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7.3.1 – L’ Uso della terra nell’edilizia tra romanità e medioevo: oscillazioni ed esiti di un sapere diffuso

La terra costituisce un materiale da costruzione, che, negli ultimi anni, sta avendo un revival, dovuto proprio all’ottimo rapporto qualità / prezzo che la caratterizza. Come si è visto già gli antichi nelle fonti scritte ne apprezzavano le qualità, ascrivendo l’origine dell’uso dell’adobe all’area del mediterraneo orientale384. La terra viene utilizzata a crudo per l’ edilizia solamente se è adatta allo scopo. Pertanto è una materia prima che si deve necessariamente trovare nella zona di edificazione dell’abitazione385.

Fig. 72 – Carta di distribuzione delle zone che attualmente dispongono della terra adatta alla costruzione in terra (da

BERTAGNIN 1999,p. 35.)

Si viene così ad eliminare tutta la filiera che prelude alla messa in opera di un materiale, il che la rende estremamente conveniente dal punto di vista economico. Tuttavia gli individui che si occuperanno della costruzione devono essere in grado di scegliere la terra giusta anche con prove empiriche, come quelle illustrate nei moderni manuali di costruzione in terra: queste conoscenze costituiscono il patrimonio tecnologico di una comunità386. Anche Vitruvio del resto si sofferma sulla descrizione della terra adatta alla costruzione in crudo, segno che era un momento importante del processo produttivo. Si procedeva poi alla miscelazione della terra a seconda della tecnica prescelta con l’aggiunta di degrassanti come la paglia e la sabbia, e, una volta ottenuto l’impasto desiderato, si passava direttamente alla messa in opera. I confronti etnografici hanno dimostrato che alla costruzione partecipava spesso l’intera comunità, con alcuni soggetti semi – specializzati che sovrintendevano al cantiere387. Non si conoscono figure di mastri costruttori specializzati nella

384 Cfr. supra, p. 29.

385 Si veda a tal proposito la figura 9, tratta dal Vitruvio di Rusconi in cui si nota proprio il luogo di estrazione della terra.

Tale fenomeno trova risconti anche negli scavi medievali del foro di Roma (SANTANGELI VALENZANI 2011)

386 BERTAGNIN 1999,pp. 55 – 57.

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costruzione in terra e non sono stati individuati termini in latino per descriverli: anche questo lascia presupporre che si tratti di contadini - costruttori e non di artigiani specializzati.

Nel Capitolo 4, l’analisi del gruppo tecnologico R_3 testimonia come in età romana ci fosse uno sfruttamento consapevole delle risorse del territorio come la terra, utilizzando tecniche diverse probabilmente anche in base alla qualità della terra disponibile388. E’ stata anche messa in luce l’impossibilità in molti casi di determinare con precisione tecniche che non siano l’adobe, mentre si è escluso invece l’uso del pisé.

Nell’Italia Settentrionale, i suoli alluvionali recenti ricchi di argilla sono particolarmente diffusi e adatti alla costruzione in terra, in particolare alla fabbricazione di mattoni crudi (si veda fig. 72)389. Non stupisce quindi che vi siano stati ritrovamenti di edifici costruiti con questa tecnica. Tuttavia i dati sembrano indicare, a partire dal V d.C.secolo che, almeno nel Nord Italia,l’uso della terra per l’edificazione di murature diminuisca sensibilmente.

Permane però l’uso cosciente della terra come materiale da costruzione, utilizzato in maniera estremamente selezionata. Ad esempio a Fidenza e a Nogara390 e a Sant’Agata391 sono stati messi in luce strati preparatori in argilla per la stesura di travi orizzontali, probabilmente con funzione di stabilizzazione del terreno e protezione del legno dagli agenti esogeni.

Lo stesso tipo di selezione del materiale sembra essere stato posto in essere per alcune pavimentazioni in argilla all’interno di villaggi medievali392.

Un'altra traccia della continuità dell’uso della terra è il suo utilizzo come legante, che è ampiamente attestato sia in ambito urbano che in ambito rurale, sia in età romana che nel Medioevo, in entrambi i casi anche in contesti privilegiati. Il caso di P.za Marconi a Cremona, per l’età romana, ne è un esempio: murature di fondazione in frammenti di laterizio sono legate esclusivamente con malta di terra.

Proprio a Cremona si riscontra un eccezionale caso di continuità nell’uso della malta di terra. Studi mirati hanno dimostrato come in edifici in materiale durevole databili al XIV secolo tutt’ora si ritrovino malte di terra ed ancora più sorprendentemente, anche in palazzi nobiliari del XVIII secolo393. Sono in corso analisi chimiche che cercheranno da un lato di approfondire le affinità tra le varie epoche e dall’altro di determinarne la composizione di modo da comprenderne le caratteristiche meccaniche394.

Questa continuità, che comunque conosce un’interruzione nell’Altomedioevo395, si spiega sicuramente con la presenza in loco di materie prime estremamente adatte a questo tipo di opere396,

388 Certamente uno studio accurato delle caratteristiche pedologiche del terreno per ogni sito, potrebbe chiarire molte

scelte.

389 FIENI 1999.

390 SAGGIORO 2009,p. 81

391 LIBRENTI,PANCALDI 2014.

392 SAGGIORO 2011:Fase 2 del villaggio di Nogara, strati di preparazione dei focolari.

393 GRIMOLDI,LANDI 2014

394 CANTÙ et al. 2013. Sembra che la malta di terra utilizzata avesse anche una funzione antisismica.

395 Riguardo alla mancanza di attestazioni, bisogna tenere presente che, come in molte altre città dell’Italia Settentrionale,

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ed, evidentemente, con l’esistenza di una conoscenza - non sappiamo se comune o specializzata - delle tecniche di utilizzo della terra nell’edilizia.

Sempre a Cremona anche l’uso dell’adobe presenta caratteri di continuità anche se il gap cronologico è molto più ampio che non per le malte. L’uso di mattoni crudi, ampiamente attestato in piazza Marconi (fase IV a) nel I secolo d.C., si ritrova oggi nell’architettura vernacolare della provincia con edifici databili al XIX secolo 397, anche se una mappatura esaustiva non è ancora stata condotta e non si può escludere la presenza di edifici più antichi. Questa ipotesi è suffragata sia dalle indicazioni di Antonio Capra agli inizi del XVIII secolo per la fabbricazione di mattoni crudi398, sia dal fatto che tutt’oggi sul battistero di Cremona è inciso un modello di mattone, che coincide con gli stampi ancora in possesso di un’antica fabbrica di laterizi (ditta Frazzi), che produceva anche mattoni crudi399. Una campagna di indagini petrografiche e mineralogiche sarebbe essenziale per individuare i depositi di argilla adatti alla fabbricazione di laterizi e la variazione della composizione dell’impasto nel tempo, se vi è stata.

Tornando a considerare tutto il Nord Italia, proprio in relazione all’uso dell’adobe, resta da spiegare come mai la tecnica non sia stata attestata nell’altomedioevo. I casi di continuità nell’uso della terra in edilizia sopra esposti dimostrano tuttavia che la tecnologia non si è dispersa. Più semplicemente forse si tratta solamente della difficoltà a mettere in luce le tracce di architetture in terra.

A suffragare questa ipotesi concorre il fatto che in altre aree ad elevata continuità d’uso dell’adobe come Roma400 e l’Abruzzo (forse il caso meglio studiato401) si siano verificati chiari ritrovamenti di murature in adobe ancora conservate databili tra il VII e il X secolo.

Altri studiosi come Brogiolo402 e Santangeli Valenzani403 sostengono questa ipotesi suggerendo che le terre disciolte abbiano contribuito alla formazione del cosiddetto dark earth, il caratteristico potente strato scuro che caratterizza i livelli di scavo post romani. La caratterizzazione funzionale del dark earth è stata oggetto di approfonditi studi basati su metodi di microanalisi dei suoli portati avanti da gruppi di ricerca diretti Henri Galinie404 all’interno dell’università di Tour e di Richard Macphail dell’University of Central London405. L’analisi chimica e tafonomica degli strati di terres noires ha messo in luce svariate interpretazioni funzionali delle terre nere, ed ha dimostrato come

l’individuazione di materiali disciolti di architetture in terra sia possibile solamente in pochi casi406. La sparizione delle murature a struttura portante in terra nell’alto medioevo nel Nord Italia potrebbe quindi essere da interpretare come una lacuna nei ritrovamenti, che potrebbe essere

396 BERTAGNIN 1999,pp. 39 - 40. Uno studio della litologia delle argille utilizzate nelle costruzioni in terra sopravvissute

fino ad oggi ha dimostrato che si costruisce in terra solo dove c’è la terra giusta. Non vi è importazione di materiali.

397 BUGINI et al. 2009. Si rileva comunque che nel corso dei secoli le misure dei laterizi crudi sono variate. Se nel I secolo

d.C. i laterizi misuravano 30 x 40 x 10, in età moderna erano di dimensioni decisamente più ridotte (lunghezza cm 31 e larghezza cm 15). 398 CAPRA 1717. 399 GRIMOLDI,LANDI 2014. 400 SANTANGELI VALENZANI 2011. 401 STAFFA 1994 402 BROGIOLO et al. 1988. 403 SANTANGELI VALENZANI 2011,p. 55.

404 VERSLYPER,RAYMOND 2004, GALINIE 2004,FONDRILLON 2009.

405 Da ultimo MACPHAIL 2010

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colmata con il procedere delle indagini archeologiche. L’aver riscontrato in alcune aree una continuità d’uso fino all’epoca pre – industriale induce a considerare le tecnologie edilizie di uso della terra un patrimonio comune degli abitanti di queste aree, tramandato nei secoli, probabilmente senza interruzioni.