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6.2.1 – Nogara

Il villaggio medievale di Nogara costituisce uno dei più fortunati ritrovamenti di insediamenti medievali dell’ultimo decennio. Uno scavo dell’Università di Verona ha messo in luce un insediamento databile tra gli inizi del IX secolo e la fine del X secolo.

Il terreno umido ha consentito la conservazione di numerosi elementi lignei con la conseguente individuazione dei processi costruttivi ivi messi in atto, di cui si da brevemente atto di seguito. In una prima fase, databile alla prima metà del IX secolo, gli abitanti della zona provvidero ad un intervento di consolidamento del suolo effettuato tramite il posizionamento di casserature in legno costituite da travi sovrapposte ad incastro perpendicolarmente.

A questo intervento segue la vera e propria fase di insediamento databile dalla fine del primo quarto del IX secolo alla seconda metà del X secolo d.C.. Sono stati individuati quattro edifici con funzione abitativa contraddistinti da una struttura a pali portanti infissi nel terreno e pareti lignee impostate su dormienti verticali. La superficie totale di tali abitazioni si attestava intorno ai 60 mq. I piani d’uso erano caratterizzati da una stesura di limi e argille depurate.

Il caso di Nogara costituisce anche un terreno di indagine privilegiata per lo studio della tecnologia di costruzione lignea: è stata messa in luce infatti la differenza di lavorazione tra le operazioni di bonifica del terreno e gli edifici. Nel primo caso il processo di lavorazione e la qualità della stessa sembrano essere migliori e più complessi, in quanto è stato necessario effettuare dei tagli, con una progettualità e dei processi di lavorazione avanzati. Nel secondo caso invece gli elementi lignei sembrano meno elaborati e più rozzi. Fabio Saggioro, che ha diretto lo scavo, ha ipotizzato la presenza di maestranze specializzate per la prima fase, forse itineranti e richiamate da un potere locale, mentre per la seconda si tratterebbe di costruzione diretta da parte degli abitanti dell’insediamento, dei quali è stata appurata l’appartenenza ad un ceto medio-basso, grazie al rinvenimento di alcuni indicatori357.

6.2. 2 Bovolone

In un’ansa del fiume Menago, uno scavo dell’università di Verona all’inizio degli anni 2000 ha messo in luce un abitato medievale su un sito già occupato in epoca protostorica. Sono stati aperti diversi saggi di scavo dove, tra gli altri elementi, tra cui un pozzo con camicia lignea, sono stati rinvenuti anche alcuni edifici con elementi lignei.

Nell’ Area T è stata messa in luce una struttura con base in muratura e alzato ligneo di circa 105/115 mq divisa in due vani. La muratura, spessa in media 66 cm era in ciottoli. All’interno sono

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state rinvenute numerose buche di palo con ogni probabilità relative alle coperture ed in connessione con montanti verticali che insistevano sulla muratura. La muratura è infatti caratterizzata da ispessimenti di circa cm 20, alcuni a forma di lesena che sembrano funzionali ad ospitare elementi verticali portanti in legno. Una struttura di questo genere è stata rinvenuta a Montegrotto Terme, dove però non vi sono tracce di buche di palo e gli ispessimenti si trovano solamente agli angoli358.

Nelle Aree C-F-L-M sono state invece rivenuti diversi edifici databili tra IX e XIII secolo con superfici abitative comprese tra 20 e 50 mq circa. Avevano struttura a pali portanti con i pali angolari di dimensioni maggiori rispetto a quelli laterali che potevano essere di sostegno a pareti lignee inframezzati da travi correnti

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6.2.3 – Ferrara

Sito di San Romano359

Come già visto in alcuni casi brevemente presentati nel Capitolo 5 Ferrara è stata teatro di eccezionali scoperte nel campo dell’edilizia altomedievale, grazie alle condizioni di umidità del terreno che hanno consentito di conservare alcune strutture lignee.

Il sito di San Romano fu uno dei primi ad essere scavato da un’equipe inglese all’inizio degli anni 80 su commissione dei Musei Civici di Ferrara. Ferrara come è noto è città di fondazione post – romana. La datazione entro cui è compreso il sito conferma questo dato: non vi sono infatti ritrovamenti di ceramiche tardo antiche e le prime fasi dovrebbero essere databili post 600 d.C. Il sito fu in uso almeno a fino alla fine del XIV secolo a cui si data un’abitazione in muratura.

Ripercorriamo qui le evidenze rilevate.

Fase I – Strutture 1 e 2

Si tratta di due edifici, secondo gli scavatori interpretabili come officine di carpentieri, eretti con struttura a pali portanti con pali del diametro di circa cm 30 e impiantati ad una profondità di circa cm 50. Tra i pali angolari erano posti piccoli paletti, che costituivano le pareti. Il ritrovamento di grandi quantità di paletti soprattutto nella struttura 2 ha portato a supporre che si trattasse di una bottega dove si praticava la lavorazione del legno, forse funzionale alla costruzione degli edifici successivi.

Fase II – Edificio 3

Un insieme di allineamenti di buchi di palo è stato interpretato come Edificio. I pali più larghi avevano un diametro compreso tra i 43 ed i 48 cm (lato N) mentre altri erano infissi nel terreno fino a 70 cm con un diamentro di 25 cm. Un dato interressante è che sia i pali dell’edificio sia le coperture di alcune cloache mostrano dei sistemi piuttosto rudimentali: gli elementi non sono squadrati (tranne un palo e il livello inferiore della copertura delle cloache) e in alcuni casi neanche scortecciati, e non sono stati rivenuti sistemi di giuntura tra un elemento e l’altro. E’ possibile ricostruire le caratteristiche dell’elevato grazie a vari frammenti di assi larghe 20cm e spesse 5 cm, sovrapposte con giunti tenone mortasa in modo da far scivolare in basso l’acqua. Forse si trattava di un rivestimento esterno.

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Fig. 59 – Edificio 3 (da GADD,WARD PERKINS 1991)

Fase III – Edifici 4, 8, 11 e 13.

Un incendio distrusse l’edificio 3. In una fase successiva in un’area ad esso adiacente fu costruita un’abitazione che ebbe diverse fasi, contraddistinte da diverse pavimentazioni interne, durante le quali i perimetrali furono sostanzialmente conservati in posto. Il tutto fu però obliterato dalla costruzione di un edificio in muratura con lo stesso perimetro (edificio 15). Dei perimetrali delle case 4,8,11 e 13, sopravvissero solamente le murature N della casa 13. Le travi correnti di questo sito sono già state prese in considerazione ad esplicazione delle murature del gruppo tecnologico AM_3.

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Corso Porta Reno

Un altro importante scavo curato dalla locale soprintendenza è stato effettuato in un area molto prossima a quella sopra presentata. In Corso di Porta Reno è stato analizzato un deposito stratigrafico frequentato dal X al XII secolo d.C.. Sono state messe in luce diverse abitazioni interamente lignee per diversi periodi di frequentazione.

Periodo II, fase 2 (prima metà dell’XI secolo)

Strutture 1 e 4: parzialmente conservate, avevano perimetrali su trave orizzontale in fossa di fondazione con inzeppature con frammenti laterizi. Pali portanti erano inseriti tra una trave e l’altra e agli angoli, inseriti nel terreno in profondità e con un diametro intorno ai 25 cm. La trave presentava una scanalatura longitudinale larga 5/6 cm volta ad ospitare assi per pareti interamente lignee

Struttura 4: interpretata come vano di servizio aveva perimetrali costituiti da assicelle verticali associate a piccoli pali con diametro compreso tra i 9 cm e i 15 cm, che sono state interpretate come ossatura di un muro a graticcio con rivestimento in argilla.

Periodo III, (seconda metà XI – metà XII secolo)

Strutture 5 e 6: avevano perimetrali delimitati da pali portanti con diametro compreso tra i 40 ed i 50 cm, sono state interpretate come tettoia. I lati erano costituiti da file di piccoli paletti ancora rivestiti della corteccia.

Edifico 7: edificio che subisce alcune modifiche nel corso della sua vita che perdura per tutto il periodo III.

In una prima fase i perimetrali sono costituiti da pali angolari intervallati con pareti costruite con diverse tecniche: a N tavole in pioppo associate a paletti, a E paletti di diametro compreso tra i 4 e i 5 cm, forse predisposti per sostenere una parete in argilla, a S assi alternati a paletti non scortecciati. Uno dei pali rinvenuti era sicuramente di reimpiego.

Nella fase successiva nelle parete W, S, vengono poste travi orizzontali, di cui non sono chiari i modi di connessione ai pali verticali360.

Struttura 8: conservata solo per il lato meridionale presenta perimetrali costituiti da travi orizzontali alternate a pali verticali. A questa armatura erano appoggiate otto tavole verticali incastrate tra loro. Di questa parete si sono conservati i sistemi di incastro: ogni asse era assottigliata sia nel lato a contatto con la fossa di fondazione, sia nel lato a contatto con l’asse successiva. Sul lato opposto vi era una scanalatura che consentiva l’incastro tra le tavole. Le superfici delle tavole erano maggiormente raffinate sul lato interno dell’edificio.

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Fig. 61 – Struttura 8. Si noti sulla destra la connessione tra i vari elementi che costituiscono le pareti del lato S

Le strutture lignee rinvenute nella città di Ferrara consentono di affermare l’introduzione di diverse tecniche di edificazione lignea. In generale, sia presso San Romano che presso Corso porta Reno, le prime fasi databili al X secolo presentano strutture riconducibili al gruppo AM 2, su pali portanti senza altri accorgimenti particolari. Stando alla cronologia di corso Porta Reno nell’XI vengono introdotte le travi orizzontali alternate a pali verticali del tipo AM 2.1, mentre l’unico edificio che con ogni certezza presentava una struttura a telaio (edificio 13, San Romano) era in funzione fino alla fine del XIII secolo. Sembrerebbe quindi un percorso di evoluzione che culmina nell’introduzione della trave corrente con funzione portante. In realtà in tutte le strutture prese in esame, le modalità di costruzione messe in atto sono molto varie e coesistono anche nello stesso edifico (ad es. nella struttura 7.2 di Corso Porta Reno). Anche i gradi di lavorazione degli elementi vanno dall’uso di pali neanche scortecciati a sistemi di interconnessione tra assi, anch’essi presenti nello stesso edifico (edificio 3, San Romano). Questa varietà consente di verificare che anche i costruttori delle abitazioni precedenti a quelle su trave corrente avevano cognizioni tecniche sufficienti a costruire delle pareti ad incastro e a far interagire pali portanti con travi che sostenevano le pareti. E’ possibile che tali cognizioni fossero sufficienti a costruire un edificio come il 13 di San Romano? Il tema sarà approfondito nel capitolo conclusivo. Resta comunque poco chiaro quale fattore portasse alla scelta di una determinata tecnica.

Un altro problema messo in evidenza a Ferrara è il passaggio all’edilizia in materiali durevoli che, secondo gli scavatori, sembrerebbe avvenire tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV,

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fenomeno che apparrebbe suffragato anche dalle fonti scritte361. Non è detto però stando a quanto messo in luce con l’analisi delle fonti successive effettuata nel Capitolo II che questo passaggio fosse per forza definitivo, in quanto molte immagini testimoniano un paesaggio misto tra case in legno e palazzi in pietra ancora nel XVII secolo (cfr. supra fig. 1).