Goetz è stato il primo a dichiarare che Hauptquelle del LG è Isidoro: «so sind fast die ganzen Etymologiae aufgelöst und herübergenommen worden»127. Nella stessa direzione va l’affermazione di Anspach «fast die ganzen zwanzig Bücher der Etymologien sind zerteilt und in einzelnen Excerpten alphabetisch herübergenommen worden»128; così pure quella di Huglo «le LG pourrait sans exagération être qualifié d’Index alphabétique des ‘Etymologies’ d’Isidore»129.
Huglo ha tuttavia suggerito la possibilità che uno spoglio parziale delle Origines sia stato effettuato prima della messa in cantiere del Liber, e che quindi quest’ultimo
125 Grondeux 2015a. Intorno al codice A, in particolare, cfr. Venuti 2014 e Pirovano 2014.
126
CPL 1186. Per quest’opera l’edizione ancora oggi di riferimento è quella oxoniense di Lindsay
del 1911; si tratta in verità di un’edizione inadeguata, i cui principali difetti – per l’individuazione dei quali mi avvalgo della critica enucleata da Gasti 2008 – sono da un lato la recensio di un numero ridotto di manoscritti, per di più collazionati in modo non sempre preciso, tanto da far dubitare in numerosi casi persino dell’autopsia, e soprattutto trascelti in base a un fondamento di distinzione in tre famiglie che gli studi successivi hanno seriamente ridimensionato – come avrò modo di illustrare a breve, almeno per sommi capi –, dall’altro un’insufficiente considerazione delle fonti (si trovano indicati soltanto i passi d’autore esplicitamente citati da Isidoro), la ricerca e lo studio comparativo delle quali normalmente invece giova all’intelligenza di un testo letterario e talora persino alla restituzione di esso. Fortunatamente, a partire dal 1981 l’edizione di Lindsay sta venendo progressivamente sostituita da una moderna, pubblicata da ‘Les Belles Lettres’: questa nuova edizione, prevista in venti volumi, quanti sono i libri dell’opera, non solo si basa su un conspectus di codici più ampio e diverso dal precedente oxoniense, ma è anche dotata di traduzione e commento (che mira a ricostruire il retroterra isidoriano, allegando le fonti dirette e quelle presunte, una cernita oculata di luoghi paralleli, riferimenti alle teorie etimologiche precedenti e successive); essa è frutto del lavoro di una équipe internazionale coordinata dapprima da J. Fontaine, successivamente da François Dolbeau con la collaborazione di Jean-Yves Guillemin. Attorno a siffatta edizione monumentale, ‘Les Belles Lettres’ ha creato – per ospitare questa insieme a qualche altro testo isidoriano e medievale – la collana ALMA (Auteurs latins du Moyen Âge), nella quale ad oggi sono usciti quindici volumi delle Etymologiae: in ordine di comparsa, XVII (André 20122 [1981]), II (Marshall 20122 [1983]), IX (Reydellet 20122 [1984]), XII (André 20122 [1986]), XIX (Rodríguez-Pantoja 20122 [1995]), XIII (Gasparotto 2004), XVIII (Cantó Llorca 2007), III (Gasparotto-Guillaumin 2009), XI (Gasti 2010), XX ((Gasparotto-Guillaumin 2010), XIV (Spevak 2011), XVI (Landeira 2011), VII (Guillaumin-Monat 2012), VI (Chapparo Gómez 2012), V (Andrés Santos-Yarza Urquiola 2013). Preciso qui che, come mi sono appena comportata per le Etymologiae, così per tutte le opere che menzionerò nella sezione della mia trattazione dedicata alle fonti del LG (parr. 6-17) indicherò in nota l’edizione di riferimento – in qualche caso anche eventuali edizioni più recenti e gli studi aggiornati sulla tradizione. Segnalo pure che tramite la maschera di ricerca «Search List», disponibile alla pagina web http://liber-glossarum.linguist.univ-paris-diderot.fr/app/list.html a cura del Progetto LibGloss (di cui
supra, par. 1), sarà presto possibile rintracciare facilmente per ogni fonte del Liber le relative glosse; nella
mia trattazione (parr. 6-17) ne trasceglierò solo degli esempi.
127
Goetz 1891, p. 46 [= 256 ].
128 Anspach 1936, p. 347.
abbia tratto profitto da un’operazione anteriore. Egli infatti osserva che entro un manoscritto offerto da Incmaro (845-882) alla cattedrale di Reims, ossia il cod. Reims, Bibl. Mun., 425 (olim E. 334)130, il glossario Abavus (su cui tornerò infra, par. 17) che fa seguito immediato alle Etymologiae è intitolato Incipiunt glosae (glossae) ex novo et veteri Testamento sive ex Ethimologiarum (Etymologiarum) <libris> spitaliter
(specialiter) conpositae (compositae) – a questa rubrica in caratteri capitali, al f. 206r,
seguono poi, naturalmente, le varie voci, a cominciare dal lemma Abavus. Huglo nota inoltre che in questo codice un gran numero di termini rari del testo delle Etymologiae, quasi tutti glossati più avanti in Abavus, sono messi ben in vista tramite la ripetizione nel margine, quasi ad invitare il lettore a cercarne l’esatta interpretazione alla fine131.
Già da Goetz sappiamo che l’etichetta di riferimento affiancata agli excerpta delle Origines oscilla tra Esidori, Esydori, Ysidori e le relative varie forme di abbreviazione; qua e là si riscontra pure la dicitura estesa Esidori ex libris Ethymologiarum, o direttamente Ethymologiarum senza il riferimento a Isidoro; l’eventuale contaminazione con altri autori normalmente non viene segnalata salvo qualche rara eccezione, come per es. alle voci AG 163 Agnum (Ex Esidori atque Ambrosii libris collectum) e GI 7 Gigantes (Esidori ex libris Ethimologiarum et Augustini ex libris De civitate Dei). Goetz ha anche notato che si trovano spesso capitoli interi delle Origines, come ad es. alle voci BE 93 Bellum (18,1), DE 372 Definicio (-nit-) (2,29), DI 15 Dialectica (2,22-23)132.
Huglo ha quindi osservato che nel LG le glosse dei termini estratti dalle Etymologiae sono ora limitate a rapidi sinonimi ora invece estese su più righe, al punto che per le sette arti liberali e i termini ad esse riferiti (quali CE 260-275 C<a>elum, DI 196-204 Dies, LU 315-322 Luna, etc. per l’astronomia; CI 406-407 Citharae, CO 1508-1509 Consonantes, DI 11 Diafonia (-ph-), SI 309-311 Symphonia, etc. per la musica) la
130
CGM, Série des Départements, volumes in-8°, vol. XXXVIII, pp. 566-568. Una
digitalizzazione del manoscritto è disponibile in BnF Gallica,
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8449010b.
131 Huglo 2001, p. 5. La rubrica di Abavus è sopra riportata secondo mia trascrizione da riproduzione digitale (cfr. la nota precedente); fra parentesi – uncinate (per integrazioni) e tonde (per riscritture, utili anche solo a ripristinare una veste fonetico-ortografica classica) – miei eventuali emendamenti.
citazione delle Origines – a volte contaminata con passi di testi non isidoriani – occupa talora una o più colonne per più di cinquanta righe133.
Lindsay – convinto dell’esistenza di tre famiglie di codici entro la trasmissione del magnum opus isidoriano, ossia la Francica sive integra, la Italica sive contracta e la Hispanica sive interpolata – ha sostenuto che per le Etymologiae i compilatori del LG si sono avvalsi di un manoscritto della famiglia spagnola (la terza), la cui minuscola non era loro ben nota. Ne è prova, a suo avviso, la presenza, entro i testimoni del Liber pervenutici, di abbreviazioni e legature tipicamente ispaniche, che i responsabili dello spoglio avrebbero trasferito interamente dall’originale nelle loro pagine per timore di fraintenderle – lo studioso si è limitato a rilevare il fenomeno entro le voci isidoriane, ma ha immaginato che esso si possa riscontrare anche in altre, «for Spain was the home of learning (on the Continent) in the Dark Ages, and any eighth (or early ninth) century collection of the lore of bygone generations would be forced to draw largely from Spanish sources»134. A questo assunto non può essere tuttavia dato molto peso, in quanto le teorie di Lindsay sulla tradizione delle Origines sono state confutate e superate dalla critica isidoriana successiva – essa da un lato ha aggiunto un quarto raggruppamento (dotato di caratteri testuali propri) ai tre di Lindsay, dall’altro ha ricondotto la distinzione fondamentale fra i testimoni prioritariamente alla diversità di redazione dell’opera. Per la precisione, da una forma breve originaria, ma non definitiva (la cosiddetta “versione di Sisebuto”, quella cioè da Isidoro inviata al dotto re visigoto con un biglietto dedicatorio), si è distinta la redazione longa, che corrisponderebbe a quella diffusa dopo essere stata integrata in seguito alla revisione di Braulione, una varietà di forma presente nella massima parte dei codici di famiglia ispanica, ma non solo all’interno di essa. In verità, l’ultima parola sulla trasmissione delle Etymologiae non è stata ancora pronunciata135: si tratta di un problema davvero complesso (e per tale ragione evito qui di affrontarlo direttamente), ma è chiaro che, finché esso non sarà definitivamente risolto, non è possibile esprimere una valutazione corretta delle glosse del Liber basate su quest’opera. In ogni caso, tanto Grondeux quanto Laura Biondi
133 Huglo 2001, pp. 5 e 26-33.
134 Lindsay 1917, p. 126.
135
Sul tema, rimando innanzitutto all’esaustivo status quaestionis delineato da Codoñer-Martín-Andrés 2005, pp. 274-299; segnalo quindi i contributi successivi di Cantó Llorca 2008; Codoñer 2008, 2010 e 2011; Rodríguez-Pantoja 2008; von Büren 2007 e 2012.
hanno recentemente raccolto degli elementi a sostegno dell’appartenenza degli estratti delle Etymologiae documentati dal LG proprio alla famiglia spagnola136.
Infine, Grondeux ha avanzato l’ipotesi che il processo di spoglio delle Origines sia avvenuto per fasi diverse, parallele, indipendenti, concomitanti o successive, notando la presenza di alcune coppie di voci isidoriane composte da glosse che forniscono esattamente la stessa notizia, estrapolata dal medesimo passo delle Etymologiae, ma in modo leggermente diverso: solitamente una delle due è più lunga. Ciò succede ad es. per VE 406 e 407, entrambe da orig. 11,1,26 (VE 406 Vertex: est ea pars qua capilli capitis colliguntur, et in qua caesaries vestitura; VE 407 Vertex: est ea pars qua capilli capitis colliguntur, et in qua caesaries vestitura; unde et nuncupatur). Le due glosse al termine Hypnalis provenienti da orig. 12,4,14 (IB 25 Ibnalis: genus aspidis, dicta quod somno necat; IP 3 Ipnalis genus aspidis, dicta quod somno necat. Hanc sibi Cleopatra adposuit, et ita morte quasi somno soluta est) si distinguono anche per la variazione Ibnalis-Ipnalis a lemma, probabile indizio dell’utilizzo di due esemplari distinti delle Origines137.