Soggetto docente/contesto culturale e apprendimento espansivo
Tab 2.9. – Tabella riassuntiva delle dimensioni relative allo sviluppo professionale riferite al contesto
2.4. Analisi di una contraddizione: l’insegnante tra sviluppo professionale e perdita di status
VALUTAZIONE
• Lo squilibrio tra i generi pone degli interrogativi riguardo all’incapacità di attrarre nel mondo della scuola forza lavoro maschile e desta qualche preoccupazione sulla mancanza di modelli di riferimento maschili per gli studenti;
• L’elevata presenza di docenti ultra-cinquantenni se da un lato consente di poter contare su docenti con molta
esperienza, dall’altro può limitare la spinta all’innovazione e al cambiamento nella scuola;
• L’insegnamento garantisce stabilità occupazionale;
• I dirigenti scolastici lamentano soprattutto una carenza di personale piuttosto che di materiali o strutture;
• L’autonomia scolastica valorizza il legame tra scuola e territorio, consente di decidere sull’offerta formativa e sulla più opportuna
allocazione delle risorse del bilancio ma non sulla scelta del personale e/o sulle loro retribuzioni.
• Emerge il bisogno di offerte formative di qualità;
• si rileva la percezione da parte degli intervistati che le attività di sviluppo
professionale abbiano un impatto positivo e rappresentino un valore aggiunto con riferimento alla propria professionalità;
• viene evidenziata una preferenza per i percorsi di riflessione condivisa e informale (es. scambio di esperienze tra pari relative sia all’insegnamento della disciplina sia allo sviluppo di vere comunità di pratiche);
• l’interesse, oltre che per percorsi mirati a fronteggiare le problematiche attuali (bisogni specifici, comportamento…) e a sviluppare le competenze disciplinari, è anche per la lettura di pubblicazioni accademiche a testimonianza di quanto sia importante una riflessione epistemologica sulla disciplina di
insegnamento.
• In Italia manca un sistema formale di valutazione esterna;
• la valutazione dei docenti è praticata a livello informale prevalentemente dal dirigente scolastico;
• la valutazione, seppur informale, e con effetti limitati è vissuta positivamente;
• per la loro valutazione professionale i docenti italiani segnalano l’importanza di un ventaglio di criteri più esteso rispetto ai colleghi degli altri paesi;
• in Italia, come in altri Paesi prevalgono gli incentivi non economici.
Tab 2.9. – Tabella riassuntiva delle dimensioni relative allo sviluppo professionale riferite al contesto
nazionale
2.4.
Analisi di una contraddizione: l’insegnante tra sviluppo
professionale e perdita di status
Come si è analizzato in precedenza, ci sono varie strade percorribili per approcciare lo sviluppo professionale degli insegnanti: in relazione al potenziale sviluppo di carriera, per le specifiche ricadute che esso comporta a livello didattico, oppure entro una prospettiva orientata alle prestazioni che racchiuda in se tutti questi aspetti, senza perdere di vista il miglioramento della qualità educativa. Risulta tuttavia riduttivo teorizzare
sull’importanza dello sviluppo professionale ignorando il forte disagio espresso dai docenti in rapporto alla difficoltà di entrare in relazione con i nuovi processi di apprendimento ˗ dovuta in parte ai fattori già considerati nell’ambito di questo lavoro e ampiamente evidenziati dalle indagini internazionali ˗ oltre che da un’assenza di incentivi professionali ed economici.
Uno dei problemi fondamentali che incombe sui sistemi educativi italiani, infatti, consiste proprio nella demotivazione professionale di molti insegnanti nei confronti di un lavoro che troppo spesso non offre prospettive né da un punto di vista di investimento iniziale – si pensi ai problemi legati al precariato e al numero elevato di anni che intercorrono tra il conseguimento dell’abilitazione e l’immissione in ruolo – né da un punto di vista di crescita professionale una volta in servizio.150
Collocare questa contraddizione nel più ampio contesto entro cui si trova ad operare il nostro Paese potrebbe alleggerire il “fardello” – dal momento che non si parla di crisi, precarietà e flessibilità solo nella scuola, ma anche in altri settori del pubblico impiego e del privato – ciò non toglie che lo sviluppo professionale non può essere slegato dalle prospettive di carriera, soprattutto nell’ambito di una fase in cui carriera docente e organizzazione della scuola autonoma sono strettamente interrelate. (Tropea, 2010)
Un’organizzazione complessa com’è oggi quella dell’autonomia scolastica richiede, infatti, che ci siano nuove funzioni e nuove figure professionali adeguate alla gestione dell’offerta formativa che, per essere efficace, richiede sempre più forme di integrazione con le risorse del territorio. Se la volontà espressa a livello internazionale è dunque quella di rimettere al centro i problemi della qualità dei processi formativi e di conseguenza il dibattito sulla questione degli insegnanti; diviene urgente capire quali sono le aspettative e i bisogni di questo importante attore sociale, assieme alla previsione di interventi che permettano di ricalibrare il focus su questioni quali la formazione iniziale, il reclutamento, la carriera, la valutazione, il merito e lo sviluppo professionale (Moro, 2010).151
150
Da anni il reclutamento degli insegnanti, secondari e primari, avviene solo attraverso le graduatorie, costituenti il “secondo canale”, il primo, infatti, che si esprimeva attraverso i regolari concorsi, è inattivo dal 1999. Tali graduatorie sono ora bloccate a “esaurimento” di chi c’è già. (Luzzatto, 2010)
151
A livello politico si intercetta un lento movimento finalizzato al contenimento dell’egualitarismo, a favore di un’articolazione della carriera dei docenti. L’approccio di base, contenuto nella proposta di legge n. 953 prospetta che lo sviluppo possa essere proposto per funzioni e per ruoli, cioè con figure professionali delineate da competenze specifiche. Il disegno di legge prevede infatti un’articolazione della carriera in tre
E' da oltre un decennio che si sono moltiplicate le richieste e le proposte per il recupero di status della professione docente, soprattutto nella direzione di rafforzamento della professione.152 Negli ultimi anni sono stati compiuti numerosi sforzi nella prospettiva di riconcettualizzare la formazione iniziale degli insegnanti e di assicurare una continuità di apprendimento per gli insegnanti in servizio. D’altro canto, il perdurare di un certo isolamento della scuola dalle dinamiche di trasformazione che attraversano questo momento storico si esprime, negli insegnanti e negli allievi, con un sentimento di disaffezione verso un’istituzione e verso una serie di pratiche di cui non si riconosce più il significato, con pesanti effetti legati al fenomeno della dispersione scolastica, dell’insuccesso formativo e del conseguente rischio di esclusione sociale (Ghione 2010a).
Secondo dati Eurydice, la definizione dello status e delle condizioni di servizio degli insegnanti dipende, in tutti i paesi europei, da negoziazioni e/o da consultazioni con i sindacati rappresentanti di questa professione. In alcuni paesi, questo coinvolgimento è istituzionalizzato in forma di consultazioni obbligatorie delle organizzazioni professionali o di partecipazione a comitati misti di monitoraggio delle riforme.153 Anche dallo studio sugli indicatori del sistema di istruzione dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD, 2007), emerge la centralità della componente salariale come una delle caratteristiche fondamentali per la crescita e il miglioramento della professione docente. Spesso, infatti, al crescente aumento di anni di studio per la formazione iniziale richiesto agli aspiranti docenti non corrisponde un equo riconoscimento economico e, scalini: docente “iniziale”, “ordinario” ed “esperto”. Secondo questa legge il passaggio da un livello all’altro dovrà aumentare lo stipendio e sarà soggetto a valutazione.
(http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=16PDL0001960)
152 L’indagine ''Global Teacher Status Index 2013'' (a cura di Peter Dolton e Oscar Marcenaro-Gutierrez)
conferma la tendenza secondo la quale gli insegnanti italiani sarebbero collocati in fondo alla classifica dello status sociale riconosciuto; la ricerca effettuata in 21 paesi ha certificato anche che solo il 30% degli intervistati vorrebbe intraprendere la professione dell'insegnante. Il Varkey GEMS Foundation è un'organizzazione non-profit con sede a Londra che opera per migliorare gli standard di istruzione dei bambini svantaggiati attraverso progetti che incoraggiano iscrizione nelle scuole, programmi di formazione degli insegnanti e campagne di sensibilizzazione. L'indagine ha convolto: Brasile, Cina, Repubblica Ceca, Egitto, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Portogallo, Regno Unito, Turchia, Singapore, Corea del Sud, Spagna, Svizzera e Stati Uniti d'America.
https://www.varkeygemsfoundation.org/.
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È il caso, ad esempio, dell’Austria dove, per la preparazione della nuova legge sulle condizioni di lavoro degli insegnanti dei Länder, questa stretta collaborazione ha portato, nel 2000, al finanziamento congiunto da parte dello Stato e dei sindacati di un’indagine sull’attività degli insegnanti. Le tre Comunità del Belgio prevedono una relazione istituzionalizzata con i sindacati. Così, anche se alla fine la decisione spetta a ciascuno dei tre Parlamenti comunitari che si pronunciano sulla base delle proposte dei rispettivi ministeri dell’educazione, le condizioni di lavoro degli insegnanti sono oggetto di negoziazioni in una fase precedente nel contesto istituzionalizzato dell’Accordo collettivo di lavoro. Nella Comunità fiamminga, questo meccanismo ha permesso alle organizzazioni professionali di opporsi, fino al 2007, ad alcuni progetti governativi come la valutazione del rendimento individuale degli insegnanti. (Euridyce, 2008).
come conseguenza di ciò, molti docenti abbandonano la professione non appena viene loro prospettata una situazione remunerativa migliore. Significativo, da questo punto di vista, il dato relativo alle remunerazioni dei docenti, riferito agli anni scolastici 2009-2012 proposto da Eurydice, nella quale si evidenzia che la progressione degli stipendi in Italia è tra le più basse in Europa.154
Il disagio derivante da una simile situazione rischia di compromettere il successo di ogni tentativo di riforma che si eserciti solo attraverso la riscrittura degli ordinamenti, si pensi ad esempio al tentativo di risposta della politica che per far fronte a questa criticità ha avviato una riflessione finalizzata ad abolire gli scatti di anzianità per retribuire il "merito" attraverso un sistema di "valutazione delle prestazioni professionali collegato a una progressione di carriera", premiando cioè soltanto alcuni insegnanti. (GILDA, 2013)155
Molto interessante, a questo proposito, è la riflessione proposta da Dutto (2003) secondo il quale le analisi sulla perdita di status, come le analisi mature dei processi di riforma, concludono sempre con un appello per la creazione di una vera professione156. Questa prima valutazione rivela due posizioni molto importanti: da un lato la diffusa convinzione che oggi l'insegnamento non presenti i caratteri di una vera professione; dall'altro c'è l'indicazione chiara che portare l'insegnamento ad essere una autentica professione porterebbe dei benefici sia per i docenti che per la comunità; si tratta quindi di una priorità, e di un interesse, non di parte o di settore, bensì di carattere generale.157
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Si ritiene significativo menzionare l'indagine sulla condizione professionale dei docenti, ''Le problematiche dell'insegnamento e percezione di alcune proposte di riforma''- promossa da Gilda e consultabile sul sito www.gildains.it - la quale ha rilevato la consapevolezza e la forte insoddisfazione degli insegnanti italiani per quanto riguarda la mancanza di risorse e di investimenti da parte del Governo sul sistema scolastico statale italiano. Nel report dell'indagine sono emersi il forte disagio e la grande sofferenza delle maestre e dei maestri, delle professoresse e dei professori sia per la presente condizione professionale della docenza sia per l'attuale situazione economica in cui versa l'intero corpo insegnante. Ben il 93% del campione intervistato, rappresentativo di tutti gli insegnanti italiani di ogni ordine e grado di scuola, dall'infanzia alla secondaria di secondo grado, ritiene lo stipendio dei docenti inadeguato e considera questo tra i più gravi problemi della categoria. La stragrande maggioranza degli insegnanti è inoltre convinta che il blocco degli scatti di anzianità sia negativo, perché riduce ulteriormente il potere d'acquisto delle retribuzioni.
155
La Gilda (il cui nome deriva, in senso ironico, da quello delle corporazioni medioevali, tese a salvaguardare la ”qualità” della professione o del mestiere, e a liberarsi inizialmente dai vincoli delle oligarchie feudali), è una libera associazione che si impegna su due versanti. Da un lato è associazione professionale, volta al miglioramento dell'istruzione pubblica e alla valorizzazione della professione docente; dall'altro persegue anche fini sindacali, difendendo le condizioni di vita e di lavoro della categoria.
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La definizione di un codice deontologico, la proposta di un'area contrattuale autonoma, assieme a molte altre posizioni sollecitano una spinta per trasformare l'insegnamento in una professione.
157
La trasformazione dell'insegnamento in una autentica professione viene vista come una finalità decisiva per la qualità dell'educazione, l’esperienza è un “capitale professionale” che si forma nel tempo e su innesta
L’autore, che prende in esame tutti i fattori per cui in Italia sarebbe difficile parlare di sviluppo professionale della figura docente, ha elaborato una serie di tesi riproposte di seguito:
− La visione tradizionale di una professione comprende alcuni criteri quali la remunerazione, lo status sociale, l'autonomia professionale, l'autorevolezza riconosciuta e la filosofia del servizio. A questi si aggiunge una solida base di conoscenze e competenze specialistiche, il controllo sulla formazione e sugli ingressi nella carriera (attraverso la certificazione), autogoverno e autodecisioni, etica professionale e codice deontologico.
− Quando si parla di professione docente si tende a ricercare la stessa tassonomia di caratteri che sono propri di settori occupazionali da sempre considerati come professioni; si parla inoltre di professionalizzazione per indicare il processo tramite il quale un'occupazione diventa una professione, mentre con professionalità si intende piuttosto la qualità della pratica.
− Sono, purtroppo, numerosi e radicati i fattori che non consentono di vedere il lavoro del docente come le attività liberali delle tradizioni professionali. Se si esamina l'attività di insegnamento si rileva certamente una base solida e potenzialmente rilevante di conoscenze che fondano tale attività, ma le stesse non sono per natura traducibili in protocolli in quanto suscettibili di evoluzione sulla base delle conoscenze scientifiche. − Una delle caratteristiche fondanti le professioni che si rivela quasi assente
nell'insegnamento è la dimensione professionale, intesa come il ruolo e il rilievo ascrivibili alle associazioni professionali. Questa dimensione – sulla base della tesi proposta da Dutto – starebbe attenuandosi nel tempo sia per il prevalere delle organizzazioni sindacali come organizzazioni collettive del mondo degli insegnanti sia per la debolezza intrinseca e per l'assenza di una specifica politica di promozione dell'associazionismo professionale. Lo stesso livello di autonomia e di autogoverno che viene di solito considerato indispensabile per dare vita ad una professione si presenta piuttosto limitato.
sulla formazione iniziale. Vale per ogni mestiere, compreso quello dell’insegnante, complesso per a variata natura delle competenze richieste (didattica, organizzazione, programmazione, progettazione, ricerca e sperimentazione, valutazione, utilizzazione delle risorse, informazione, cooperazione, gestione delle relazioni ecc.) (Segantini, 2010)
In sintesi ciò che emerge in particolare nel contesto italiano è la mancanza di una comune visione sistemica delle politica a sostegno del docente che lo accompagni organicamente e istituzionalmente nelle fasi del proprio percorso professionale (formazione in ingresso, induction e sviluppo professionale) valorizzando e contesti e opportunità dell’autonomia scolastica.
Diversamente da molte altre professioni, la professione di insegnante in Italia così come in molti Stati membri, non presenta infatti un approccio progressivo tale da consentire ai professionisti di “crescere” nei propri ruoli professionali. Dopo l’abilitazione, all’insegnante viene spesso concessa la piena responsabilità nella gestione delle classi e autonomia nel governo della propria formazione.