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Voci “doppie” e voci “a coppia”: almeno due codici di Virgilio cum glossis

riflessioni intorno alla (perduta) fonte

5. Voci “doppie” e voci “a coppia”: almeno due codici di Virgilio cum glossis

Sembra necessario che i manoscritti glossati di Virgilio costitutivi della fonte Virgili fossero almeno due, poiché nel LG si trovano talora voci “doppie” e voci “a coppia”.

Uso l’espressione ‘voci doppie’ per intendere che una medesima voce ricorre due volte nel LG, ma con veste ortografica (nel lemma e/o nella glossa) leggermente diversa: ora si tratta semplicemente di varianti fonetiche, ora di vere e proprie corruttele. Nel caso in cui sia il lemma a presentare forma doppia, la voce si trova ripetuta a distanza all’interno del Liber (essendo questo impostato alfabeticamente), altrimenti le

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Postea Gai Caesaris et deinde Augusti cognomen assumpsit, alterum testamento maioris

avunculi, alterum Munati Planci sententia, cum quibusdam censentibus Romulum appellari oportere quasi et ipsum conditorem urbis, praevaluisset, ut Augustus potius vocaretur, non tantum novo sed etiam ampliore cognomine, quod loca quoque religiosa et in quibus augurato quid consecratur augusta dicantur, ab auctu vel ab avium gestu gustuve, sicut etiam Ennius docet scribens: Augusto augurio postquam incluta condita Roma est.Si noti che si tratta quindi di una glossa dotta e di tradizione antica, per la quale non è peraltro supponibile la mediazione di Servio, che infatti non accenna a questo aneddoto legato al nome di Augusto.

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Infatti, proprio l’esempio di BI 123 è scelto da Goetz 1891, p. 57 [= 267] per ipotizzare la provenienza del materiale Virgili da manoscritti di Virgilio cum glossis (anziché da commentarii).

due occorrenze sono l’una di seguito all’altra. Ad es., AD 217 e AF 67 (variante fonetica; ad Aen. 1,452); AL 286 e AR 513 (errori; ad Aen. 2,146):

AD 217 Adflictis rebus: perditis negotiis. AF 67 Afflictis rebus: perditis negotiis.

AL 286 Alta (acta ?): distructa (-tra- ?) vel tribulationibus pressa50.

pressa L ] praessa P

AR 513 Arta: districta vel tribulationibus pressa.

pressa P ] praessa L

Adotto invece l’espressione ‘voci a coppia’ per intendere che una medesima voce, dal medesimo contenuto, ricorre due volte nel LG, ma secondo redazioni diverse. Ad es., AO 1 e AO 2 (ad ecl. 6,65):

AO 1 Aonas in montes: Boe<o>tiae, et Licaoniae (Helicona?) et Cit<h>aero

ubi Musae morantur51.

Aonas P ] Amoas L ; Boe<o>tiae ] Boetiae P Boaetiae L ; Cit<h>aero ] Citero P Cero L Citera L2

AO 2 Aonas in montes: in Boe<o>tia provincia et Cyt<h>aerona ubi poetae

Musas aiunt morari52.

Boe<o>tia ] Boetia P L ; provincia P ] provintia L ; Cyt<h>aerona ] Cyterona P

L ; poetae ] poete P L

Voci “doppie” e voci “a coppia” sembrerebbero rivelare l’impiego di almeno due distinte redazioni di marginalia virgiliani, evidentemente afferenti a codici di Virgilio diversi ma tra loro in qualche modo “imparentati” – codici provvisti di marginalia in qualche caso identici (per quanto da una parte in forma alterata, dall’altra in buon latino), piuttosto che leggermente modificati nella loro formulazione.

50 Gli emendamenti dell’Ed. evidentemente non tengono conto del “doppione” rappresentato da AR 513; l’editore in apparato ricostruisce un perduto lemma originario, agitata, con riferimento ad Aen. 6,68. Molto più semplice, invece, leggere AL 286 sulla scorta di AR 513.

51 Il testo è palesemente corrotto in più punti. Gli emendamenti dell’Ed. sembrano ottimali; probabilmente però anche la lezione Citero P, o Cero L, che in latino non esiste (nemmeno come eventuale traslitterazione dal greco, Kiqairwvn), rappresenta una svista grammaticale per l’accusativo di

Cithaeron, poiché il termine è proposto in coordinazione con l’accusativo Helicona; esattamente penserei

a Cithaerona, con desinenza greca, vista la coincidenza letterale del testo di AO 1 con la nota al medesimo locum degli Scholia Bernensia (Aonas: montes Boeotiae Helicona et Cithaerona, ubi Musae

morantur) – la relazione del materiale filargiriano con le glosse virgiliane del Liber è nota dal par. 3.

52 Per parte mia integrerei Helicona davanti all’espressione et Cythaerona, ricostruendo una dittologia sintatticamente e semanticamente necessaria.

Va esclusa, per contro, l’ipotesi che responsabili degli emendamenti o delle seconde redazioni in questione siano stati i compilatori del LG, dal momento che casi di voci “doppie” e di voci “a coppia” emergono non solo all’interno del materiale Virgili, ma talora l’una voce porta in effetti l’etichetta Virgili e l’altra, piuttosto, de glosis: spia del fatto che i “doppioni” o le “coppie” di voci sono ereditati (non creati) dal LG – si evince così, peraltro, l’esistenza di una relazione non solo fra i (due) codici di Virgilio rappresentati dalla fonte Virgili, ma anche fra questi e i marginalia virgiliani che, a partire dagli studi di Lindsay (cfr. Parte I, par. 17), sappiamo risultare tra le fonti del materiale de glosis. Ad es., AD 164 e AF 16 (ad Aen. 2,644):

AD 164 Adfati: adlocuti. AF 16 Affati: allocuti.

In aggiunta, si osservi come attribuire specialmente le voci “doppie” ai compilatori del LG significherebbe riconoscere loro una notevole consapevolezza ortografica; in particolare, qualora il doppione si basi su una variante fonetica del lemma, lo scopo dei compilatori sembrerebbe quello di creare accessi diversi alla stessa glossa. Non è però verosimile riconoscere tanta sensibilità ortografica agli autori del Liber, che è ricco di errori di latino; nemmeno si capirebbe perché la riscrittura (corretta) sia limitata ad alcune (poche) voci.

Come s’è visto, la presenza nel Liber di voci “doppie” e “a coppia” costituisce il dato fondamentale per pensare a una “duplice” fonte Virgili. A sostegno dell’ipotesi possono essere tuttavia addotte, a mo’ di corollario, altre due osservazioni. In primo luogo il fatto che talora uno stesso lemma virgiliano ricorre due volte (le due voci stanno l’una di seguito all’altra, con indicazione Virgili solo alla prima), ma con glosse diverse, che cioè forniscono interpretamenta di ordine differente. Ad es., AV 267 e AV 268 (ad Aen. 4,426):

AV 267 Aulidem: insulam in Graecia. Graecia L ] Grecia P

AV 268 Aulide: in Aulide.

Se la glossa AV 268 è di natura grammaticale, chiarendo la funzione logica dell’ablativo semplice di Aulis (nell’unica occorrenza virgiliana, Aen. 4,426), la glossa AV 267 rappresenta invece una definizione del toponimo, documentando peraltro lo

stesso errore serviano che Aulide – città portuale della Beozia – sia un’isola (vedi Servio, ad loc.:Aulis insula est)53.

Un’ulteriore prova risiederebbe nel fatto che quando uno stesso termine sta a lemma in più voci e trattasi di lessema che ha varie occorrenze nella poesia virgiliana ogni singolo locus poetico può essere il riferimento di due voci al massimo. Ad es., AT 85-AT 9154:

AT 85 Atrox: indignus. (georg. 1,407; Ciris 539: Niso, che, tramutato in aquila marina, insegue la figlia Scilla, divenuta anche lei uccello acquatico, dopo che questa strappò al padre a tradimento il ricciolo purpureo)

AT 86 Atrox: velox. (= AT 85)

AT 87 Atrox: crudelis. (Aen. 9,420: il troiano Volcente, che uccide Eurialo)

AT 88 Atrox: malus, saevus. (= AT 87)

AT 89 Atrox: perniciosa. (Aen. 1,662: Giunone, ostile ai Troiani) perniciosa L ] pernitiosa P

AT 90 Atrox: malignus. (Culex 330: epiteto generico per Ulisse)55 AT 91 Atrox: ferox, perniciosa. (= AT 89)

perniciosa L ] pernitiosa P

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Possibile investigare l’origine di questo errore? Traccia fondamentale è l’uso particolare che del corrispettivo greco di insula, nh~soı (‘isola’, raramente ‘territorio alluvionale’; cfr. LSJ, p. 1175) fa Stefano di Bisanzio nei suoi æEqnikav (sec. VI): circa l’espressione æAmavrunqoı, nh~soı Eujboivaı l’ed. Meineke 1849, p. 83 osserva in apparato che «ut alias saepe, ita etiam hic nh~soı de urbe vel vico mari vicino dixisse videtur» (Meineke non ritiene perciò necessario un emendamento di nh~soı in povliı o kwvmh, secondo Berkel, o in povliı nhvsou, secondo Holsten – congetture di cui dà comunque notizia; in linea con Meineke 1849, così anche l’edizione più recente di Billerbeck 2006-, vol. I, p. 178, mantiene a testo nh~soı). L’erronea informazione serviana potrebbe dunque rappresentare la traduzione acritica di uno scolio greco dove Aulide era definita nh~soı, secondo l’uso particolare del termine testimoniato, come s’è visto, almeno da Stefano di Bisanzio – che Servio si sia avvalso di scolii greci è cosa nota (cfr. Mühmelt 1965); è inoltre probabile che il grammaticus fosse poco esperto e poco interessato alla geografia della Grecia. Segnalo, a margine, che Servio commette un errore analogo riguardo ad Ascra, la città natale di Esiodo menzionata nella prefazione alle Georgiche: Hic autem Hesiodus fuit de Ascra

insula. Ascra sta però in posizione interna nella Beozia, lontano dal mare: secondo l’ipotesi di Canetta

2009, pp. 12-14, la definizione di Ascra come isola potrebbe essere derivata a Servio da uno scolio esiodeo che abbia confuso la città per una nh~soı, indotto dal contesto marinaresco di Op. 618-694 (sezione nota come Nautilia, dedicata ai viaggi per mare), nella quale il ricordo autobiografico del poeta con la menzione di Ascra si trova inserito.

54 Per la sequenza in questione propongo qui una mia edizione, poiché l’Ed. non riporta il testo, supponendo (senza alcuna giustificazione) che si tratti di materiale dai Synonyma Ciceronis. In effetti tali voci non hanno alcuna etichetta, ma stanno sotto l’indicazione Virgili di AT 83; indicherò inoltre come si tratti di sinonimi validi per specifiche occorrenze virgiliane, non in generale per atrox.

In conclusione, si noti che l’utilizzo di più manoscritti da parte dei compilatori del Liber per lo spoglio di uno stesso genere di materiale è ipotesi già avanzata, per la fonte isidoriana (Etymologiae in particolare), da Grondeux (cfr. Parte I, par. 6).