Come si è visto il macrogruppo 3, pur con un campione abbastanza, ridotto presenta delle caratteristiche peculiari:
a - una diffusione cronologica abbastanza concentrata durante l’età romana tra I a.C. e I d.C. e nel medioevo tra IX secolo e XI secolo
b - caratteristiche tecniche precise, che richiedono un grado di specificità dei processi produttivi che sono alle spalle della costruzione.
In generale i processi costruttivi tipici dell’edilizia lignea sono indubbiamente più complessi di quelli tipici della terra, dato che già la fase di approvvigionamento della materia prima necessita l’intervento di lavoratori specializzati. Tutti gli autori classici citati nel capitolo II dedicano parecchie pagine all’uso del legno nell’edilizia, segno che era per loro importante indicare le potenzialità di questo materiale: l’Inverno era il periodo ideale per l’abbattimento di un albero, poiché in questa stagione l’albero è quasi privo di linfa e le fibre sono richiuse, quindi sarà necessaria poi una minor stagionatura. L’abbattimento veniva effettuato con la scure incidendo il tronco da due lati, determinando la direzione della caduta con il solco più lungo. In caso di fusti di grandi dimensioni si procedeva con un segone a due manici aiutandosi con dei cunei. Una volta abbattuti, i tronchi venivano lasciati stagionare all’aria aperta in modo che le fibre si indurissero, espellendo tutta la linfa che si trova al loro interno. L’essicazione è migliore se il tronco viene bagnato, quindi il trasporto su fiume, che era frequente, aiutava anche questo momento della lavorazione, fondamentale perché determina la robustezza del legno.
Lo spostamento del legname avveniva a dorso di mulo, a mano tramite robuste corde oppure, come appena ricordato, per fluitazione, come ancora oggi si fa in Canada e Nord America, poiché è uno dei sistemi più rapidi ed economici praticabili.
Una volta giunto a destinazione il fusto veniva reciso a seconda delle dimensioni necessarie, e a questo punto veniva scortecciato con appositi strumenti e successivamente squadrato per facilitare la messa in opera da squadre di carpentieri specializzate. Questa operazione doveva preferibilmente avvenire con la scure che evita di recidere l’andamento naturale delle fibre.
Per lo smembramento in assi invece si utilizzava ancora il segone o una sega a telaio, con una operazione abbastanza complessa che richiedeva una grande precisione esecutiva. Non tutti i casi che sono stati presi in considerazione nel censimento subivano tutte le fasi della lavorazione elencate. Talvolta i tronchi non erano neanche scortecciati. In ogni caso le azioni fondamentali di
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taglio, stagionatura, sbozzatura e messa in opera erano necessarie407. A tutte queste operazioni si può premettere la coltivazione del legno da costruzione che era senz’altro praticata in età romana: lo testimoniano le fonti scritte ed alcuni studi in Francia compiuti su manufatti finiti hanno dimostrato che essa era realmente praticata408.
Per l’età romana la cronologia riscontrata nel censimento non collide con la presenza di una struttura economica molto ben organizzata per cui è plausibile una filiera produttiva complessa, come quella sopra descritta409. Le descrizioni del paesaggio che sono state riportate nel capitolo II lasciano intravvedere un territorio intensamente sfruttato per le sue risorse boschive con un sistema di trasporti adibito esclusivamente al legno, come sembra lasciar supporre l’esistenza delle viae
lignariae ricordate da Frontino.
Per il periodo medioevale la questione è differente: il tessuto produttivo dell’età romana era senza dubbio scomparso, ma è possibile che ad esempio per i trasporti fosse stato amplificato l’uso delle vie d’acqua, garantendo comunque l’approvvigionamento di legname. Sulle fasi successive della filiera le notizie sono scarse, ma l’analisi dei dati archeologici può senz’altro aggiungere qualcosa. Già Gelichi e Librenti nei loro preziosi contributi di sintesi riguardanti la regio VIII avevano messo in luce la comparsa, tra IX e X secolo di edifici fondati su trave corrente (cfr. gruppo AM_3) o dormiente alternata a pali verticali ( cfr. gruppo AM_2.1). Essi indicano questo fenomeno come momento di rottura con un passato di soli pali verticali che sottintende probabilmente cambiamenti socio economici in corso nell’area analizzata, che ha portato alla produzione di tipi edilizi nuovi, almeno rispetto al passato immediatamente precedente. In un articolo del 1997 i due studiosi già citavano come antecedente una conoscenza di questa tecnica in età romana a livello europeo, senza tuttavia dare spiegazioni sulle modalità di transizione di questi saperi410.
Le similitudini tra evidenze distanziate di molti secoli, pocanzi rilevate nella descrizione del macrogruppo 3, confermano con nuova e più ampia casistica quanto ipotizzato da Gelichi e Librenti. Anche Giovanna Bianchi, in un recente contributo di sintesi molto efficace, ipotizza la presenza di maestranze specializzate per la costruzione delle case su trave dormiente del Nord Italia, ricordando la necessità di conoscenze specifiche per ottenere giunti funzionanti411.
Come già segnalato sia in Francia che in Inghilterra il problema delle origini degli edifici lignei a telaio (timber framed e pan de bois) è stato affrontato in modi diversi e con diversi esiti.
Tra i più recenti contributi quello più convincente appare quello di Mark Gardiner412: lo studioso cita alcuni casi tardo antichi noti in Inghilterra, Biroswald e Wroxeter, databili al V sec. d.C., anche dopo l’anno tradizionale di abbandono della Britannia da parte dei romani (410 d.C.) e riconduce
407 CAGNANA 2000
408 BERNARD 2003.
409 Tra i più recenti studi sul tessuto produttivo di età romana si veda SANTORO BIANCHI 2004.Non esistono studi
specifici basati sui dati archeologici riguardanti la filiera del legno in età romana per l’Italia Settentrionale, ma studi compiuti su ritrovamenti in siti svizzeri dimostrano ampiamente come il legno occupasse un posto importante tra le attività produttive del mondo romano (DUVACHELLES 2005).
410 GELICHI,LIBRENTI 1997,p. 216.
411 BIANCHI 2012,p. 206.
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questi edifici a telaio, testimoniati da trincee di fondazione delle travi e tracce dei pali su di esse impostate, alla tradizione romana. Mette in evidenza uno stacco netto tra la tradizione romana che faceva uso del timber framed e la tradizione Alto Medievale in cui gli edifici lignei erano nella maggior parte dei casi (ma non tutti), fondati su pali portanti. Rimarca però come questo tipo di costruzione riappaia nel XIII secolo. Una situazione quindi comparabile a quella italiana anche se con non indifferenti scarti cronologici. Il problema tecnologico, secondo Gardiner risiede nel possesso o meno della tecnologia necessaria per l’impostazione dei giunti, che in Inghilterra, nell’Alto Medioevo, sembra venire meno.
Il già citato caso del London Waterfront individua una sequenza di tecniche su trave corrente o dormiente per il periodo dal XI al XIII secolo, che preludono all’introduzione del timber framed agli inizi del XIII secolo. Gli scavatori hanno più volte sottolineato come alcune tecniche venissero introdotte e rimanessero in uso, anche all’interno dello stesso edificio, nonostante fossero disponibili tecniche qualitativamente migliori413.
Secondo
Milne, l’introduzione del timber framed nel XIII secolo derivò dalle costruzioni su trave alternata a palo e le costruzioni su pali portanti414. La successione della tecnica a trave dormiente alternata a pali portanti con le costruzioni ad intelaiatura lignea, sembra avere paralleli anche in Italia dove AM_2.1 ha una cronologia anteriore al picco di AM_3, e in Francia415.Il problema risiede quindi nel comprendere come mai tra la fine del IX secolo e gli inizi del X vi sia questo revival di tecniche già conosciute ed usate per lungo tempo dai romani nei territori citati. Non vi sono tuttavia dati sufficienti per capire in profondità il passaggio tecnologico tra le tecniche di tipo AM_2.1 e AM_3.
La questione delle modalità di trasmissione rimane un problema ampiamente aperto, nel quale giocarono probabilmente un ruolo fondamentale i saperi tramandati nella costruzione promossa da poteri pubblici laici o ecclesiastici durante l’Alto Medioevo, di cui non abbiamo testimonianza diretta, ma sono ritracciabili negli edifici ancora conservati con datazione più tarda416. Ci si riferisce in particolare alle opere di carpenteria per l’apprestamento delle coperture, per cui era necessario padroneggiare accurate tecniche di giunzione dei materiali lignei, comparabili con quelle che si ritrovano nell’edilizia abitativa qui descritta.
Questo nesso tra la carpenteria delle architetture promosse da poteri pubblici ed edilizia domestica anche di pregio non è dimostrabile poiché le coperture sono la prima parte che scompare di un edificio.
Aver individuato le basi documentarie archeologiche per la discussione del problema pare tuttavia un passo in avanti rispetto al passato. La minor complessità dei processi produttivi rispetto alla
413 MILNE 1992, p. 131.
414 MILNE 1992,p. 132
415 PEYTREMANN 2003,PESEZ 1999, p.89.
416 Gli studi di Gunther Binding nella ricerca delle origini della costruzione gotica collocano tra VIII e IX secolo la ripresa
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pietra417, rende improbabile anche l’ipotesi che in futuro le fonti scritte possano aggiungere qualcosa in questo senso, anche se, come si è visto nel capitolo II, il maestro carpentiere era una figura di prestigio all’interno della scala sociale.
Una sottile traccia, sempre già individuata da Gelichi e Librenti, potrebbe essere il possibile ricorso per la costruzione a telaio ad elementi prefabbricati di cui danno notizia alcune fonti scritte medievali emiliane. Come già ricordato in alcune fonti viene specificato che l’affittuario non può asportare componenti in legno della casa di cui è inquilino nel momento in cui decide di abbandonarla. Questa affermazione testimonia implicitamente sia l’uso di materiale prefabbricato, sia il valore intrinseco ad esso attribuito e di conseguenza la specializzazione degli artigiani che l’hanno prodotto. Il fenomeno della possibile asportazione è testimoniato anche da casi di reimpiego, rilevati per esempio a Ferrara nello scavo di Corso Porta Reno (ev. 6). Questa ipotesi, se convalidata, sarebbe una conferma della presenza di maestranze altamente specializzate, connesse forse con la presenza di un potere pubblico, la cui identità tuttavia ci sfugge.
Si ipotizza che la causa dell’oscillazione di attestazioni di determinate tecniche sia da ricercarsi nella filiera produttiva delle stesse. Una tecnica altamente specializzata scompare quando fallisce un sistema produttivo, quando cambia radicalmente un sistema economico, quando la materia prima non è più in grado di raggiungere gli artigiani o quando gli artigiani stessi si estinguono: quindi per cause esterne. Ma qui si entra nel terreno spinoso dell’interpretazione storica del dato tecnologico sulla quale si daranno solamente alcuni spunti al termine dei vari ragionamenti proposti nei seguenti paragrafi.
Uno spunto nella ricostruzione delle tecniche basso medievali e soprattutto sulla conoscenza delle tecniche a telaio ligneo può venire dalle fonti iconografiche. A parte i casi già messi in luce da Paola Galetti, come per esempio il castello del Buon Consiglio di Trento ed altri casi similari segnalati da Perrine Mane nei suoi contribuiti418 per il territorio francese e fiammingo, un’iconografia importante che testimonia la conoscenza di processi costruttivi complessi è la scena dedicata alla costruzione dell’arca di Noé presente in molti dei cicli di affreschi dedicati alle storie dell’Antico Testamento. Tra gli esempi più particolareggiati vi è Il ciclo di affreschi del Camposanto di Pisa, dove sono rappresentati i processi costruttivi dalla squadratura alla messa in opera di un edificio a telaio ligneo rappresentante l’arca. Questo affresco in particolare è databile alla seconda metà del XIV secolo, ma molti altri riproducono la stessa scena che sembra diventare proprio un topos artistico con la rappresentazione della sega a telaio sempre come elemento caratterizzante419.
417 BIANCHI 2012,p. 205. Nel caso della pietra è stato possibile ricostruire la trasmissione di alcuni saperi anche grazie alle
fonti scritte. Pensiamo ad esempio al caso dei magistri commacini studiato da Aurora Cagnana (CAGNANA 2005)
418 MANE 1998
419 Altri esempi presso: lai Basilica Superiore S. Francesco di Assisi (1288 – 1290), Storie dell’Antico Testamento ad opera
dei cosiddetti Maestri Romani, la basilica San Marco,Mosaico del Nartece; collegiata di San Giminiano, ad opera di Bartolo di Fredi; il Duomo di Monreale.
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Fig. 73 – Piero di Puccio, chiostro del Caposanto di Pisa, Storie dell’Antico testamento (metà XIV secolo). La sega a telaio compare anche in una delle poche rappresentazioni di falegnami al lavoro conosciuti dell’età romana, un dipinto murale rinvenuto proprio nell’officina lignaria di un falegname. L’uso di questa tipologia di sega era di solito riservato alle opere di carpenteria edilizia o navale. Quando compare in qualche rappresentazione è quindi da interpretarsi come strumento per carpentieri e non falegnami420.
Fig. 74 – Pompei, insegna di officina lignaria con processione di falegnami (I sec. d.C.). Si notino i due artigiani con la sega a telaio al di sotto del baldacchino.
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La scena della costruzione dell’arca di Noè esplicita questo nesso, ma in epoca medievale sono molte le rappresentazioni di seghe a telaio e quindi di carpentieri all’opera. Nonostante la ripresa dell’edilizia in materiali, durevoli le abitazioni urbane in materiali deperibili continuavano ad essere edificate, dato confermato anche dagli statuti cittadini che avevano norme che disincentivavano la costruzione in legno fino alla fine del XIV secolo. A questi dati vanno aggiunte anche le notizie sulla costruzione lignea tramandate attraverso i trattati di architettura che sono state illustrate nel capitolo II.