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L’intervista ai coordinatori dei progetti finanziat

Domande I risultati corrispondono

PROGETTI FINANZIATI E AMBIT

4.6 L’intervista ai coordinatori dei progetti finanziat

Per ricostruire le modalità con cui i progetti sono stati resi operativi, con particolare attenzione al ruolo rivestito dal partenariato nella fase di implementazione ed attuazione delle azioni previste nei singoli progetti, è stata condotta un’intervista ai sette coordinatori dei progetti finanziati44.

L’obiettivo principale è riuscire a identificare gli elementi che accomunano i progetti, individuare le differenti modalità nell’attuazione degli interventi e determinare il diverso modo in cui operano gli attori in rete in particolari contesti (Pawson e Tilley, 1998). Per contesto non si intende solo quello ambientale, legato al territorio, ossia all’insieme dei bisogni sociali che ogni ambito ha evidenziato nella progettazione degli interventi, ma anche al contesto culturale che attiene alle leggi, ai valori di una particolare realtà territoriale a cui appartengono gli attori coinvolti.

La traccia di intervista45 (schema 4.1) ai coordinatori contiene una serie di domande per indagare tre dimensioni: cognitiva, esperienziale, dell’autovalutazione e della sostenibilità futura. Nello specifico:

 la prima dimensione (cognitiva) intende rilevare le modalità con cui il coordinatore ha disegnato il progetto relativamente al proprio ambito territoriale e rispetto al bando regionale. Questa prima parte vuole indagare anche la dimensione di rete, ossia il delinearsi delle relazioni tra gli attuatori degli interventi per far emergere in che modo viene concepita la rete come forma organizzativa e le sue potenzialità nell’attuazione di interventi di politica sociale;

 la seconda dimensione (esperienziale) si riferisce alle precedenti esperienze di partenariato a cui l’ambito ha partecipato e la percezione che il coordinatore ha dei vantaggi e degli svantaggi del lavorare in rete, con particolare attenzione alle motivazioni che hanno spinto ad aderire al bando. L’obiettivo è indagare i meccanismi che operano all’interno della rete e che possono favorire o ostacolare il suo funzionamento;

 la terza dimensione è legata all’autovalutazione e al giudizio che il coordinatore esprime sui possibili strumenti per migliorare il funzionamento della rete di partenariato e sulla sua

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Si ringraziano i sette coordinatori di tali progetti finanziati nel “Programma Regionale Europeo Triennale per il sostegno alle famiglie delle bambine e dei bambini dei territori a ritardo di sviluppo” per la disponibilità a partecipare alla ricerca. Le informazioni fornite durante l’intervista sono risultate molto preziose per ricostruire un quadro d’insieme dei progetti finanziati, in un’ottica di comparazione delle esperienze emerse e delle modalità di attuazione degli interventi in differenti contesti territoriali.

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Per una visione completa delle domande inserite nella traccia di intervista ai coordinatori si rimanda all’Appendice B.

93 sostenibilità economica in futuro nell’erogazione di servizi e nell’attuazione di interventi di politica sociale.

Alcuni stimoli presenti in tutte e tre le dimensioni aiutano a comprendere il contesto (territoriale, culturale e valoriale) che incide sulle modalità con cui vengono attuati gli interventi.

Schema 4.1 Traccia di intervista ai coordinatori dei progetti finanziati e dimensioni investigate46.

Di seguito si riportano i principali risultati ottenuti dalle riflessioni emerse dalle interviste ai sette coordinatori dei nove progetti.

4.6.1 Dimensione cognitiva

I coordinatori esprimono una certa omogeneità nelle motivazioni che hanno spinto ad aderire al bando regionale. Innanzitutto, il bando offre la possibilità di pianificare interventi

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volti al miglioramento di alcuni servizi rivolti alle famiglie già attivati sul territorio, operando in sinergia con enti pubblici e del privato sociale per produrre risultati più efficaci in termini di risposta ai bisogni sociali.

Una seconda motivazione di tipo strumentale, legata alla possibilità di avere a disposizione risorse finanziarie utili per intervenire concretamente contro le situazioni di disagio, viene esplicitata da alcuni coordinatori e probabilmente resta implicita nelle affermazioni di altri.

Nonostante tali motivi che hanno spinto all’adesione, tutti gli ambiti condividono gli obiettivi esplicitati dal bando e l’importanza che assume l’integrazione socio-sanitaria quale azione obbligatoria per la prevenzione del rischio sociale e la buona riuscita degli interventi. Intervenire in modo precoce sulle situazioni di disagio deve diventare una prassi operativa per tutti gli attori che operano sul territorio.

I risultati che si desiderano raggiungere attraverso la realizzazione degli interventi previsti nel progetto attengono alla possibilità di far fronte al disagio delle famiglie inserite nel programma, sia attraverso risposte concrete che favoriscano l’inserimento socio-lavorativo delle madri e, in generale, la creazione di un clima familiare quanto più sereno possibile, sia attraverso l’acquisizione di competenze e capacità che possano far accrescere l’autostima e la fiducia in sé e aiutare le famiglie a “camminare da sole”.

I coordinatori, inoltre, esprimono un parere favorevole sull’importanza che riveste la collaborazione tra gli attori coinvolti nel partenariato attivato in ciascun progetto e sulla continuità del progetto al di là dei finanziamenti pubblici che appaiono come gli strumenti più utili per poter raggiungere i risultati desiderati.

4.6.2 Dimensione esperienziale

Tutti i cordinatori affermano di aver avuto precedenti esperienze di partenariato negli ultimi cinque anni. Esiste, inoltre, una propensione per alcuni di loro a coinvolgere enti con cui si sono già avute precedenti collaborazioni in partenariati.

Nonostante il lavorare in rete tra i diversi enti presenti sul territorio è diventata una prassi consolidata, alcuni coordinatori sottolineano la difficoltà di realizzare forme di collaborazione e cooperazione tra gli attori coinvolti, soprattutto in assenza dell’erogazione di contributi economici, che spesso costituiscono un incentivo al lavorare in rete.

La mancata condivisione delle responsabilità determina una riduzione della partecipazione dei partner al progetto, con conseguenti difficoltà nell’attuazione degli interventi sulle famiglie.

95 Un’ulteriore criticità, espressa da quasi la totalità dei coordinatori, è la mancata sinergia tra i servizi sociali e l’ASL di competenza territoriale. La causa dell’assenza di tale sinergia è ricondotta alla scarsa partecipazione dei Presidi Ospedalieri47 nella segnalazione dei casi di famiglie a rischio. Il mancato invio delle segnalazioni spinge i coordinatori ad attivare diverse azioni per acquisire informazioni sulle famiglie disagiate: dal coinvolgimento delle parrocchie presenti sul territorio, alla richiesta all’ufficio anagrafe della lista dei nuovi nati per recarsi presso le famiglie per un primo contatto; dalla collaborazione con la Caritas e l’utilizzo di risorse finanziarie per fronteggiare situazioni di disagio sociale, al recarsi direttamente presso le cliniche e i Presidi Ospedalieri del proprio territorio.

Nell’attuazione degli interventi, tutti i progetti si avvalgono della figura del tutor per il contatto diretto e continuo con le famiglie e la realizzazione delle azioni previste per arginare il rischio di esclusione. Il tutor è un soggetto qualificato (educatore professionale, operatore OSA, mediatore familiare), con un titolo di studio medio-alto, che lavora presso l’ambito in cui ha maturato una serie di competenze nel sociale e che, attraverso alcuni momenti formativi, ha la possibilità di accrescere le proprie capacità per svolgere un lavoro di educativa domiciliare presso le famiglie in carico. Un unico coordinatore si avvale di personale esterno, in alcuni casi con una discreta esperienza di lavoro nel sociale, che viene formato prima della messa in opera delle azioni previste nel progetto, per acquisire le competenze necessarie allo svolgimento delle attività presso le famiglie prese in carico.

4.6.3 Dimensione dell’autovalutazione e della sostenibilità futura

L’autovalutazione viene intesa in modo diverso dai coordinatori. Le modalità con cui poter valutare il funzionamento del partenariato fanno riferimento a due diverse tipologie di attori. Alcuni coordinatori riflettono sulla possibilità di dare una lettura degli obiettivi raggiunti attraverso il coinvolgimento degli stessi partner che hanno rivestito un ruolo attivo nel progetto e che possono contribuire alla costruzione di un giudizio finale sull’efficacia del lavoro di rete e dare suggerimenti su quali aspetti migliorare. Per altri coordinatori, invece, la valutazione della rete va effettuata attraverso il coinvolgimento dei diretti destinatari degli interventi. La restituzione del vissuto delle famiglie che hanno usufruito dei servizi previsti dai progetti è utile per dare una lettura di quanto è stato attuato.

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I punti nascita dei Presidi Ospedalieri rappresentano le strutture predisposte per la rilevazione (attraverso una scheda degli indicatori di rischio sociale) e la segnalazione, ai servizi sociali territoriali, dei nuovi nati in famiglie disagiate.

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Relativamente alla sostenibilità futura della rete attivata con il partenariato e alla possibilità che essa possa continuare a funzionare al termine del progetto, alcuni coordinatori sono concordi sull’irrealizzabilità degli interventi di prevenzione del rischio in assenza di finanziamenti pubblici. Altri coordinatori, nonostante le difficoltà incontrate nella fase di avvio del progetto a causa della mancata segnalazione dei casi a rischio da parte dei punti nascita che operano presso i Presidi Ospedalieri, credono nella possibilità di continuare a lavorare in rete grazie al consolidarsi di procedure condivise tra gli attori.

Infine, tutti i coordinatori hanno una percezione positiva dell’esperienza fatta e condividono la propensione a voler continuare in futuro ad offrire servizi, in maniera integrata e coordinata, nella convinzione che solo la prevenzione possa abbattere il rischio di esclusione sociale. Il bando regionale ha, così, rappresentato per gli ambiti un’occasione in cui poter acquisire nuove modalità operative più strutturate basate sulla comunicazione e sulla condivisone di idee.

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