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Complessità della valutazione e sfide per l’esperto di valutazione

Domande I risultati corrispondono

2.4 Complessità della valutazione e sfide per l’esperto di valutazione

La legge 328/200021 ha recentemente concorso a sottolineare l’importanza della valutazione per lo sviluppo delle politiche sociali. Tale legge introduce un’importante novità che consiste nella creazione di un fondo nazionale per gli interventi e le misure di politica sociale destinato alla programmazione regionale e ai diversi enti territoriali, frutto di un nuovo modo di agire e di operare in seno alle politiche sociali. Si tratta di modalità di intervento che si ispirano a quelle già utilizzate a livello europeo con l’obiettivo di raggiungere un’integrazione ed un miglior coordinamento delle diverse politiche per l’occupazione, per il mercato e per l’economia.

La legge 328/2000 rappresenta, quindi, un momento importante di cambiamento soprattutto perché sancisce il passaggio da un modello di intervento basato sul government ad uno basato sulla governance. In contesti in cui l’intervento dello Stato non è più diretto, assistenzialista e pronto ad intervenire sui bisogni emergenti e conclamati, ma passa attraverso un’integrazione di sinergie e competenze di attori diversi che operano su un particolare territorio, le azioni di governo (inteso come strumento istituzionale) e quelle dei cittadini si integrano per rispondere ai bisogni della comunità locale. Si ha una buona governance quando esiste una equa ripartizione di ruoli e competenze: da un lato il governo detta gli indirizzi programmatici utili al coinvolgimento e alla responsabilizzazione dei singoli individui, dall’altro le strutture operative e amministrative locali forniscono e gestiscono al meglio i servizi al cittadino.

In realtà, sebbene la normativa sottolinei l’importanza e la necessità di fare valutazione, a questa non corrisponde un’altrettanta chiarezza su chi deve valutare e su quali metodi devono essere utilizzati. Inoltre, esiste un divario tra quanto dichiarato dalle norme e quanto effettivamente realizzato: alla richiesta normativa di fare valutazione non corrispondono le giuste competenze e le capacità per realizzarla ai diversi livelli di governo. Nonostante tali divergenze, ciò che accomuna l’ampia legislazione sulle politiche sociali è l’utilizzo di termini quali integrazione, programmazione e cooperazione che evidenziano l’importanza assunta dal coinvolgimento degli attori nella costruzione e attuazione delle politiche. In contesti caratterizzati da una molteplicità di attori, tutti i soggetti coinvolti nel processo sono in qualche modo esperti di valutazione. Viene meno la rigida separazione tra valutatori e

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Oltre la legge.32820/00, altri decreti legislativi hanno avuto una portata storica in termini di cambiamento del quadro normativo del settore delle politiche sociali: la legge 285/1997 “Diritti ed opportunità per infanzia ed adolescenza” e la legge 229/1998 “Riforma sanitaria ter”.

45 valutati e gli interventi si trasformano da complicati in complessi.

I concetti di semplice, complesso e complicato trovano applicazione sia nella valutazione di interi interventi di politica sociale (progetti, programmi, politiche), sia nella valutazione di diversi aspetti che caratterizzano uno stesso intervento. In particolare, le classificazioni proposte da Glouberman e Zimmerman (2002) e da Kurtz e Snowden (2003) aiutano a guardare gli interventi nelle loro diverse sfaccettature, partendo dal presupposto che un intervento, anche se complesso, può avere al suo interno aspetti semplici da cui partire per l’analisi dei meccanismi e delle cause che conducono ad un determinato esito.

La tabella 2.3 (Glouberman, Zimmerman, 2002) mostra i tre concetti, di semplice, complesso e complicato, in un quadro che sembra particolarmente utile per orientarsi nella valutazione di una politica sociale. La valutazione di un intervento semplice (seguire una ricetta) produce un risultato standardizzato e replicabile che non richiede, nella sua realizzazione, delle conoscenze particolari. La valutazione di un intervento complicato (spedire un razzo sulla luna) prevede la necessità di utilizzare una serie di procedure standardizzate che, replicate successivamente in un nuovo intervento, non aumentano la probabilità di successo. Un intervento complicato, inoltre, prevede il coinvolgimento di esperti in diversi campi di applicazione e l’utilizzo di una serie di componenti multiple che entrano in gioco e che devono procedere insieme per produrre un buon risultato; come ad esempio differenti elementi di un programma o singoli processi che operano in modo diverso in differenti contesti. La vera sfida è rappresentata dalla valutazione di un intervento

complesso (crescere un figlio) dove un risultato positivo iniziale non assicura il successo

dello stesso intervento in futuro. Il percorso che porta al successo è così variabile che non può essere previsto in anticipo. Valutare interventi complessi significa avere a che fare con aspetti improvvisi e dinamici. Nonostante esista una pianificazione iniziale che prevede azioni da attuare e obiettivi da raggiungere ben specifici, non è possibile prevedere in che modo si comporteranno gli attori che prendono parte ad un intervento in differenti contesti ambientali e sociali.

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Tabella 2.3 Simple, Complicated and Complex Problems.

Fonte: Glouberman, Zimmerman, 2002, p. 2.

Per Kurtz e Snowden (2003), invece, una situazione semplice attiene al campo del conosciuto, in cui cause ed effetti sono ben definiti ed è facilmente distinguibile la best practice. Interventi complicati si riferiscono al conoscibile, dove è richiesta la competenza di esperti e il complesso è il campo del non conoscibile, dove la conoscenza è possibile solo a posteriori.

A partire da tale complessità, l’esperto di valutazione si troverà ad operare in contesti caratterizzati da tre elementi (Bezzi, 2001): immaterialità (essendo il lavoro sociale intangibile, esso è mutevole e soggetto ad interpretazioni diverse da parte degli attori coinvolti); negoziabilità (margine di flessibilità, rispetto a quanto programmato, nella transazione tra erogatore e fruitore, in riferimento ai bisogni da soddisfare. La valutazione diviene un processo ancora più articolato quando il programma che il soggetto erogatore deve seguire è meno rigido e vincolante) e indicalità22 (qualsiasi affermazione o descrizione fatta

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Il concetto di indicalità è stato proposto da Garfinkel (1967) ed è stato utilizzato da sociologi costruttivisti di varie scuole di pensiero.

47 dall’evaluando risente fortemente del contesto in cui viene fatta. In tal senso i dati disponibili sull’evaluando sono resi meno trasparenti dall’evaluando stesso).

Inoltre, l’esperto di valutazione dovrà acquisire particolari competenze (De Ambrogio, 2011). Egli dovrà essere:

 garante della metodologia valutativa per progettare e realizzare materialmente le operazioni di ricerca previste nei processi valutativi partecipati. Si tratta di coniugare le esigenze metodologiche con le risorse disponibili e le caratteristiche dell’evaluando;  esperto delle dinamiche contrattuali tale da consentirgli di leggere gli aspetti espliciti ed

impliciti delle domande del committente. Egli potrà condividere con il committente i tempi e i costi dell’attività valutativa, i limiti nella validità dei risultati e la possibilità che essi risultino difformi dalle attese;

 facilitatore di processi comunicativi. Egli dovrà operare in modo tale da evitare dinamiche di gruppo che possano incidere in modo negativo sui processi valutativi, favorendo lo scambio e la relazione tra gli attori coinvolti e facendo valere la propria leadership;

 mobilitatore di competenze ed integratore di risorse. Per evitare le trappole e i rischi di manipolazione insiti nei percorsi partecipativi, è importante non presentarsi agli incontri dei gruppi di valutazione con giudizi e strategie di miglioramento già precostruiti, ma è necessario che questi emergano dal gruppo dei partecipanti.

Anche se per condurre in modo adeguato una valutazione efficace non esiste una strategia unica da seguire, chi valuta dovrà tener presente alcune linee guida: coinvolgere gli attori; concepire la valutazione non come una semplice raccolta di dati e costruire un disegno di ricerca dinamico, che sia capace di riorientare o modificare le attività in corso.

Chi valuta dovrà avere consapevolezza che la valutazione riguarda gli interventi durante tutta la loro durata, in fase di programmazione (ex ante), durante la messa in opera (in itinere) e al termine (ex post) di una politica d’intervento. A partire da tale suddivisione, di seguito sono brevemente illustrati gli elementi caratterizzanti i principali metodi utilizzati per la valutazione di una politica sociale, con particolare attenzione ai vantaggi e svantaggi nel loro impiego.

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