• Non ci sono risultati.

Era stato il conte Frederik Marcus Knuth (1813-1856), Ministro degli Esteri danese nel 1848, a iniziare tra il 1841 e il 1843 la costruzione del porto di Bandholm, un luogo che fungeva sia da centro di smistamento dei prodotti raccolti all’interno della contea,

111 Marie Gamél n. Holten, Dalla riserva boschiva di Mårum, cit., pp. 112 Odd Steenberg, Forstråd Nicolai Holten Slægt, cit., p. 24.

52

sia come cantiere navale che come fonderia.114 Quando, nel 1843, il Re Cristiano VIII aveva visitato la contea, era rimasto colpito dalla bellezza del lavoro di escavo e dalla costruzione della dogana, che per suo volere doveva sorgere proprio di fianco al porto.115 Il conte era stato capace di fare di “Knuthenborg un luogo di incontro di alcuni tra i più grandi spiriti artistici e uomini di scienza del tempo”.116 Bandholm, piccolo insediamento di contadini destinato a diventare un importante snodo commerciale, costituiva con Østofte, la città in cui sorgeva la chiesa madre, un’unica diocesi (Dobbeltsognet) estesa su un territorio di 4730 ettari, coperto per un quarto di boschi e abitato negli anni Ottanta dell’Ottocento da 1874 persone.117 Inoltre, la zona era di grande valore archeologico perché abitata sin dall’età del bronzo: oltre a querce millenarie, come la famosa Quercia ritta (Den rankstammede Eg), alta più di 30 metri, vi si trovavano quei monumenti funebri risalenti all’Età della Pietra noti come Jættestuerne, letteralmente le Tombe dei Giganti, simili nel nome, non nella sostanza, a quelle della Sardegna, terra che l’autrice avrebbe visitato in età matura.118

La vita della cittadina di Bandholm era dunque legata alla diocesi di Østofte e soprattutto a Knuthenborg, la contea che dall 1681 apparteneva ai conti Knuth.119

Negli anni ’40, circa 15 anni prima della nascita della nostra autrice, il conte Markus Frederik Knuth (1813-1856), dal 1849 Ministro della Guerra per gli Affari Esteri, aveva dato inizio alla costruzione del porto: a lavori ultimati, la città era costituita da una

114 Si veda la voce Ejerhistorie in Knuthenborg Ejerhistorie, URL http://danskeherregaarde.dk/manorholder/k/knuthenborg/ejerhistorie.aspx (ultimo accesso 04.06.2017).

115 Cfr. Kurt Sørensen, Historien om et udskrivningsted ved smålandshavet for Maribo by og

Knuthenborg gods, Klæbel 2002, p. 8.

116 Cfr. Ibid. Si veda inoltre C. St. A. Bille, voce Fred. Marc. Knuth in DBL1, vol IX (Jyde-

Køtschau), Kjøbenhavn 1895, pp. 300-303.

117 C. C. Haugner, Lolland VIII. Maribo og Fejo Birker (Fuglse Herred Nordre Del), Tidende’s Forlag og tryk, Narkov 1942, p. 162; per la chiesa di Østofte, specie in relazione al motivo letterario, tipicamente holteniano, dell’affresco ricoperto di stucco e riscoperto, si veda infra, in particolare pp. 55-56, n. 126.

118 Ibid., p. 161ss. Nel 1861 ebbe luogo a Østofte un importante ritrovamento, un anello d’oro del valore di 14 rigsdaler: cfr. ibid. p. 162. Le tombe dei giganti qui nominate non hanno nulla a che vedere con quelle sarde: esse risalgono al 3200 a.C. (Neolitico), un periodo in cui in Sardegna si diffondono le domus de janas, e presentano una struttura a tumulo, differente dalle sarde. Ne L’Isola

Sconosciuta, comunque, Marie Gamél Holten non nomina le domus de janas, bensì i nuraghi: cfr.

Marie Gamel n. Holten, L’Isola Sconosciuta, cit., pp. 75-94, in particolare pp. 75-77 (a p. 77, è riportata una fotografia, tratta verosimilmente da una cartolina d’epoca, che rappresenta un nuraghe e due uomini in costume sardo, in posa davanti al monumento nuragico). Questi nuraghi sono paragonati dall’autrice ai brochs scozzesi, presumibilmente da lei visti nel nord ella Scozia, o più precisamente, come indica chiaramente la stessa autrice, nelle Isole Ebridi: ibid., p. 76.

119 Si vedano Tommy P. Christensen, Bodil Hammer, voce Knuthenborg in DSD, cit., URL http://denstoredanske.dk/Danmarks_geografi_og_historie/Danmarks_geografi/Danske_slotte_og_her reg%C3%A5rde/Knuthenborg (ultimo accesso 18.11.2017).

53

quarantina di piccole case e abitata da circa 150 persone.120 Bandolm era inoltre ben collegata alla capitale dalla tratta a vapore København-Bandholm-Flensborg, inaugurata nel 1845 ancora per volere del conte. Colpita nel 1850 da un’epidemia di colera, la cittadina si riprese nel giro di pochi mesi grazie all’intervento di un giovane medico copenaghense, cui a Bandholm oggi è dedicata una strada in ricordo.121 Nel 1856, anno della precoce morte del conte Markus Frederik, compianto dalla Danimarca tutta, e un anno dopo la nascita della nostra autrice, Knuthenborg fu ereditata dal figlio del conte, Eggert Christopher Knuth (1838-1874), il quale amava non solo “inscenare se stesso come un aristocratico inglese, ma aveva anche fatto costruire un parco conformemente ai principi dell’arte del giardino inglese, in voga negli anni ’60 del secolo”.122 Egli fece abbattere le costruzioni mai terminate del padre, dando vita a quello che ancora oggi è considerato uno dei parchi giardino più pittoreschi della Scandinavia, il parco di Knuthenborg (Knuthenborg Park), rimaneggiato nel senso del pittoresco inglese dall’architetto dei giardini inglese Edward Milner (1819-1884), venuto appositamente in Danimarca da Londra.123

120 Le date relative alla costruzione differiscono a seconda delle fonti: una delle nostre principali, il libro Lolland VIII a cura di C. C. Haugner, riporta la data 1840, laddove il DBL1, alla voce Knuth,

Frederik Markus riporta le date 1841-1843: cfr. rispettivamente C. C. Haugner, Lolland VIII, cit., p.

281 e C. S. A. Bille (Carl Steen Andersen Bille), voce Knuth, Frederik Markus in DBL1, cit., pp. 300-

303, qui rispettivamente p. 302. e p. 301; nel 1853, il conte aveva intrapreso un lungo viaggio in Italia: cfr. ibid. p. 302.

121 Cfr. Lolland VIII, cit., pp. 226-227.

122 Bente Scavenius, Danmarks dejligste haver: en lystvandring. Fotos af Hans Ole Madsen, Gyldendal, København 2008, pp. 309-324 (Knuthenborg), qui p. 312.

123 Milner era stato attivo nella tenuta di Chatsworth, appartenente al Duca di Devonshire, e allievo del capo giardiniere dei duchi, Joseph Paxton. Dopo un periodo di apprendistato di Milner in Francia, Paxton lo aveva nominato proprio aiutante e sovrintendente a progetti quale il Crystal Palace a Penge Park, nel Sydenham, poi esposto all’Esposizione Universale di Londra nel 1851 cfr. The Museum of

English Rural Life/Milner White Collection, in University of Reading, URL https://www.reading.ac.uk/merl/collections/Archives_A_to_Z/merl-AR_MW.aspx (ultimo accesso 18.11.2017); cfr. inoltre Bente Scavenius, Danmarks dejligste haver: en lystvandring, cit., p. 313; sulla risistemazione di Knuthenborg secondo i dettami del pittoresco inglese si veda ancora la voce

Bygninger in Knuthenborg Ejerhistorie, cit., URL

54

Figura 2. Bandholmgaard presso Maribo in un'immagine del 1820 © Det Kongelige Bibliotek

Inoltre, il conte cominciò la costruzione di numerose abitazioni per i molti funzionari della tenuta, tra i quali la skovridergaard ancora oggi visibile all’interno del parco, che non deve essere confusa con la dimora dello skovrider Nicolai Holten, e dell’autrice bambina, oggi non più esistente.124

124 Presumibilmente perché abbattuta dalla furia innovatrice del conte Eggert Knuth: si veda Holten

sommerudflugt lørdag den 27. august 2016 URL

http://www.vonholten.dk/uploads/1/2/5/1/12516002/holten_sommerudflugt_l%C3%B8rdag_den_27. pdf (04.06.2017), e la voce Bygninger in Knuthenborg Ejerhistorie, cit., URL http://www.danskeherregaarde.dk/manorholder/k/knuthenborg/bygninger.aspx (ultimo accesso 25.01.2018), ove si legge che la casa oggi nota come Skovridergaard fu costruita tra il 1865 e il 1870. Ora, è certo che Nicolai Holten prese servizio a Mårum in Selandia il 28 agosto 1865, e che mantenne l’incarico fino alla morte, avvenuta il 5 febbraio 1888: pertanto è da escludere con certezza che la nostra autrice abbia vissuto nella skovridergaard di Knuthenborg quale appare oggi: Gerda Moth Greve, Maarum oplevet i åren eefter 1860. Fra Maarum Skvoridergaard, cit., pp. 92-96; p. 93.

55

Figura 3. La chiesa di Østofte, Distretto di Fuglse, Contea di Maribo, luogo di battesimo dell’autrice, in un disegno originale di J. Kornerup © Nationalmuseet, Copenaghen

Quando Marie, nasce nel 1855, viene battezzata nella chiesa di Østofte, ancora oggi una delle più celebri tra le chiese della Lollandia, unica nella sua commistione di stili e nella sua unione di vecchio e nuovo.125 La chiesa, in stile romanico e costituita da una sola navata e da un coro, balzò agli onori della cronaca ancora nel 1915, quando sotto strati di intonaco di epoca barocca furono ritrovati i resti di splendidi affreschi risalenti all’epoca romanica: future motivo letterario holteniano, esso diviene un particolare cui l’autrice presta particolare attenzione durante la visita ad altre chiese italiane, come quella all’abbazia di Grottaferrata (1924).126

125 Al tempo della nascita dell’autrice la cittadina di Bandholm non aveva una sua chiesa, ed è per tale ragione che la famiglia dello skovrider Nicolai Holten dovette recarsi a Østofte per celebrare il battesimo della figlia. Sulla chiesa di Østofte, cfr. C. C. Haugner, Lolland VIII, cit., pp. 169-185. 126 Quando nel 1908 gli architetti e decoratori Hermann Baagøe Storck (meglio noto come H. B. Storck, 1839-1922) e Andreas Clemmensen (1852-1928) si accinsero a restaurare la chiesa di Østofte, scoprirono sotto uno spesso strato di intonaco l’esistenza di affreschi romanici: essi dovevano essere stati coperti al tempo dell’introduzione in Danimarca della Riforma, ostile alle immagini sacre: C. C. Haugner, Lolland VIII, cit., p. 174; Karin Kryger, voce H. B. Storck in DSD,

cit., URL

http://denstoredanske.dk/Kunst_og_kultur/Arkitektur/Danmark/Hermann_Baag%C3%B8e_Storck (ultimo accesso 18.11.2017); Karen Zahle, voce Andreas Clemmensen in DBL, Gyldendal 1979- 1984, URL http://denstoredanske.dk/Kunst_og_kultur/Arkitektur/Danmark/Andreas_Clemmensen (ultimo accesso 18.11.2017). L’operazione di ripristino degli affreschi romanici fu poco dopo finanziata dallo stato danese per il tramite del Nationalmuseet sotto la direzione del restauratore Eigil

56

All’interno della diocesi di Bandholm-Østofte, al momento della nascita dell’autrice, gli edifici più importanti erano rappresentati dalla Casa dei Poveri e dalla scuola, istituita nel 1814 e poi abbattuta nel 1842 per lasciare spazio a un nuovo edificio.127 Non sappiamo se Marie Gamél Holten abbia frequentato la scuola, ma è probabile che tale compito fosse, nel caso dei nobili, svolto all’interno della stessa famiglia e per mezzo della figura di un’istitutrice. Sebbene non si sia al momento fatta luce su questo aspetto, è certo che nel periodo di residenza della famiglia Holten a Knuthenborg fu il padre Nicolai a curare in prima persona l’educazione dei suoi figli maschi.128 Pertanto è lecito presumere che lo stesso sia avvenuto nel caso della figlia; oppure, più furtivamente, ella poteva aver avuto una formazione libera, seguendo cioè una vocazione che poteva trovare linfa nella biblioteca privata dello zio Carl come nella letteratura dei luoghi da lei abitati, in modi dunque non troppo dissimili da Grazia Deledda, una delle autrici da lei predilette; infine, ella poteva aver ricevuto l’educazione di un’istitutrice privata.129

Sebbene la contea sia un luogo fortemente antropizzato e vivo, è sicuramente la sua suggestiva natura a costituirne l’elemento preponderante. Non stupisce dunque che proprio negli anni prossimi alla nascita dell’autrice più di un pittore abbia tratto ispirazione da quel luogo, celebrato, in tempi più recenti rispetto alla nascita della nostra autrice, dallo scrittore Valdemar Rørdam (1872-1946), letterato noto al tempo per la sua produzione lirica,

Rothe (1868-1929), il quale può essere considerate l’inventore della prima pratica di conservazione degli affreschi autenticamente moderna: cfr. Henning Dehn-Nielsen, M. Mackeprang, voce Eigil

Rothe in DSD, cit., URL http://denstoredanske.dk/index.php?sideId=296634 (ultimo accesso

18.11.2017); si veda inoltre Isabelle Brajer, Eigil Rothe, an early twentieth century wall paintings

conservator in Denmark, in CeROArt (Online), 2/2008, URL https://ceroart.revues.org/426 (ultimo

accesso 18.11.2017). Rothe descrisse tale operazioni nello scritto Gli affreschi della chiesa di Østofte (Kalkmalerier i Østofte Kirke), «Lolland-Falsters Historiske Samfunds Aarbog 1915»: poiché nel suo articolo Grottaferrata la nostra autrice esprime un parere negativo riguardo alle coperture con malta cui furono sottoposti gli affreschi romanici originari, non già a causa della Riforma ma del gusto barocco allora imperante, è probabile che il fatto storico degli affreschi della chiesa di Østofte abbia agito sulla sua memoria poetica ispirandole il motivo letterario dell’ ‘affresco coperto’. Viceversa, la vicenda storica degli affreschi di Grottaferrata può aver evocato nell’autrice il ricordo degli affreschi della chiesa in cui era stata battezzata. Ancora una volta emerge qui in relazione a Marie Gamél Holten la connessione tra vicenda biografica e letteratura, esperienza reale e sua trascrizione letteraria, cioè la “partecipazione osservante” dell’Autrice, un aspetto che emerge compiutamente nel

Capitolo III; per la nozione di “partecipazione osservante”, si vedano le Conclusioni infra, pp. 554-

555, in particolare p. 555.

127 C. C. Haugner, Lolland VIII, cit., pp. 205-206. Era compito dei diaconi assicurare che i bambini ricevessero i rudimenti del cristianesimo e le prime conoscenze religiose, e dei vescovi quello di verificare l’attività dei primi durante le loro visite: ibid. p. 203.

128 Knuth Sørensen, Bandholm. Historien om et udskibningssted ved smålandshavet for Maribo by og

Knuthenborg gods, Klæbel 2002, p. 14.

129 A porre l’accento sull’educazione e la formazione di Grazia Deledda è la stessa Marie Gamél nella Prefazione alla traduzione danese del romanzo Dopo il Divorzio: cfr. Grazia Deledda, Efter

57

nonché figura controversa quanto discussa per la sua presunta adesione al nazismo, qui ricordato perché cantore della natura della Lollandia e del paesaggio di Bandholm, I luoghi in cui la nostra autrice trascorse i primi anni della sua vita; inoltre, la vicenda biografica di Rørdam si configura come simile a quella della nostra autrice.130

Infatti, come Marie Gamél, Rørdam bambino e fanciullo viaggia attraverso la Danimarca a seguito del padre, il reverendo Hans Christian Rørdam (1842-1924): in un percorso inverso a quello della nostra autrice, nel 1880 egli segue la famiglia dalla Selandia (Tureby) alla Lollandia (Holeby), divenendo il cantore dei luoghi in cui, trent’anni prima, la scrittrice era stata bambina: fu proprio durante i viaggi paterni che il poeta e futuro scrittore ebbe modo di acquisire dimestichezza con il linguaggio del bosco, cioè con quei tecnicismi quali i nomi di piante e fiori, che ritornano con precisione nella sua opera: un processo analogo è quello che caratterizza il percorso autoriale della nostra autrice, informando, specie nelle descrizioni naturali, la sua scrittura intrisa di tecnicismi e nomi tratti dal lessico della botanica.131 La præstegaard, la zona di pertinenza del parroco (casa o diocesi), centrale in Rørdam, svolge nella letteratura danese della seconda metà dell’Ottocento un ruolo

130 La vicenda di Valdemar Rørdam è nota, più che per gli aspetti eminentemente letterari, per il suo ‘sostegno’ alla politica estera di Adolf Hitler. Lo scrittore, stimato da Kaj Munk e Georg Brandes, aveva in una poesia del 1941, È così giunto il giorno che abbiamo tanto atteso (Så kom den Dag som

vi har ventet længe) plaudito all’invasione nazista della Russia, augurandosi che i Danesi

combattessero il bolscevismo al fianco dei Tedeschi. Egli era stato autore di un inno alla nazione, I

mille anni della Danimarca (Danmark i tusendår) e fu candidato al Premio Nobel per la Letteratura

nel 1938 e 1939. La figura di Rørdam ha dato di recente adito a una querelle letteraria, poiché oggetto della biografia Valdemar Rørdam. Cantore della nazione e traditore della patria (Valdemar

Rørdam. Nationalskjald og landforræder) a firma del redattore (1997-2005) dell’organo del Partito

Popolare Danese (Danske Folkeparti), il giornalista Søren Espersen. Espersen è stato accusato da una parte della stampa danese di aver trasformato lo scrittore nazionalista in un “puro eroe nazionale e martire”: in particolare Lars Handesten, giornalista del «Berlingske Tidende», afferma che Espersen attribuisce (e condivide con) Rørdam “un sentimento della nazione di tipo istintivo e strettamente legato al cristianesimo (I Espersens øjne er nationalfølelsen af instinktiv art og snævert for bundet

med kristendommen). A tale sentimento nazionalista, Handesten contrappone il sentimento per la

patria quale esso si incarna nella poesia Che dolce sorriso la costa danese (Hvor smiler fager den

danske kyst) di Johannes V. Jensen (1925), in cui manca sia la figura del sovrano che quella di Dio, e

protagoniste sono la storia e la natura della Danimarca: di tale sentimento si sono fatti cantori scrittori “amanti della propria patria”, quali il Premio Nobel (con Pontopiddan) per il 1917 Karl Gjellerup (1818-1919) e Nis Petersen (1897-1943): Lars Handesten, Den Danske Martyr, in «Berlingske Kultur» 28 novembre 2002, URL https://www.b.dk/kultur/den-danske-martyr (ultimo accesso 18.11.2017). Sulla celebrazione della costa e del paesaggio marino danese in relazione alla nostra autrice, si veda in particolare Marie Gamél, Quando l’erica fiorisce, analizzata nel Capitolo III del presente lavoro, in particolare infra, pp. 391ss. Su Valdemar Rørdam quale ‘cantore della Lollandia’, si veda almeno Anders Østergaard, voce Valdemar Rørdam in DSD, cit., URL http://denstoredanske.dk/Kunst_og_kultur/Litteratur/Dansk_litteratur/1900-

14/Valdemar_R%C3%B8rdam (ultimo accesso 18.11.2017: esempio di ritratto letterario).

131 Knuth Sørensen, Bandholm. Historien om et udskibningssted ved smålandshavet for Maribo by og

Knuthenborg gods, cit., p. 16. Su questo aspetto si richiama più diffusamente l’attenzione nel Capitolo III, in particolare pp. 528-535.

58

consimile e complementare a quello della skovridergaard, la zona (e casa) di pertinenza dell’agronomo forestale, lo skovrider. È soprattutto in Holeby. Una raccolta di poesie (Holeby. En Digtsamling) del 1940, che emerge il ruolo fondamentale svolto dal suggestivo paesaggio naturale sull’immaginario del poeta, determinante per la sua produzione lirica.132 Il ‘caso Rørdam’ diviene dunque esemplare di come l’infanzia, la fanciullezza, la vita di un individuo possano determinare, insieme ai luoghi, se non un destino almeno la produzione letteraria di un autore, orientandone la scelta dei temi e la sua posizione rispetto ad essi: il che deve essere ancora più vero se si tenga conto della sensibilità romantica del periodo, in cui è fondamentale il concetto di Stimmung.

Torniamo dunque ora alla famiglia dello skovrider Nicolai Holten. Sulle motivazioni della partenza da Knuthenborg fa luce ancora una volta Odd Steenberg, discendente dell’autrice attualmente scomparso, il quale ha rivolto un’attenzione particolare alla famiglia dello skovrider Holten e alla nostra autrice nel suo breve ritratto dal titolo

Marie Gamél che, insieme a una scelta di alcuni brani tratti dagli scritti della viaggiatrice,

costituisce il primo scritto biografico su Marie Gamél Holten.133 In un suo scritto dal titolo La famiglia di Nicolai Holten (Nicolai Holtens Slægt), Steenberg accenna ad alcune

divergenze sorte tra l’agronomo e il nuovo proprietario, l’anglofilo Eggert Christopher Knuth, in merito allo sfruttamento razionale dei boschi all’interno della tenuta: questi dissapori avrebbero portato alle dimissioni di Nicolai Holten, nominato il 25 agosto 1865 agronomo di corte presso il 6. Distretto Boschivo di Kronborg, nel bosco di Grib.134 Questo fatto avvenne dieci anni dopo la nascita della nostra autrice: un tempo sufficiente a che l’atmosfera prima vivace e mercantile di Knuthenborg, con la vita intellettuale e mondana che ruotava intorno alla figura dell’anglofilo conte, in seguito idilliaca e pittoresca per effetto della ricostruzione romantizzante di Eggert, potesse agire sul suo animo di bambina, segnando profondamente il suo immaginario e determinando la scelta di temi e motivi che è dato ritrovare in tutta la sua futura produzione letteraria e giornalistica.

L’idillio di Knuthenborg, luogo della prima infanzia, è solo il preludio a un mondo meno artificioso e altrettanto fiabesco: il luogo della fanciullezza, il bosco di Grib.

132 Valdemar Rørdam, Holeby. En Digtsamling, Gyldendal, København 1940.

133 Si veda Odd Steenberg, Marie Gamél, cit., p. 1; idem, Forstråd Nicolai Holtens Slægt, cit., p. 4. 134 Ibid., p. 4.

59