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Questo gruppo risulta invece molto più diffuso ed è ricco di varianti, sia per i materiali utilizzati, sia per la tecnologia. La fondazione in muratura e l’elevato a telaio ligneo, erano tra loro connessi in due diverse modalità. Un primo gruppo (Gruppo R_2.1) prevedeva l’inserimento di pali verticali portanti all’interno della muratura, mentre un secondo aveva basi quadrangolari chiaramente riconoscibili nelle murature, sui quali si impostavano montanti verticali con funzione portante dell’intelaiatura (Gruppo R_2.2).

Fig. 15 - Ricostruzione ipotetica dei gruppi tecnologici R_2.1 (sinistra) ed R_2.2 (destra)

In alcuni casi questa distinzione non è riscontrabile e la natura dell’elevato è stata dedotta dagli strati di crollo; questi casi sono contrassegnati dalla sigla R_2. La tipologia di muratura di fondazione è nella maggior parte dei casi a tecnica mista, con frammenti fittili e ciottoli legati con malta o argilla, secondo le tecniche riscontrate da Alberto Bacchetta per le architetture rurali280. Gli spessori delle murature variano dai 40 ai 70 cm. Gli elevati presentano invece tracce dell’uso di tamponamenti dell’intelaiatura in torchis (canne o ramaglie intrecciati rivestiti in argilla) o in argilla. Nel caso di evidenze del gruppo R_2.1 i pali, circolari o quadrangolari, sono inseriti direttamente nella muratura per la maggior parte in ciottoli con legante, in alcuni casi, malta, in altri, argilla. Per quanto riguarda gli elevati in due casi (ev. 177 - Padova, ev. 278 - Collegno) è stata riscontrata la presenza di argilla, motivo per cui è ipotizzabile una muratura in terra con intelaiatura interna di sostegno. Un altro caso presenta invece le tracce di un’intelaiatura costituita da montanti verticali in legno con rami intrecciati orizzontalmente ( ev. 31- Claterna).

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Le evidenze del gruppo R_2.2 si riferiscono ad una tecnica che è stata oggetto di un articolo di Jacopo Ortalli281, che presentò una casistica relativa alla Regio VIII. Ad essa si aggiungono casi relativi alla Regio X (ev. 97 - Basiliano; ev. 181 - Padova), e nuovi ritrovamenti emiliani per un totale di 7, con datazioni comprese tra la fine del I sec. a.C. e il II sec. d.C.

Questa tecnica presenta fondazioni entro cavo in materiale vario, di solito ciottoli o frammenti laterizi posti in obliquo, uno zoccolo in laterizi interi posti in opera a corsi regolari e, a distanze regolari nella muratura, delle basi in laterizi più larghe per l’appoggio di montanti verticali lignei, che costituivano l’ossatura portante del telaio. In tre casi (ev. 27 – Calderara di Reno, 28 – Calderara di Reno, 32 – S. Pietro in Casale) è stata riscontrata la presenza di travi orizzontali poggiati sullo zoccolo in muratura. Il tamponamento dell’intelaiatura lignea doveva essere in argilla, come testimoniano gli strati di crollo, anche se non è possibile stabilire di quale tecnica precisa si trattasse. L’ev. 181 - Padova, presenta caratteristiche tecniche leggermente differenti in quanto le basi per i montanti non erano connesse con una muratura ma plinti su cui si impostavano direttamente i montanti lignei.

Il gruppo R_2, riscontrato in 30 casi, presenta una cronologia di massima abbastanza circoscritta tra la fine del I sec. a.C. e il II secolo d.C., anche se non mancano casi sia precedenti (II sec. d.C.) sia successivi (anche tra III e IV sec. d.C.). Si tratta di una tecnica presente in egual maniera sia in ambito rurale che urbano. Si segnala la presenza di 9 casi in cui le murature erano intonacate; di queste 5 presentavano intonaci dipinti.

Quanto alla distribuzione territoriale, si riscontrano più casi nella X regio e nella VIII regio rispetto alle regiones più occidentali.

Casi di riferimento R_2 ISERA

La villa romana rinvenuta ad Isera rappresenta uno di quei rari casi dove è stato possibile osservare nel dettaglio la costruzione in terra. All’interno degli strati di crollo dell’ambiente L è stato rinvenuto un grosso frammento di muratura in terra dello spessore di ca. 60 cm (Fig. 16). Il frammento consente di osservare la struttura interna nella muratura terranea resa più solida da un filare di canne. E’ probabile che questo frammento fosse parte, anche se non ne mostra le tracce, di un sistema ad intelaiatura con montanti lignei fondati sugli adiacenti muri in ciottoli e pietre sbozzate legati con malta tenace. Sul frammento è invece presente un lacerto di intonaco protettivo. Secondo gli scavatori la muratura sarebbe da ascrivere al crollo del piano superiore proprio per l’assenza di pitture parietali, che invece sono state ritrovate in abbondanza per il piano terreno che era decorato con affreschi con repertorio confrontabile con quelli dell’Italia Centrale databile al I quarto del I secolo d.C282.

281 ORTALLI 1995,pp. 163 – 165.

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Fig. 16: Isera, frammento di parete con tracce di incannicciato (DE VOS 1994,p. 27)

RIMINI – Domus del Chirurgo

Questo sito risulta forse uno dei casi più eclatanti per lo studio delle murature in materiale deperibile a causa dell’eccezionalità dello stato di conservazione degli alzati che ha permesso di osservare le murature fino ad oltre un metro di altezza. Sulla muratura era impostata una orditura lignea con tamponamenti in pezzame di tegole disposte a spina pesce e legate con calce. Il sistema costruttivo del gruppo R2 come si vede prevede una gamma di soluzioni amplissima, soprattutto per quanto riguardava il sistema di tamponamento dell’intelaiatura; una duttilità che consentiva di adattare la costruzione ai caratteri ambientali locali.

Casi di riferimento R_2.1

COLLEGNO – Strada della Viassa

Questo ritrovamento è interessante come testimonianza delle modalità di inserzione delle intelaiature lignee alla base di molte delle tecniche di cui si è parlato. Le murature in ciottoli legati con malta conservano gli alloggi creati per ospitare i montanti verticali dell’intelaiatura. Purtroppo nello stesso sito non sono state rivenute tracce materiali di elevato, ma solamente strati di argilla disciolta che sono state interpretate dagli scavatori come crollo delle murature283.

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Fig. 17 - Collegno, strada della viassa (BETORI 2001, tav. XLVIII)

Casi di riferimento R_2.2

CALDERARA DI RENO – Cave nord

Fig. 18 – Calderara di Reno, Cave nord. Planimetria e visione di insieme del sito.

Tra i casi meglio leggibili che testimoniano la tecnica che Jacopo Ortalli284 ha definito “a contrafforti” ,Calderara di Reno è quello meglio studiato. L’ edificio, datato al primo quarto del I sec. d.C., rustico ma con elementi di medio pregio come un pavimento ad esagonette, presentava murature fondate su ciottoli fluviali, e due filari di pezzame laterizio e pietrisco e un basso zoccolo di grossi frammenti di tegole, atti a sorreggere murature in materiale deperibile di vario genere; nei punti di maggior carico statico vi erano dei contrafforti costruiti da più corsi di sesquipedali interi che aumentavano lo spessore della muratura (di norma 45 – 50 cm). Sulle murature sono state

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rinvenute tracce di assi marcapiano poste tra lo zoccolo e la presunta muratura in terra. Sui contrafforti poggiavano i montanti verticali che costituivano l’ossatura principale della struttura, con funzione di sostegno per la copertura285.

Confronti

Modalità costruttive identiche al gruppo R_2.1 sono state rinvenute nel Sud della Francia. A Sallèles d’Aude in una muratura in ciottoli e frammenti di tegole legati in terra sono stati messi in luce alloggi quadrangolari per montanti in legno286. L’edificio è stato datato tra il I e il II secolo d.C. Al III secolo d.C. si data invece un edifico abitativo a Lunel Viel dove, su una muratura larga 50 cm erano presenti buche di cm 20 x 20 a distanza di circa 2 m l’uno dall’altro. Il ritrovamento negli strati di distruzione sia di torchis che di mattoni crudi ha portato gli scavatori ad interpretare le buche come alloggi per montanti verticali che costituivano l’ossatura di un sistema ad intelaiatura lignea, dove l’elevato era più stretto dello zoccolo di fondazione287.

Queste testimonianze aiutano a rafforzare le interpretazioni delle evidenze del gruppo R_2.1, laddove non siano state rinvenute alcune tracce di elevato, ma anche in quei casi in cui la sola testimonianza di elevato è costituita da strati di discioglimento. Le pubblicazioni preliminari utilizzate per il censimento purtroppo non forniscono le misure né delle murature né delle buche per i pali, rendendo più difficile una ricostruzione realistica degli elevati.

Non sono invece al momento noti confronti per quanto riguarda le evidenze del gruppo R_2.2, che appaiono essere tipiche del Nord Italia.

285 ORTALLI 2000,p. 33.

286 DE CHAZELLES 1996, p. 120.

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