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5.2.1 – Gruppo AM_1: fondazione in muratura, elevato ad intelaiatura lignea

Questo gruppo, pur presentando notevoli varianti, è stato isolato a partire dalla fondazione in muratura a cui si associano elementi portanti verticali in legno che andavano anche a costituire l’elevato.

Fig. 33 - Ricostruzione ipotetica dei gruppi tecnologici AM_1.1 (sinistra) ed AM_1.2 (destra)

La modalità con la quale gli elementi verticali entrano in relazione con la muratura hanno portato a distinguere due varianti.

AM_1.1 è riferito ad evidenze in cui gli elementi verticali poggiano direttamente sulla muratura attraverso basi poggiapalo, oppure vi sono inseriti attraverso alloggiamenti appositamente intagliati. AM_1.2 è riferito ad evidenze in cui gli elementi verticali sono impiantati direttamente in terra ma in stretta connessione con le murature, ricalcandone il perimetro, o presso gli angoli. Si presume quindi che i pali avessero funzione portante per la copertura, mentre le murature sostenessero gli elevati parietali.

Quanto alla tipologia delle murature i casi di reimpiego di murature romane di edifici ormai in disuso sono 9 su un totale di 36.

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Il fenomeno del riuso delle murature di età romana in contesti altomedievali è un aspetto ampiamente conosciuto dell’edilizia medievale anche grazie alle fonti. Nei casi riportati in questo censimento per le evidenze classificate come AM_1.1, si tratta di reimpiego passivo, in cui le nuove strutture venivano addossate o poste in connessione con le vecchie murature senza modificarle; nei casi di evidenze classificate come AM_1.2 si tratta sempre di un riuso attivo delle murature che venivano modificate per accogliere i pali.

In alcuni casi ad Alba (ev. 80, Via Gioberti) e a Brescia in diversi siti si ritrovano entrambi i casi di reimpiego

Le murature sono costituite per lo più da elementi in pietra, nella maggior parte dei casi legati in terra. Le tipologie di murature non di reimpiego sono molto variegate, a volte in ciottoli, quindi frutto di una raccolta, e a volte in pietre sbozzate, spesso con entrambi i casi nello stesso muro. Non vi sono casi di murature con paramento regolare 315.

All’uso del legno come elemento portante verticale si associano altri elementi lignei, come in 5 casi316, dove, a fianco della muratura, è stata rilevata la traccia di una trave orizzontale interpretata come fondazione di una foderatura lignea nel caso delle evidenze di tipo AM_1.1, che potrebbe però essere legata all’intelaiatura lignea delle pareti nel caso delle evidenze del tipo AM_1.2.

In merito agli elevati solamente due evidenze (ev. 103 - Brescia, ev. 119 - Desenzano) hanno restituito frammenti dei tamponamenti dell’intelaiatura lignea, in un caso in canniccio, in un altro, molto ben conservato, in ramaglie intrecciate.

Questo gruppo ha la sua maggior diffusione tra l’inizio del V secolo e la fine del VI secolo (Grafico 6), con un picco all’inizio del VI. Dopo questo periodo non scompare ma persiste, seppur con minor diffusione anche nel VII e IX secolo, con un leggero rialzo nel X secolo.

In proporzione alle altre tecniche il gruppo AM_1 sembra essere diffuso maggiormente nella regio IX e decisamente meno nelle altre regioni.

315 Per una panoramica sintetica dell’edilizia in pietra altomedievale e il fenomeno del reimpiego si veda BROGIOLO 2008,

BIANCHI,VALENTI 2009A,SANTANGELI VALENZANI 2011pp. 109 – 111. BROGIOLO,CAGNANA 2012 pp. 75 e ss.

316 ev. 65 - Mombello, ev.120 - Desenzano, ev. 167 - Trento, ev. 139 - Cremona, ev. 109 – Brescia.

0 2 4 6 8 10 12 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 IV d.C. V d.C. VI d.C. VII d.C. VIII d.C. IX d.C. X d. C. XI d. C. XII d. C. XIII XIV

Ti to lo asse Am 1.1 AM 1.2

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Quanto ai sottogruppi, cronologicamente AM_1.2 ha due picchi di diffusione nel V e nel X secolo mentre AM 1.1 vede la sua maggior diffusione nel VI, mentre negli altri secoli è decisamente minore.

Casi di riferimento AM 1 MANTOVA

Lo scavo di via Tazzoli 29 ha restituito uno dei meglio conservati esempi di muratura elevata in materiale deperibile. Sono stati infatti rinvenuti frammenti di pareti in argilla spessi circa 7 cm in connessione con una fondazione a secco in ciottoli e laterizi e buchi di palo di 10 cm. Come si evince dalla foto 34, la parete era costituita da pali verticali ai quali erano ancorati rami intrecciati in senso orizzontale. Il rinvenimento ha una datazione incerta compresa tra il V e il VII secolo317.

Fig. 34 – Mantova, Via Tazzoli 19, parete in argilla con tracce dei montanti verticali (BROGIOLO 2008)

Casi di riferimento AM 1.1 QUINGENTOLE

Interessante, per quanto riguarda le modalità di inserimento dei pali è il caso di Quingentole. Una muratura di fondazione in frammenti laterizi disposti in piani affiancati, larga poco più di cm 50, presenta al suo interno l’alloggio per buchi di palo pertinenti con ogni probabilità a montanti verticali destinati a sorreggere il tetto e le murature. La superficie particolarmente regolare delle murature sopravvissute lascia presupporre che esse fossero uno zoccolo per un elevato in materiale deperibile.

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Fig. 35 – Quingentole: muratura in laterizi con buco di palo per montanti verticali ALBA – via Gioberti

Il ritrovamento di via Gioberti si presenta come un chiaro caso di reimpiego di murature di età romana come base per la costruzione di un edificio con struttura portante in legno. Nel muro in pietra e ciottoli legati da malta sono stati infatti praticati dei buchi per l’alloggiamento di pali ad una distanza regolare di circa due metri. I pali erano a sezione quadrata con uno spessore circa cm 50. A questi pali si accompagnavano, secondo gli scavatori con funzione di sostegno, altri pali a sezione circolare alloggiati in buche immediatamente esterne all’edificio. L’edificio è databile tra il VI e il VII secolo e non ne si conosce la funzione318.

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Foto 36 – Alba, Via Gioberti, muro romano con buche per pali quadrangolari (UUSS 623,633,733,763, 765) Casi interessanti AM 1.2

BRESCIA – Santa Giulia

L’edificio XXIX costituisce un interessante esempio di riutilizzo delle strutture preesistenti ed integrazione delle stesse; i perimetrali Sud, Est e Ovest reimpiegavano murature romane. Nel perimetrale S era inserito l’alloggio per un buco di palo, dello spessore di 15 cm. Il lato Ovest era stato invece costruito ex novo con una tecnica differente: basi per pilastri quadrangolari (lato circa 0,40 m) allineate NS testimoniano la presenza di pilastri lignei. Tra un pilastro e l’altro era posta a S una trave, a N era stato costruito un muro in pietre legate da argilla. Alla parete su trave erano pertinenti frammenti di argilla cotta con tracce di incannicciato319.

Fig. 37 – Brescia, Santa Giulia: fotografia dello scavo e planimetria dell’edificio XXIX (BROGIOLO 2005,figg. 210 e 214)

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Confronti

Il fenomeno del riuso di strutture romane (in cui rientrano alcuni dei casi del gruppo AM1 presentati) è stato riscontrato a partire già dal IV secolo d.C. in molte regioni dell’impero con le medesime modalità, ossia cambio di funzione di ambienti, scarsa attenzione all’estetica ed uso di materiali scarsamente lavorati320.

In Francia in particolare, a partire dal IV sec. d.C. alcune strutture di epoca romana vengono adattate ai nuovi stili di vita, con parcellizzazione degli spazi e ed uso del legno più diffuso. Una casistica interessante riguardante l’Ile de France è offerta nel volume curato da Paul Van Ossel e Pierre Ouzoulias, dove tuttavia i casi in cui le murature sono reimpiegate a fini costruttivi sono minoritari; si tratta più spesso di costruzioni nuove impiantate all’interno di edifici romani defunzionalizzati, anche in ambito urbano321: A Saint Germain les Corbeil, la fase di rioccupazione di VI secolo di una villa mostra la costruzione di edifici in legno e di nuove murature all’interno del perimetro della villa, senza sfruttarne i resti322. Uno sfruttamento delle preesistenze più attivo è stato invece messo in luce nel Sud della Francia dove le ville continuano a svolgere un ruolo centrale nell’organizzazione del territorio. Sono stati evidenziati casi di riuso delle murature con aggiunta di altre murature in materiali durevoli ma anche “capanne” semi- interrate con pali impiantati nelle murature pre-esistenti323.

Accanto al riuso si riscontrano tuttavia casi di costruzione di murature con materiali non dissimili da quelli utilizzati in età romana, quindi molto variegati: non mancano i laterizi non di reimpiego (Classe ev. 20), mentre, per quanto riguarda i leganti, le murature costruite ex novo non presentano l’uso di malte tenaci bensì di malte di terra o direttamente argilla324.

Simili caratteristiche sono state riscontrate anche da Edith Peytremann per quanto riguarda il Nord della Francia. In particolare vi sono casi che trovano corrispondenze stringenti con le evidenze del Gruppo AM_1.2 in cui i pali sembrano avere una funzione ausiliaria rispetto alle murature ed anche la Peytremann ipotizza una funzione portante per le coperture325.

Nel Sud della Francia è stata riscontrata la persistenza dell’uso della pietra, sia di reimpiego che ex novo, ma anche in quei contesti il legante è raramente costituito da malta di calce326.

Nel contesto francese, in generale, anche per la costruzione in materiali durevole, non si considerano le diverse tecniche parte di un’evoluzione ma semmai frutto di necessità medio locali in cui si sfruttavano le materie prime presenti in loco327. Lo stesso panorama è stato messo in luce

320 Per il panorama Europeo una buona sintesi del fenomeno si trova in LEWITT 2003.

321 OUZOULIAS,VAN OSSEL 1995.

322 PETIT PARTHUISOT 1995,p. 127

323 SCHNEIDER 2007,pp. 41 – 46: un paragrafo è dedicato alla descrizione di varie modalità di rioccupazione di ville

romane

324 Il problema dell’uso della calce nelle malte è al centro di diversi studi sul tema in corso di svolgimento soprattutto

sull’area toscana; da ultimo si veda il volume a cura di G. BIANCHI dedicato ai miscelatori per calce rinvenuti in diversi siti toscani (BIANCHI 2011).

325 PEYTREMANN 2003,p. 287.

326 ZADORA RIO 2009,p. 79.

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da una ricerca effettuata sui leganti che ha preso in considerazione analisi effettuate su murature databili tra dal I secolo a.C. al XIX secolo, con un affondo sul Basso Medioevo328.