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Dieci assiomi per ripensare la formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria.

Ripensare la formazione degli insegnanti di scuola secondaria in un momento d

4.1. Dieci assiomi per ripensare la formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria.

L’anno di Tirocinio Formativo Attivo, per quanto claudicante, rientra a pieno titolo nel sistema di formazione iniziale e rappresenta non soltanto un processo di abilitazione formale alla professione, ma soprattutto un corso di preparazione all’insegnamento, che in linea di principio dovrebbe collegare il piano delle acquisizioni teoriche a quello delle prime esperienze pratiche.

Tra gli aspetti emergenti da questa riflessione di ricerca, vi è la persuasione che parlare di formazione iniziale degli insegnanti abbia in sé una valenza più ampia, perché nel profilo atteso, nell’esplicitazione delle dimensioni caratterizzanti la figura, nella prefigurazione dei contesti di azione entro i quali dovranno essere attivate significative relazioni educative è già contenuta la missione insita al loro percorso di formazione

iniziale. Con questo si intende sottolineare che la condizione di allievo è per il futuro insegnante particolarmente significativa in quanto è il momento entro cui attraverso processi di apprendimento periferici inevitabilmente intessuti di una matrice meta cognitiva può apprendere stili e modelli, “imparare ad essere” per formare chi “dovrà essere”.

Margiotta, pedagogista che ha dedicato grande impegno nel lavoro di ricerca accademica dedicato alla formazione iniziale degli insegnanti, nel suo libro “Insegnare

nella società della conoscenza” offre un contribuito eccezionale al fine di avviare una

concreta riflessione alla base di una nuova proposta pedagogica che possa guidare la formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria. A partire dalle ponderazioni condivise dal docente si è proceduto ad estrapolare alcune linee guida sotto forma di “assiomi” che soprattutto conseguentemente all’esperienza TFA e al panorama poco confortante in termini di policy nazionali potrebbero risultare utili – se non per reimpostare i percorsi di formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria – per attualizzare in modo più significativo ed effettivo gli interventi che caratterizzano questa fase transitoria.

I ASSIOMA: avere chiaro il profilo di insegnante a cui tendere

C’è accordo nel definire che il buon insegnante sia una condizione preliminare, e in quanto tale deve essere sostenuta dall’esercizio di una professionalità docente esperta, equilibrata, lungimirante, capace non solo di padroneggiare contenuti e processi di apprendimento, ma piuttosto capace di governare lo sviluppo, la disciplina e la personalizzazione, in una parola tutti quei processi fondamentali di intellezione e di volizione che costituiscono l’autoformazione dei talenti negli allievi.189

Un piano di processi di apprendimento si muove tra l’immaginare un profilo formativo atteso e il dialogare con l’emergere di profili individuali: il primo rappresenta ciò che l’istituzione auspica nel suo piano dell’offerta formativa, e cioè un intreccio di competenze su più dimensioni (relazionale, affettivo, motivazionale, cognitivo e meta cognitivo) intessute di conoscenze, abilità, capacità e atteggiamenti. Il secondo, o meglio i

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secondi, sono ciò che realmente accade, il modo personale nel quale quella trama e quelli atteggiamenti si concretizzano. (Rigo, 2007)

Poiché tali profili sono in continua evoluzione, osservati e rilevati in fasi diverse del processo e in ambiti vari dell’esperienza di apprendimento di ciascun soggetto; dovrebbero essere formulati, a seconda del bisogno e/o della fase formativa, profili attesi terminali di indirizzo, oppure profili relativi a specifici campi di apprendimento. L’aspetto significativo correlato alla flessibilità di tale definizione è riferibile alla generazione di consapevolezza nel futuro insegnante che in fase di formazione potrà riconoscere e ridefinire in modo riflessivo la trama delle sue competenze, per incrementarle e se necessario riorientarle; secondo Ceriani (2007), infatti, occorre costruire profili per realizzare un portfolio di esiti in grado di mettere ciascuno studente e/o lavoratore di fronte alle proprie possibilità di miglioramento.

Pensare per profili impone – specialmente in fase di progettazione dei percorsi curricolari – parametri guida quali flessibilità e componibilità, assieme, naturalmente, all’osservazione di alcuni principi di base di seguito enumerati:

− le competenze chiave quali cardini del processo;

− la selezione dei nuclei fondanti individuati non solo e non tanto all’interno della disciplina, ma all’interno della propria area, del proprio asse culturale e la loro organizzazione in percorsi didattici integrati;

− la modulazione dell’esperienza di apprendimento con attenzione ai processi e non solo ai risultati, garantendo opportunità varie e diversificate;

− la modularità organizzativa, che comporta la riorganizzazione degli orari o delle risorse in rapporto ai bisogni di apprendimento;190

− la trasparenza valutativa, basata su indicatori e descrittori condivisi, capaci di indagare e descrivere non solo la dimensione cognitiva del profilo e dell’apprendimento, ma anche altre dimensioni.

Pensare per profili in evoluzione e non solo per risultati, coltivandone la consapevolezza negli allievi, secondo Margiotta è il primo importante passo per far emergere il talento di ciascuno quale modalità personale entro cui si esprimono e dislocano le competenze. Per formare un insegnante di qualità, allora, è necessario far recepire

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Questo aspetto, apparentemente secondario, è particolarmente vero e determinante con riferimento alla formazione degli adulti.

all’allievo che attraverso il percorso formativo egli non solo apprende, ma soprattutto rigenera e reinterpreta i saperi del mondo che incontra e misura dandone continuamente senso e progetto così che quei saperi seguitino a candidarsi come essenziali al futuro del mondo. Ebbene è per questa via che i futuri insegnanti possono ricomporre per soglie differenziali e divergenti la matrice unitaria dei saperi, delle esperienze e delle forme di vita che studiano, trasformandole in infinite basi di conoscenza tra cui imparare a navigare controllando l’ansia dell’ignoto e agendo con senso nell’incerto scenario che fa da sfondo alla società e all’economia della conoscenza.

Una formazione iniziale significativa è tale nel momento in cui ripercorre saperi, apprendimenti ed esperienze dispiegandone fruttuosamente la reciproca affinità in profili flessibili e per questo di senso. Si tratta di una nuova visione epistemica dei saperi, cioè sulla presa d’atto che la codificazione disciplinare è frutto di quel processo di comunicazione tra saperi, poteri e forme di vita entro cui alberga e per il quale si promuove proprio l’apprendimento di qualità che si va cercando per i futuri insegnanti.