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Si è scelto di inserire questo breve paragrafo che esce dai limiti cronologici della ricerca perché la trattatistica successiva al medioevo potrebbe raccogliere tradizioni orali di tecniche utilizzate nel periodo analizzato.

Nel XV secolo infatti riprende la scrittura di trattati a tema costruttivo226. Si tratta di un periodo in cui il sapere tecnico fino ad allora tramandato oralmente tra mastri costruttori esce dalle botteghe e trova spazio nei trattati. Questo fenomeno fu in tutti i modi ostacolato dalle corporazioni, che non volevano rendere pubbliche le loro conoscenze, temendo di veder fallire le loro imprese. Già negli Statuti di Parigi del 1268 e nel Regius inglese del 1390, compare il divieto agli operai di insegnare il loro mestiere al di fuori delle botteghe e si limita il numero degli apprendisti227.

La rinascita della trattatistica è probabilmente legata alla generale riscoperta dei classici iniziata nel XIII secolo. In questa fase perciò le nozioni sono molto vicine a quelle dei trattatisti romani. Tra questo tipo di fonti vi è Pietro de Crescenzi con il Liber ruralium commodorum in cui si preconizza come e quando tagliare gli alberi (Bernadi p. 140) ma non solo: il capitolo XI del Libro I è significativamente intitolato “Delle materie delle case”. Il termine materia in latino significa legname da costruzione.

Nel XV secolo, invece, compaiono trattati in cui sono introdotti saperi nuovi, pur redatti rifacendosi ai classici. E’ il caso di Leon Battista Alberti, che non manca di trattare nel suo De re

aedificatoria , scritto negli anni 50 del ‘400, le architetture in terra. Nel capitolo III ricorda i mattoni

crudi come metodo alternativo di costruzione, soprattutto quando si ha a disposizione come legante l’argilla. Secondo l’Alberti il mattone crudo è salutare per gli abitanti, molto sicuro contro gli incendi e resistente ai terremoti, a patto che sia sufficientemente spesso da portare le travature del tetto. Riporta inoltre che Catone suggeriva di impostare le travi su sostegni lapidei, dando un’interpretazione a quanto riferito nel passo sopra ricordato. L’Alberti riprende da Plinio anche l’uso del pisé collegandolo all’opera cementizia, poiché il processo costruttivo era molto simile. Lo spazio dedicato a questa tecnica è ben più ampio che in Plinio e si distinguono diverse modalità costruttive tra la Spagna e l’Africa, dilungandosi sulla composizione della terra e sugli inclusi. Riferisce che in Spagna ogni tre piedi vengono inserite pietre squadrate con funzione di giunzione228. L’interesse a queste tecniche è dimostrato anche dalle illustrazioni inserite nell’edizione di Damiano Pieti parmense del 1538, in cui è raffigurato , forse per la prima volta, questo processo costruttivo. L’autore delle incisioni purtroppo è anonimo, ma esse risultano particolarmente esplicative del testo229. La figura, dedicata ai modi di costruire spagnoli ed africani, rappresenta il processo di compressione della terra tramite mazze apposite entro cassaforme lignee. Sullo sfondo compare un’altra raffigurazione che mostra una tecnica a piccoli elementi (di pietra, di

226 Sul passaggio delle conoscenze dalla tradizione orale alla trasmissione su carta si veda tra gli altri RECHT 1988 227 Sull’apprendistato “in segreto” nelle maestranze edili si veda BERNARDI 2005,pp. 190 - 193.

228 Descrive l’impasto utilizzato in Spagna come molto liquido dal che si intuisce che l’Alberti non aveva visto di

persona il procedimento costruttivo, ma aveva probabilmente interpretato Varrone (FONT ARELLANO 2007,p. 64).

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mattoni crudi ?) impostate apparentemente su un’intelaiatura lignea. La domanda che sorge spontanea è: dove ha visto questi procedimenti l’autore dell’immagine?

L’Alberti non manca di ricordare anche l’uso dei graticci, deprecandone le qualità ed attribuendolo agli usi della plebe romana.

E’ bene notare come l’Alberti, nel suo trattato, non faccia riferimento a nessuna tecnica di costruzione lignea, che pure erano notevolmente in uso al suo tempo, come si vedrà.

Anche le edizioni di Vitruvio costituiscono una preziosa fonte di informazione, non tanto per il contenuto dei testi, che poco aggiungono al trattato originale, ma per le immagini.

Le immagini che si propongono di seguito sono di corredo a Vitruvio II. 1. 4, nelle edizioni di Fra’ Giocondo e Cesare Cesariano. La qualità delle immagini è visibilmente diversa: nell’edizione del Cesariano anche il testo fornisce delle precise istruzioni di incastro spiegate attraverso i rimandi alle lettere.

Fig. 3 : illustrazione sulle case dei popoli preromani del Vitruvio di Fra Giocondo (Firenze, 1513)

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Un trattato più interessante rispetto ai tanti contemporanei è il Della architettura di Giovanantonio Rusconi del 1590: il trattato è anomalo perché si presenta più come un commentario di immagini, più simili alle modalità “editoriali” tardo medievali, alla Villard de Honnencourt per intendersi, che alla trattatistica erudita del tempo. Il disegno predomina quindi sulle parole, che sono solamente descrizioni230. Il capitolo II, che, come in Vitruvio, è dedicato ai materiali ed alle tecniche costruttive, ha delle immagini riguardanti le tecniche edilizie in materiali deperibili di un realismo straordinario: si tratta di un’interpretazione di tecniche passate con esempi provenienti dalla realtà contemporanea? Probabilmente si.

Fig. 5 – illustrazioni dell’edizione vitruviana del Rusconi: la tecnica qui rappresentata è conosciuta oggi comebauge . Il testo vitruviano non da indicazioni sulla disposizione a strati della terra

La ricchezza di particolari costruttivi con lettere esplicative di processi che Vitruvio non spiega (ad esempio come estrarre la terra) lascia presagire che queste immagini fossero destinate ad un testo ben più ricco delle edizioni di Vitruvio che lo hanno preceduto

Fig. 6 – Casa con tetto in paglia in adobe dall’edizione vitruviana del Rusconi

230 HAJNOCZI 1988,p. 75. Lo studioso afferma con certezza che il testo in questo trattato non fosse di Rusconi ma

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Fig. 7 – raffigurazione di case che si trovavano in Polonia o in Moscovia (Vitruvio di Rusconi, Cap. II)

La conferma che i disegni del Rusconi fossero ispirati alla contemporaneità231 viene dallo stesso estensore del testo che, menzionando le case in fig. 7, chiarisce che si vedevano ai suoi giorni nei paesi del Nord Europa.

La vividezza dei particolari costruttivi lascia presupporre tuttavia, a mio parere, una visione diretta. Ad esempio nella raffigurazione delle case degli abitanti della Colchide, l’immagine, se paragonata con quelle di inizio secolo sopra menzionate parla da sé: siamo di fronte ad una raffigurazione più vicina alla manualistica settecentesca che non alla trattatistica rinascimentale.

Fig. 8 - L’illustrazione del procedimento costruttivo in mattoni crudi è ben reso dall’immagine a pagina 312.

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Fig. 9 – processo costruttivo di mattoni in terra cruda: si noti l’attenzione al processo di “raffinazione” della terra

Contemporaneo al periodo in cui lavorò il Rusconi è Les Nouvelles inventions pour bien batir et a petit

fraiz di Philibert de l’Orme. In questo caso siamo di fronte ad un contributo decisamente originale

in cui si illustra un’invenzione, almeno a detta dell’autore 232 .L’art du batir a petit frais è un particolare metodo di costruzione di volte con un arco straordinariamente grande, basato sull’assemblaggio di moduli lignei di piccola dimensione. E’ stato ipotizzato che questo sistema fosse derivato dagli ambienti di carpenteria normanna, poiché De L’Orme era stato sovrintendente dei cantieri navali di questa regione. A queste conoscenze dovevano legarsi quelle assorbite probabilmente in ambito veneto, nella costruzione dei ponti233. L’uso di elementi lignei di minori dimensioni rimanda immediatamente all’evoluzione delle abitazioni in pan de bois, in un primo momento costituite da montanti unici terra/tetto e successivamente, proprio a cavallo del XVI, costituite da pezzi di legno più piccoli (quindi più economici) giuntati e messi in opera234. Questi particolari tipi di costruzione, pur riguardanti le coperture, sono tra le prime testimonianze scritte del livello di eccellenza raggiunto dai carpentieri italiani e transalpini.

Anche ne I VI libri dell’Architettura di Sebastiano Serlio bolognese del 1537, libri I e IV, sono menzionati diversi sistemi di copertura, con sistemi di giunti complessi per coprire grandi luci. Con l’inizio del XVII secolo scompaiono progressivamente riferimenti a tecniche costruttive in materiali deperibili. Lo Scamozzi nel suo Dell’architettura universale del 1615 riporta le nozioni

232 RONDELET 1841,pp. 80 - 84. Jean Baptiste Rondelet individua degli edifici in cui erano già stati utilizzati

sistemi di copertura a piccoli pezzi a San Marco e alla Chiesa della Salute a Venezia, oltre a citare delle volte fatte con “curve di tavole”rinvenute da Sebastiano Serlio durante la manutenzione del palazzo di Tournelles; questi esempi sono a suo parere la prova che quella delormiana non è un’invenzione. Rondelet annota che “gran tempo prima di questo architetto si erano costrutte curve con tavole inchiodate le une alle altre per formare volte o centine”, ma riconosce che fu il primo ad applicarle a tetti a due grondaie e ad inventare un sistema di giunti che rendessero le strutture più solide e applicabili in qualsiasi caso, tanto che “siccome il suo metodo è uniforme, così basta un solo esempio per farlo intendere”.

233 PEROUSE DE MONTCLOS 1988,pp. 32 – 33).

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Vitruviane sull’uso dei mattoni crudi, ricordando che erano utilizzati anche nel ferrarese alla sua epoca235. Né il Palladio né il Vignola menzionano tecniche in materiali deperibili.

Tutto improntato all’uso del legno è invece il trattato di Mathurine Jusse, dal titolo le teathre de l’art

de charpentier del 1650. Questo trattato è particolarmente interessante poiché tramanda, con figure,

tre diversi modi di costruire con la tecnica del pan de bois.

Fig. 10 – Tavole I e II dal trattato di Mathurin Jousse rapprensentanti due diverse tecniche per costruire il pan de bois (in muratura e su pilastri)

Per quanto riguarda invece l’uso della terra nelle costruzioni bisognerà aspettare il 1772 e la pubblicazione de L’art du maçon piseur ad opera di George Claude de Goiffon, per una riscoperta del metodo. Interessante per il tema di questa ricerca è il fatto che De Goiffon rimandi l’uso delle costruzioni in terra massiva e più particolarmente al pisè all’arrivo dei Romani sul territorio francese, sostenendo che nel lionese queste tecniche si fossero tramandate di generazione in generazione. Ad esso seguirà l’Ecole d’Architecture Rurale ad opera di Françoise Cointeraux in 4 tomi del 1791 ed interamente dedicata alle costruzioni in terra massiva, in particolare al pisé , tecnica osservata dall’autore nelle campagne lionesi.

La diffusione in tutta Europa di edizioni tradotte ed ampliate dell’opera di Cointeraux provocò in quel periodo una rinascita degli studi sulla terra236.

In Italia la diffusione dell’opera sul pisé, che aveva intenti non tanto di studio ma proprio di introduzione di un metodo costruttivo sicuro ed economico, avvenne grazie al lavoro Giuseppe Del Rosso, autore de Dell’economica costruzione delle case di terra, edito a Firenze nel 1793. Si tratta di un

235 Capo XV.

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opuscolo che riassume il Cointeraux con osservazioni dirette agli abitanti della Toscana. Più interessante per l’argomento qui trattato è la lettera acclusa all’opuscolo firmata da Leonardo de Vegni in cui si trova un utile commentario delle fonti antiche, e soprattutto la menzione delle immagini del Rusconi, comparate e messe in connessione con abitazioni in terra osservate dall’autore in Toscana a fine ‘700237.

Sempre nel XVIII secolo sono pubblicati altri trattati sull’arte della carpenteria tra cui il Traité de

charpenterie et de bois de toutes especes, di Matthias Mesange, del 1753, in cui un paragrafo è dedicato alla

costruzione in pan de bois. E’ grazie a questi trattati di natura illuminista che le conoscenze sulla tecnica costruttiva a pan de bois, soprattutto per quanto riguarda la terminologia, sono sopravvissute fino ai giorni nostri.

Gli studi settecenteschi sono confluiti nel Traité theorique et pratique de l’art de batir, di Jean Baptiste Rondelet del 1802, tra i primi esempi e più importanti manuali di costruzione ottocenteschi, corredato di splendide tavole, ricche di particolari tecnici.

Fig.11 – Tavola sulla costruzione in pan de bois (RONDELET 1802)

237 […]coll’ispezione delle figure fatte al detto libro da Gio. Antonio Rusconi che meglio di quelle degli altri Interpetri a me noti

rendon l’idea di quello, che Vitruvio ci accenna, e delle quali in alcune mi par di vedere per l’appunto il delineamento delle costruzioni Toscane

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Fig. 12 – Tavola sulle costruzioni in pisè (RONDELET 1802). Si noti la somiglianza di impostazione con la tavola del Rusconi (Fig. 9).

Le tecniche lignee sono trattate con ricchezza di particolari, così come le murature in terra per le quali vengono recepite le teorie del Cointeraux.

Con l’inserimento nei volumi di Rondelet le tecniche in materiale deperibile sono traghettate nell’era moderna, fino ai giorni nostri con la riscoperta delle tecniche cosiddette tradizionali.

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Le architetture in materiale deperibile: le fonti