Domande I risultati corrispondono
2.3 La valutazione: unità di analisi, obiettivi e funzion
La valutazione è un processo che contiene un’infinità di sfaccettature e che cambia il suo aspetto in base al punto di vista da cui la si guarda. Pertanto gli strumenti per la sua realizzazione cambiano a seconda di che cosa si vuole valutare (ad esempio un particolare insieme di interventi di politica sociale), perché e con quali finalità (per conoscere l’efficacia o l’efficienza degli interventi) e in quale contesto (economico, sociale, territoriale).
Un elemento importante nella pratica valutativa, che indirizza il valutatore verso la scelta di un determinato approccio rispetto ad un altro, è rappresentato dall’oggetto della valutazione. Le unità di analisi possibili, a seconda degli obiettivi della valutazione, possono essere singoli casi, servizi rivolti a gruppi di soggetti o intere politiche. A partire dall’identificazione degli elementi (evaluandi) oggetto della valutazione, la tabella 2.2 descrive cosa si valuta (caratteristiche dell’evaluando) e perché (fine/obiettivo). De Ambrogio (2003) individua gli elementi che caratterizzano la valutazione nelle tre unità di analisi: singoli casi, servizi ed intere politiche:
la valutazione dei casi consiste nella valutazione di azioni rivolte a quanto e come gli interventi hanno effettivamente dato risposta alle esigenze dei singoli cittadini/utenti; la valutazione relativa ai servizi erogati si riferisce alla capacità di risposta data ad un
intero gruppo di destinatari e pone l’accento soprattutto sulla qualità, efficacia ed efficienza del servizio;
la valutazione di intere politiche è rivolta al miglioramento delle condizioni sociali di una determinata comunità territoriale. Questo tipo di valutazione delle politiche (singolarmente o in termini comparativi) cerca di individuare le migliori risposte ai problemi e agli squilibri sociali, ma anche a creare valore aggiunto, non tanto in termini economici quanto in termini di risorse umane e relazionali.
Tale distinzione non sempre appare così netta, ma spesso vi è una sovrapposizione di unità di analisi. La valutazione sembra rappresentare una sorta di approccio “frattale”18: gli attori adottano gli stessi principi metodologici e i livelli si alimentano vicendevolmente attraverso la trasmissione di informazioni, opinioni e documentazioni, dal livello micro (l’intervento sul caso) a quello macro (la politica sociale di un territorio ampio).
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Per frattale si intende in natura una struttura che si ripete con analoghe strutture, dal grande al piccolo (come ad esempio in natura il cavolfiore il cui fiore ha l’identica struttura dell’intera pianta).
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CASI SERVIZI POLITICHE
COSA Azioni rivolte ai singoli destinatari dell’intervento sociale Serie di prestazioni coordinate e continue rivolte alla realizzazione di un obiettivo o al soddisfacimento di un bisogno comune ad un gruppo specifico di destinatari
Serie di interventi e servizi integrati e pensati
strategicamente per rispondere ai bisogni e alle esigenze di una fascia di popolazione appartenente ad un determinato territorio PERCHE’ Conoscere la qualità, l’efficienza e l’efficacia delle risposte fornite ai singoli cittadini/utenti in relazione ai loro particolari bisogni. Riproporre o cambiare i programmi di intervento fornendo le migliori risposte possibili alle esigenze individuali
Analizzare le capacità di risposta al gruppo dei destinatari fornendo risposte appropriate, in termini di qualità, efficienza ed efficacia
Per conoscere le risposte fornite alle domande ed ai bisogni emergenti da una determinata comunità territoriale valorizzandole o riorientandole per fornire offerte sempre più consone all’evolversi dei bisogni sociali
Tabella 2.2 Tipologie di azioni valutative e obiettivi/fini della valutazione. Nostra
elaborazione Schema riportato in De Ambrogio 2003, p. 33.
Sia che si tratti di singoli casi, di servizi o di intere politiche, la valutazione degli interventi sociali permette di costruire ed esprimere un giudizio su come la politica, o il progetto considerato ha modificato la realtà e se l’ha modificata nella direzione voluta (Dente, 1991).
Le funzioni che la valutazione può svolgere sono diverse a seconda degli obiettivi e dell’oggetto dell’analisi. Attraverso la valutazione è possibile conoscere quanto effettivamente è stato raggiunto, in termini di risultati ottenuti, per poter eventualmente migliorare processi di programmazione futuri; presentare, sia ai cittadini che ai diversi attori che prendono parte a una politica di intervento, quanto è stato fatto (accountability); modificare le scelte sull’utilizzo e la suddivisione delle risorse in fase di programmazione; capire cosa funziona e non funziona in un intervento.
Nonostante le diverse sfaccettature che la valutazione può assumere, è possibile rintracciare uno schema di riferimento unitario che tenga conto dei diversi elementi che entrano in gioco nella costruzione e nell’implementazione di una politica (obiettivi, risorse, competenze, risultati, contesti) e di conseguenza nella sua valutazione. Palumbo (2001) (schema 2.1), ripercorrendo le fasi del processo decisionale di una politica, evidenzia alcuni elementi chiave che caratterizzano la valutazione. Le tre fasi del ciclo di una politica sono
41 legate tra loro da frecce che evidenziano la circolarità del processo. Tale circolarità si riferisce, in primo luogo, al fatto che spesso la decisione o le decisioni iniziali possono modificarsi in conseguenza di scelte importanti che vengono demandate alla fase di attuazione della politica. Spesso succede che tutto ciò che non era stato ben definito in fase decisionale, emerge nuovamente nella fase attuativa.
I diversi elementi che intervengono nelle tre fasi, decisione, implementazione e valutazione (schema 2.1), risentono dell’influenza di specifici contesti che figurano a monte dell’intero processo di policy. Il contesto politico incide sulle finalità di una politica, mentre il contesto istituzionale determina i vincoli che possono incidere sulle finalità da perseguire. Il contesto sociale è il luogo in cui si stabiliscono i bisogni da soddisfare; il contesto economico, invece, influenza la quantità di risorse finanziare che potranno essere messe in gioco e le modalità con cui dovranno essere impiegate.
All’interno di tali contesti si attiva il percorso decisionale che ha inizio con la definizione degli obiettivi che una politica vuole perseguire. Tali obiettivi (tradotti o traducibili in risultati attesi) rispondono a determinati bisogni o a questioni preesistenti e vengono costruiti in base ad alcune finalità (definite a priori dal decisore in modo esplicito o implicito) tenuto conto di un insieme di vincoli, tra cui quelli legati alle risorse disponibili, e di competenze proprie del decisore/attuatore.
Il percorso decisionale così definito si traduce nella fase attuativa, a sua volta scomponibile in più fasi. Durante tale fase implementativa entrano in gioco non solo i diversi attori implicati (tecnici, decisori, beneficiari e destinatari della politica), ma anche le procedure di attuazione e gli strumenti (norme, finanziamenti, servizi resi) utilizzati per costruire e gestire gli intereventi.
La fase della valutazione, che chiude l’intero processo di policy distingue gli obiettivi perseguibili in termini di realizzazione (output), risultati raggiunti (outcome) e impatto.
Lo schema 2.1 propone anche delle alternative al modello ispirato alla razionalità e legato alla comparazione obiettivi-risultati. La valutazione potrebbe essere interessata, ad esempio, a scoprire la relazione tra risultati attesi e valori sociali in un’ottica di comparazione tra impatti e bisogni. Il mandato valutativo può riguardare, infatti, non solo la verifica degli obiettivi e dei risultati attesi del programma, ma il committente potrebbe essere interessato ai risultati ottenuti, oppure al rapporto tra i costi del programma e i benefici realizzati, o ancora agli effetti indesiderati che gli interventi hanno prodotto, o, infine , alle dinamiche relazionali che intervengono nelle diverse fasi di creazione e messa in pratica di un intervento
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comprendono buona parte delle analisi possibili dell’intero percorso valutativo. L’efficacia (interna ed esterna) e l’efficienza19, insieme al principio di equità20 nell’accesso a beni e servizi, contengono probabilmente l’intera gamma di criteri di analisi che possono essere utilizzati in un approccio valutativo.
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L’efficacia e l’efficienza attengono, rispettivamente, al grado di conseguimento degli obiettivi o di soddisfazione dei bisogni e al grado di ottimizzazione delle risorse. Nell’efficacia si distingue tra efficacia interna ed efficacia esterna. L’efficacia interna risponde a domande del tipo: sono stati realizzati gli obiettivi
dichiarati? In che modo si è modificata la situazione iniziale? Quali sono stati gli eventi inattesi e in che modo hanno inciso sul buon andamento del programma? Le domande relative all’efficacia esterna invece fanno riferimento a ciò che è accaduto al di là degli obiettivi e degli esiti sperati: il programma individuato corrisponde ai bisogni rilevati? Indipendentemente dagli obiettivi, è stata data risposta ai bisogni? La popolazione obiettivo è quella giusta?
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Il principio di equità si riferisce alla possibilità, uguale per tutti, di accedere ai beni e servizi pubblici prodotti dal programma.
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Schema 2.1 Processo di costruzione di una policy e relativa valutazione.
Fonte: Palumbo 2001, p. 178.
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