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L’analisi del campione prosegue con la descrizione dei record rilevati tra i secoli IV e XII311, complessivamente 144 evidenze.

L’affidabilità è buona in quanto solo il 17 % delle evidenze è stato classificato come tipo 0 o 1 e non sarà quindi preso in considerazione per la ricerca dei caratteri costruttivi comuni.

Quanto alla qualità dei record, rispetto all’età romana, le testimonianze sono rappresentate per lo più da unità stratigrafiche negative (59 %), pertanto la ricostruzione degli elevati sarà spesso ipotetica.

A livello generale la distribuzione territoriale è meno omogenea rispetto all’età romana in quanto la maggior parte delle evidenze sono state rilevate nell’area corrispondente alla regio X312, mentre nelle restanti aree si attestano intorno al 20 % ciascuna.

311 Sono stati presi in considerazione come altomedievali quei siti con datazione a partire dal IV secolo ma che

continuano ad essere frequentati anche nei secoli successivi. Nel capitolo precedente erano stati invece compresi i siti con datazione fino al IV secolo, la cui frequentazione era iniziata precedentemente, oppure frequentati solamente nel IV secolo.

312 Come è noto nell’alto medioevo scompare l’impianto amministrativo romano e il Nord Italia sarà spesso diviso

in unità amministrative diverse dalle precedenti e molto variabili nel tempo. In questo capitolo si continueranno tuttavia ad utilizzare come riferimento le regiones augustee, sia per mantenere la coerenza con l’età romana, sia perché rispecchiano maggiormente i confini naturali delle aree geografiche rispetto alle attuali regioni italiane. Da qui in avanti nel testo si intenderà ad esempio per regio X, l’area geografica corrispondente alla regio X.

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Nel caso dell’Alto Medioevo, grazie ai database costruiti dall’Università degli Studi di Siena, sono disponibili dati assoluti per avere un’idea dell’effettiva concentrazione nelle diverse aree geografiche313.

Utilizzando questi dati (disponibili per regione, vd. Grafico 3) si rileva come in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Trentino, la percentuale di concentrazione di architetture in materiale deperibile si collochi intorno al 20 % sul totale delle attestazioni. Solo in Veneto essa supera il 35 %, mentre in Friuli è minore del 5 %.

Il Veneto sembra quindi essere l’area dove, in proporzione, le tecniche edilizie in materiali deperibili erano maggiormente utilizzate.

313 In FRONZA 2011, è pubblicata una tabella (Fig. 4, p. 109) nella quale si riportano i record testimoni di edilizia in

materiale deperibile ed il totale dei siti censiti nei vari progetti dell’università di Siena. Le cifre del censimento di Vittorio Fronza non corrispondono a quelle di questo studio riportando attestazioni numericamente più elevate. Ad esempio per la Lombardia, Fronza rileva 287 casi, mentre in questo censimento ne risultano 51. Nonostante a p. 103 dell’articolo siano ben esposte le linee guida per la schedatura, che corrispondono in linea di massima ai criteri esposti nel Cap. 3, non sono chiari i criteri di selezione di record utili, ovvero è probabile che siano stati considerati come testimonianze di edilizia in materiali deperibili, evidenze talmente incerte che non sono state invece censite in questo studio, che ha intenti diversi e più descrittivi, rispetto all’utilizzo massiccio di dati numerici dell’equipe dell’università di Siena. La pubblicazione imminente annunciata di un Atlante delle Architetture in Materiale Deperibile dovrebbe rendere più chiara la natura dei record del progetto SREA. Le cifre sono molto differenti ma variano con la stessa proporzione da regione a regione il che sembrerebbe confermare l’uso di criteri selettivi differenti, piuttosto che di carenze nel censimento.

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L’analisi a livello provinciale rispecchia, come per l’età romana, in gran parte la storia degli studi: le provincie con attestazioni superiori alle 10 unità sono, Brescia (18), Torino (14), Ferrara (11) e Cremona (10).

Passando alla cronologia dei rinvenimenti, si rileva una percentuale maggiore di datazioni generiche con 27 record. Tuttavia i dati raccolti sono più che sufficienti a delineare delle tendenze generali per l’uso di tecniche in materiali deperibili, che potrebbero, in un contesto storico, essere utili a rafforzare l’una o l’altra teoria, tra le varie che, come si è visto, cercano di interpretare il passaggio dalla romanità al mondo medievale.

Si rilevano due picchi di attestazioni: il primo, più consistente, tra la fine del V secolo e la fine del VI secolo; il secondo nel X secolo. Altrettanto evidente è la diminuzione delle attestazioni tra il VII secolo e la metà del IX secolo. Queste tendenze sembrano essere in accordo con i vari momenti di cambiamento storicamente noti e sui quali tutti concordano, ovvero il VI secolo, periodo durante il quale si susseguono diverse dominazioni e il X secolo, indicato da molti come momento di ripresa

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Grafico 3

N. attestazioni mat. dep. VS attestazioni totali

dati AA

dati totali UNISI

6 6 6 6 28 26 26 28 41 39 37 38 18 17 15 15 16 16 15 15 20 20 21 26 35 35 34 34 15 15 14 14 9 8 8 8 5 3 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 IV d.C. V d.C. VI d.C. VII d.C. VIII d.C. IX d.C. X d. C. XI d. C. XII d. C. XIII XIV

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demografica314. Tuttavia ci si astiene per ora dal dare un’interpretazione a questo dato, soprattutto prima di metterlo in relazione con i trend edilizi generali relativi anche agli edifici in pietra.

Inoltre questa curva così precisa assume sfumature diverse se si vanno a leggere le diverse realtà territoriali (Grafico 5).

Nella regio X i due picchi sono ancora più evidenti che nella curva generale. Sia nella regio XI che nella IX le attestazioni si mantengono alte per il VI secolo mentre sono decisamente minori per il X secolo. Per la regio IX le percentuali del X secolo sono addirittura tra le più basse. La regio VIII presenta una curva a sè stante più costante che rileva una scarsità di attestazioni fino alla prima metà del IX secolo, e invece un aumento sensibile nel X secolo.

In riferimento al contesto di rinvenimento si rileva una distribuzione paritaria tra ambito rurale ed ambito urbano, anche se bisogna certamente tener conto della generale diminuzione delle dimensioni delle città e dell’abbandono di alcune di esse. E’ in ogni caso significativo riscontrare l’uso di materiali deperibili anche in ambito urbano.