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I. 1.4.2.3 La tomba di Victor e Marie Gamél: un monumento di rilievo storico culturale

I.2.3 Altri luogh

Firenze e Roma, dunque, e soprattutto Roma, rappresentano le due città italiane di Marie Gamél, i luoghi in cui ella più spesso soggiorna e ritorna, usufruendo delle biblioteche, partecipando alla vita culturale e seguendo con interesse i risvolti della vita politica e culturale italiana.

Tuttavia, Marie viaggia anche verso altri luoghi, verosimilmente quei luoghi che, dopo l’Unificazione italiana, vengono scoperti non solo dai viaggiatori stranieri, ma dagli stessi italiani, intesi qui ancora quali individui appartenenti ad una stessa identità geografica. Non escludendo, dunque, le tappe che il Grand Tour prevedeva, Firenze e Roma, Napoli e la Sicilia, in primo luogo, e poi Taormina, Messina, Castrogiovanni, Marie sceglie di esplorare luoghi ai margini della geografia ufficiale, quali la Sardegna, che rappresenta certamente il suo più grande contributo alla letteratura danese del viaggio in Italia, ora intesa quale entità politica.

5”, il che significa che l’autrice aveva consultato (o preso in prestito) la lioteca tendeva a possedere di una stessa opera il maggior numero possibile di copie, e pertaquinta copia dello stesso volume: contrariamente, infatti, a quanto accade oggi, una stessa bibnto, la presenza di 5 copie della stessa opera denota che si trattava di un libro molto richiesto. Ringrazio la Dott.ssa Caterina Del Vivo per le preziose informazioni a riguardo.

499 A titolo di esempio: nelle liste redatte ai primordi della presente ricerca ai fini della ricerca condotta presso l’Archivio Storico del Gabinetto Scientifico Letterario “G. P. Vieusseux”, i cui risultati si sono testé presentati, non compaiono i nomi di autori quali Luciano Zuccoli e Clarice Tartùfari, cui Marie Gamél si dedica tra il 1925 e il 1926, in quanto chi scrive è giunto alla conoscenza di queste traduzioni in un periodo successivo alla ricerca stessa.

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Il primo contatto di Marie Gamél Holten con l’Italia sembra avvenire a Taormina. Cospicua era la colonia dei Danesi in città, come dimostra il caso analogo di Marie Helms, e nei primi anni del 1900 (1901-1909?), del pittore danese P. S. Krøyer, presente in città con la moglie Marie Triebke.500

Nel 1919, inoltre, il viaggio di gruppo organizzato dal «Berlingske Politiske og Avertissements-Tidende» aveva toccato, accanto agli itinerari già noti, luoghi meno noti: con Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Genova, anche Bellagio, Porlezza, Gardone Riviera, località che lega parte della sua fama a Villa Cargnacco, il futuro Vittoriale degli Italiani, all’epoca dimora dello storico dell’arte tedesco e scrittore di cose italiane Henry Thode (1857-1920), professore di Storia dell’Arte all’Università di Heidelberg e sposo in seconde nozze di Hertha Tegner (1884-1949), violinista e figlia di un magistrato di Copenaghen.501 È probabile che la tappa di Gardone sia stata decisa dalla redazione del quotidiano danese in ragione della presenza di Thode, che godeva di fama quale cultore di arte italiana, e della consorte.502

Altri luoghi italiani frequentati da Marie Gamél sono quelli che emergono principalmente dai paratesti della sua produzione letteraria e dalle indicazioni del luogo di stesura nella corrispondenza, o i nomi di località da cui vengono inviate le lettere, quali Villa

Mura a Capri, già celebre stazione climatica, e ancora Villa Bagnolo di Rifredo, località in

cui sorgeva la stazione climatica Appennino Mugellese del Bagnolo, gestita dal prof. George Bertlett Begg e ritratta su numerose cartoline dell’epoca.503

In relazione ad Amalfi, luogo cui è dedicata la cronaca letteraria Appassionata, non esistono allo stato attuale prove di un avvenuto soggiorno da parte della nostra autrice. Sebbene, infatti, all’interno di questo scritto creativo a tematica storico-letteraria si faccia menzione di un monastero, uno dei numerosi della zona, non pare esso possa identificarsi

500 Maria Gamel n. Holten, P. S. Krøyer e il Caffè Nuovo, cit.

501 Il professor Thode si spense a Copenaghen nel 1920: si veda Luca Delpozzo, Henry Thode, elesse

Gardone paese dell’anima, in «Garda Notizie», Notiziario del Lago di Garda, 11 marzo 2017, URL

http://www.gardanotizie.it/henry-thode-elesse-gardone-paese-dellanima/ (ultimo accesso 03.02.2018); Hans Tietze, voce Thode, Henry, in EITO, cit., URL http://www.treccani.it/enciclopedia/henry-thode/ (ultimo accesso 03.02.2018). Thode fu autore di monografie artistiche e di novelle sull’arte italiana (Kunstnovellen): cfr. Silvia Urbini, Somnii

explanatio. Novelle sull’arte italiana di Henry Thode. Traduzioni di Paola Sofia Baghini, Viella

Editore, Roma 2010.

502 Su Henry Thode in relazione alla produzione letteraria della nostra autrice, si veda in particolare

infra, pp. 486ss.

503 Su Villa Mura, luogo su cui non si sono reperite notizie storiche, si veda James Money, Capri:

Island of Pleasure, Hamish Hamilton, London 1986. Sulla stazione Appennino Mugellese, cfr. Maria

Grazia Scarpelli, Giovanni Manco (a cura di), Rifredo. Storia di una comunità dell’Alto Mugello nel

XX secolo, A&G Photo Edizioni, Imola 2006. Ringrazio vivamente il signor Sergio Moncelli e, nella

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con San Cataldo, il monastero benedettino riscoperto nei primi anni del Novecento dal viaggiatore danese Carl Wiinstedt (1875-1932), e da lui nel 1909 acquistato per farne un luogo di riposo e studio per ricercatori e artisti danesi, nonché per tutti gli altri “lavoratori dello spirito”.504

La Società Amici di San Cataldo (Foreningen San Cataldos Venner), istituita nell’aprile del 1924 da Wiinstedt in collaborazione col medico Niels Thorkild Rovsing, metteva a disposizione di studiosi e ricercatori danesi borse di studio, permettendo inoltre ai Soci dell’Associazione di risiedere per alcuni periodi nel monastero a prezzi vantaggiosi.505

La tappa a Porlezza e Bellagio rientrava invece nel canonico itinerario del

Grand Tour; infatti, come scrive Attilio Brilli, “il fascino del Lario, in particolare, deriva

dalla coesistenza di scenari nordici, gelidi, alpestri, dirupati, cupi e ombrosi sino al limitare delle acque, con un’atmosfera, un clima e una serie di primi piani di luminosità intensa e dalla vegetazione mediterranea”.506

Vallombrosa, Camaldoli, La Verna sorgevano invece su quella “via dei santuari che da Firenze portava nel cuore dell’Appennino toscano”, uno degli itinerari canonici e più amati del Grand Tour; proprio a Vallombrosa, luogo in cui, già a partire dalla fine del Settecento, era concesso ai pittori stranieri (uomini) di alloggiare nelle celle del convento prolungando, se necessario, il loro soggiorno, era nato questo itinerario, fondamentale nella formazione del mito del paesaggio toscano.507

Anche in relazione a Perugia, città cui Marie Gamél Holten dedica la cronaca storico-letteraria La Guerra del Sale a Perugia, non esistono attualmente prove che attestino la storicità di uno o più possibili soggiorni. L’interesse dei viaggiatori per la città, cui “il Medioevo è consustanziale”, era certo dovuto alla frequentazione della stessa nel primo Ottocento da parte dei Puristi e dei Nazareni della colonia tedesca, cui seguono nel primo Ottocento i Preraffaelliti inglesi e altri artisti americani; soprattutto, Perugia forniva l’occasione di calarsi fisicamente nella storia medievale, e proprio questo doveva aver

504 Cfr. San Cataldo Historie, in San Cataldo, URL http://www.sancataldo.dk/index.php?id=42 (ultimo accesso 03.02.2018); sulla figura del suo fondatore cfr. Claus Bech, voce Wiinstedt, Carl in

DSD, cit., URL

http://denstoredanske.dk/Dansk_Biografisk_Leksikon/Samfund,_jura_og_politik/Ideologi_og_livsan skuelse/Legatstifter/Carl_Johan_Wiinstedt (ultimo accesso 03.02.2018).

505 Cfr. San Cataldo Historie, cit.; si vedano inoltre Bente Lange, Marianne Pade, Lene Waage Petersen, Kurt Villads Jensen, Jens Markus Lindhe (udg.), San Cataldo, et adeligt nonnekloster på

Amalfikysten, Billedkunstskolernes Forlag Syddansk Universitet, Odense 2013. Oggi San Cataldo è

di proprietà del Consiglio di Ricerca Danese per le Scienze Naturali.

506 Attilio Brilli, Il Grand Tour. Storia di una grande tradizione culturale, cit., p. 244. 507 Ibid., p. 238.

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destato l’interesse di Marie Gamél, appassionata di antichità centroitaliche, specialmente medievali, nonché cultrice di storia del papato.508

Grottaferrata, luogo che anche Henry James descrive nel suo viaggio italiano, era citata nelle guide turistiche del tempo per la celebre abbazia, custode di affreschi del Domenichino e di un quadro di Annibale Carracci; la nostra autrice ne racconta la storia a partire dal momento della sua fondazione da parte di San Nilo.509

La visita alla città di Rimini, se avvenuta, doveva essere cagionata principalmente dal Tempio Malatestiano, trionfo dell’arte di Piero della Francesca. Poiché Marie Gamél legge il libro di Battaglini nel 1923, è probabile che ella sia giunta a questo soggetto per il tramite di quel libro, oppure perché la storia dei Malatesta si intreccia con quella di un altro luogo da lei frequentato, l’Impruneta, legato al culto mariano appenninico e ai Medici, nonché alla storia del papato che Marie Gamél Holten legge in primo luogo da Pastor, cogliendone i ricchissimi riferimenti ai diversi pontificati e alle figure storiche dei papi, che pure percorrono come un filo rosso una cospicua parte della sua produzione letteraria, specialmente, come è ovvio, gli scritti a tematica medievale, e soprattutto il saggio storico-letterario Voci dal passato. Le statue parlanti.510

508 Attilio Brilli, Il Grand Tour. Storia di una grande tradizione culturale, cit., p. 218. Ricerche presso l’Archivio Storico della Regia Università per Stranieri di Perugia, promosse da chi scrive e condotte per sua generosa iniziativa dall’archivista Dr. Gustavo Rella, hanno avuto esito negativo. Si è inoltre contattata la Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, nella persona del Presidente, la Dott.ssa Paola Monacchia, senza esiti significativi in relazione alla presente ricerca, che pure esige che la dott.ssa Monacchia si dichiarata priva di responsabilità in merito alle affermazioni qui riportate, amputabili a chi scrive. Ancora in riferimento a Perugia, si è contattata la Biblioteca Comunale Augusta di Perugia. Nell’Archivio Storico di questa Istituzione, infatti, sono conservati i faldoni risalenti al periodo compreso tra il 1915 e il 1935, contenenti, tra gli altri, la corrispondenza del direttore con studiosi e ricercatori di ogni parte d'Europa (e anche del mondo): tuttavia essi non hanno restituito tracce di Marie Gamél Holten, né per quanto concerne eventuali richieste di informazioni bibliografiche né in relazione alle risposte inviate. I Registri dei Lettori e dei

Frequentatori, secondo quanto comunicatomi dall’archivista dott.ssa Serena Innamorati, che si è

offerta gentilmente di condurre le ricerche in vece di chi scrive, così come le Schede relative ai

manoscritti e alle persone che li hanno consultati conservati, sono tutti successivi alla data del 1935:

si libera qui la dott.ssa Innamorati di ogni responsabilità per eventuali lacune della ricerca nonché per le affermazioni qui riportate, attribuibili unicamente a chi scrive.

509 Si veda ad esempio La Nuova Guida del Viaggiatore In Italia compilata per cura di Giovanni

Berri, Parte Seconda, Italia Meridionale et Insulare, Editore Francesco Pagnoni, Milano, Napoli

1876, p. 80. Una possibile fonte della storia poteva essere, ad esempio, l’opera Cenni Storici della

Badia di S. Maria di Grottaferrata descritti da D. Cesario Mencacci Monaco Basiliano, Tipografia

Salviucci, Roma 1875. Lo scrittore americano Henry James soggiornò a più riprese in Italia in un periodo compreso tra il 1872 e il 1909, e fu autore del libro Ore italiane (1909): cfr. Italian Hours by

Henry James. With Illustrations in Color by Joseph Pennell, Houghton Mifflin Company, Boston and

New York 1909: per Grottaferrata (in James “Grotta Ferrata”), cfr. ibid., pp. 255ss.

510 Una fonte della monografia malatestiana poteva essere stata l’opera Rimini, città dei

Malatesta, uscita nel 1926 per la collana «Le Cento Città d’Italia Illustrate», a cura di Ottorino

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Sulla sosta napoletana, o sul (lungo) soggiorno dell’autrice nella città di Partenope, non possiamo che azzardare ipotesi: poiché esso cade nel 1923, anno in cui Marie Gamél Holten pubblica lo scritto archeologico Artemide di Ariccia (cronologicamente ‘vicino’ ad Appassionata e Grottaferrata), nonché anno della fondazione del monastero amalfitano di San Cataldo (vedi supra), è probabile che ella sia giunta a Napoli dopo la visita ai Castelli Romani, e presumibilmente per visitare il Museo Archeologico Nazionale. Poiché i Danesi frequentavano specialmente la zona di costa campana compresa tra Ravello e Scala, è probabile che ella abbia raggiunto San Cataldo e visitato Amalfi, e da lì Napoli.

In generale, dunque, sembra per Marie Gamél valere quanto Attilio Brilli afferma in relazione ai ‘nuovi’ viaggiatori lariani:

“Quanto più il viaggiatore sente incalzare l’avvento del turismo, tanto più tende ad acuire la propria sensibilità, quasi a volere mantenere intatta una reattività soggettiva e orgogliosamente elitaria agli stimoli di un mondo dagli incanti struggenti […] L’altro atteggiamento che distingue il viaggiatore contemporaneo è la tendenza a effettuare un viaggio nel viaggio, a dedicarsi a una lettura mediata dei luoghi e delle storie attraverso le pagine dei viaggiatori che quegli stessi luoghi hanno visitato e descritto prima di lui. A ben vedere è questo un modo consapevole e colto di affinare lo sguardo e naturalmente di moltiplicare le proprie percezioni. Si tratta di un gesto che gli consente per altro di confrontare, a ogni passo, scenari del passato e realtà contingenti, suggestioni di ieri e fragori di oggi.”511

Queste considerazioni ci inducono a rilevare come all’interno della produzione holteniana a tematica italiana, le riflessioni dell’autrice relative ai flussi turistici siano sempre velate di amarezza, cui si aggiunge il dispiacere di non poter usufruire di uno spazio tutto per sé: questo si evince ad esempio nel Casentino, un luogo che, proprio perché di difficile accessibilità, appare al di fuori delle rotte turistiche tradizionali, sebbene la nostra autrice lo percorra passo per passo, visitandolo insino nella sua più remota e piccolo pieve.512

Sui soggiorni holteniani testè nominati, non esistono realia: essi ci sono restituiti dalla stessa poligrafia holteniana. Forse in ragione di questo vuoto, cui con questa ricerca si è

famiglia dei Malatesta, si veda in particolare lo scritto creativo holteniano Il sogno di Oreste, riportato in ASE: cfr. Maria Gamel n. Holten, Il sogno di Oreste, cit. Lo scritto Voci dal

passato. Le statue parlanti tematizza infatti le vicende delle statue parlanti di Roma, strumento

per mezzo del quale il popolo ‘dialogava’ con il potere papale: cfr. Marie Gamel, Voci dal

passato. Le statue parlanti, in «Tilskueren», luglio-dicembre 1929, pp. 185-192.

511 Attilio Brilli, Il Grand Tour. Storia di una grande tradizione culturale, cit., p. 246.

512 Maria Gamel n. Holten, I conti Guidi in Casentino, in «Nordisk Tidskrift för Vetenskap, Konst och Industri» 1919, pp. 9-23 cit., in particolare p. 10.

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tentato, ove possibile, di porre rimedio, è lecito pensare che le impressioni di viaggio dell’autrice siano state non solo viaggi letterari e reali, o viaggi reali e letterari, ma, almeno in alcuni casi, esclusivamente viaggi letterari. Marie Gamél, viaggiatrice moderna, viaggia in luoghi nuovi, senza cessare di visitare quelli che una tradizione letteraria plurisecolare e prestigiosa le indicava. In questa continuità col passato, l’autrice porta un suo contributo originale al panorama letterario danese sull’Italia: la “scoperta” sentimentale della Sardegna.513