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Prima dell'applicazione delle sostanze consolidanti, i facsimili prodotti sono stati sottoposti ad un processo di invecchiamento (o degrado) accelerato. Infatti, per poter valutare gli effetti indotti dalle sostanze consolidanti, era necessario che le superfici si presentassero in una condizione di degrado perlomeno simile a quelle studiate.

"L'invecchiamento accelerato è un artificio che mira ad ottenere in tempi brevi quello che in natura si verifica in tempi molto lunghi" (Tiano P. et alii, 1990).

Per ottenerlo ci si serve di svariate procedimenti, differenti in base all'obiettivo e al caso che si sta cercando di simulare. In particolare, nel campo della conservazione, le prove sono svolte con due obiettivi principali: invecchiare i campioni al fine di simulare una situazione esistente del manufatto; testare l'efficacia e la resistenza di alcuni trattamenti effettuati su un materiale.

"Per poter eseguire un invecchiamento accelerato, teoricamente, occorrerebbe realizzare un microambiente artificiale al fine di riprodurre in esso fenomeni di carattere fisico, chimico o biologico che avvengono nel macroambiente naturale. Per poterlo realizzare tre sono i problemi principali da risolvere: la riduzione in scala dei fenomeni, la riproducibilità di una situazione ambientale complessa e la simulazione dell'evolversi nel tempo di una situazione ambientale" (Filippi M., 1990).

"Ovviamente, per ottenere risultati evidenti in tempi brevi, le condizioni delle prove devono essere esasperate e pertanto gli effetti risultano diversi da quelli che si hanno nelle condizioni naturali dell'ambiente. Per questo motivo, e per il fatto che il degrado ambientale è causato da un insieme di vari fattori che non è possibile riprodurre artificialmente, le condizioni delle prove di invecchiamento artificiale sono ben diverse da quelle reali. Le prove di invecchiamento possono essere accettate e avere significato solo come prove di confronto relativo tra materiali diversi o tra materiali trattati con prodotti conservativi diversi. Non è cioè possibile quantificare la durabilità di un materiale messo in opera, ma solo predire la maggiore o minore resistenza nei confronti di altri" (Peruzzi R.,

1990).

In merito a quanto affermato da Filippi (1990), anche se si identificano i fenomeni ambientali che interagiscono nel macro ambiente, non è possibile conoscere con esattezza le dinamiche e i processi evolutivi e di degrado avvenuti, soprattutto a causa della loro azione combinata e variazione nel tempo.

Infine, nonostante l'impossibilità di sottoporre i campioni prodotti ai processi subiti dal manufatto originale come affermato da Peruzzi (1990), e considerato anche l'unicum rappresentato dall'oggetto

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di studio, è comunque possibile studiare le cause di degrado che hanno portato al deterioramento del manufatto e, esasperandole, cercare di ottenere una situazione similare.

Per quanto riguarda l'invecchiamento accelerato di superfici lapidee, la bibliografia offre un buon numero di esempi e prove, spesso descritte in raccomandazioni o norme, a cui è possibile affidarsi, nel caso invece di manufatti in terra cruda, la casistica si restringe notevolmente dato che il materiale, molto meno resistente rispetto al lapideo, spesso non permette di essere sottoposto a cicli particolarmente aggressivi. Nonostante infatti si ritrovino svariati esempi di test condotti per valutare e predire il comportamento di un dato additivo o di un rinforzo (Frenchman, 1986; Vargas Neuman J. et

alii, 1986; Heathcote, 2002; Ogunye F.O. et alii, 2002; Walker et al., 2005; Mattone M., 2011; Pacheco

Torgal F. et alii, 2011; Morel J.C., 2012), questi portano spesso alla perdita del campione valutato o a un degrado così spinto da non permetterne il riutilizzo per ulteriori verifiche. Molto più raramente si trovano casi di invecchiamenti più blandi e/o solo volti a ricreare nel supporto la situazione esistente: in questo caso, le sollecitazioni indotte sono molto meno aggressive e si tratta per lo più di cicli che alternano ampie e repentine variazioni di temperatura e umidità relativa, come cicli di wet-dry tramite camera climatica (Carr R.J., 2002; Ferron A. et alii, 2008) o stress meccanici ben al di sotto della resistenza del materiale(Atzeni C. et alii, 2006; 2008). In altri casi il degrado accelerato è stato effettuato in situ effettuando delle operazioni che aggravassero le particolari condizioni ambientali (Agnew N., 1990; Guettala A. et alii, 2006; Persia F. et alii, 2007; Bui Q.B, 2009).

Nel presente lavoro di tesi, l'invecchiamento accelerato, ha l'obiettivo di ricreare lo stato di degrado osservato sulle superfici studiate. Il fine è quello di ottenere la polverizzazione superficiale e la perdita di adesione tra i layer di pittura e tra questi e il supporto. A tal scopo, sono stati eseguiti dei cicli di invecchiamento pensati e progettati affinché non distruggessero totalmente lo strato di coating da valutare ma che solo lo indebolissero affinché si rendesse necessario il suo consolidamento.

A tal fine, ci si è concentrati sull'analisi degli agenti atmosferici che maggiormente intaccano la stabilità delle strutture del sito, ovvero l'azione combinata di umidità atmosferica, temperatura, irraggiamento solare e vento. Per poter stabilire quali e che prove eseguire, è stato necessario considerare le variazioni dei parametri ambientali a cui le strutture e gli intonaci sono sottoposti e che sono già state illustrate nel paragrafo 2.4 del capitolo 2.

In base ai meccanismi che si instaurano a causa dell'interazione degli agenti atmosferici in sito, si è deciso di simulare ed esasperare le condizioni che prevedono il succedersi di forte umidità e rapida essiccazione delle murature, nonché il danno meccanico causato dagli urti delle particelle di sabbia trasportate dal vento sulle pitture.

Prima di riuscire a individuare quali e che tipologia di cicli effettuare, è stato necessario eseguire differenti test per determinare la metodologia più idonea al fine di ottenere un gruppo omogeneo di campioni di materiale con caratteristiche di alterazione superficiale il più possibile simile a quelle originali studiate.

Dopo diverse prove preliminari è stato progettare un processo di invecchiamento costituito in totale da 4 cicli di cui 2 di wet-dry e 2 di erosione simulata.

Durante tutto il processo le superfici sono state monitorate al termine di ogni ciclo tramite scotch tape

test (STT), analisi colorimetrica e microscopia ottica (MO).

Sebbene la perdita di peso sia solitamente indicativa del progredire del degrado, in questo caso la sua variazione non è stata considerata in quanto poco affidabile. Questo fatto è dovuta all'estrema fragilità dei supporti che, in seguito alla manipolazione, perdevano costantemente una quantità di materiale il cui peso non era trascurabile rispetto alle quantità rimosse con STT.

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6.1 METODOLOGIA IMPIEGATA