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La quasi totalità degli studi che hanno affrontato il problema dello studio delle architetture in materiale deperibile hanno rilevato due ordini di problemi che rendono la ricostruzione delle tecniche edilizie estremamente difficoltosa247.

In primo luogo l’oggettiva labilità delle tracce lasciate dalle architetture in materiale deperibile, impedisce spesso a chi scava, anche nella rigorosità del metodo stratigrafico, di fornire informazioni dettagliate sulle tecniche edilizie.

In Italia Settentrionale, come in Inghilterra, i suoli alluvionali rendono lo scavo più costoso, che quindi non può essere effettuato in estensione, con il risultato che i dati sono spesso parziali e frammentari248. In più il sistema di aggiudica degli scavi, fatto con appalti al ribasso, premia la velocità di esecuzione dello scavo e così le cooperative di professionisti, non sempre garantiscono la qualità dei risultati249, fondamentale per l’interpretazione di questa tipologia di manufatti. I processi post deposizionali sono poi un ulteriore fattore che determina sensibilmente il dato archeologico: è stato osservato che ne risentono particolarmente i piani d’uso che spesso sfuggono agli occhi dello scavatore. L’interpretazione degli insediamenti con architetture in materiali deperibili resta, anche in scavi metodologicamente ineccepibili, un problema250.

La questione è stata esaminata e descritta da chi tra i primi si è avvicinato a questi studi: per le strutture ad uso prevalente di terra è la De Chazelles a chiarire, in una delle sue prime pubblicazioni, come, molto spesso, non sia possibile distinguere tra una tecnica e l’altra251. A suo avviso, nemmeno le analisi chimico – fisico mineralogiche possono essere di qualche attendibilità, poiché, come è stato messo in evidenza dagli studi etnoarcheologici, la terra, con la quale sono costruite le murature, è molto spesso lo stesso terreno sul quale viene costruito l’edificio, come dimostrano, in certi scavi252, le buche praticate per l’estrazione della terra da costruzione. E’ stato inoltre osservato in attuali villaggi magrebini che, quando una struttura crolla, la terra del crollo viene prontamente rimossa, lavorata e rimessa in opera253.

Diverso è il discorso per l’edilizia lignea, le cui tracce sono spesso ridotte a buchi di palo e tracce di travi orizzontali. L’interpretazione del buco di palo in sé e del rapporto con altri buchi di palo è fondamentale anche allo scopo di distinguere tra una tecnica e l’altra. Su questo tema si è espresso sempre Damien Goodburn in un famoso articolo dall’eloquente titolo Beyond the posthole 254. Il primo assunto da cui parte l’autore è che un allineamento di pali non è un edificio, ma bisogna ovviamente

247 Tra gli altri BACCHETTA 2003,FRONZA 2011.Per la bibliografia completa cfr. supra, paragrafi 1.1.3 e 1.2.3.

248 HAMEROW 2002,pp. 9 – 10: vi sono aree della Danimarca, della Germania Nord Occidentale e dei Paesi bassi dove la

caratterizzazione prevalentemente sabbiosa del suolo consente di individuare molto rapidamente la planimetria degli insediamenti e di effettuare scavi in estensione a costi ridotti

249 Si veda su questo tema BROGIOLO 2009, p. 464. Anche in Spagna la situazione non è dissimile (QUIROS CASTILLO

2009, p. 20)

250 QUIROS CASTILLLO 2012, p. 134.L’autore dedica un paragrafo ai problemi interpretativi che sono riscontrati negli

scavi di villaggi medievali: le sue osservazioni sono assolutamente valide anche per gli scavi di insediamenti di età romana.

251 DE CHAZELLES 1983, p. 154. Sullo stesso tema più di recente anche CAMMAS 2003: nemmeno gli studi

micromorfologici che pure danno informazioni sulla durata dell’edificio, sono in grado di restituire le diverse tecniche.

252 SANTANGELI VALENZANI 2011, sulle fasi medievali del foro romano.

253 ROUX,CHAUSSERIE-LAPREE 2011, p. 234.

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considerare tutto il contesto. Prima di lui anche Philip Barker aveva dedicato un articolo proprio all’interpretazione delle buche di palo con riferimento ai primi villaggi altomedievali da lui ritrovati255. Più di recente Jess Tipper si è dedicata con particolare attenzione allo studio dei processi post deposizionali nei villaggi medievali, con particolare attenzione alle strutture a fondo ribassato: nel 2005 un incendio accidentale ha distrutto la ricostruzione del villaggio di West Stow. L’imprevisto è diventato l’occasione per uno scavo sul villaggio distrutto al fine di indagare l’impatto dell’incendio su una casa in legno. Le percentuali bassissime di sopravvivenze materiali rilevate immediatamente dopo l’incendio aiutano a capire quanto scarse (e quindi preziose) possano essere le tracce rinvenute in uno scavo su un insediamento in legno antico, e quindi difficile l’interpretazione256.

In secondo luogo le pubblicazioni di cui ci si è serviti per il censimento sono nella maggior parte dei casi resoconti preliminari che, per loro stessa natura, hanno funzione di notizia, alla quale poi purtroppo non sempre fa seguito una pubblicazione definitiva. Tuttavia, non di rado nelle monografie o nelle edizioni definitive degli scavi, soprattutto per l’età romana, la descrizione precisa delle tecniche di costruzione non viene riportata, tant’è che sono spesso più utili rilievi e immagini, che il testo stesso. A questo si potrebbe sopperire con la consultazione dei materiali d’archivio conservati presso le locali soprintendenze, ma come è noto257, salvo rare eccezioni come nel caso di questa tesi per il sito di Piazza Marconi a Cremona258, per gli scavi più recenti, l’accesso agli archivi spesso non viene consentito ai ricercatori, poiché i dati risultano ancora in corso di studio da parte dei funzionari preposti.

La combinazione di queste due problematiche obbliga quindi ad una riflessione sull’affidabilità dei dati raccolti, che, se non correttamente tenuta in conto, rischia di falsare la ricostruzione del panorama edilizio.

La scheda che si propone di seguito presenta un campo denominato “affidabilità” al fine di attribuire un valore alle evidenze, mettendo in luce quei ritrovamenti che hanno un più alto potenziale informativo ed una maggiore certezza dei dati oggettivi.

Le evidenze sono state infatti valutate secondo i seguenti diversi gradi di affidabilità:

Grado 0 – definizioni o descrizioni frutto di interpretazione arbitraria dell’autore della pubblicazione senza dare motivazioni: queste evidenze, pur potenzialmente ricche di informazioni sul costruito, non possono essere prese in considerazione né a livello quantitativo, né a livello qualitativo;

Grado 1 – menzione generica di buche di palo senza notizie riguardanti planimetria o disposizione delle stesse: questi dati possono essere utili per una quantificazione della diffusione delle

255 BARKER 1969:nell’articolo sono svolte alcune considerazioni sui siti di Wroxeter e Hen Domen.

256 TIPPER 2012:le percentuali di sopravvivenza dei materiali lignei per una capanna seminterrata si attestano al 50 % per i

rivestimenti dell’ambiente interrato, 40 % per i pali. Per gli elevati solamente l’11% delle tavole di legno è sopravvissuto e non in connessione con il resto dell’edificio.

257 Note sono anche le polemiche in questo senso che hanno coinvolto insigni studiosi come G.P. Brogiolo e A.

Carandini (BROGIOLO 2011C)

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architetture in materiale deperibile, ma non possono essere utilizzati a fini ricostruttivi, per carenza di specifiche;

Grado 2 – unità stratigrafiche negative significative come tracce di travi correnti o buche di palo con informazioni riguardanti la planimetria, misure ed altri dati relativi al contesto;

Grado 3 – murature con buchi per palo, alloggiamenti per montanti o trave corrente o combustioni: tracce di questo tipo forniscono dati planimetrici più precisi rispetto ai buchi di palo in terra;

Grado 4 – unità stratigrafiche positive composte da materiali di crollo come porzioni di murature crollate intere, legname combusto, intonaci recanti sul retro tracce di materiali deperibili, strati di argilla disciolta: questa tipologia di tracce è tra le più interessanti perché restituisce particolari tecnologici degli elevati.

Grado 5 – murature conservate integre in situ: sono le evidenze più preziose in quanto presentano ancora connessione tra elevato e muratura e sono di particolare aiuto per la ricostruzione di siti dove i dati sono meno chiari.

Nel corso dell’analisi e sintesi del campione verrà specificato quindi quali tipologie di evidenze saranno prese in considerazione.

Si ribadisce fin da ora tuttavia che per quanto riguarda le evidenze dei tipi da 1 a 3 si tratta di unità stratigrafiche negative, quindi di assenze più che di elementi concreti: lavorare sulle assenze significa lavorare solo ed esclusivamente per ipotesi, soprattutto quando si cerca di ricostruire le tecniche edilizie dalla fondazione all’elevato259.

259 I lavori per ipotesi possono essere anche molto realistici: un interessante esperimento è stato fisicamente portato a

termine da un’equipe inglese, che ha ricostruito una capanna protostorica a partire solamente dalle evidenze negative di scavo. Lo scavo accurato ha permesso di ricostruire tutti gli elementi della capanna tranne il tetto ( REYNOLD 1994).In questo caso ci si è limitati solamente a ricostruzioni virtuali.

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