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SPERIMENTAZIONE IN SITU

AMIDO DI RISO

L'amido di riso è stato preparato con la modalità impiegata nell'esperienza pregressa del santuario (paragrafo 2.6), ovvero portando ad ebollizione 1 kg di riso in 1.5 l di acqua distillata e aggiungendo acqua durante cottura in misura pari a quella persa nell'evaporazione. La differenza apportata è stata quella di applicarlo in soluzione al 30 e 50% (percentuali in volume) con acqua distillata per ridurne la viscosità. La tipologia utilizzata è l'Arborio ed è stato scelto in alternativa allo Sticky Rice (Oryza sativa) utilizzato nella tradizione cinese in quanto di più facile reperimento. L'Arborio è

comunque un cultivar della varietà Japonica della specie Oryza sativa (Casati D. et alii, 1999).

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3.1.2 Metodologia di applicazione e di valutazione del consolidamento

Le sostanze così preparate sono state applicate su dei frammenti di intonaco dipinto di colore giallo pallido. Prima di applicare il prodotto consolidante, le superfici sono state umettate con una soluzione di alcol al 50% in acqua distillata, come da pratica di cantiere.

L'applicazione è avvenuta tramite pennello e carta giapponese e solo su metà dell'area pigmentata. La scelta di applicare i consolidanti in questa maniera è stata dettata dall'impossibilità di eseguire misure colorimetriche per registrare potenziali cambi di apparenza (Fig.3.7-8). In questo modo si è cercato di osservare eventuali variazioni macroscopiche comparando l'area trattata con quella non trattata. L'applicazione tramite pennello è stata considerata l'unica in grado di assicurare il controllo su una zona di limitata estensione della superficie; l'applicazione a spruzzo, pur essendo quella usata nella sperimentazione pregressa, non avrebbe permesso tale controllo.

Fig. 3.7 Applicazione della mucillagine su un'area

ristretta del campione tramite pennello e carta giapponese.

I campioni così trattati sono stati lasciati sui gradoni del Templo per un anno. Successivamente a questo tempo sono stati portati in laboratorio per la loro caratterizzazione.

Nel capitolo inerente la caratterizzazione dei campioni archeologici (capitolo 4) sono riportate le dimensioni e i pesi dei campioni trattati. Le parti superficiali interessate dall'applicazione, sempre a causa della loro dimensione limitata, non hanno consentito di eseguire la valutazione della coesione con le stesse modalità impiegate nella fasi successive relative al consolidamento delle pitture sulle murature

Fig. 3.8 Applicazione della mucillagine su un'area

ristretta del campione.

e che sarà descritta nel paragrafo 3.2.3 di questo capitolo.

La valutazione del miglioramento della coesione superficiale è avvenuta facendo rotolare l'estremità di un bastoncino cotonato sulla superficie trattata e non trattata e verificando la presenza o meno di pigmento nel cotone (Fig.3.9).

Fig. 3.9 Valutazione della polverizzazione superficiale

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3.1.3 Risultati ottenuti e prime considerazioni

I campioni sono stati valutati dopo un anno di esposizione sui gradoni del Templo. Dall'analisi macroscopica non è stata osservata la presenza di colonizzazione biologica o differenze cromatiche tra le aree trattate e non trattate, sia per i trattamenti eseguiti con la mucillagine che con l'amido di riso. L'unico campione che ha mostrato una lievissima saturazione del colore nella parte trattata è stato quello in cui è stato applicato l'amido di riso al 50%.

La valutazione del grado di coesione raggiunto è stata eseguita sulle superfici non trattate, che ha mostrando in tutti i casi una perdita sostanziale di pigmento polverizzato (Fig. 3.10). Le aree trattate hanno invece manifestato un effettivo miglioramento in quanto, tramite la prova, il pigmento non ha aderito al cotone del bastoncino (Fig. 3.12). L'unico campione che ha mostrato tuttavia una leggera polverizzazione è stato quello trattato con mucillagine di Opuntia Ficus Indica al 30% (Fig. 3.11).

Fig. 3.10 Pigmento asportato dalla

superficie non trattata di uno dei campioni utilizzati per la fase preliminare di sperimentazione. Data la similarità delle superfici scelte, si riporta a titolo esemplificativo il risultato ottenuto nella parte superficiale non trattata del campione in cui è stata applicata la mucillagine al 60%.

Fig. 3.11 Pigmento asportato dalla

superficie trattata con mucillagine di

Opuntia Ficus Indica al 30%.

Fig. 3.12 Estremità in cotone pulita

ottenuta successivamente alla verifica delle superfici trattate con mucillagine al 60 e 100% e con amido di riso al 30 e 50%.

Data lo positività di questa prima esperienza, si è deciso di proseguire con la sperimentazione e di procedere con l'applicazione delle sostanze su alcuni piccoli lacerti di intonaco dipinto presenti sulle murature del Templo.

3.2 CONSOLIDAMENTO SU LACERTI DI INTONACO DIPINTO

L'obiettivo della sperimentazione sui lacerti di intonaco è stato quello di verificare l'efficacia dei consolidanti nella riadesione degli strati pittorici (soprattutto nel caso delle superfici rosso vermiglio) e nel miglioramento della coesione del coating (nel caso delle superfici giallo pallido). L'applicazione su una superficie di dimensioni superiori ha consentito di proporre una metodologia volta alla quantificazione del miglioramento raggiunto successivamente al consolidamento. Il vantaggio dato dall'applicazione di questi prodotti sulle superfici in opera, è quello di valutare gli effetti del trattamento tenendo conto di tutte le dinamiche che intervengono nella situazione reale, difficilmente riproducibili simultaneamente in laboratorio.

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I lacerti interessati dal consolidamento sono tutti collocati nel settore 1 del frontis norte, questo per poter avere un'esposizione simile rispetto agli agenti atmosferici per tutte le aree trattate. Sono state scelte superfici di due colorazioni differenti: giallo pallido, maggiormente interessate da polverizzazione del coating, e rosso vermiglio, più soggette a distacco degli strati pittorici. Inoltre, per poter ottenere risultati paragonabili, sono state selezionate superfici con un similare stato di conservazione. I lacerti interessati dai trattamenti sono in totale 14, di cui 7 gialli e 7 rossi.

3.2.I Consolidanti utilizzati

MUCILLAGINE DI OPUNTIA FICUS INDICA

La mucillagine è stata preparata con le stesse modalità illustrate nel paragrafo 3.1.1. L'applicazione è avvenuta al 30 e al 60%. Prima dell'applicazione sulle pitture è stato stabilito il tempo di macerazione da utilizzare. Se infatti durante i test preliminari la macerazione è durata 2 settimane nell'ottica di utilizzare gli stessi tempi delle esperienze pregresse, in questa fase è stato valutato il suo utilizzo anche a 1 settimana e a 3 settimane. Nonostante non sia stata svolta una sperimentazione preliminare, si è deciso comunque di utilizzarla sulle pitture in quanto, nella bibliografia di riferimento, non vengono evidenziati cambi nell'apparenza superficiale ma solo in termini di efficacia. Inoltre, valutando il colore e la viscosità, non sono state riscontrate differenze significative che portassero a escludere l'utilizzo della mucillagine ottenuta dalla macerazione a 1 e 3 settimane. La mucillagine è stata applicata su un totale di 12 lacerti (6 giallo pallido e 6 rosso vermiglio) in concentrazioni pari al 30 e 60% e con tempi di macerazione di 1, 2 e 3 settimane. La scelta di diluire il composto ed escluderne l'utilizzo al 100% è dovuta all'elevata viscosità mostrata che avrebbe potuto inficiare la sua penetrazione.

AMIDO DI RISO

L'amido di riso è stato preparato secondo le modalità illustrate nel paragrafo 3.1.1. L'applicazione è avvenuta al 30% su 1 lacerto giallo pallido e 1 rosso vermiglio.

3.2.2 Metodologia di applicazione

La procedura seguita durante il trattamento è la stessa vista in precedenza ovvero: inumidimento della zona interessata con una soluzione di alcol al 50% in acqua distillata; applicazione del prodotto consolidante mediante pennello su carta giapponese; esecuzione di una lieve pressione con carta assorbente, foglio di plastica e spugna morbida (Fig. 3.13). Il consolidante è stato applicato solo su una parte del lacerto per permettere di osservare eventuali variazioni superficiali tra la parte trattata e non trattata, come nel caso del consolidamento dei frammenti di intonaco. Il grado di consolidamento è stato valutato a seguito di ogni applicazione tramite scotch tape test (STT). In base alla coesione e riadesione raggiunta si è valutato caso per caso se procedere con applicazioni successive.

Fig. 3.13 Esecuzione di lieve pressione

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3.2.3 Metodologia per la valutazione del consolidamento - Scotch Tape Test (STT)

L'efficacia dei trattamenti effettuati è stata valutata tramite Scotch Tape Test (STT). La prova consiste nel far aderire un tape di nastro adesivo sulla superficie da valutare, rimuoverlo e successivamente valutare la quantità di materiale asportata dal peeling.

Questa tipologia di prova è stata introdotta nel campo della conservazione già nel 1960 da Mora e Torraca(1965;1984) per la valutazione del consolidamento di superfici lapidee e intonaci. Tuttavia non è mai stata formalizzata tramite standard o norme che ne prevedessero una procedura rigorosa tale da uniformare e rendere comparabili gli studi eseguiti sfruttando questa metodologia. Tra le casistiche presenti si assiste generalmente e due modalità di esecuzione della prova: la prima, ispirata alla normativa relativa alla valutazione dei rivestimenti moderni descritta nella ASTM 4214-07-D "Standard

Test Methods for Evaluating the Degree of Chalking of Exterior Paint Films", prevede l'utilizzo di un

nastro adesivo semplice e successiva comparazione del tape, su cui è presente il materiale asportato, con uno standard; nella seconda metodologia invece viene utilizzato un nastro biadesivo di cui si valuta il peso prima e dopo l'espletamento della prova. La prima tipologia è utilizzata soprattutto nel caso di materiali con un debole grado di coesione tra le particelle del coating, come ad esempio la valutazione del consolidamento su pitture murali (Ferron A., 2007; Catenazzi K., 2016) o su superfici in terra cruda (Malpartida S. 2015). La seconda tipologia, che prevede l'utilizzo di un tape con strato adesivo su entrambi i lati, è stato più volte utilizzato per la valutazione del consolidamento su superfici lapidee (Drdácký M. et alii, 2012; Natali I. et alii, 2015; Bonazza et alii,2017) ma anche su malte,

intonaci di calce (Drdácký M.et alii, 2015), affreschi (Giorgi R. et alii, 2000) e superfici in terra cruda

(Vissac A. et alii, 2017). Poiché nel presente studio sono state testate entrambe le metodologie per valutare quale delle due fosse più consona ai fini della ricerca, saranno entrambe descritte e successivamente sarà argomentata la scelta effettuata.