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La Prima Guerra Mondiale e l’impegno a favore dei prigionieri di guerra

I. 1.4.2.3 La tomba di Victor e Marie Gamél: un monumento di rilievo storico culturale

I.1.4.4 La Prima Guerra Mondiale e l’impegno a favore dei prigionieri di guerra

Nel corso del primo conflitto mondiale, l’attenzione di Marie Gamél e dell’intera Danimarca è rivolta all’Europa impegnata nel conflitto.

La vicinanza di Marie Gamél Holten agli ambienti della Croce Rossa Danese, del resto, come anche il fatto che ella probabilmente faceva parte della Rappresentanza

Diplomatica Danese in Italia, specialmente legata ai sovrani danesi, spiega come la

giornalista possa risiedere nel nostro Paese anche durante il conflitto, quando solo a giornalisti, diplomatici o rappresentanti delle principali associazioni umanitarie, non già dunque ai turisti, è consentito restare: lo mostrano in particolare alcune delle sue corrispondenze giornalistiche dedicate alla realtà della guerra italiana, come Vita di guerra

nelle Alpi. Episodi dalla guerra di montagna italo-austriaca, che reca la data “Roma 16

febbraio 1916”, nonché la notizia archeologica Afrodite di Cirene, pubblicata su «Illustreret Tidende», reca la data “Roma aprile 1915”.392

391 Si veda ad esempio Giuseppe Cesare Abba, Under Vaaben. Dagbogsoptegnelser af en Garibaldis

Tusind, cit. Poiché nella storia del Circolo Scandinavo composta da Børge Janssen sulla base dei

documenti conservati nell’Archivio Storico dell’istituzione, si legge di una “signora Gamél, scrittrice danese, libro su Garibaldi (Gamèl {sic} Frue, dansk Forfatterinde, Bog om Garibaldi)”, è lecito pensare che ella abbia ricevuto un sussidio per completare questo lavoro: cfr. Børge Janssen,

Hundrede Aar i Rom: lidt historie om “Skandinavisk Forening for Kunstnere og Videnskabsdyrkere”: 1830-1930, cit., p. 176; chi scrive non ha identificato all’interno dell’ASCSR il

documento su cui Janssen fonda questa affermazione. Quanto alle fatiche letterarie cui ella attese nello stesso periodo, nello specifico la traduzione deleddiana e il libro di viaggio sardo, è probabile che esse o non siano state finanziate dal Circolo, o che, più semplicemente, non siano più presenti nell’Archivio Storico dell’Istituzione annotazioni a esse relative.

392 Marie Gamél n. Holten. Vita di guerra nelle Alpi. Episodi dalla guerra di montagna italo-

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E ancora, l’autrice partecipa alla solenne commemorazione dei defunti tenutasi a Roma il 2 novembre 1916, da lei descritta con partecipazione emotiva nel suo scritto Altare

della Patria. Il Giorno dei Morti a Roma, comparso sul «Berlingkse Politiske og

Avertissements-Tidende».393 La stessa vicinanza agli ambienti della Croce Rossa Danese, in particolare una sua (supposta) attività sul fronte orientale del Conflitto quale mediatrice tra la Croce Rossa Danese e i prigionieri e gli internati italiani, le consente di leggere e accedere alla corrispondenza di guerra proveniente dal versante alpino, e previamente sottoposta a censura, come nel caso di Dai campi di prigionia austriaci; l’articolo Lettere di soldati

italiani presenta una selezione di lettere di combattenti già comparse sulla stampa italiana,

scelte a campione per rappresentare i più diversi ceti sociali e predilette dall’autrice perché prive di quella patina retorica che contraddistingue, di norma, la corrispondenza di guerra presentate sulle riviste italiane del momento, che la giornalista segue appassionatamente.394

La Danimarca, schierata su posizioni neutrali, partecipa non solo emotivamente ma anche concretamente all’evento, prestando un ingente aiuto umanitario ai paesi in lotta: attraverso la Croce Rossa Danese essa si occupa dei prigionieri di guerra, specie italiani, e per questo sarà insignita nel 1917 del Premio Nobel per la Pace. Già nell’ottobre del 1914, infatti, il Comitato della Croce Rossa Danese, presieduto (dal settembre del 1916) dal filosofo Harald Høffding, aveva ricevuto da Ginevra l’incarico di mediare nei rapporti tra Russia e Austria-Ungheria soprattutto in

393 Marie Gamél n. Holten, L’Afrodite di Cirene, cit; Marie Gamél n. Holten, Altare della patria. Il

giorno dei Morti a Roma, di Marie Gamél n. Holten, in «Berlingske Politiske og Avertissements-

Tidende», inserto «Donna e casa», 21 novembre 1915, n. 322, 167. anno, p. 1.

394 Maria Gamel nata Holten, Dai campi di prigionia austriaci, cit.; Maria Gamél n. Holten, Lettere

di soldati italiani, di Maria Gamél n. Holten, in «Berlingske Politiske og Avertissements-Tidende»

(Edizione serale/Mandag Aften), 13 marzo 1916, n. 73, 168. anno, p. 5.

Figura 14. Il documento bilingue (italiano e danese) contenente l’appello lanciato dalla Croce Rossa Danese e dalla Società Dante Alighieri a favore della raccolta di libri per i prigionieri di guerra © Det Kongelige Bibliotek.

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relazione alla questione dei prigionieri di guerra e della corrispondenza, gestendo la trasmissione di pacchi e di lettere inviati ai prigionieri dalle famiglie, la cui gestione in solitaria era insostenibile per i Governi in guerra.395

Il Comitato, installato nella strada porticata di Christiansborg, aveva il compito di smistare i pacchi e la corrispondenza dei prigionieri di guerra, cose e beni di prima necessità inviati loro dalle famiglie, un onere che, almeno per quanto riguarda l’Italia, fino al 1917, (anno dell’esperimento Bissolati) fu dal Governo italiano esclusivamente lasciato alla Croce Rossa Italiana e all’iniziativa private: un comitato danese diretto da Benny Dessau (1868-1937), industriale e proprietario delle birrerie Tuborg, si occupava invece specificamente dello smistamento di pacchi.396 Il comitato aveva carattere morale, non politico, come indica la scelta di nominare quale suo presidente un personaggio di alto livello morale e culturale quale Harald Høffding.397 Nel gennaio del 1917, era stata frattanto instituita in Danimarca una Commissione per i prigionieri di guerra, con presidente il controammiraglio Zachariae: i primi prigionieri erano giunti nell’aprile del 1917 in Danimarca, quando il Paese si impegnò ad accoglierne 200 per ogni parte: non si trattava di invalidi o grands blésses, ma di “persone malate di malattie non curabili nei paesi in cui erano caduti prigionieri”.398 Proprio nell’aprile del 1917 si era tenuta a Copenaghen, allo scopo di stabilire regole per il trattamento dei prigionieri di guerra, una conferenza cui avevano partecipato 5 tra le potenze in lotta.399 La Danimarca aveva ospitato i prigionieri di entrambe le parti belligeranti, allestendo i due Lazaretter (Campi ospedale) di Hald (prigionieri dell’Austria-Ungheria e della Germania) e Horserød (russi e rumeni, collocate

395 [R.], Professor Høffding om Røde Kors, in «Berlingske Politiske og Avertissements-Tidende» 11 dicembre 1917, n. 345, 169. anno, p. 5. Il vicepresidente era il sindaco Jens Jensen. Esistevano poi le sottosezioni cittadine della Croce Rossa Danese: di quella copenaghese era presidente il generale Gortz, vicepresidente ancora Jensen. Un comitato che si occupava dei prigionieri di guerra, in collaborazione e sotto le direttive generali di quello di Ginevra, era stato istituito già nel 1864, durante la Seconda Guerra dello Schlesvig: nonostante ciò l’inizio ufficiale di tale Comitato veniva datato al 1875, quando il sovrano lo aveva preso sotto la propria protezione, insieme alla regina Louise che divenne Presidente Onorario della sezione femminile dello stesso: Harald Høffding, Det

røde Kors, in «Fyens Stifstidende», 4 maggio 1919, n. 121., 148. anno, p. 8.

396 Ib Gejl, voce Benny Dessau in DSD, cit., URL http://denstoredanske.dk/Dansk_Biografisk_Leksikon/Handel_og_industri/Bryggeridirekt%C3%B8r/ Benny_Dessau (ultimo accesso 29.01.2018).

397 Su Harald Høffding cfr. supra, p. 116; p. 116, n. 302; su Bissolati, cfr. infra, pp. 523ss. 398 Krigsfangerne og Røde Kors, in «Ærø Avis», 10 gennaio 1917, n. 8, 59. anno, p. 1.

399 Harald Høffding, Det røde Kors, cit., p. 8. Alla conferenza avevano partecipato la Russia, la Romania, l’Austria-Ungheria, la Germania e la Turchia, che incontrarono a Copenaghen i rappresentanti della Croce Rossa Danese e Svedese. Si segnala, pur non avendolo letto, il libro di Burkhard Koop, Interneret i Danmark under først verdenskrig: et historisk studie om interneringen

af militærpersoner samt sårede krigsfanger i Danmark under første verdenskrig, Skilling/DAKA,

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più lontano dalla capitale per circoscrivere gli effetti delle presunte simpatie bolsceviche dei soldati).400 Nella primavera del 1915, un anno dopo la nomina del Comitato Danese per i Prigionieri di Guerra a mediatore tra Russia e Austria-Ungheria, quindi responsabile per il soccorso umanitario sul fronte orientale, si era inoltre costituito a Copenaghen un Comitato

per la raccolta di libri da inviare ai campi di prigionia (Komité for Bogsamlinger til Krigsfangelejrene), originariamente indipendente dalla Croce Rossa Danese ma poi divenuto

parte di questa.401 Il Segretario del Comitato era Vilhelm Slomann (1885-1962), il quale aveva personalmente viaggiato nei paesi impegnati nel conflitto per curare le biblioteche dei prigionieri. Di lì a poco, egli avrebbe fondato, quasi con gli stessi membri del primo, un altro comitato preposto allo stesso scopo, di natura però privata, Bellibria.402

A questa imponente azione umanitaria, oltreché di grande diffusione culturale, contribuirono, in collaborazione con il suddetto comitato, diverse istituzioni, quali la Biblioteca Reale di Copenaghen (che partecipò all’azione con più di 4000 volumi inviati nei campi di prigionia), la Biblioteca Universitaria di Copenaghen (con 3000 mila volumi) e, non ultima, la Società Dante Alighieri, che agì attraverso il comitato copenaghense.

Un documento conservato presso la Biblioteca Reale datato al 17 giugno 1916, contiene un appello, in lingua italiana e danese, che la Direzione della Società rivolge ai cittadini, specialmente “a coloro che nutrono interesse e simpatia per l’Italia e gli Italiani invitandoli a voler inviare libri in lingua italiana allo scopo suddetto”/“til ehnver, der har Interesse og Sympati for Italien og Italienerne, med Anmodning om at sende italienske

400 Si riportano qui le affermazioni gentilmente fornitemi da Burkhard Koop, contattato via mail da chi scrive nell’impossibilità di leggere il testo sopracitato; proprio per l’impossibilità di leggere il sui libro, si libera Burkhard Koop dalla responsabilità per qualsiasi affermazione qui riportata, nonché per la suddetta intepretazione.

401 Il nome ufficiale del comitato era La croix rouge danoise - Section pour livres destinés aux

prisonniers de guerre: Danske Røde Kors Bøger til Krigsfangerne, «Fyens Stiftstidende», 20 agosto

1917, n. 229, 146. Årg., p. 5; si veda inoltre la voce Collaboratori (Medarbejdere) ved D. R. K.,

Harald Høffding. 1843-11 marzo 1918, in «Tidskrift for Det Røde Kors» marzo 1918, n. 8, 4. Årg.,

pp. 118-120 (articolo scritto per i suoi settantanni), p. 119.

402 Elin Aarestrup Sørenen, voce Vilhelm Slomann in DSD, cit., URL http://denstoredanske.dk/Dansk_Biografisk_Leksikon/Historie/Museumsdirekt%C3%B8r/Vilhelm_S lomann (ultimo accesso 29.01.2018). Slomann era assistito nel suo lavoro di direttore da una giovane bibliotecaria di Trondheim, A. Smith: Danske Røde Kors Bøger til Krigsfangerne, «Fyens Stiftstidende», 20 agosto 1917, n. 229, 146. anno, p. 5. Si veda inoltre Bøger til krigsfangerne, «Berlingske Politiske og Avertissements-Tidende» 6 marzo 1916, n. 66, 168. anno, p. 3. Del comitato Bellibria facevano parte ancora Dessau, che ne era tesoriere, Slomann, il direttore Vagesen, il prof. W. Johannsen (presumibilmente il fisiologo botanico Wilhelm Johannsen), l’egittologo e bibliotecario H. O. Lange, il medico dello stato maggiore Sophus Meyer, il bibliotecario prof. Andreas Schack Steenberg: cfr. ibid., p. 3. Con l’aggiunta del Direttore della Nationalbank, Marcus Rubin, si trattava degli stessi membri del Comitato per la raccolta di libri da inviare ai campi di

prigionia (Komité for Bogsamlinger til Krigsfangelejrene): cfr. Danske Røde Kors Bøger til Krigsfangerne, cit., p. 5.

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Bøger til det nævnte Formaal”, inviandoli alla “Croce Rossa Danese, sezione per i libri ai

prigionieri di guerra (La Croix Rouge Danoise: Section pour livres destinés aux prisonniers de guerre) nella Ny Carlsbergvej 142.403

Già alla luce di questa considerazione diviene chiaro come molti Danesi che avevano a cuore l’Italia, o si sentivano legati a essa da sentimenti di affetto e simpatia, quandanche non da una vera affinità elettiva, potessero agire sia all’interno della Croce Rossa sia in qualità di membri della Società Dante Alighieri, come appunto il caso di Marie Gamél Holten dimostra.

Infatti, nel momento dell’istituzione del comitato, alcune persone furono prescelte e inviate sui campi allo scopo di ascoltare dalla viva voce dei prigionieri quali libri desiderassero leggere; e proprio il desiderio di un libro è un elemento che, in associazione al tema della noia, compare con frequenza già nelle lettere che la Croce Rossa Danese smistava per conto della Croce Rossa nelle sue varie sottosezioni nazionali, incapaci a causa dell’imponente flusso di pacchi e lettere, di far fronte allo smistamento e alla consegna di quanto ricevesse.404

Questi aspetti emergono nello scritto holteniano Dai campi di prigionia

Austriaci, pubblicato su «Illustreret Tidende» il 22 giugno 1919.405 L’articolo si apre con un riferimento alla Croce Rossa Danese e allo smistamento dei pacchi da parte di quest’ultima, operazione che non sempre andava ad effetto a causa del furto di questi ultimi, spesso a opera di sottufficiali che li sottraevano alla truppa.406

Così si apre l’articolo holteniano:

403 Il Comitato aveva infatti sede all’interno della Ny Carlsberg Glyptotek, luogo in cui il direttore Vagesen aveva messo a disposizione un locale preposto allo smistamento di pacchi: i libri infatti superavano spesso la misura consentita e richiedevano dunque una franchigia particolare. I libri dovevano essere anteriori al 1914, e non contenere tematiche nazionaliste; si prediligevano i sussidiari, rivolti per lo più ai prigionieri più giovani, e i manuali tecnici, ma una buona parte consisteva in libri religiosi; la Biblioteca Reale di Copenaghen mise a disposizione del comitato tutti i doppioni: cfr. ibid., p. 3.

404 La Croce Rossa Danese aveva inoltre aperto degli uffici a Pietrogrado, Berlino e Vienna: cfr.

Røde Kors. Krigsafdelingen opretter et Centralbureau med Kontorer i Petrograd, Berlin og Wien,

«Nationaltidende», 3 febbraio 1917, n. 4 704. årg., p. 3 (edizione del mattino). Si veda inoltre, a titolo di esempio dell’azione svolta dalla Croce Rossa Danese in Austria, Carl Fock, Den danske

Hjælpeekspedition i Wien, in «Dansk Røde Kors», n. 8 agosto 1924, pp. 85-91 (1-5), in cui si

racconta dello smistamento dei viveri giunti con un treno dalla Danimarca; Fock era stato per 3 anni a capo della Sezione per i Prigionieri di Guerra della Croce Rossa Danese (Danske Røde Kors

Krigsafdeling).

405 Maria Gamel n. Holten, Dai campi di prigionia austriaci, cit.

406 Su questo aspetto e in generale sulla prigionia di guerra e sull’internamento, si veda Giovanna Procacci, Soldati e prigionieri italiani nella Grande Guerra. Con una raccolta di lettere inedite, Bollati Boringhieri, Torino 1993.

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“Il trattamento che i prigionieri di guerra italiani hanno ricevuto in Austria è stato certamente meno duro di quello toccato in sorte ai prigionieri nei campi di guerra tedeschi. In essi regnava pressoché ovunque la più atroce brutalità e una indescrivibile spietatezza nei confronti della vita e della salute umana.

Quelli tra i prigionieri di guerra italiani che sono ritornati a casa, raccontano di cose così sconvolgenti che a stento si riuscirebbe a crederle possibili, se non fosse che quelle cose sono state ripetute da numerose testimonianze. In Austria, in tutti i campi di prigionia militari, vi era una nutrizione pessima e totalmente inadeguata, assolutamente ai limiti della tollerabilità, naturalmente proprio in relazione alla condizione di prigionia.

Tuttavia i giovani italiani, come si vedrà di seguito, riuscirono a prendersi alcune libertà. Ma che quei pacchi con i quali si cercava di dare conforto ed aiutare quei miserevoli prigionieri denutriti molto spesso venissero loro rubati, nonostante fossero spediti tramite la Croce Rossa Danese, ebbene, questo appartiene a quelle cose cui non è facile accordare il perdono.”407

Segue a questa premessa il resoconto di un ex sottoufficiale impiegato a Mauthausen, e gli stralci, tradotti dall’italiano al danese dalla stessa giornalista, da alcune lettere inviate ai famigliari da un giovane internato a Katzenau, poi, di seguito, a Tenneck, presumibilmente un italiano del Regno. Queste missive dovevano essere state bloccate dalla censura austriaca per i riferimenti alla fame e alla mancanza di cibo ivi contenute.408 La possibilità di pubblicare queste lettere, e dunque di entrare in diretto contatto con uno dei protagonisti, che si rivolge alla giornalista scrivendole “Lei, Signora, che conosce l’Italia” (De, Frue, der kender godt Italien) e “mi creda signora” (tro mig Frue), doveva venire a Marie Gamél dalla vicinanza con gli ambienti della Croce Rossa Danese, al momento non ancora documentabile storicamente.409 Il suo impegno, invece, a favore dei prigionieri di guerra, e dunque un interesse che va oltre l’urgenza storico-documentaria, è testimoniato dalla sua presenza nel gennaio 1919 a Copenaghen in qualità di membro del Comitato

407 Maria Gamel n. Holten, Dai campi di prigionia austriaci, cit., p. 351.

408 Ibid., p. 352. Su Tenneck, località alpina non lontana da Salisburgo, collegata alla ferriera Sulzau- Werfen e alla possibilità che la famiglia Gamél avesse interessi nella zona, si veda supra, p. 97. 409 L’Archivio Storico della Croce Rossa Danese è attualmente conservato presso l’Archivio Reale di Copenaghen, e pur essendo accessibile, non è pubblico né condivisibile, a patto che non si ottengano speciali autorizzazioni in tal senso. Pur avendo attivato procedure in tal senso, a chi scrive è stato possibile visionare l’archivio.

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femminile per l’accoglienza ai prigionieri di guerra italiani.410 Questi prigionieri, giunti in Danimarca dalla Germania Settentrionale, sulla via del ritorno in Italia fecero sosta a Copenaghen, nei campi di Gravelejren e di Frihavn; per gestire questi arrivi fu allestito un comitato presieduto dalla signora Glückstadt, moglie del Console Italiano Valdemar Glückstadt, con la presidenza onoraria della principessa moglie del principe Aage di Danimarca, al secolo Matilde Calvi di Bergolo, italiana di nascita.411

410 Prigionieri italiani. Insediamento di un comitato femminile (De italienske Krigsfanger.

Nedsættelse af én Damekomité), «Berlingske Politiske og Avertissements-Tidende», 7 gennaio 1919,

n. 7, 171. anno, p. 4.

411 I nostri prigionieri italiani. Si è costituito un comitato per raccogliere doni per i prigionieri di

guerra italiani (Vore italienske Gæster. Det er dannet en Komité, der indsamler Gaver til de italienske Soldater), in «Dagens Nyheder», 7 gennaio 1919, n. 7, p. 3. La contessa Matilda Calvi dei

Conti di Bergolo (1885-1949) aveva sposato nel 1914 a Torino il principe Aage di Danimarca, Conte di Rosenborg (1887-1940): egli non aveva atteso il permesso del padre e aveva pertanto perso il titolo di “altezza Reale”, conservando invece quello “principe Aage, Conte di Rosenborg”: Matilda Calvi dei Conti di Bergolo divenne così “la principessa Aage di Danimarca”. Knud J.V. Jespersen,

voce Aage in DSD, cit., URL

http://denstoredanske.dk/Danmarks_geografi_og_historie/Danmarks_historie/Danmark_1849-

1945/Aage (ultimo accesso 29.01.2018). Del comitato facevano parte, oltre a Marie Gamél, alla principessa Aage e alla moglie del console Glückstadt, “la signora Andersen, moglie del Direttore della Banca di stato; la signorina Bernhoft (forse figlia del diplomatico danese Herman Anker Bernhoft, ndr), la signora architetto Brummer (la pittrice Benedicte Olrik, moglie di Carl Brummer,

ndr), la signora Bertha Dorph (pittrice, ndr), la signora ingegnere Aleks. Foss (presumibilmente

Frederikke Margrethe Schultz, prima moglie dell’ingegnere Aleksander Foss, ndr.), la signora M. Gamél, la signora Holbek nata Marchesa Santasilia (presumibilmente la marchesa Teresa Maria Fedora ‘Nonina’[sic] Santasilia, Nobile dei Marchesi di Santasilia, nata a Firenze e sposata a Gert Holbek, Console Reale di Danimarca in Italia e Francia, ndr), la signora Professoressa Howitz (Helene Howitz, cui si deve l’introduzione del Verismo italiano in Danimarca, ndr); la signora Dott. in filologia Knudtzon (moglie presumibilmente di Frederik Gotschalk Knudtzon, studioso del Masaccio, ndr), la signora traduttrice Olsen-Ventegodt (Ilda Olsen-Ventegodt, italianista e conferenziere, ndr), la Baronessa von Plessen (presumibilmente moglie del Barone Christian August von Plessen, capitano di corvetta tedesco, ndr), e la signora capitano Prahl (presumibilmente moglie del capitano Knud Prahl, ndr): signora Andersen e coniugi non si sono reperiti ulteriori dati; sulla “signorina Bernhoft” si veda Fr. De Fontenay, Viggo Sjøqvist, voce H. A. Bernhoft in DSD, cit., URL

http://denstoredanske.dk/Dansk_Biografisk_Leksikon/Samfund,_jura_og_politik/Myndigheder_og_p olitisk_styre/Diplomat/H.A._Bernhoft (ultimo accesso 29.01.2018); sui coniugi Brunner si veda K. Millech, V. Villadsen, voce Carl Brummer ibid., URL http://denstoredanske.dk/Dansk_Biografisk_Leksikon/Kunst_og_kultur/Arkitektur/Arkitekt/Carl_Bru mmer (ultimo accesso 29.01.2018); Erik Mortensen, voce Bertha Dorph in DKBL, cit., URL http://www.kvinfo.dk/side/170/bio/501/ (ultimo accesso 29.01.2018); sulla famiglia Foss, si veda soprattutto Vibeke Vestergaard, Arven fra Oldefar, in «Berlingske Business» 5 ottobre 2008 (opd. 16 maggio 2012), URL https://www.business.dk/industri/arven-fra-oldefar (ultimo accesso 20.01.2018); sui coniugi Holbek si veda la voce Gert Holbek in Skeel-Shaffalitzki, Santasilia, URL https://finnholbek.dk/showmedia.php?mediaID=19&medialinkID=19 (ultimo accesso 29.01.2018) e,

ibid., la fotografia Gert, 'Nonnina' og børn ca. 1905 ibid., URL https://finnholbek.dk/showmedia.php?mediaID=1324&medialinkID=3570 (ultimo accesso 29.01.2018); su Helene Howitz, si veda n. 209; sui coniugi Knudtzon cfr. Jens Vestberg, voce P. C.

Knudtzon in DSD, cit., URL

http://denstoredanske.dk/Dansk_Biografisk_Leksikon/Handel_og_industri/Grosserer/P.C._Knudtzon (ultimo accesso 22.12.2919); su Hilda Josepha Olsen-Ventegodt si veda Ministerialtidende for

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Tra i componenti del comitato, che si proponeva di consegnare ai soldati in transito doni in soldi e regali di vario genere, figura anche Marie Gamél, presumibilmente scelta perché persona legata all’Italia e in grado di comunicare con i prigionieri: in ogni caso unanimemente riconosciuta quale autorità in fatto di cose italiane.412 Un impegno umanitario che ella profonde non solo sul fronte italiano, come si evince dall’appello lanciato nel 1914 attraverso le colonne del «Berlingske Politiske og Avertissements-Tidende» in favore dell’invio al popolo belga di regali natalizi, e la sua partecipazione, nel febbraio del 1917, a una raccolta di fondi a favore dei polacchi indigenti.413

L’impegno umanitario fu sempre la manifestazione di una posizione di assoluta