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L’analisi delle reti sociali nella pratica valutativa: alcuni esemp

Domande I risultati corrispondono

3. La Social Network Analysis nella valutazione delle politiche social

3.6 L’analisi delle reti sociali nella pratica valutativa: alcuni esemp

Un primo tentativo di fornire un quadro concettuale in cui collocare l’analisi delle reti sociali nella pratica valutativa e di cercare di differenziare l’utilizzo di tale approccio dai metodi usati per valutare una politica è fornito dal volume curato da Durland e Fredericks (2005). Gli autori, nel presentare diversi contributi all’utilizzo dell’analisi delle reti nella valutazione di un programma, vedono in tale approccio delle nuove potenzialità per la

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73 valutazione volta a ricostruire le dinamiche relazionali che si sviluppano tra gli attori coinvolti in un intervento.

Nello specifico, Fredericks (2005) utilizza l’approccio di rete per valutare l’impatto di un programma rivolto ai soggetti diversamente abili33. La valutazione complessiva del programma è stata condotta al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi in itinere e dei risultati finali. Per valutare la validità degli esiti raggiunti rispetto agli obiettivi prefissati in termini di miglioramento dei servizi e della qualità della vita degli utenti, gli indicatori costruiti hanno condotto a risultati contrastanti e a errori nella valutazione. La valutazione basata su indicatori di impatto non è riuscita a cogliere le diverse modalità con cui le società impegnate nella fornitura di tali servizi hanno utilizzato il programma. Solo dall’analisi delle interconnessioni e dello scambio di informazioni avvenuto tra gli attori della rete di partenariato coinvolti nell’intervento pubblico, in termini di informazioni trasmesse, è stato possibile comprendere le differenze nei risultati raggiunti dai singoli enti. I risultati ottenuti da tale analisi hanno, così, consentito di individuare gli attori chiave nella rete34. Sulla base di tali indicazioni, è stato possibile capire i punti di criticità della rete attivata, individuando come punto di maggior debolezza l’asimmetria informativa di un ente presente nella rete che si è tradotta in un’asimmetria di potere, rendendo complicati gli scambi e difficile il raggiungimento dell’efficienza complessiva del programma.

In Italia lo studio della partnership locale prevista in interventi e programmi nel sociale è stato condotto da alcuni studiosi attraverso un approccio di rete volto ad individuare lo scambio tra i diversi attori che operano per l’attuazione di una politica, partendo dall’idea che tali relazioni abbiamo un ruolo importante per l’effettiva realizzazione degli interventi.

La programmazione territoriale, per esempio, attraverso la costruzione di partnership locali ha permesso il consolidarsi e lo stabilizzarsi di relazioni sociali tra gli attori coinvolti che, non solo favoriscono interventi più efficaci nella distribuzione delle risorse, ma al contempo creano un senso di condivisione e cooperazione che permane al di là dell’eventuale successo del programma (Nardone et al., 2005). Le varie tipologie di programmazione negoziata, tra cui i Patti Territoriali, i Gruppi di Azione Locale e i Piani Integrati previsti dai Piani Operativi Regionali, hanno in comune la creazione di partnership come condizione necessaria per l’erogazione dei finanziamenti e mirano alla condivisione di obiettivi comuni.

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Il programma includeva sei associazioni per i disabili mentali che avevano il compito di ristrutturare, ampliare e diversificare il loro sistema di servizi alla persona, tenendo conto della eterogeneità degli attori.

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La rete è stata definita a partire dalle informazioni fornite dagli amministratori (attori chiave) di quattro delle sei organizzazioni partecipanti al progetto sulle relazioni formali ed informali di ogni programma, la natura e la forza delle relazioni con le agenzie esterne e la natura del flusso comunicativo ed informativo.

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L’analisi delle reti in tal caso ha contribuito ad indagare il peso dato dalle diverse forme di programmazione alla creazione di relazioni fra attori locali, cercando di individuare gli attori più presenti e quali eventi hanno avuto un’attrattiva maggiore. L’utilizzo di tale approccio ha consentito non solo di capire se la programmazione è capace di attivare un certo capitale relazionale, ma anche di far emergere il ruolo che ogni attore occupa nella rete, in riferimento non tanto alla quantità di relazioni attivate, quanto alla capacità di collegare tra di loro eventi o attori destinati a rimanere isolati.

L’utilizzo della prospettiva dell’analisi delle reti sociali si sta diffondendo di recente anche per lo studio delle reti di partenariato sviluppate all’interno di progetti condotti nel sociale. Basti pensare allo studio condotto da Ferrazza e Lo Presti (2008), in cui si valutano le reti di partnership previste all’interno di cinque progetti provinciali di inserimento lavorativo per tossicodipendenti nel Lazio, o il contributo di Carbonai (2009), che fornisce spunti di riflessione ma anche strumenti di monitoraggio e valutazione dei partenariati sociali, partendo dai risultati di alcuni esperimenti condotti sui gruppi di lavoro per cinque progetti di partenariato Equal35.

Ferrazza e Lo Presti (2008) partono dagli obiettivi dell’analisi valutativa per capire se i partenariati si sono costituiti come vere e proprie reti, di analizzare la struttura delle diverse reti costituitesi nei progetti e di valutare se le reti siano risultate uno strumento utile per la riuscita e la sostenibilità futura dei progetti. Essi raccolgono informazioni sulla partecipazione dei singoli attori alla rete a partire da dimensioni legate all’efficienza e all’efficacia della comunicazione, alla cooperazione e al sostegno, alla fiducia, all’empatia, alla condivisione dei problemi, alla sostenibilità dei progetti, collaborazione futura e, infine, alla capacità dell’attore di rappresentare il proprio ente nella rete. L’analisi ha consentito di individuare diverse tipologie di rete, identificando per esempio l’assenza di relazioni stabili tra tutti i partner coinvolti, o reti coese grazie al ruolo svolto da alcuni soggetti chiave del partenariato,

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Si tratta di un’iniziativa comunitaria nata nell'ambito della Strategia Europea per l'Occupazione e cofinanziata dal Fondo Sociale Europeo che promuove la sperimentazione di approcci e politiche innovativi per contrastare il fenomeno della discriminazione e della disuguaglianza nel mercato del lavoro. L'Iniziativa finanzia Partenariati di Sviluppo geografici, la cui gestione è di competenza delle regioni/province autonome, e settoriali, di diretta gestione del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. I progetti, realizzati in un arco di tempo che va dai 2 ai 3 anni, si articolano in 3 Azioni: creazione del Partenariato di Sviluppo e della cooperazione transnazionale; realizzazione del programma di lavoro; messa in rete tematica, diffusione di buone prassi e impatto sulle politiche nazionali.

75 in cui i partner condividono prassi operative ed intenti comuni per il raggiungimento degli obiettivi.

Carbonai (2009) considera l’approccio relazionale alla valutazione partendo dall’ipotesi che il funzionamento del gruppo, e quindi le scelte che muovono il singolo individuo, derivino dal modo in cui si struttura la rete, ossia dal modo in cui si costruiscono le azioni e le relazioni sociali. Lo studio valutativo si basa sulla raccolta di informazioni relative a diverse dimensioni relazionali (collaborazione, apporto di competenze, efficacia e puntualità del contributo apportato all’attività di lavoro) che ogni attore valuta per ogni altro attore della rete. L’insieme delle informazioni così ottenute viene trattato attraverso strumenti tipici dell’analisi delle reti e la struttura complessiva della rete è discussa attraverso la costruzione di indici di centralità che evidenziano se e come i diversi attori del partenariato collaborano con altri attori. Il lavoro è, quindi, risultato utile per ridefinire una serie di concetti, strumenti e prassi operative che sono state poi utilizzate in un nuovo progetto.

Un contributo alla riflessione su come l’analisi delle reti possa essere utilizzata per comprendere le modalità organizzative dei nuovi processi di governance delle politiche di sviluppo locale è fornito in Tomei (2007). Per l’autore è fondamentale non solo analizzare le reti che si formano spontaneamente, ma anche favorire processi di networking attraverso forme di governance fondate sui processi di interazione e sul coinvolgimento di tutti gli attori, istituzioni e non, interessati alla realizzazione di politiche di interesse generale. La collaborazione tra attori diversi è alla base di specifiche politiche di governance che si avvalgono del partenariato. Nello specifico, l’approccio di rete è utilizzato nell’ambito di un intervento di valutazione della qualità di un partenariato pubblico-privato per la programmazione e la gestione di interventi sociali volti a risanare l’emarginazione sociale adulta. Tale analisi ha reso possibile lo studio dei complessi livelli di partecipazione al partenariato degli attori in gioco, nonché la comprensione dei rapporti di influenza presenti al suo interno, individuando la presenza di micro-reti, solo parzialmente comunicanti tra loro con una scarsa collaborazione reciproca.

La prospettiva di rete può essere utile anche in una fase di valutazione ex ante attraverso l’integrazione di quanto già specificato e scritto in un programma e per proporre indicazioni operative nella costruzione di strumenti ad hoc per il monitoraggio in itinere e la valutazione ex-post. Nell’ambito della valutazione di politiche per l’innovazione, Russo e Rossi (2007), partendo da un programma regionale di azioni innovative nella Toscana realizzato per sostenere reti di cooperazione tra attori eterogenei appartenenti al mondo delle piccole e medie imprese, propongono un nuovo programma. L’efficacia del nuovo programma viene

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associata non solo alla capacità della rete di realizzare i “prodotti” previsti, ma soprattutto alla possibilità che essa ha di dare vita a relazioni generative e permanenti. Il monitoraggio del potenziale generativo diventa in tale ottica un aspetto fondamentale anche per la successiva valutazione dell’impatto complessivo di una politica di sviluppo, in questo caso uno sviluppo in termini di innovazione di prodotto. La possibilità di produrre innovazione attraverso l’operare in reti di collaborazione tra produttori e utenti diviene un punto cardine nel nuovo programma. Sono state, così, inserite alcune attività volte al consolidamento della rete di partenariato, all’analisi e la diffusione dei risultati, alla sostenibilità futura del progetto ed alla capacità di coinvolgimento di nuovi attori nella partnership. Gli strumenti dell’analisi di rete sono stati utilizzati in tutti e tre i momenti della valutazione: nella valutazione ex ante sono stati usati per modificare le modalità operative; come azione di monitoraggio e di valutazione in itinere, il nuovo progetto prevede la presentazione non solo del progetto intenzionale in termini di attivazione della rete, delle attività, dei finanziamenti, ma anche il progetto nella sua attuazione e le eventuali modifiche annesse, soprattutto all’interno della rete di partenariato. Per quanto riguarda la valutazione ex post, gli autori propongono una serie di modifiche nei contenuti dei rapporti conclusivi che ogni partecipante deve presentare, focalizzato sulle relazioni tra attori della rete, sulla loro attività di collaborazione e sul ruolo che rivestono altri attori che non sono i soggetti chiave del programma (ad esempio i dipartimenti universitari o le società di servizi).

Pur nella loro diversità, per fenomeni studiati ed attori che operano in rete, tutti i lavori presentati utilizzano l’approccio di rete per studiare, monitorare e/o valutare le relazioni tra attori che si uniscono per raggiungere obiettivi comuni. Tutto ciò partendo dall’ipotesi che la rete e le dinamiche che si creano al suo interno modificano le azioni dei singoli soggetti influenzando, in qualche modo, il raggiungimento dei risultati per i quali quel programma o progetto di politica sociale è stato pensato ed implementato. Si può, quindi, affermare che l’utilizzo dell’approccio di rete rappresenta un valore aggiunto nella valutazione di una politica sociale, quando si vogliono ad esempio studiare e descrivere le dinamiche emergenti in forme di partnership previste per l’attuazione di interventi nel sociale.

3.7 Utilizzo dell’approccio di rete nella pratica valutativa: elementi di

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