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Già nel paragrafo dedicato al genere letterario del LG (par. 3) ho parlato di ‘enciclopedia monastica’, avvalendomi dell’espressione di Goetz «dem Inhalte nach ist der liber glossarum eine klösterliche Encyclopädie»549, con la quale lo studioso inserisce l’opera nel filone di quelle summae nate appunto all’interno della Chiesa eppure concepite per un’istruzione a trecentosessanta gradi (comprensive, cioè, delle scienze profane): «Die Bedeutung encyclopädischer Bildung für die Kirche hat kein

546 Barbero 1990, p. 161. 547 Codoñer 2013b, p. 80. 548 Codoñer 2015, p. 128. 549 Goetz 1891, p. 3 [= 213].

anderer so beredt hervorgehoben, als Cassiodor, der auf der der Grenzscheide der alten und der neuen Zeit steht. Die Klöster sollten Centralpunkte der Wissenschaften werden, der christlichen wie der heidnischen; seine Institutiones sollten ein Handbuch zur Unterweisung auf beiden Gebieten zugleich sein. Der Same, den er ausgestreut, ging namentlich bei den Benedictinern auf und trug die schönsten Früchte. In Spanien wirkte der Bischof Isidorus von Hispalis nicht minder erfolgreich für die Verbreitung der allgemeinen Bildung, namentlich durch die Etymologiae, die trotz ihres compilatorischen Charakters oder richtiger durch denselben eine der wichtigsten Grundlagen mittelalterlicher Wissenschaft geworden sind»550.

A sostegno e approfondimento di tale asserzione vanno le seguenti osservazioni di Huglo. In primo luogo lo studioso scorge, dietro alla notizia di Serapione per AC 160 Acidia derivata, come s’è visto (par. 8), dalle Conlationes di Cassiano – testo particolarmente caro a Benedetto e infatti prescritto nella sua Regula –, una redazione benedettina551; e ne scorge una conferma nella presenza, fra i vari lemmi del LG, del sintagma IN 1713 Intempesta nocte che, anonimamente glossato media nocte, proverrebbe a suo avviso dalla biografia del santo di Norcia scritta da Gregorio Magno (Dial. 2,35)552. Personalmente, però, trovo del tutto arbitraria l’associazione di una voce come questa – priva di tag, e di per sé riferibile (sia per lemma che per glossa) a moltissimi testi della letteratura latina (non ultimo Virgilio, per il quale esiste anche la nota danielina, all’espressione nox intempesta di Aen. 3,587, id est media)553 – proprio alla vita di Benedetto.

Huglo arriva poi a immaginare, addirittura, una redazione al femminile, cioè eseguita da monache (sulla scorta di quanto appena detto, evidentemente benedettine), non trovando un responsabile migliore per la voce IN 173 Incestum: qui concumbit cum noverca vel cum sorore vel cum virgine sacrata aut qui parentem suam stupraverit): «quoique cette glose semble provenir des ‘Etymologies’ (5,26,24), on peut se demander si cette mention de la virgo sacrata dans la définition de l’inceste n’aurait pas suscité

550 Goetz 1891, pp. 3-4 [= 213-214].

551

Huglo 2001, p. 11, specialmente n. 27.

552 Cumque vir Dei Benedictus, quiescentibus adhuc fratribus, instans vigiliis, nocturnae orationis

tempora praevenisset, ad fenestram stans, et omnipotentem Deum deprecans, subito intempesta noctis hora respiciens, vidit fusam lucem desuper cunctas noctis tenebras effugasse, tantoque splendore clarescere, ut diem vinceret lux illa quae inter tenebras radiasset (PL, vol. LXVI, col. 198B).

553

Varie occorrenze del nesso intempesta nox, in diversi casi morfologici (ablativo compreso), si trovano infatti registrate nel ThLL, vol. VII/I, col. 2110, rr. 38-74, s. v. Intempestus [Nielsen]. Sulla scoliografia danielina, cfr. supra, n. 447.

l’attention d’une rédactrice»554. Mi sembra evidente che la motivazione addotta dallo studioso per pensare a delle donne non è sufficientemente convincente.

Soltanto Goetz e Huglo hanno sostenuto l’origine monastica – nello specifico, secondo Huglo, benedettina – del LG, senza però portarne, come s’è visto, prove dirimenti. Di conseguenza, per quanto sia effettivamente plausibile ricondurre l’elaborazione di un’enciclopedia monumentale dal sapere sia sacro sia profano di fine sec. VIII ad un ambiente monastico, è più corretto dire che non abbiamo certezze assolute in tal senso.

È infine probabile, ma non sicura, l’ipotesi di Barbero che la destinazione del LG fosse la scuola: come s’è mostrato (par. 9), il Liber attinge ampiamente a manuali scolastici, e, come si vedrà nel paragrafo sulla fortuna (par. 20), è a sua volta fonte di opere rivolte all’insegnamento555; un orientamento didattico, s’è pure visto (par. 9), è stato segnalato da Biondi 2014. Addirittura Bischoff – ho già detto circa il problema del tempo e del luogo di composizione (par. 4) – era giunto ad ascrivere espressamente l’opera al sistema scolastico carolingio, considerandola una possibile commissione dello stesso Carlo Magno556. D’altro canto, mi sembra opportuno tenere presente la monumentalità, in senso fisico, del Liber: per quanto i manoscritti giuntici non siano miniati o di lusso particolare, la loro mole impedisce di pensare ad una circolazione facile, ad un uso quindi scolastico in senso proprio (da parte, cioè, degli studenti stessi sui banchi di scuola); anche in virtù della sua natura enciclopedica, più verosimile che l’opera fosse concepita quale strumento di consultazione, conservato presso biblioteche conservative, per il mondo degli edotti in generale.

20. La fortuna

L’importanza del LG è dimostrata, oltre che dalla sua mole e dallo sforzo di sintesi che esso rappresenta, anche dall’uso che ne è stato fatto e che probabilmente non è stato ancora messo a fuoco completamente.

Dalle prove raccolte finora, infatti, possiamo pensare che l’opera fu ampiamente consultata e impiegata in età carolingia:

554

Huglo 2001, p. 11, n. 28.

555 Barbero 1990, p. 174.

- Ludwig Traube l’ha individuata fra gli strumenti che Incmaro di Reims utilizzò nella sua disputa con il nipote Incmaro di Laon, in uno scritto datato all’anno 870557;

- Donald Auberon Bullough ha suggerito che da essa possa dipendere la presenza del termine raro marcor nell’Epistola ad Augienses di Gunzo della metà del sec. X558; - Carla Frova l’ha riscontrata come riferimento lessicografico del Polittico di Attone, vescovo di Vercelli tra il 924 e il 960 ca.559;

- Patrizia Lendinara l’ha riconosciuta come fonte di centocinquanta key words, e annesse spiegazioni, usate da Abbo di Saint-Germain-des-Prés alla fine del sec. IX nel terzo libro dei suoi Bella Parisiacae Urbis560;

- Anna Carlotta Dionisotti ha osservato che tutte le sue parole greche (o considerate tali) si trovano aggiunte a una delle nove versioni degli scolastici Hermeneumata Pseudodositheana, quella il cui testimone più antico (cod. Montpellier, Bibl. Interuniversitaire, H 306)561 risale secondo Bischoff al secondo quarto del sec. IX ca. e proviene probabilmente da Auxerre562;

- Barbero ha rilevato il suo impiego in sostituzione delle opere originali lì riprodotte, in particolare le Etymologiae di Isidoro, nel De situ orbis, un trattato scolastico di geografia composto in Francia, probabilmente nella regione di Auxerre, nel terzo quarto del sec. IX563;

- David Ganz e, più di recente, Cinato hanno posto attenzione a D, la copia di Eirico d’Auxerre, che consiste in una versione abbreviata del Liber, nonché integrata con alcuni marginalia a Prisciano e con nuove fonti sia classiche sia contemporanee (Petronio, Topica di Cicerone, la prima decade di Livio, Cesare, il Querolus, Marziano Capella e il relativo commentario tradizionalmente associato a Martino di Laon, Gerolamo, Beda, etc.). Il fatto poi che a questa siano affiancati un breve florilegio metrico e una grammatica greca funziona a riprova che Eirico concepì il suo manoscritto come un’opera nuova, altra, della quale il LG non era che la base564;

557 Traube 1892. 558 Bullough 1960, p. 489. 559 Frova 1982/1983, pp. 29-30, 36, 47. 560 Lendinara 1986, p. 79; 2011, pp. 483-485.

561 Dionisotti 1988, pp. 27 e 31. Sul genere degli hermeneumata, cfr. infra, par. 22; per gli

Hermeneumata Pseudodositheana, cfr. di recente l’edizione (con introduzione, traduzione e commento)

di Dickey 2012-2015.

562

Bischoff 1998-2014, vol. II, p. 206, nr. 2857.

563 Barbero 1990, pp. 164-174.

- von Büren ha riconosciuto alcune sue glosse tra le annotazioni marginali, attribuite a Sedulio Scoto, del cod. Dresden, Sächsische Landesbibl., Dc 182 (secondo Bischoff confezionato nei dintorni di Reims nella seconda metà del sec. IX)565 contenente il De

re militari di Vegezio566;

- Cinato ha sottolineato la fortuna notevole che l’opera ha riscosso nella tradizione glossografica a Prisciano, fiorita nei sec. IX-X nell’entourage della corte palatina – significativo in tal senso, per es., il cod. Città del Vaticano, Bibl. Apost. Vat., Reg. lat. 1650, che, vergato secondo Bischoff a Soissons nel terzo o ultimo quarto del sec. IX567, documenta glossae collectae a Prisciano (in realtà solo alla prima metà delle Institutiones grammaticae) nelle quali è evidente un ricorso sistematico al Liber. Lo studioso ha quindi notato una correlazione fra il LG di Eirico d’Auxerre (D), integrato – come s’è detto – con marginalia a Prisciano, e l’Elementarium di Papia, che attribuisce direttamente a Prisciano dei passi in realtà derivati dal Liber o dalla tradizione glossografica al grammatico568; mi pare che l’osservazione possa generare l’ipotesi che l’opera papiense dipenda da una versione epitomata e rielaborata del LG, ancora però da dimostrare.

Violetta de Angelis, inoltre, sviluppando un assunto già di Goetz, ha messo in evidenza il rapporto fra il Liber e l’opera del grande lessicografo italiano Papia (metà del sec. XI)569: l’Elementarium doctrinae rudimentum, che è il primo dizionario modernamente inteso (in quanto innesta il metodo derivatorio, spia di un’attenzione propriamente linguistica)570, attinge in larga misura al LG, ora citandone ad litteram alcune voci, ora riassumendone altre per una maggiore scorrevolezza (di fatto elimina molti excursus non lessicali), e in ogni caso perlopiù trasformandone i lemmi flessi nelle rispettive forme infinitivali o nominativali; il Liber evidentemente costituisce il principale strumento di consultazione, per un sapere generale, dell’età medievale – almeno fino alla comparsa, nel sec. XIII, dello Speculum Maius di Vincenzo di

565

Bischoff 1998-2014, vol. I, p. 225, nr. 1042.

566 von Büren 2002.

567 Bischoff 1998-2014, vol. III, p. 441, nr. 6794. Cfr. anche Pellegrin 1975-1991, vol. II/I, pp. 337-338.

568 Cinato 2010.

569 Goetz 1891, p. 8 [= 218]; de Angelis 1997b. Alla studiosa si deve anche un’edizione critica di Papia (de Angelis 1977-1980); essendo limitata alla sola lettera A, essa non può ovviamente sostituire l’edizione umanistica di Mombricio 14964, che resta a tutt’oggi la pubblicazione di riferimento per il lessicografo.

570 Codoñer 2013a, pp. 232-235, esprime tuttavia riserve sull’ascrizione dell’opera papiense al genere del dizionario.

Beauvais, summa gnoseologica di addirittura tre milioni ca. di voci: nel frattempo furono prodotte diverse opere lessicografiche, ma nessuna di esse dal taglio altrettanto propriamente enciclopedico, cioè composta anzitutto al fine di accogliere e ordinare i contenuti del sapere fissati dagli auctores571.

È stato infine osservato che il LG fu impiegato e citato addirittura dagli Umanisti fino alla prima metà del sec. XV, per es. dal cancelliere fiorentino Coluccio Salutati, da Domenico di Bandino, Sozomeno da Pistoia e Ciriaco d'Ancona572: per quanto concerne la percezione che essi ebbero dell’opera, a giudicare dalle testimonianze sopravvissute, questi riconobbero il Liber come fonte di Papia, ma non lo distinsero dal Glossarium Salomonis; lo utilizzarono, inoltre, nella necessità per costoro impellente di comprendere il vocabolario latino classico, almeno finché Lorenzo Valla nelle sue Elegantiae, in maniera esplicita e con tono tutt’altro che tollerante, non condannò le varie summae medievali (in primis Isidoro e Papia), incoraggiando piuttosto la lettura diretta dei classici e dei grammatici tardoantichi573.

In definitiva, come già ha notato Grondeux, quello che colpisce è che il Liber, sì glossario ma dotato di una straordinaria ambizione enciclopedica (cfr. supra, par. 3), ha lasciato un’importante eredità pure (se non soprattutto, direi) nella tradizione lessicografica – basti pensare al suo essere “matrice” dell’Elementarium papiense. Ciò è certamente dipeso dall’impostazione alfabetica del Liber574.

Al di là delle informazioni qui raccolte e sintetizzate, il tema della fortuna del LG è ancora tutto da trattare, ma questo non rientra nei miei scopi.

571 Cremascoli 2011, pp. 20-21.

572

Per Coluccio Salutati e Domenico di Bandino, cfr. Sabbadini 1914, p. 227. Per Sozomeno da Pistoia, cfr. de Angelis 1997a, pp. 482-483. Per Ciriaco d’Ancona, cfr. Degli Abati Olivieri 1763, pp. 1-2. Le informazioni fornite in questi studi sono state recentemente riprese e approfondite da Barbero 2012, che riassume le testimonianze relative al rapporto tra gli Umanisti e il LG.

573 In secundum librum Elegantiarum praefatio: «aut tres illi tamquam triumviri, de quorum principatu inter eruditos quaeritur, Donatus, Servius, Priscianus, quibus ego tantum tribuo, ut post eos quicumque aliquid de latinitate scripserunt balbutire videantur; quorum primus est Isidorus, indoctorum arrogantissimus, qui cum nihil sciat omnia praecipit. Post hunc Papias aliique indoctiores, Hebrardus, Hugutio, Catholicon, Aymo, et ceteri indigni qui nominentur, magna mercede docentes nihil scire, aut stultiorem reddentes discipulum quam acceperunt».