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CASO STUDIO: IL TEMPLO PINTADO NEL SITO ARCHEOLOGICO DI PACHACAMAC

2.5 INTERVENTI CONSERVATIVI NEL TEMPLO PINTADO

Dal 2008 a oggi si è lavorato assiduamente nel Templo per la conservazione e manutenzione delle sue strutture e pitture. Data la quantità di tempo trascorsa in situ durante gli anni di ricerca, è stato possibile assistere e partecipare attivamente alle operazioni di conservazione insieme all'equipe del

Templo (composto dall'archeologa responsabile e dagli operai specializzati). Queste attività, sono

state fondamentali per riscontrare e approfondire cause e fenomeni di degrado, capire intimamente le problematiche legate al caso di studio e alla reale vulnerabilità del materiale ma soprattutto per apprendere quali fossero le pratiche e i materiali impiegati nel consolidamento corticale delle pitture. Gli interventi conservativi all'interno del Templo Pintado, così come nelle altre strutture del santuario, iniziano in concomitanza con la fase di scavo e si ripetono ciclicamente nel tempo. Durante la graduale scoperta di una nuova sezione muraria infatti, si interviene in simultanea nel consolidamento dell'intonaco dipinto (se presente) in quanto la sua fragilità potrebbe comportarne la caduta nel momento in cui si rimuovono i detriti che lo ricoprono. In linea generale è possibile distinguere due casistiche che si differenziano per la presenza o meno di intonaco dipinto sulla muratura oggetto di intervento. In entrambi i casi, la procedura prevede una preliminare liberazione dell'area interessata dal materiale depositatosi nel tempo (sabbia, adobe crollati e non ricollocabili e altri tipi di sedimenti di origine naturale o antropica). Poiché non si conosce lo stato di conservazione integrale della muratura che si sta esponendo, tanto meno se questa presenti intonaci decorati, tale fase di rimozione è svolta con estrema cautela, soprattutto a ridosso delle superfici murarie.

Nel caso in cui non siano presenti intonaci decorati, lo scavo è portato a termine e successivamente si effettuano le operazioni di consolidamento strutturalmente. Queste prevedono il reintegro degli

adobe crollati ritrovati o l'utilizzo di nuovi, nel caso in cui gli originali si presentino eccessivamente

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maggiore regolarità e la differente terra usata nella loro fabbricazione. La malta impiegata per il reintegro strutturale è costituita da terra impastata con acqua e sabbia. Questa è utilizzata anche per ridare continuità alla muratura quando la malta originale si presenta decoesa in corrispondenza dei giunti. In questo caso il procedimento prevede la rimozione del materiale ormai sciolto tramite spatola e pennello, l'umettamento del giunto interessato e l'inserimento della malta da ripristino (Fig. 2.36-37). Le aree in cui è stato eseguito un consolidamento strutturale sono segnalate dall'incisione, su alcuni dei giunti reintegrati, dell'anno in cui questo è stato svolto. Il consolidamento strutturale è eseguito solo nei casi in cui la muratura risulti instabile e minacci la conservazione del settore murario in cui si sta intervenendo, agendo quindi nel principio del minimo intervento.

Fig. 2.36 Settore 3 frontis norte. Consolidamento strutturale. Rimozione della malta decoesa dai giunti della muratura in adobe

(Foto: Pacheco G. - MSPAC 2015).

Fig. 2.37 Settore 3 frontis norte; Giunti di malta ripristinati con malta di terra e sabbia. (Foto: Pacheco G. - MSPAC 2015).

Nel caso in cui invece le porzioni murarie presentino intonaci dipinti, durante la rimozione del materiale depositato a ridosso dell'apparato murario si presta sempre maggiore attenzione poiché,

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qualsiasi movimento del terreno, potrebbe causarne la caduta. La terra in corrispondenza della muratura è scostata tramite pennello in setola morbida e una piccola pompetta che rimuove il sedimento sciolto (Fig. 2.38-39). Già dai primi centimetri è possibile valutare lo stato di conservazione dell'intonaco, se distaccato o adeso alla struttura in adobe, se ben coeso o polverizzato, e si interviene di conseguenza. Nel caso di intonaco distaccato da supporto si interviene mediante iniezioni di "terra liquida", barbottina ottenuta miscelando terra setacciata con vagli di luce pari a 0.125 cm e acqua distillata; nel caso in cui questo si presenti polverizzato, le iniezioni sono eseguite con acqua in cui è stata dispersa la frazione passante al vaglio di apertura 0.063 cm. In entrambi i casi l'obiettivo è quello di reinserire nel sistema, fortemente compromesso, la componente argillosa che garantisce la coesione del materiale e la sua adesione al supporto.

Prima dell'iniezione, l'area è umettata con una soluzione di alcol al 50% in acqua distillata per riconferire plasticità all'intonaco, reidratare le argille ancora presenti e migliorare l'adesione al supporto. Le operazioni illustrate sono eseguite dall'alto verso il basso in maniera tale che, la terra che ancora non è stata rimossa dalle parti inferiori, funga da sostegno all'intonaco oggetto di intervento (Fig. 2.38).

Fig. 2.38 Rimozione dei detriti dal gradone più alto del frontis norte (settore 1). Gli ultimi depositi a essere rimossi sono quelli

in corrispondenza delle pitture (Foto: Cappai M. 2015)

Fig. 2.39 Rimozione dei detriti dal muro sud della Plaza A. Gli

ultimi depositi a essere rimossi sono quelli in corrispondenza delle pitture (Foto: Cappai M. 2015).

Terminata la rimozione di tutti i detriti, si portano a compimento le operazioni di consolidamento dell'intonaco. Nella prima fase si mira a dare stabilità al lacerto, continuando con il procedimento di iniezione e, successivamente all'immissione della barbottina nell'interfaccia tra intonaco e adobe, si procede esercitando una lieve pressione manuale per coadiuvare la riadesione al supporto. Si prosegue con l'applicazione di una malta plastica di terra lungo tutto il suo perimetro che consente sia di sostenere il lacerto nella zona inferiore, sia di proteggere l'intonaco in tutto il suo perimetro. La malta, è infatti un elemento di sacrificio: in questo modo il fenomeno corrasivo discusso in precedenza, che tende a consumare l'intonaco lungo il perimetro, avverrà su di essa e non più sul materiale originale (Fig. 2.40-41-42-43).

L'inumidimento della superficie e la successiva pressione esercitata è anche la modalità tramite cui si ottiene il miglioramento dell'adesione tra i differenti strati pittorici (Fig. 2.44).

Al termine delle fasi di scavo e consolidamento, l'area sulla quale si è intervenuti è dettagliatamente documentata tramite rilievo e descrizione delle operazioni svolte.

47 Fig. 2.40 Intonaco distaccato dal supporto e con frattura

(Foto: Cappai M. 2015).

Fig. 2.41 Dettaglio della frattura nel lacerto di intonaco (Foto:

Cappai M. 2015).

Fig. 2.42 Applicazione della malta plastica in maniera

smussata lungo il perimetro del lacerto (Foto: Cappai M. 2015).

Fig. 2.43 Vista del lacerto di intonaco dipinto successivamente

alle operazioni di conservazione (Foto: Cappai M. 2015).

Fig. 2.44 Procedimento per la riadesone e consolidamento di strati pittoci: a) inumidimento della superficie; b) esercizio di

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In seguito a una fase di sperimentazione avvenuta nel 2009, il consolidamento di alcuni lacerti del settore 2 del frontis norte è stato eseguito utilizzando amido di riso. La modalità di applicazione è la stessa impiegata per il consolidamento con la sola soluzione idroalcolica, ovvero tramite umettazione della superficie e conseguente esecuzione di una leggera pressione.

Per salvaguardare gli intonaci dipinti consolidati, quando questi risultano al di fuori dell'area protetta con la copertura apposta nel 2010, si procede alla loro protezione costruendo un muro parallelamente alla superficie e distante 15 cm. Lo spazio tra il muro costruito e quello originale viene riempito con sabbia accuratamente lavata e seccata. La superficie pittorica viene protetta interponendo tra essa e la sabbia un foglio di tessuto non tessuto. Questo permette sia di proteggere le superfici dagli agenti di degrado principalmente responsabili del loro deperimento, sia di facilitare le operazioni di monitoraggio in tempi successivi (Fig. 2.45). Nel caso invece le superfici dipinte siano protette dall'azione diretta degli agenti atmosferici, come ad esempio quelle del settore 1 e 2 del

frontis norte, tutte le operazioni illustrate sopra sono effettuate regolarmente per la loro manutenzione.

In particolare durante la manutenzione degli intonaci, prima di svolgere le operazioni appena descritte, i lacerti sono oggetto di blanda pulitura a secco per rimuovere gli accumuli di polvere sulle pitture.

Al termine delle fasi di scavo e consolidamento, l'area sulla quale si è intervenuti è dettagliatamente mappata tramite rilievo e descrizione delle operazioni svolte.

Fig. 2.45 Protezione dell'intonaco dipinto; muro est della Plaza A (Foto MSPAC 2013).

Tutto il materiale archeologico incontrato durante la fase di scavo è catalogato e conservato. In particolare, i frammenti di intonaco dipinto con dimensioni superiori a 0.5 cm, o adobe dipinti ritrovati nel materiale rimosso durante lo scavo, sono oggetto di blanda pulitura a secco. Nel caso in cui la pittura si presenti decoesa, sono svolte le stesse operazioni di consolidamento illustrate per gli intonaci sulle murature (Fig. 2.46). Successivamente al loro consolidamento, catalogazione e documentazione fotografica, i frammenti sono avvolti singolarmente in carta giapponese, per la protezione dello strato dipinto, e rinterrati con scheda di registro che ne descrive minuziosamente le caratteristiche e il

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settore di provenienza. Il rinterro avviene in alcune aree appositamente predisposte del Templo. Il riempimento prevede la disposizione di un foglio di tessuto non tessuto direttamente a contatto con i reperti e il ricoprimento mediante sabbia precedentemente lavata e seccata (Fig. 2.47).

Fig. 2.46 Conservazione di alcuni adobe dipinti prima del loro

rinterro (MSPAC 2015).

Fig. 2.47 Rinterro di adobe e frammenti di intonaco non

ricollocabili sulle murature (MSPAC 2015).

Tutte le strutture fuori terra, sia quelle scavate recentemente che quelle rinvenute negli scavi del 1938, sono costantemente ispezionate e conservate con periodici interventi di manutenzione. La manutenzione degli intonaci dipinti in particolare avviene tutti gli anni nella stagione primaverile in previsione del periodo estivo durante il quale, le murature e le pitture, sono soggette agli stress ambientali di maggiore entità. Il periodo primaverile risulta il più indicato per i meccanismi di essiccazione delle murature. Infatti, eseguendo la manutenzione d'estate, la muratura che viene umettata durante le operazioni di conservazione subisce poi un essiccamento troppo rapido, contrariamente a ciò che avviene in inverno dove la muratura tarda nell' essiccare.