coscienza planetaria. Ciò significa considerare pienamente se stessi come una cellula della Terra e come parte di un unico organismo vivente di cui tutto quello che esiste at-torno sono altrettante parti. Tale stato richiede tempo e si conquista attraverso la liberazione progressiva del senso di separazione. E questo è solo il primo passo: per sviluppare una coscienza galattica, occorre andare ancora oltre. Dopo l’identifica-zione con la Terra, è necessario sviluppare quella con il sistema solare. Qui si tratta di riconoscere il Sole come nostro Centro e di sentire piena comunione con esso e con ogni pianeta o corpo celeste del suo sistema. Solo quando abbiamo raggiunto questo traguardo, possiamo procedere in avanti verso un’identificazione più ampia. Questo non significa che dobbiamo nel frattempo rinunciare a dialogare con il Cielo ed a farci incantare dalla sua bellezza. Noi siamo un prodotto delle stelle e la lunga strada di recupero delle nostre memorie ci condurrà inevitabilmente ad esse. E’ quindi ovvio che ne sentiamo attrazione: ciò che appare lassù ci dona un barlume del ricordo della nostra dimora d’origine. Una dimora a cui potremo pienamente ac-cedere se solo ci assumiamo piena responsabilità per tutte le circostanze che ci hanno portato a trovarci così come ci percepiamo ora sulla Terra.

Nell’astrosciamanismo, il lavoro con il Mondo dell’Alto consiste generalmente nel visitare la propria stella o pianeta di origine per mettersi in contatto con la Gui-da del Mondo dell’Alto. Tale figura fa parte, secondo varie tradizioni, della trinità delle Guide Verticali (insieme con la Guida del Mondo del Basso e quella del Mondo Medio). La sua funzione è di introdurci e guidarci negli infiniti scenari dell’universo al fine di farci comprendere ciò che esiste oltre la nostra condizione di abitanti della Terra. Questa Guida opera, congiuntamente alle altre due, nel lavoro di trasforma-zione e liberatrasforma-zione dei rancori e del senso di separatrasforma-zione. Secondo l’astrosciamane-simo il suo compito consiste in breve nel ricevere i rancori del Mondo di Mezzo e del Basso attraverso le rispettive Guide, per poi farli fluire nell’Alto, laddove possono essere trasformati e lasciati scendere sotto forma di Luce sulla Terra.

Ognuno di noi possiede un suo collegamento individuale con il Mondo dell’Al-to, retaggio dell’appartenenza originaria a tale dimensione. Secondo alcuni canaliz-zatori ed operatori sciamanici contemporanei questo contatto può essere attivato per mezzo di specifici codici di accesso (sotto forma di immagini e vibrazioni sono-re) che permettono il collegamento con una sorta di rete informatica multidimen-sionale. Qui l’utente può entrare in rapporto con informazioni predisposte

apposita-mente per la sua codifica e le sue specifiche mansioni operative sulla Terra. Per ade-guamento ai nostri attuali schemi culturali, questo sistema funziona similmente a quello di un computer o di un sistema internet di alta sofisticazione. Esso è finaliz-zato ad attivare i circuiti di collegamento del ricevente attraverso un processo co-stante di deprogrammazione, inserimento ed elaborazione di nuovi dati. Nell’astro-sciamanismo, per esempio, viene impiegato un sistema, denominato Programma di

Iniziazione del Sacro Cono, di cui il ricercatore riceve, o il facilitatore fornisce, una

prima chiave di accesso che poi trova definizione e sviluppo completo mediante il lavoro con le Guide.

Intendiamo qui fornire brevi suggerimenti tecnici ed un modello di esempio su come affrontare il viaggio sciamanico nel Mondo dell’Alto per incontrare l’apposita Guida. Per favore, consideratelo come tale e non come un’indicazione prescrittiva. In genere ognuno può avvicinarsi a questo tipo di pratiche ad eccezione di coloro che hanno problemi neurologici o fanno uso regolare di psicofarmaci o sostanze al-lucinogene. Qualora non ci si senta a proprio agio nel procedere da soli, è preferibile farsi assistere da una persona competente del settore o partecipare ad un apposito seminario. Prima di iniziare, assicuratevi che il luogo in cui vi sistemate sia confor-tevole e che nessuno vi disturberà per l’intera durata della pratica. Per creare un’e-nergia di supporto si può accendere una candela, circondarsi di oggetti sacri (cri-stalli, piume, cerchi di pietre, o qualunque altro oggetto di potere), indossare abiti particolari, fumigare l’ambiente e sé stessi con incenso od erbe. Queste indicazioni servono solo come aiuto per rendere più agevole l’immersione in uno spazio rituale: non si tratta di istruzioni fondamentali e nel caso rappresentino delle complicazio-ni, è preferibile lasciarle perdere. La cosa essenziale è mantenere invece un atteg-giamento di semplicità e portare l’attenzione al proprio intento, ovvero le reali mo-tivazioni riguardo a ciò che si sta per fare. L’intento emana dal centro del cuore e stabilisce il modello di energia sul quale si sviluppa il viaggio. Esso può essere espresso attraverso un’affermazione, un gesto, un sentimento di devozione o amo-re, un canto od una serie di parole articolate a voce bassa od alta. Una volta stabili-to l’intenstabili-to, è necessario lasciare andare le aspettative su quello che si scoprirà nel corso del viaggio e mantenere un atteggiamento di apertura. Sdraiatevi comoda-mente in posizione supina o seduta con la spina dorsale eretta. Oscurate la stanza o coprite gli occhi con una benda. Aspettate di essere rilassati, respirate profonda-mente e poi focalizzate tutta l’attenzione sul vostro intento. Quando siete pronti, cominciate a immaginare od a ricordare un luogo alto: una montagna, la cima di un albero, il fumo che sale da un camino, una fontana che zampilla verso l’alto, il tetto di una casa, un tifone, ecc. Poiché l’ingresso nel Mondo dell’Alto avviene dalla realtà ordinaria o Mondo di Mezzo, è importante che questo punto di accesso sia un luogo esistente sulla Terra e visto (realmente od in un filmato o fotografia) al-meno una volta nella vita. Cercate un luogo che doni tranquillità, piacere o

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 159-169)