• Non ci sono risultati.

Si propone ora la descrizione del campione relativo all’età romana (II sec. a.C. – IV sec. d.C.), i criteri esposti nel capitolo precedente.

Complessivamente sono state censite 158 evidenze.

Per quanto riguarda la qualità del campione, il grado di affidabilità è abbastanza buono (Grafico 1). La percentuale di record non utili alla ricostruzione delle tecniche si colloca al 32 %, sommando le evidenze di tipo 0 e di tipo 1, mentre il restante 68 % sarà invece preso in considerazione nel processo di isolamento delle caratteristiche comuni.

La presenza di dati concreti su cui lavorare, evidenze di tipo 4 e 5 ( 38 %) supera quella dei dati relativi alle unità stratigrafiche negative, di tipo 3 e 2 (30 %). Le osservazioni che saranno tratte da questo campione saranno quindi impostate su basi concrete, aggirando il problema della confusione nella terminologia o della scarsa precisione dei dati.

Prima di procedere alla descrizione tecnica delle evidenze rilevate, vediamo la distribuzione territoriale.

Questo dato, pur sicuramente falsato dalla storia degli studi e dalla qualità degli scavi, permette di rendersi conto in primo luogo della diffusione pressoché uniforme in tutti i territori della Cisalpina delle tecniche edilizie in materiali deperibili, fatto questo già ampiamente intuito da numerosi studiosi262, ma mai quantificato e localizzato con precisione263. In questo tipo di analisi, che mira semplicemente a dare le proporzioni di un fenomeno, senza scendere nelle particolarità tecniche, saranno tenute in considerazione anche le evidenze di tipo 0 e 1

262 HELG 2010,BACCHETTA 2003,ORTALLI 1995 263 Dati preliminari già pubblicati in ANTONINI 2012.

Tipo 0 15% Tipo 1 17% Tipo 2 21% Tipo 3 9% Tipo 4 27% Tipo 5 11%

60

Si presentano quindi dei riscontri numerici.

La regio augustea per la quale sono stati riscontrati più ritrovamenti è la Transpadana XI (39 % di ritrovamenti), seguita dalla X (34 %), la VIII (16%) e la IX (11 %), come si può osservare nel grafico 2. Per poter apprezzare e trarre delle conclusioni a partire da questo squilibrio, che sembrerebbe porre l’utilizzo di architetture in materiali deperibili principalmente a Nord del Po, bisognerebbe essere in possesso del dato complessivo di scavi effettuati nel Nord Italia264.

Raffinando l’ analisi a livello provinciale si rileva che la provincia con maggior numero di attestazioni è Milano, con 28, la quale però, come si è già detto, è stata interessata da un censimento più approfondito a parte265. Seguono, al di sopra delle 10 attestazioni, Brescia con 13, Torino con 12, Cremona con 11, Padova, 11 e infine Cuneo, 10. Anche in questo caso ci troviamo per la maggior parte dei casi sempre al di sopra del Po, con picchi di distribuzione parimenti sparsi per tutto l’arco transpadano. Questi dati riflettono con maggior chiarezza la storia degli studi, poiché sia Milano, che Brescia, che Cuneo sono città che hanno avuto un’attenzione particolare da parte degli studiosi con l’edizione definitiva di importanti campagne di scavo.266

Quanto al confronto con dati assoluti, su Milano le attestazioni di murature in materiali deperibili sono presenti in circa la metà dei siti rinvenuti267, dato che coincide con quanto rilevato in Francia, ad oggi l’unico contesto che è stato studiato tenendo conto della totalità dei ritrovamenti archeologici268 .

264 Interessanti riflessioni sulla storia degli studi e il rapporto con la distribuzione degli edifici in materiali deperibili

si trovano in FRONZA 2011,pp. 108 – 110. Lo studioso presenta dei dati di sintesi in possesso dell’Università di Siena, che ha da tempo avviato progetti di mappatura dell’edito in tutta Italia. Altre interessanti considerazioni sulla distribuzione territoriale in rapporto alla storia degli studi e della rappresentatività degli scavi si trovano in HAMEROW 2002,p. 10

265 Si veda ANTONINI 2012 eANTONINI 2011.

266 Scavi MM3, Dalle Domus alla Corte Regia 2005 , oltre ai volumi editi sulla città di Alba (Studi per una Storia di Alba

1995 – 1997)

267 ANTONINI 2010,p. 175.

268 DE CHAZELLES et al. 1985,p. 66. Il confronto con l’ambito transalpino viene qui proposto oltre che per la

completezza dei dati anche per le somiglianze nelle modalità di assimilazione della cultura romana. Regio VIII 16% Regio IX 11% Regio X 34% Regio XI 39%

61

Si è già specificato come l’arco cronologico di attestazione preso in considerazione per l’età romana sia compreso tra II a.C. e IV secolo d.C. L’affidabilità cronologia è abbastanza buona: su 158 siti sono solamente 24 quelli con una datazione generica all’età romana, senza maggiori specifiche. Si ricorda che la Cisalpina dal 41 a.C. venne assimilata al territorio italico, dopo un lungo processo di romanizzazione iniziato nel II secolo a.C., e l’istituzione della provincia nell’89 a.C. In età imperiale quindi si può considerare il territorio cisalpino come totalmente romano, ovviamente con le caratteristiche peculiari di sostrato culturale del caso. Come si evince dal grafico 4 le attestazioni di età imperiale superano di gran lunga quelle di età repubblicana.

Il picco cronologico delle attestazioni, che superano la quota di 40, è compreso tra l’ultimo quarto del I secolo a.C. e la fine del II secolo d.C., a fronte di valori inferiori alle 30 attestazioni per tutti gli altri secoli. In particolare per tutto il I secolo d.C. si registrano intorno alle 60 attestazioni, con un picco massimo nel primo quarto del I secolo d.C. Questo tipo di curva di distribuzione cronologica riflette senz’altro i trend di sviluppo edilizio generale, che vide un boom con l’arrivo dei Romani e risentì pesantemente della crisi economica del III d.C269.

Sempre a livello generale si nota una diffusione più precoce a Nord del Po (regiones X – XI), mentre a Sud del Po le tecniche edilizie in materiale deperibile cominciano a diffondersi tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C. con una punta per la regio VIII nel II secolo d.C.

269 Vd. Grafico 5. 3 10 4 12 5 6 13 11 3 1 28 5 3 2 7 1 1 2 1 3 5 4 11 1 6 2 2 1 3 0 10 20 30 AL CU NO TO VC BG BS CR LO MB MI MN PV VA BO FC FE PC PR RA RE RN PD RO TV VI TN TS UD 0 5 10 15 20 25 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 II a.C. I a.C. I d.C. II d.C. III d.C. IV d. C.

regio IX Regio VIII

62

L’analisi della correlazione tra dati spaziali, cronologici e tecnici dovrebbe concorrere a delineare la relazione tra determinati gruppi umani e caratteri costruttivi specifici.

Un altro dato importante che è utile isolare anche a livello generale è il rapporto numerico tra attestazioni urbane e rurali: contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare270, la maggior parte dei record è attestato in ambito urbano (Vd. Grafico 5). Il dato potrebbe risentire particolarmente della storia degli studi e della qualità degli scavi, ma resta comunque un segnale che testimonia che i materiali deperibili non erano appannaggio solamente di società rurali, ma venivano ampiamente utilizzati anche in ambito urbano.

Sintetizzando e tenendo sempre presente il problema di un rapporto con i dati assoluti relativi alla storia degli studi nel Nord Italia, si può concludere che la maggior diffusione delle tecniche edilizie in materiale deperibile avvenne tra la fine del I secolo a.C. e la fine del I sec. d.C., tra la X e l’XI regio, in ambito urbano.

270 Molti tra i più importanti contributi sulle tecniche edilizie in materiale deperibile sono relativi all’ambito rurale

63