Nel LG compaiono molti Padri della Chiesa. Goetz prende in considerazione anzitutto Agostino. Dal De civitate Dei160 sono infatti tratti non pochi excerpta di contenuto filosofico, storico, storico-religioso e mitologico, riportati quasi letteralmente – sebbene laddove riferiscano di culti e tradizioni pagane non sia raro trovarvi l’aggiunta di espressioni quali sed hoc poetae fingunt, come ad es. alla voce DI 509 Diomedes. Il tag per i passi agostiniani normalmente è costituito soltanto dal nome dell’autore, quindi Augustini o Agustini, spesso scritto con abbreviazioni di vario genere, nonostante alla voce DI 198 Dies si legga addirittura Beati Augustini episcopi; talvolta, poi, viene specificata anche l’opera in questione, come ad AM 173 Amfion (-phi-) (Augustini ex libris De civitate Dei). Benché il De civitate Dei sia l’opera agostiniana più utilizzata, non mancano citazioni anche dalla restante produzione del vescovo di Ippona, per es. dall’Enchiridion de fide, spe et charitate161 (per SA 85
Sacrificium), dal De Genesi ad litteram162 (per AV 1 Avaritia), dalle Enarrationes in
Psalmos163 (per AM 271 Ammon), dal De Genesi contra Manichaeos164 (per AN 521
157 Anspach 1930, pp. 166-167; 1936, pp. 347-348.
158
Bischoff 1961a, p. 335; Huglo 2001, pp. 6-7.
159 Schindel 1975, pp. 53-95, 174-182; Schindel 1994. Secondo lo studioso, alla medesima fonte guarderebbe anche Isidoro Iunior, il non meglio noto autore di un trattato grammaticale a noi giunto per tramite del solo ms. Basel, Universitätsbibl., F III 15 d (confezionato in Irlanda, nel sec. VIII: CLA, vol. VII, p. 3, nr. 847; una digitalizzazione è disponibile in e-codices, http://www.e-codices.unifr.ch/it/list/one/ubb/F-III-0015d) – descrizione ed edizione di tale trattato sono offerti dallo stesso Schindel 1975, pp. 184-241.
160 CPL 313. Per questa opera l’edizione di riferimento è quella di Dombart-Kalb 1955. Quale
studio recente sulla tradizione tardoantica e altomedievale del De civitate Dei segnalo Colombi 2013, che dimostra una divulgazione del testo precoce (addirittura antecedente la sua ultimazione), per fascicoli: una circolazione stratificata che genera una trasmissione fortemente contaminata.
161 CPL 295. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Evans 1969.
162 CPL 266. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Zycha 1894, pp. 1-435.
163
CPL 283. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Dekkers-Fraipont 19902. Dal 2001 ad oggi sono uscite nuove edizioni, a cura di: Gori 2001; 2015; Gori-Pierantoni 2011; Gori-Spaccia 2005; Gori-Recanatini 2002; Müller 2004; Weidmann 2003; 2011.
Annos), dall’opera spuria Hypomnesticon165 (per AR 56 Arbitrium)166 – uno studio approfondito sulla presenza di quest’ultima opera nel LG è stato condotto da Grondeux167. La stessa studiosa168 ha pure accennato a tracce di un’altra opera pseudo-agostiniana, il Dialogus Quaestionum LXV169.
Huglo170 ha osservato che alla voce SI 1 Sibillae (-by-) compare una lunga citazione dei versi sibillini Iudicii signum tellus sudore madescet secondo la versione agostiniana del Sermo contra Iudaeos, Paganos et Arrianos171.
Sulla presenza di Agostino nel Liber sta oggi svolgendo ricerche per la sua tesi di dottorato (presso la Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino - SISMEL) Marina Giani, perciò per l’approfondimento della questione bisognerà aspettare l’esito suo lavoro.
Frequentemente – dichiara Goetz – il LG attinge ad Ambrogio, segnalato a margine delle relative voci come Ambrosi episcopi o solo Ambrosi, tendenzialmente abbreviato in vari modi. L’Hexaemeron172, con la sua descrizione dei giorni della Creazione, è tra le fonti primarie del Liber, offrendo contenuti naturalistici di stampo teologico-cristiano; l’indicazione è ora soltanto all’autore ora invece comprensiva dell’opera (Ambrosi ex libro Hexaemeron)173.
Barbero ha ipotizzato un uso specifico dell’Hexaemeron, limitato alle notizie di tipo naturalistico, sistematicamente “depurate” di qualsiasi osservazione morale o didascalica; in particolare, la studiosa ha preso a riferimento il sermone sulla creazione degli animali e dell’uomo (hex. 6), notando come delle diciassette glosse da lì derivate ben sedici riguardano degli animali e sono prive di commenti religiosi o allegorici174. Incuriosita da questa tesi, a sostegno della quale Barbero non mostra in realtà che gli esempi delle voci UU 68 Vulpis e UR 44 Ursa, ho compiuto io stessa dei controlli in tal
164 CPL 265. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di PL, vol. XXXIV, coll. 173-220.
Nel 1998 è uscita una nuova edizione a cura di Weber.
165 CPL 381. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Cisholm 1980.
166
Mai 1834, p. 590; Goetz 1891, pp. 50-51 [= 260-261]. Sulle citazioni dell’Hypomnesticon nel
LG, cfr. l’analisi dettagliata di Grondeux 2015b.
167 Grondeux 2015b.
168
Grondeux 2015b, p. 68.
169 CPL 373a. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Dorfauber 2011, pp. 217-438.
170 Huglo 2001, p. 8.
171 CPL 404. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Braun 1976, pp. 227-258: i versi
sibillini si trovano a pp. 248-250.
172
CPL 123. Per questa opera l’edizione di riferimento è quella di Schenkl 1896, pp. 1-161.
173 Goetz 1891, p. 51 [= 261 ].
senso, verificando per es. che la voce AS 93 Asinus coincide effettivamente con il passo hex. 6,3,11, di cui è però lasciato cadere l’accenno all’insegnamento che gli uomini devono trarre da questo animale, allegoria della pigrizia: quid aliud docet nisi nos vivaciores esse debere nec desidia corporis animique pigrescere, confugere ad
fidem?175.
Goetz osserva che i paragrafi che provengono dall’Hexaemeron solitamente aderiscono perfettamente al testo ambrosiano, anche se spesso subiscono qualche lieve variazione redazionale in apertura e in chiusura – ragione per cui Karl Schenkl ha deciso di non tenerne conto per la sua edizione dell’Esamerone176 –, come nel caso delle voci AC 213 Accipitres (= hex. 5,18,58) e AE 110 [A]elementa mundi (= hex. 1,6,20); talvolta, poi, essi sono preceduti o seguiti o addirittura in mescolanza con passi isidoriani, come succede per es. alle voci CE 260-275 C<a>elum, già menzionate sopra; a CE 660 Cet<a>e, invece, a hex. 5,11,32 si accompagna un excerptum del
Physiologus177.
Sempre Barbero nota nella voce AP 73 Apes (= hex. 6,189,16-193,9; 195,6-16) l’omissione del brano in cui si critica l’elezione regale dipendente dalla volontà popolare e da successione ereditaria (hex. 6,190,10-19): l’assenza potrebbe essere dovuta all’intervento incisivo dei compilatori del Liber, che rifletterebbero così le tradizioni e gli ideali dell’istituzione regia del periodo merovingio e carolingio, per la quale la successione ereditaria del titolo regale e l’elezione popolare nel caso di interruzione di questa successione erano caratteri fondamentali – la dinastia carolingia ebbe inizio proprio con l’acclamazione popolare di Pipino III nel 751 a Soissons178. Relativamente ai passi dallo sfondo politico, non solo ambrosiani, Barbero individua anche altre omissioni non casuali che possono in parte rivelare il lavoro di idee e le concezioni degli uomini tra cui il LG nacque, per es. quella relativa alla partecipazione delle donne alla vita pubblica, nella voce AT 9 Athenas tratta dal De civitate Dei di Agostino, e quella relativa all’unicità dell’impero romano, nella voce RO 114 Romanum
175 Schenkl 1896, p. 210, r. 25-p. 211, r. 1.
176 Schenkl 1896, pp. L-LI.
177 Goetz 1891, pp. 51-52 [= 261-262]. La questione è toccata anche da Barbero 1990, pp. 157-158, relativamente alle voci di animali dipendenti dal sesto libro dell’Esamerone. Sulla presenza del
Physiologus nel LG tornerò più distesamente infra, par. 14.
imperium proveniente dal Breviarium ab Urbe condita di Eutropio179: il rifiuto della superiorità assoluta dell’impero romano e le riaffermazioni dell’esclusione delle donne dal trono e delle norme di successione potrebbero mostrare una certa coscienza politica. Naturalmente, sottolinea la studiosa, questa non va necessariamente legata a una monarchia forte; anzi, proprio la debolezza, o comunque una fase di sviluppo iniziale potrebbe giustificare la riaffermazione dei principi politici suddetti180 – sappiamo inoltre che già ai tempi di Pipino III era in atto una riflessione finalizzata alla legittimazione e alla dimostrazione della dignità dell’impero dei Franchi, riflessa per es. nel rito della missa pro principe, un’affermazione liturgica del parallelismo tra la regalità dell’Antico Testamento e quella dei Franchi, o nelle prime Laudes Regiae, con la loro invocazione delle qualità di Cristo simili a quelle di un re combattente181.
Infine – afferma Goetz – del vescovo di Milano nel LG si trova anche, oltre all’Hexaemeron, l’Expositio in Lucam182, come ad AR 482 Armonia183.
Lo stesso studioso riconosce che alcuni nomi ebraici, come AD 112 Ader o AB 297 Abram, sono spiegati con excerpta dalle Quaestiones hebraicae in Genesin184 di Gerolamo. Di Gerolamo sono ugualmente impiegati i commenti ai vari libri della
Bibbia, tendenzialmente segnalati con un’etichetta; per es., quello a Isaia185 alla voce
AR 164 Arc<h>itectum, a Ezechiele186 alla voce AR 367 Ari[h]el187.
Huglo osserva che anche i contenuti del Liber interpretationum Hebraicorum
nominum188 di Gerolamo sono più volte citati nel LG, spesso però per il tramite di
Eucherio o Isidoro189; le Instructiones II e le Etymologiae VII guardano infatti al Liber in oggetto di Gerolamo, riprendendolo e talora ampliandolo, e il fatto che l’utilizzo diretto dell’opera gerolamiana nel LG sia ridotto potrebbe dipendere, secondo Olivier Szerwiniack, da un preciso ordine di spoglio adottato dai compilatori relativamente ai nomi ebraici, nel quale il Liber di Gerolamo pareva venire per ultimo190.
179 Su questa fonte tornerò infra, par. 13.
180
Barbero 1990, pp. 158-159.
181 Wallace-Hadrill 1971, pp. 99-100.
182 CPL 143. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Adriaen 1957.
183
Goetz 1891, p. 52 [= 262 ].
184 CPL 580. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di de Lagarde 1959a.
185 CPL 584. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Gryson 1993-1999.
186 CPL 587. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Glorie 1964.
187 Goetz 1891, p. 52 [= 262 ]. Per il caso di Abram, cfr. Barbero 1990, pp. 154-155.
188
CPL 581. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di de Lagarde 1959b.
189 Huglo 2001, p. 9.
Sappiamo poi, sempre da Goetz, che dal LG vengono utilizzati anche i Dialogi191 e i Moralia192 di Gregorio Magno, entrambi ben segnalati nel margine della tradizione del Liber; per es., i primi per IN 705 Infernum, i secondi per SA 457 Sardinichus
(-donych-) et sapphirus193.
Una delle fonti – già individuata da Goetz, ma indagata più nel dettaglio da Barbero – che compare con regolarità nel LG, tanto da poter essere considerata anche questa come modello enciclopedico (dopo le Etymologiae di Isidoro), è il secondo libro delle Instructiones ad Salonium194 di Eucherio da Lione (prima metà sec. V), testo che spiega in modo schematico circa trecentonovantadue termini biblici: ben duecentoventitré compaiono come lemmi nel LG e sono pure spiegati con le parole di Eucherio; in centoventidue di tali casi la derivazione è confermata dall’indicazione Eucheri o Euceri posta a fianco della voce – almeno nei due manoscritti che Barbero, cui si deve questo spoglio, ha preso in considerazione: P e A –, mentre in dieci casi (sempre di questi duecentoventitré) la notizia di Eucherio è uguale a quella data nelle Etymologiae di Isidoro e noi, per mancanza di indicazioni, non siamo in grado di dire quale delle due fonti abbiano utilizzato i compilatori del Liber. Il fatto poi che nel LG ci siano settantadue termini eucheriani spiegati con una glossa tratta piuttosto dalle Origines che però comprende la notizia data da Eucherio e la amplia non mina l’ipotesi dell’uso sistematico di quest’ultimo, ma dimostra come a monte della realizzazione del Liber ci sia stato un lavoro di confronto del sapere tramandato dai testi del passato: di fronte a passi simili di Isidoro e di Eucherio, i compilatori ne avrebbero scelto uno solo (per non ripetere due volte la stessa notizia), naturalmente quello più ricco. A sostegno di questo metodo ragionato di composizione vanno anche otto glosse composte da un brano delle Etymologiae e da un excerptum delle Instructiones, e undici voci tratte da vari autori (Gerolamo, Origene, Agostino) che contengono le stesse notizie di Eucherio e le ampliano195.
Relativamente a questa fonte eucheriana, mi sembra interessante sottolineare la scoperta di Graziano Maioli che già il cod. Città del Vaticano, Bibl. Apost. Vat., lat.
191 CPL 1713. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di PL, vol. LXXVII, coll.
147-432.
192 CPL 1708. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Adriaen 1979-1985.
193
Mai 1834, pp. 594-595; Goetz 1891, p. 52 [= 262].
194 CPL 489. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Wotke 1894.
3321 (non noto a Wotke, l’editore dell’opera di Eucherio), secondo Lowe redatto in Italia, probabilmente al Centro, nel sec. VIII med.196, custodisce ai ff. 208r-220r – dopo le Differentiae di Isidoro ai ff. 172r-207v nonché il glossario Abstrusa-Abolita ai ff. 2r -163r (di cui infra, par. 17) – il libro II delle Instructiones suddiviso (come impostazione grafica) in lemmi e glosse, benché non ordinati alfabeticamente197. Secondo Barbero, la dipendenza del LG da tale testo è tuttavia impossibile perché in esso non sono compresi tutti i lemmi trattati nel Liber; resta però significativo l’uso simile che in questi due luoghi è stato fatto dell’opera di Eucherio198.
Mi sono poi personalmente accorta, guardando le digitalizzazioni disponibili dei manoscritti eucheriani segnalati nell’edizione di Wotke, che pure il cod. St. Gallen, Stiftsbibl., 230, secondo Lowe copiato a San Gallo nella seconda metà del sec. VIII199, presenta il testo del II libro delle Instructiones visivamente strutturato per lemmi e glosse (comunque non in successione alfabetica); potrebbe quindi essere utile effettuarne un confronto con il LG.
Quanto alla produzione di Origene tradotta in latino, nel LG vi è traccia – anche in questo caso riconosciuta già da Goetz, ma studiata più nello specifico da Barbero – di tre testi di esegesi del testo sacro, ossia In librum Iesu Nave homiliae200, In Numeros
homiliae201 e In Exodum homiliae202 (spesso segnalati semplicemente con il nome
dell’autore, Origenis), tuttavia solo limitatamente all’interpretazione dei nomi propri biblici – e in qualche caso per i termini greci, come per AL 29 Alalachmos (-gm-), traslitterato in latino. Relativamente a questo genere di informazioni, Barbero nota che le suddette orazioni sono state utilizzate con ampiezza, ma non con regolarità sistematica: la maggior parte dei nomi in esse presenti non compaiono nel LG o sono spiegati da glosse del tutto diverse rispetto al testo di Origene. Inoltre, alcuni termini sono interpretati con passi tratti piuttosto da Isidoro che però contengono la notizia origeniana espressa con parole molto simili; tale dato comproverebbe il metodo di
196
Lowe 1921; CLA, vol I, p. 6, nr. 15.
197 Maioli 1981: si tratta di uno studio, comprensivo di edizione, del testo eucheriano così come dato in questo codice.
198
Barbero 1990, p. 153, n. 18.
199 CLA, vol VII, p. 28, nr. 933. Una digitalizzazione è disponibile in e-codices,
http://www.e-codices.unifr.ch/it/list/one/csg/0230.
200 CPL 198l. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Baehrens 1920-1921, vol. II, pp.
286-463.
201
CPL 198o. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Baehrens 1920-1921, vol. II,
pp. 1-285.
compilazione suddetto (su spunto degli excerpta di Eucherio), basato proprio sul confronto e sulla selezione di testi affini. È poi ipotizzabile, secondo la studiosa, che i compilatori del Liber avessero a loro disposizione le opere di Origene nella versione di Rufino, dato che il confronto tra questa e i passi rispettivi entro il LG (per i quali Barbero usa come riferimento i codici P e A) non è eccessivamente discrepante; in precedenza, tuttavia, Pitra aveva parlato genericamente della vicinanza del testo fornito dal Liber (quale restituito da P e T) con le traduzioni origeniane sia di Rufino sia di Gerolamo, e aveva inoltre supposto l’impiego anche di un’altra più ampia redazione, la stessa che avrebbero utilizzato qua e là nelle loro collettanee pure il monaco Giovanni Diacono (sec. IX) e il vescovo Vittorio di Capua (sec. VI)203. Difficilmente credibile sembra invece l’ipotesi che le citazioni origeniane siano giunte al LG tramite qualche glossario, come si potrebbe supporre dall’indicazione de glosis posta a fianco di alcuni passi chiaramente tratti dal teologo alessandrino: nei testi editi tra i GlossLat. solo sporadicamente si trovano glosse con interpretazioni di nomi biblici204.
Sempre Barbero osserva che sotto l’etichetta di Origene talora si riscontrano piuttosto passi del Liber genealogus205, una cronaca redatta in Africa probabilmente da Ilariano agli inizi del sec. V, caratterizzata dalla menzione di una serie di genealogie, tutte desunte dalla Sacra Scrittura, da Adamo ed Eva fino a Maria e Giuseppe206.
Grondeux segnala che nel LG sono presenti pure estratti di Origene per mediazione di Gregorio d’Elvire207.
Goetz ci informa che tra le indicazioni marginali ricorre talvolta quella di Fulgenzio (Fulgenti), come alle voci AE 313 Aestimatio, AR 341 Argumentum, DI 3 Diacason, DI 24 Dialoge (Dy-), DU 107 Duleusis, ID 67 Idolatria, MI 98 Ministrare, PA 370 Paraclesis, PA 373 Paracletus, SI 259 Simbolum (Sy-)208. In merito, Huglo osserva che si tratta perlopiù di brani contenenti citazioni bibliche: per es. si trovano citati due brevi loci dei capitoli 7 e 12 degli Atti degli apostoli ad AE 313 Aestimatio, mentre qualche versetto di San Paolo sul tema del servizio a Dio e al prossimo (Col. 3,24 o Rom. 12,11 e 1Cor. 16,15) è citato a DU 107 Duleusis. Benché alcune allusioni
203 Pitra 1855, p. 395; cfr. anche Spicil. Solesm., vol. I, pp. LI-LII e LVI-LVII.
204 Barbero 1990, pp. 159-161. Un buon numero di glosse origeniane del LG si trova, oltre che in Mai 1834, pp. 597-598, in Pitra 1855, pp. 395-396.
205 CPL 2254. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Mommsen 1892.
206
Barbero 1990, p. 159. Quale studio relativamente recente su quest’opera, cfr. Siniscalco 1993.
207 Grondeux 2015b, p. 68.
testamentarie siano presenti nell’opera di Fabio Planciade Fulgenzio – come quella al Salmo 32,2, in Myth. 1,15 relativamente alle corde della cetra –, secondo lo studioso non si hanno elementi sufficienti per determinare se l’etichetta Fulgenti del LG si riferisca a tale Fulgenzio, detto anche ‘il Mitografo’, oppure al suo contemporaneo Fabio Claudio Gordiano Fulgenzio († 533), santo vescovo di Ruspe209: «La mention de ‘Fulgencius’ devant plusieurs termes glosés […] soulève à nouveau le problème des deux Fulgence»210. Huglo presenta dunque la questione come ancora aperta, non tenendo minimamente conto dei risultati invece raggiunti da Max Ludwig Wolfram Laistner circa un cinquantennio prima: lo studioso americano ha infatti riconosciuto tre delle suddette voci, cioè AE 313 Aestimatio, MI 98 Ministrare e SI 259 Simbolum (Sy-), nei frammenti giuntici del trattato Contra Fabianum libri decem211 di Fulgenzio di Ruspe, ipotizzando di conseguenza che anche gli altri estratti del LG etichettati come fulgenziani possano derivare da parti perdute di questa stessa opera. Inoltre, contro la teoria della scarsa influenza della produzione di Fulgenzio di Ruspe nei secoli VI e VII e poi in età carolingia – sostenuta per es. da Gustav Krüger212 –, Laistner ha rivendicato che «Fulgentius’ writings must have been available in many monastic libraries; the evidence of early catalogues points in the same direction. At least one venerable codex of Fulgentius has survived, the original home of which was in France (Città del Vaticano, Bibl. Apost. Vat., Reg. lat. 267213, ff. 99-228). It was written in uncial and half-uncial script in the sixth or seventh century. The libraries of Friaul, St. Vandrille, Compiègne, Lorsch, and Würzburg contained at least some of Fulgentius’ works in the ninth century. Early in the previous century the compiler of the Liber Glossarum had included some extracts in his huge dictionary from the contra Fabianum libri decem of Fulgentius and possibly from some other works as well»214.
209 Il rapporto tra le due figure costituisce una vexata quaestio; cfr. almeno Hays 2003; per una panoramica sull’argomento, utile Venuti 2009, pp. 86-92. Su Fulgenzio il Mitografo un’ampia rassegna bibliografica, continuamente aggiornata, è disponibile nella pagina web curata da Gregory Hays: http:// people.virginia.edu/~bgh2n/fulgbib.html.
210 Huglo 2001, pp. 8-9.
211
CPL 824. Per quest’opera l’edizione di riferimento è quella di Fraipont 1968.
212 Schanz-Hosius-Krüger 1920, p. 581: «Die Nachwirkung des Fulgentius war nicht so gross, wie man es nach den ihm oft gespendeten Lobeserhebungen annehmen sollte. Während Isidor ihn feiert, erwähnt ihn Beda überhaupt nicht […]. Alcuin nennt ihn adv. Elipandum 4,4 […] einen luculentus
ecclesiae catholicae scriptor».
213
CLA, vol. I, p. 31, nr. 104b.
214 Laistner 1957, pp. 212-213, in particolare n. 39. Sulle glosse del Liber tratte dal Contra
Sporadicamente – nota Goetz – ricorrono anche excerpta degli Instituta regolaria
divinae legis215 di Iunilio Africano, distinti dall’etichetta Iunilli, per es. a PR 349
Praedictio, PR 2008 Profetia, PR 3147 Proverbialis species, TI 154 Typus, VO 94
Voluntas216.
Alla voce MA 777 Mare, poi, Goetz osserva la presenza dell’etichetta Clementis a fianco di un passo che in realtà viene dal De natura rerum di Isidoro: la segnalazione trova giustificazione nel fatto che entro il brano isidoriano è citato Clemens episcopus; essa però non riflette un atteggiamento costante dei compilatori del LG: alla voce OC 26 Oceanus in un excerptum di Isidoro è ugualmente menzionato Clemens discipulus
apostolorum, ma nel margine non vi è alcuna indicazione in merito217.
Davanti al termine CE 526 Chreston Goetz rileva l’etichetta Hilari ex libris de litteris, per un passo di Ilario di Poitiers, probabilmente dal Liber contra Dioscurum
medicum218, opera oggi perduta ma testimoniataci indirettamente da Gerolamo – in
riferimento ad Ilario Gerolamo infatti afferma: quid in litteris possit, ostendit (Epist. 70, par. 5)219.
Talvolta – dichiara sempre Goetz – s’incontra l’indicazione Sarapionis, a segnalare estratti della produzione del Padre del deserto Serapione (sec. IV). A titolo di