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CASO STUDIO: IL TEMPLO PINTADO NEL SITO ARCHEOLOGICO DI PACHACAMAC

2.3 IL TEMPLO PINTADO (600 1533 d.C.)

Come già accennato nella descrizione del sito, il Templo Pintado è situato all'interno della prima muraglia nella parte sud del sito, collocato al di sopra di un promontorio naturale che lo rendeva visibile al momento dell'arrivo dei pellegrini nel santuario. L'edificio5 è di forma trapezoidale (Fig. 2.6),

gradonato e con pianta rettangolare di 120 x 65 m.

Fig. 2.6 Isometria del Templo Pintado (Franco R. 1983; estratta da Pozzi-Escot D. et alii, 2013, p.28)

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La descrizione architettonica dell'edificio è stata tratta dal libro Pozzi-Escot D. et alii (2013). Nel caso di diversa fonte sarà specificata come nel resto del testo.

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Nel lato sud l'architettura è addossata al promontorio naturale. Le sezioni gradonate sono attualmente visibili nel Frontis norte e Este. Attualmente l'altezza dell'edificio si attesta a 7 m ma, gli scavi eseguiti da Ponciano Paredes nel 1985 (Paredes P., 1991), segnalano la presenza di due ulteriori gradoni interrati lungo il Frontis norte.

L'edificio è suddiviso come segue (Fig. 2.7):

PLAZA A: si colloca nella parte superiore est dell'edificio, di forma quadrata e delimitata da muri di

pietra tagliata e adobe. L'accesso principale è sul Frontis norte e presenta differenti piccole stanze e un sistema di magazzini sotterranei di pianta quadrata e allineati nella parte est. Nella parte centrale, lungo il lato sud, si trovano i resti del recinto dov'era collocata la stanza in cui risiedeva l'Idolo. Lungo i muri della piazza sono presenti lacerti di pittura murale.

PLAZA B: ubicata nella parte superiore ovest, è di forma quadrata con magazzini allineati sul lato est.

Comunica direttamente con la Plaza A lungo il lato est.

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FRONTIS NORTE: è la parte nord della struttura ed è quella in cui si attesta la massima concentrazione

di pittura murale. È caratterizzato dalla presenza di gradoni, realizzati perlopiù in adobe, addossati alla struttura lungo tutto il lato nord; in base al numero di questi ultimi (6 o 9)sono stati individuati quattro settori contigui. L'altezza varia da 40 a 120 cm. Questi sono strutture indipendenti, l'uno adiacente all'altro, costituiti da moduli di adobe di circa 1 x 1 m. La facciata gradonata era funzionale alla collocazione delle offerte portate dai pellegrini per onorare e consultare la divinità, come ad esempio piccoli roditori (cuy) avvolti in foglie di mais (Paredes P., 1985). Lungo il frontis norte è collocato l'accesso principale al Templo e un piccolo altare le cui pitture furono tra le prime ad essere studiate.

FRONTIS ESTE: si colloca lungo il lato sud e presenta un andamento curvilineo. È costituito da 6 gradoni

con altezza di circa 1 m addossati all'edificio come nel caso del frontis norte. Originariamente erano dipinti ma attualmente presentano meno strati pittorici e in concentrazione inferiore.

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2.3.1 Le pitture del Templo Pintado

La peculiarità del Templo Pintado risiede nell'essere attualmente l'unica costruzione del sito che presenta pittura murale policroma con disegni. Le pitture murali del Templo servivano per differenziarlo dal resto degli edifici e esaltare la potenza della divinità agli occhi del pellegrino che solcava l'entrata del santuario (Pozzi-Escot D. et alii, 2013).

Il primo a descrivere alcune delle pitture del Templo è Max Uhle che nel 1903, durante degli scavi effettuati nella zona cimiteriale ai piedi della struttura, scopre "per caso" una delle pitture, messa in luce dalla caduta di una porzione di muratura (Uhle M.F., 1903). In questa occasione Uhle documenta il disegno di alcune figure umane, definite da un contorno nero e dipinte di giallo, bianco e verde su sfondo rosso. Queste sono parte di quello che attualmente è riconosciuto come primo momento

pittorico del Templo in cui, al termine della costruzione del fronte gradonato, le superfici furono

ricoperte con un intonaco di terra e sabbia e totalmente dipinte con un fondo rosso su cui sono raffigurate figure umane dal torso grosso e arti fini, in marcia verso est con scudi e lance (Fig. 2.9). La dimensione delle figure varia dai 60 ai 100 cm. Attualmente queste sono (anche se difficilmente) visibili nel settore 1 e 3 del frontis norte (Pozzi-Escot D. et alii, 2013).

Fig. 2.9 Disegni della prima fase pittorica (Disegno: Uhle 1903; estratto da Bonavia D., 1974, p.117)

Uhle riferisce inoltre della presenza di figure di uccelli e pesci, probabilmente degli squali. Tuttavia già nel 1974 era molto difficile stabilire in base ai disegni di Uhle l'associazione di queste pitture con i resti scavati (Bonavia D., 1974).

Nel 1938, in visione del XXVII Congreso Internacional de Americanistas, si effettuarono delle "grandi manovre" che prevedettero scavi massivi su molti siti archeologici dell'areale di Lima, compreso

Pachacamac, con l'intenzione di aumentare i "siti da esporre" durante il convegno (Marcone Flores

G., 2003). È in questa occasione che l'ingegnere Alberto Giesecke e José Ricardo Respaldiza mettono in luce le pitture del Templo ritrovando, tra i reperti più importanti, l'Idolo in legno e la porta della stanza descritta dai cronisti spagnoli.

In questo momento, lo studio dell'apparato pittorico unitamente ad alcune prime analisi eseguite sui pigmenti utilizzati è svolto da Muelle e Wells:

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"(…)el conjunto debía haberse presentado muy vistoso, no tanto por la maestría de los motivos, que no tenía ninguna, ni por la riqueza de la policromía, que tampoco puede celebrarse, sino por la distibucíon salpicada de los pocos colores que el repertorio del decorador impuso". (Muelle J. C. et alii, 1939).

Muelle e Wells studiano quelle che attualmente vengono riconosciute come pitture appartenenti al

secondo e terzo momento pittorico del Templo. In particolare, nel secondo momento, le superfici

furono ricoperte con un intonaco di terra e sabbia (nascondendo i disegni imputati al primo

momento) sopra il quale furono dipinte delle bande di circa 2.5 m di larghezza. Le bande sono

caratterizzate dall'alternanza del colore rosso e giallo pallido sulle quali sono rappresentate figure umane, piante (es. il mais) e animali (es. pesci e uccelli), anch'essi colorati in maniera alternata (di giallo su sfondo rosso e viceversa su sfondo giallo) e contornati da un tratto nero per conferirgli maggiore visibilità (Fig. 2.10 e 2.11).

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A questa fase vengono anche attribuiti dei disegni in cui è stato utilizzato in maniera puntuale il colore verde ma che non sono stati registrati attualmente dato l'avanzato stato di degrado in cui si trovano.

Fig. 2.11 Acquarello raffigurante il secondo momento pittorico (Tello, 1940; estratta da Pozzi-Escot D.et alii, 2013, p.38)

Nel terzo momento si mantiene l'andamento alternato delle bande di colore rosso e giallo e si assiste all'apparizione di alcuni settori in cui il colore verde è utilizzato come sfondo. Inoltre viene eseguita una variazione dei disegni in alcuni punti (Fig. 2.12) (Pozzi-Escot D. et alii, 2013).

Fig. 2.12 Elaborazione grafica di Pacheco G. (2013) su disegno di Farfán (1985) del terzo momento pittorico (estratta da Pozzi-

Escot D.et alii, 2013, p.38-39) .

Sempre secondo Muelle e Wells (1939), la selezione dei colori era soggetta alla disponibilità in loco e non a particolari significati a essi attribuiti. Quest'ipotesi fu sviluppata a seguito delle analisi eseguite sui pigmenti che risultano essere tutte ocre naturali, probabilmente provenienti dallo stesso sito. Nonostante questo, gli artisti locali sceglievano colori accesi e primari dato che, il grigio e il marrone, anche se disponibili in grandi quantità, non venivano utilizzati (Bonavia D., 1974). Tra i ritrovamenti importanti del 1938 si menzionano una serie di pennelli con setole costituite da capelli umani e peli di animali, utilizzati per la pittura murale del Templo, e dei sacchetti di tela contenenti pigmento (Paredes P., 1985).

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Per quanto riguarda la tecnica impiegata, è definita come temple mate6 che consiste nel mescolare

il pigmento con acqua e sostanze agglutinanti. In merito a quest'ultimo viene riferito da Bonavia (1984) che, tra le analisi eseguite da Muelle e Wells nel 1939 sui materiali utilizzati nel Templo, si fa riferimento a una sostanza di origine vegetale. La pittura dello sfondo veniva applicata con motas7 di

cotone mentre i disegni erano eseguiti a pennello (Paredes P., 1985), rimarcando successivamente il contorno con il nero (carbone) per renderli più evidenti. Tutti i pigmenti utilizzati sono di origine minerale e derivano probabilmente dalle stesse cave presenti nel sito (Fig. 2.13).

Fig. 2.13 Cave situate nella parte sud del santuario da cui si presume fosseroro estratti i colori utilizzati per le pitture.

Le pitture del Templo sono eseguite su un intonaco di spessore variabile che non presenta stratificazioni funzionalmente discriminate: queste sono il risultato del susseguirsi di differenti applicazioni avvenute in tempi diversi (Fig. 2.14). Le pitture, infatti, furono rinnovate in numerose occasioni: in alcuni casi furono semplicemente rinfrescate, ridipingendo i motivi o risanandole nei punti in cui ormai si presentavano quasi del tutto cancellati, in altri casi era applicato un fine strato di intonaco sul quale i disegni venivano rinnovati

o riproposti. In merito a questo, Fig. 2.14 Frammento di intonaco dipinto in cui sono visibili le

numerose stratificazioni dovute al rinnovo dello strato pittorico e dell'intonaco.

6 Pittura a tempera. 7 Palle di cotone

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Muelle e Wells hanno distinto fino a 16 strati sovrapposti di pittura nella parte del frontis norte in corrispondenza del piccolo altare adiacente all'entrata della Plaza A(Bonavia D., 1974).

Successivamente agli scavi del 1938, le pitture del Templo sono rimaste esposte agli agenti atmosferici e all'azione umana senza l'espletamento di costanti interventi di conservazione e restauro. Questo ha portato ad un rapido e inesorabile deterioramento delle stesse, oltre che alla perdita di una grande quantità di informazione archeologica, in particolar modo dei disegni che sono ad oggi solo difficilmente riconoscibili (Pozzi- Escot D. et alii, 2013).

Fig. 2.15 Partcolare dello stato di conservazione delle pitture del frontis norte nel 1940 (Hanna, 1940; estratto da Pozzi-Escot D.et alii, 2013: p.27). Sono chiaramente riconoscibili le figure di pesci, uccelli e le piante di mais.

Fig. 2.16 Partcolare dello stato di conservazione delle pitture del frontis norte nel 2010 (Foto: MSPAC, 2010). L'avanzato stadio di

degrado rende irriconoscibili le pitture scoperte nel 1939.

Dal 2008, con l'istituzione di un programma di ricerca del Templo Pintado, sono iniziati i lavori per la conservazione di queste importantissime superfici, affidati all'Archeologa Gianella Pacheco Neyra e sotto la direzione dell'Archeologa e Direttrice del sito archeologico Denise Pozzi-Escot.

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Il progetto ha previsto una prima fase di documentazione e caratterizzazione che ha permesso di implementare il corpus di informazioni sulle pitture del Templo. Un'accurata fase di rilievo dell'esistente è stata la base per gli sviluppi successivi. L'analisi stratigrafica delle pitture ha permesso di stabilire i momenti pittorici descritti in precedenza, correlarli con le informazioni riportate negli studi anteriori e documentare 42 nuove figure.

Le indagini sulle varietà cromatiche caratterizzanti gli apparati pittorici del Templo hanno identificato colori ancora attualmente visibili sulle murature (Fig. 2.17) (Pozzi-Escot D. et alii, 2013).

Rosso granata (Cod. Munsell 10R 5/3)

Utilizzato nel primo momento pittorico come colore di fondo.

È stato ritrovato su entrambe le facciate gradonate e sulle murature della Plaza A.

Ocra gialla (Cod. Munsell 4.3Y 6.6/11.8)

Utilizzato per il riempimento delle figure inerenti il primo momento pittorico, in particolare per le figure umane.

Rosso vermiglio (Cod. Munsell 7.5R 6/4)

Utilizzato come colore di fondo o per il riempimento di figure in alternanza con il giallo pallido. Appare nel secondo e terzo momento pittorico.

Giallo pallido (Cod. Munsell 5Y 8/7)

Utilizzato come colore di fondo o per il riempimento di figure in alternanza con il rosso vermiglio. Appare nel secondo e terzo momento pittorico.

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Nero (Cod. Munsell 5.oPB 1.6/1.6)

Usato per le delineare le figure durante tutti i momenti pittorici

Verde - Grigio (Cod Munsell 0.5 B 8.2/3.6)

Usato solo in alcune parti selettive nel secondo periodo e in poche bande della parte superiore del frontis norte nel terzo periodo. L'utilizzo è limitato dato che non è un colore che si ritrova facilmente nelle cave del sito.

Fig. 2.17 Palette di colori presente negli apparati

decorativi del Templo (Pozzi-Escot D. et alii, 2013)

I pigmenti sono stati analizzati in diffrattometria (XRD) che evidenzia quali minerali coloranti ematite per il rosso, jarosite per il giallo pallido e ferroceladonite per il verde e, in tutti i casi, la presenza di un'argilla illitica. La fase conoscitiva precedente l'inizio dei lavori di conservazione (2008) del Templo ha riguardato anche il riconoscimento delle patologie di degrado, evidenziando tra le più frequenti per le pitture la fessurazione, il distacco e la polverizzazione. Gli interventi conservativi svolti, e che continuano a essere messi in atto giornalmente, hanno interessato dal consolidamento strutturale a quello superficiale. Tra le misure di protezione adottate si segnala la disposizione sul frontis norte di una controventatura e copertura provvisoria di 433 m2, realizzata allo scopo di mitigare gli aggressivi

fenomeni atmosferici che giornalmente mettono a repentaglio la sopravvivenza del Templo.

Fig. 2.18 Vista del Templo Pintado successivamente al l'apposizione della copertura e della controventatura; sullo sfondo il Templo del Sol. La copertura è presente dall'anno 2010.

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