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Relativamente al processo di composizione del Liber, la prima ipotesi è stata quella di Bishop, e poi di Ganz, già presentata sopra (par. 4), della stesura iniziale di singoli fogli di lavoro, scritti progressivamente, a più riprese, da vari compilatori; i fogli (o quaderni) così elaborati sarebbero stati infine assemblati, per semplice copiatura, a realizzazione del volume unico del LG.

Ponendo l’accento sulle operazioni redazionali (confronto, scelta, composizione, scarto delle notizie estratte dalle varie opere) riconoscibili alla base del Liber (significative in tal senso, in particolare, le voci eucheriane; cfr. supra, par. 8), Barbero

532 Mountford 1923b, pp. 108-109 e 111-112; Hanell 1932, pp. 16-27; Briquel 2006.

533

GlossLat., vol. IV, p. 7.

534 Anche solo per evitare di credere vocaboli latini delle forme invece frutto di banale corruzione – così, lo stesso ThLL dà notizia di una forma figida (vol. VI/I, col. 707, rr. 22-24, s. v. Figida [Vollmer]), che in realtà è un lapsus per frigida nel lemma di FI 143 – la fonte del lessico monacense, dichiaratamente espressa, è il testo di Goetz 1894 (CGL, vol. V, p. 200, r. 23), che infatti non rileva la corruttela (non emendata nemmeno dal Thesaurus Glossarum Emendatarum), mentre l’ed. Lindsay et al. 1926 (p. 244) corregge; cfr. Thomson 1965. Circa le edizioni del LG che sono (state) spogliate per la compilazione del ThLL, cfr. supra, par. 4.

535

Oltre agli emendamenti suggeriti in particolare dall’ed. Lindsay et al. 1926 – per quanto talora discutibili (si veda per es. Gorla 2014; 2016a; soprattutto 2016c) –, cfr. Cazzaniga 1967 e Condorelli 1971-1972.

ha tuttavia recentemente avanzato la proposta che la fase di raccolta del materiale sia avvenuta tramite l’uso di “schede” – anziché impiegando un foglio per ciascun lemma, foglio nel quale le glosse si sarebbero disposte nell’ordine in cui le opere venivano spogliate: la ricopiatura avrebbe ripreso ciascun foglio da capo a fine, e per ogni voce avremmo avuto una successione regolare relativa alle fonti. Le schede, seppur compilate nell’ordine dei testi consultati (ma una per ogni testo), avrebbero invece consentito di collocare gli estratti in modo vario prima della ricopiatura536.

Huglo, dal canto suo, ha dato credito a questa teoria di Barbero, ribadendo appunto che il LG sembra essere stato realizzato sulla base di fiches (le suddette “schede”) piuttosto che di dossiers concernenti tale o talaltro soggetto: «cette projection dans le passé d’une technique d’édition antérieure à l’informatique semble bien la seule solution expliquant à la fois le choix éclectique et la classement imparfait de nombreuses gloses pour un seul terme et finalement l’oubli ou l’erreur d’attribution de ces gloses à tel ou tel auteur»537.

Anche Codoñer ha accolto la tesi delle fiches – a suo avviso essa può valere pure per le Etymologiae isidoriane –, cogliendone le seguenti implicazioni fondamentali: l’origine geografica dei documenti-fonti ha potuto essere di vario tipo; in molti casi la copiatura sulle fiches ha potuto comportare l’omissione involontaria dell’indicazione del nome dell’autore o dell’opera trascritta (i tags). Notando, infine, come per giungere alla compilazione finale del LG sarebbero state necessarie due fasi, invece di una – appunto la trascrizione del documento-fonte nella fiche e la copia poi di questa nel Liber –, la studiosa ha affermato che tale fatto ha potuto contribuire ad elevare il numero degli errori (rispetto alle fonti) presenti nel LG – già tendenzialmente causati dalla diversa provenienza geografica dei vari documenti, nonché dal grande numero di persone impiegate nell’elaborazione delle fiches538.

Secondo Grondeux, una spia dell’utilizzo di fiches potrebbe scorgersi nel fatto che delle undici voci del Liber basate sull’Hypomnesticon (AR 56, LI 594, LU 441, MO 447, PR 330, SI 194, SI 602, ST 117, TE 289, VI 440, VI 441) una soltanto, cioè la prima in ordine alfabetico (AR 56 Arbitrium), contiene nel tag l’indicazione specifica dell’opera (Augustini ex libro Hypomnesticon): il titolo del testo di riferimento poteva

536

Barbero 1990, pp. 155-156.

537 Huglo 2001, p. 11.

essere riportato, per economicità, solo accanto al primo dei passi estrapolati, una volta disposti in ordine alfabetico539.

A sostegno dell’ipotesi di composizione del LG sin qui enucleta, può essere interessante osservare che l’uso di schede per la realizzazione di opere compilatorie è in effetti testimoniato a Corbie nel sec. IX: nel prologo in versi (ff. 1v-3v) del cod. Città del Vaticano, Bibl. Apost. Vat., Reg. lat. 1762540 – autografo del bibliotecario Adoardo e contenente excerpta della produzione filosofica di Cicerone, ma anche passi di Sallustio, Macrobio, Servio, Agostino, Marziano Capella e Publilio Siro541 – il compilatore, descrivendo in terza persona il piano generale del suo lavoro, afferma esplicitamente di aver in principio raccolto il materiale su tavolette di cera: ipse etenim, dum forte foret nam bibliothecae / custos, contraxit quae libuit relegi. / Impressa in tabulis cumulata replevit et ipsas / ni vacuans aliter condere sic quiverat, / consiliumque habuit servandi gratia sensim, / ut libri tandem redderet effigiem (vv. 31-36). Secondo Charles H. Beeson, tale procedimento compilatorio ha naturalmente comportato un aumento degli errori: «The transcription from wax to parchment would account for a number of the errors in it»542. Inoltre, è a questa fase preparatoria che, ad avviso di Bischoff, devono risalire le varie soluzioni editoriali rintracciabili nel florilegio ciceroniano (come ad es. l’arrangiamento di alcuni paragrafi secondo la dottrina cristiana o l’eliminazione degli eventuali dati storici)543: «We may assume that such editorial work was undertaken while the texts were on the wax tablets»544.

Per quanto il metodo di spoglio delle fonti per schede sembri effettivamente credibile, dal canto mio preciso che il LG è un’opera talmente complessa che potrebbero essere stati adottati più criteri di compilazione, non uno solo. Inoltre, come del resto ha segnalato la stessa Codoñer, per il materiale glossografico – di norma già alfabetizzato, almeno in minima parte – non è necessario presupporre una riduzione a fiches545.

539

Grondeux 2015b, pp. 65-66. Fra gli altri esempi utili a dimostrare la teoria della compilazione

del Liber per schede, cfr. il caso della voce MV 339 Musica, secondo Venuti 2016.

540 Bischoff 1998-2014, vol. III, p. 442, nr. 6800. L’edizione di riferimento del prologo poetico è

quella di Dümmler 1884, pp. 683-685.

541 Per una descrizione della silloge in questione, cfr. Schwenke 1889; Beeson 1945; Bischoff

1961b, pp. 42-44.

542 Beeson 1945, p. 212.

543 Interventi messi a fuoco da Schwenke 1889, pp. 411-412.

544

Bischoff 1961b, p. 44. Segnalo a margine che l’uso di tavolette di cera nei sec. IX-X non deve stupire: Wattenbach 18963, pp. 63-69 ne individua una dozzina di esempi.

Vorrei poi mettere bene in luce quanto nella tesi di Barbero, nonché nella riflessione successiva di Codoñer, mi pare resti implicito: il fatto, cioè, che la raccolta del materiale per schede (attività propriamente compilatoria) non esclude l’elaborazione successiva di fogli di lavoro (per l’intervento redazionale) precedenti alla stesura finale dell’opera.

Ricordo a questo punto, inoltre, l’ipotesi di Grondeux, già presentata sopra discutendo la fonte delle Etymologiae (par. 6), relativa ad uno spoglio a più riprese del magnum opus isidoriano, su manoscritti diversi.

Infine, sottolineando il fatto che Origene è stato utilizzato solo per i nomina sacra (e quindi per nessun altro genere di notizia, o commento, sul testo biblico), così come Ambrogio soprattutto per informazioni di tipo naturale (non storico o morale), e Eucherio per intero – come s’è visto supra (par. 8) – Barbero ha concluso che «l’enciclopedia evidentemente fu concepita come sunto ragionato del sapere offerto dalla tradizione e ogni opera di quella tradizione è servita ad uno scopo particolare. La ricerca delle notizie quindi deve essere avvenuta in base a criteri diversi per ciascun testo»546. Questa tesi è accolta come probabile da Codoñer, che parla della copia in fiches dei vari documenti-fonti «en lugares distintos de acuerdo, tal vez, con el autor seleccionado»547. Data la sistematicità invece riconosciuta relativamente allo spoglio delle Etymologiae (cfr. supra, l’incipit del par. 6), Codoñer immagina le fiches desunte dal magnum opus isidoriano (una volta disposte in ordine alfabetico) quale una sorta di ordito fondamentale («una especie de urdimbre inicial») alla base della composizione del LG548.