• Non ci sono risultati.

L'analogia come controllo della realtà

3. Le forme di concettualizzazione dello spazio

3.2.4 L'analogia come controllo della realtà

Come abbiamo già ricordato, la seconda grande funzione dell'analogia secondo Lloyd è quella di controllare la realtà: questo può essere declinato in vari modi.

Innanzitutto l'analogia permette di stabilire un modello: conoscendo il passato e i fenomeni già accaduti è possibile esaminare ciò che accadrà nel futuro, a patto di presupporre che le condizioni presenti non si modifichino. È il caso del capitolo 11 del secondo libro: in esso Erodoto riporta la

sua ipotesi, che oggi sappiamo essere corretta, sulla natura alluvionale della Valle del Nilo. Alla fine del passo, in particolare, lo storico si chiede quanto tempo occorrerebbe ad un fiume potente ed attivo come il Nilo per interrare il Golfo Arabico, se sfociasse in esso. Lo storico afferma che sarebbero sufficienti non ventimila, ma soli diecimila anni: inoltre si chiede se in un tempo altrettanto lungo non sia possibile che anche il Nilo abbia interrato un braccio di mare simile e l'abbia trasformato nell'Egitto.

Hdt. II, 11.3-4: τερον τοιο τον κόλπον κα τ ν Α γυπτον δοκέω γενέσθαι κου, τ νἝ ῦ ὶ ὴ ἴ ὸ μ ν κ τ ς βορηίης θαλάσσης [κόλπον] σέχοντα π' Α θιοπίης, τ ν δ ράβιον [τ νὲ ἐ ῆ ἐ ἐ ἰ ὸ ὲ Ἀ ὸ ρχομαι λέξων] κ τ ς νοτίης φέροντα π Συρίης, σχεδ ν μ ν λλήλοισι ἔ ἐ ῆ ἐ ὶ ὸ ὲ ἀ συντετραίνοντας το ς μυχούς, λίγον δέ τι παραλλάσσοντας τ ς χώρης. Ε νὺ ὀ ῆ ἰ ὦ θελήσει κτρέψαι τ έεθρον Νε λος ς το τον τ ν ράβιον κόλπον, τί μιν ἐ ἐ ὸ ῥ ὁ ῖ ἐ ῦ ὸ Ἀ κωλύσει έοντος τούτου χωσθ ναι ντός γε δισμυρίων τέων; γ μ ν γ ρ λπομαίῥ ῆ ἐ ἐ Ἐ ὼ ὲ ὰ ἔ γε κα μυρίων ντ ς χωσθ ναι ν. Κο γε δ ν τ προαναισιμωμέν χρόνὶ ἐ ὸ ῆ ἄ ῦ ὴ ἐ ῷ ῳ ῳ πρότερον μ γενέσθαι ο κ ν χωσθείη κόλπος κα πολλ μέζων τι τούτου πἢ ἐ ὲ ὐ ἂ ὶ ῷ ἔ ὑ ὸ τοσούτου τε ποταμο κα ο τως ργατικο ;ῦ ὶ ὕ ἐ ῦ

Un'insenatura simile a questa [il Golfo Arabico135] credo che sia stato un tempo anche

l'Egitto: un golfo che dal mare settentrionale penetrava nell'interno verso l'Etiopia, mentre il golfo Arabico, di cui mi accingo a parlare, va dal mare meridionale verso la Siria; due insenature quasi comunicanti nelle loro parti più interne, separate soltanto da una stretta striscia di terra. Se dunque il Nilo dovesse mutare il suo corso e gettarsi nel golfo Arabico, che cosa impedirà che lo interri nel giro di ventimila anni? Per conto mio, io penso che riuscirebbe a colmarlo anche in soli diecimila anni. E in tutto il tempo trascorso prima che io nascessi un golfo anche molto più esteso di questo non avrebbe potuto essere riempito da un fiume così grande e attivo?

È evidente come Erodoto imposti una previsione e formuli un'ipotesi per lui plausibile basandosi sulla portata del fiume. Il suo ragionamento si fonda sul fatto che questa sia sempre costante e che lo sarà in futuro: sarebbe quindi possibile fare una stima del tempo che ci vorrebbe ad interrare l'intero Golfo Arabico mantenendo stabile la portata.

Secondo How e Wells136 il numero di ventimila non sarebbe casuale, ma paragonabile alla

lunghezza della storia egizia secondo Erodoto. Questi, però, al capitolo 142 del secondo libro137

135 Cioè il Mar Rosso. 136 HOW, WELLS, 165. 137 Hdt., II, 143-144.

riporta la sua visita ai sacerdoti di Zeus, in cui gli fecero vedere i trecentoquarantacinque Piromi, delle enormi statue in legno che rappresentavano degli uomini eminenti collegati fra loro secondo un rapporto padre-figlio. Poiché come ricorda lo stesso Erodoto γενεα γ ρ τρε ς νδρ ν καὶ ὰ ῖ ἀ ῶ ἑ τ νὸ

τεά στι

ἔ ἐ 138, tre generazioni di uomini corrispondono a cento anni, otteniamo che una generazione

è lunga circa 33 anni. Moltiplicando questo valore per le trecentoquarantacinque generazioni degli egizi otteniamo che la loro storia sarebbe lunga solamente 11.385 anni.

Occorre però ricordare che il passo utilizzato dai due studiosi continua nel capitolo successivo, dove è scritto che prima degli uomini l'Egitto era governato da varie divinità, di cui non viene specificata la durata dei rispettivi regni: quindi non è possibile desumere dal testo erodoteo quanto antica fosse per i sacerdoti la civiltà egizia e, dunque, il calcolo di How e Wells sia privo di fondamento. Per questo motivo ritengo che Erodoto abbia considerato un arco di tempo di ventimila anni non tanto per usare un numero in particolare, quanto per utilizzare un periodo di tempo che trascende la storia umana ed è più adatto ai tempi lentissimi dei processi geologici.

Notiamo come nel capitolo 11 del secondo libro l'analogia svolga una chiara funzione di controllo della realtà. Erodoto si basa qui su un evento in atto, la portata di detriti del fiume Nilo: poi formula una previsione, l'eventuale interramento del golfo arabico in un determinato periodo di tempo, basandosi sull'ipotesi che la portata del fiume, sempre uguale in passato, non cambi in futuro. Lo storico ha quindi elaborato una sorta di modello comportamentale del fiume, basandosi sulla sua portata passata, teorizzando che resterà costante, ed analizzandone gli effetti in un lontano futuro.

L'utilizzo dell'analogia si trova anche al capitolo 99 del quarto libro: Erodoto ha appena ripreso il filo della narrazione lasciato al capitolo 4, in cui il Dario stava ultimando i preparativi per l'invasione della Scizia. Il Gran Re ha appena attraversato il ponte di barche da lui fatto costruire sull'Ellesponto ed è giunto in Europa. Qui Erodoto descrive i popoli della costa secondo lo stile tipico dei peripli, il quale prevedeva che la descrizione procedesse in maniera lineare partendo da un punto della costa e procedendo per popoli confinanti139. In questo caso, però i Tauri abitano un

territorio nell'angolo sudorientale del cosiddetto quadrato scitico140, costeggiati su due lati dal mare

e su altri due da tribù scitiche: questo renderebbe la progressione poco chiara al lettore, che non si spiegherebbe come mai compaiano prima gli Sciti, poi i Tauri e poi di nuovo gli Sciti. Quindi lo storico ricorre a due esempi noti al mondo greco. Nel primo paragona la situazione dei Tauri a quella che si verificherebbe se, in Attica, un popolo diverso dagli ateniesi abitasse l'estremità del

138 Hdt., II, 142.

139 CORCELLA, FRASCHETTI, MEDAGLIA 1993, 312. 140 Cfr. 3.3 La geometria.

Capo Sunio141.

Subito dopo questo esempio Erodoto ne presenta un altro, appannaggio di chi non conosce le coste dell'Attica: la situazione dei Tauri è la stessa di un popolo che abitasse il promontorio della Iapigia142, fra le πόλεις di Brindisi e Taranto.

Hdt., IV, 99: στι γ ρ τ ς Σκυθικ ς τ δύο μέρεα τ ν ο ρων ς θάλασσαν φέροντα,Ἔ ὰ ῆ ῆ ὰ ῶ ὔ ἐ τήν τε πρ ς μεσαμβρίην κα τ ν πρ ς τ ν ὸ ὶ ὴ ὸ ὴ ἠῶ, κατά περ τ ς ττικ ς χώρης· καῆ Ἀ ῆ ὶ παραπλήσια ταύτ κα ο Τα ροι νέμονται τ ς Σκυθικ ς, ς ε τ ς ττικ ς λλοῃ ὶ ἱ ῦ ῆ ῆ ὡ ἰ ῆ Ἀ ῆ ἄ θνος κα μ θηνα οι νεμοίατο τ ν γουν ν τ ν Σουνιακόν, μ λλον ς τ ν πόντον ἔ ὶ ὴ Ἀ ῖ ὸ ὸ ὸ ᾶ ἐ ὸ [τ ν κρην] νέχοντα, τ ν π Θορικο μέχρι ναφλύστου δήμου· λέγω δ ς ε ναιὴ ἄ ἀ ὸ ἀ ὸ ῦ Ἀ ὲ ὡ ἶ τα τα σμικρ μεγάλοισι συμβαλε ν. Τοιο το Ταυρική στι. ῦ ὰ ῖ ῦ ἡ ἐ Ὃς δ τ ς ττικ ςὲ ῆ Ἀ ῆ τα τα μ παραπέπλωκε, γ δ λλως δηλώσω· ς ε τ ς ηπυγίης λλο θνος καῦ ὴ ἐ ὼ ὲ ἄ ὡ ἰ ῆ Ἰ ἄ ἔ ὶ μ ήπυγες ρξάμενοι κ Βρεντεσίου λιμένος ποταμοίατο μέχρι Τάραντος καὴ Ἰ ἀ ἐ ἀ ὶ νεμοίατο τ ν κρην.ὴ ἄ

La Scizia in effetti, al pari dell'Attica, è delimitata dal mare su due lati, a sud e a est; analogamente i Tauri che vivono in Scizia potrebbero essere paragonati a un popolo, diverso da quello ateniese, che occupasse, in Attica, il capo Sunio, là dove con la punta si protende maggiormente nel mare, dal demo di Torico fino a quello di Anaflisto: quanto dico vale nella misura in cui si possono confrontare cose piccole e cose grandi. Tale è dunque il paese dei Tauri. Per chi non avesse costeggiato questa parte dell'Attica, mi spiegherò con un esempio diverso: è come se nella Iapigia un popolo diverso dagli Iapigi li tagliasse fuori, a partire dal porto di Brentesio fino a Taranto, e abitasse il promontorio.

Qui Erodoto adotta l'analogia per confrontare la situazione dei Tauri, circondati su due lati dal mare e sugli altri due dagli Sciti, con quella di un ipotetico popolo che abitasse il Capo Sunio in Attica o la Iapigia. Tramite due situazioni ipotetiche ma poste in zone ben conosciute ai suoi lettori, Erodoto 141 I punti di riferimento scelti da Erodoto, i δήμοι di Torico e Anaflisto non sono casuali, poiché nel loro territorio erano presenti due fortificazioni ben visibili dal mare, come testimonia il periplo dello Pseudo-Scilace (Ps. Scyl, Per. 57: ΑΤΤΙΚΗ). Eugenio Lanzillotta (LANZILLOTTA 1985, 102) analizza l'uso del termine γουνός in questo passo: il significato primario del termine è collina (LIDDELL, SCOTT, JONES, 358). Il suo uso per promontorio rappresenta un caso unico nelle Storie, dove si preferisce il termine κρον. ἀ Infatti, questo secondo termine è quello più utilizzato per descrivere un promontorio come il Capo Sunio: lo studioso teorizza una derivazione di γουνός da γο ν, “ῦ ginocchio” ed ipotizza che Erodoto abbia usato questo termine per indicare la somiglianza fra il promontorio e il ginocchio umano.

142 La Iapigia corrisponde alla penisola salentina al di sotto della linea demarcata dalle due città come teorizzato da Nenci (NENCI 1978, 45-46) e De Juliis (DE JULIIS 1988, 14), in questo passo Erodoto pare considerare come territorio degli Iapigi tutta l'attuale Puglia.

può quindi verificarne una terza realmente esistente e riportarla al suo pubblico.

L'ultimo caso di controllo della realtà che presenteremo riguarda un caso particolare: è possibile rappresentare un'importante parte di mondo su di un supporto più piccolo che ne riporti le fattezze rispettandone, per quanto possibile, le dimensioni reciproche. È quella che al giorno d'oggi chiameremmo rappresentazione in scala.

Celeberrimo è il passo in cui Aristagora, tiranno di Mileto, si reca a Sparta dal Re Cleomene per ottenere aiuto militare contro la tirannia del Gran Re Dario: assicura al sovrano lacedemone che, se avesse portato la guerra in Asia, avrebbe sconfitto facilmente l'esercito persiano arrivando fino alla capitale Susa per poi usufruire degli immensi territori dell'Impero. Per rendere più efficace la sua esposizione Aristagora porta con sé un πίναξ, una tavoletta, su cui è inciso il contorno di tutta la terra, tutti i mari e tutti i fiumi: attraverso questo oggetto può agevolmente indicare con il dito tutti i luoghi e i popoli che nomina. Cleomene si riserva tre giorni per riflettere sulla proposta e, allo scadere dei quali, convoca di nuovo Aristagora per chiedergli quanto durerebbe il cammino da Sardi a Susa lungo la Strada del Re. Il tiranno gli indica un tempo di tre mesi e per questo motivo Cleomene rinuncia alla spedizione. Ad Aristagora non rimane che partire scornato e senza aiuto.

Hdt., V, 49: πικνέεται δ' ν ρισταγόρης Μιλήτου τύραννος ς τ ν ΣπάρτηνἈ ὦ ὁ Ἀ ὁ ἐ ὴ Κλεομένεος χοντος τ ν ρχήν. Τ δ ς λόγους ιε, ς Λακεδαιμόνιοι λέγουσι,ἔ ὴ ἀ ῷ ὴ ἐ ἤ ὡ χων χάλκεον πίνακα ν τ γ ς πάσης περίοδος νετέτμητο κα θάλασσά τε π σα

ἔ ἐ ῷ ῆ ἁ ἐ ὶ ᾶ

κα ποταμο πάντες.ὶ ὶ

Giunge dunque Aristagora, il tiranno di Mileto, a Sparta, quando vi aveva il potere Cleomene. E ai colloqui andava, come raccontano i Lacedemoni, avendo con sé una tavola di bronzo sulla quale era tracciato il perimetro di tutta la terra, compresi i mari e tutti i fiumi.

Ai fini della nostra trattazione, il πίναξ è particolarmente interessante: infatti è un oggetto che rappresenta l'intera ο κουμένη. ἰ Può quindi aggirare il limite invalicabile dell' φανής ἀ nello spazio, poiché è possibile farsi un'idea di luoghi lontanissimi, al di fuori dello sguardo non solo dell'osservatore individuale, ma dell'intera collettività. Usiamo volutamente l'espressione farsi

un'idea, consci del fatto che non sia propriamente accademica, per rendere in modo efficace il fatto

che tramite il πίναξ non è possibile vedere il mondo reale, ma solamente una sua rappresentazione più o meno accurata.

impostazione geometrica data da Anassimandro143. Lo storico di Alicarnasso se ne serve a più

riprese, per trattare il parallelismo fra Nilo ed Istro144, per il cosiddetto quadrato scitico145, ma

soprattutto per la Strada del Re, descritta nei capitoli successivi a questo passo. Quest'ultimo è infatti l'unico caso in cui la mappa viene nominata in modo esplicito, mentre in tutti gli altri casi possiamo solo congetturarne la presenza sul tavolo di lavoro di Erodoto.

Qui è il mondo intero ad essere paragonato per analogia al πίναξ: Aristagora se ne serve per controllare la realtà tramite una sua rappresentazione visiva. Tutte le zone dell'ο κουμένη possonoἰ essere individuate semplicemente indicandone con il dito il corrispettivo sulla mappa.

In conclusione, l'analogia occupa un posto molto importante nella Letteratura Greca ed in particolare nelle Storie erodotee: essa ha in particolare due grandi obiettivi. Il primo è quello di dare spiegazioni sugli eventi, sui fenomeni e per dimostrare l'esistenza di un determinato oggetto geografico. Il secondo è quello di controllare la realtà, chiarificando tramite esempi oppure oggetti come il πίναξ ciò che non è chiaro al lettore oppure invisibile. Tramite questi due obiettivi è possibile raggiungere il grande scopo che sottende all'intero lavoro di Erodoto e, in definitiva, a quello di ogni storico: ridurre il più possibile sia l' φανής ἀ nello spazio sia quello nel tempo.

Procederemo ora a trattare il secondo grande metodo di concettualizzazione dello spazio usato da Erodoto, la geometria.

3.2 La Geometria

La seconda modalità di concettualizzazione dello spazio utilizzata da Erodoto è la geometria. Essa consiste nel cercare di inquadrare l'ο κουμένη in una sorta di griglia per poter meglio valutare leἰ dimensioni di ogni regione e le distanze fra i vari punti del mondo.

La geometrizzazione della Terra avviene, come vedremo, principalmente in due modi: assimilando le zone del mondo a figure geometriche ed applicando principi di simmetria.

Il caso più celebre di regione assimilata ad una forma geometrica è sicuramente il cosiddetto

Quadrato scitico146: per Erodoto questa terra ha la forma di un quadrato di duemila stadi per lato,

diviso in fasce verticali dai fiumi che attraversano la regione. Questa è sicuramente una banalizzazione della reale forma della Scizia, utile allo storico sia per delimitare dei confini a questo territorio sia per inserire al suo interno le varie tribù degli sciti.

Il principio di simmetria viene invece adottato nei casi in cui l' ψις e l' κοή falliscono: gli oggettiὄ ἀ 143 Cfr. 2.3 Le conoscenze geografiche ai tempi di Erodoto.

144 Hdt., II, 33-34. 145 Hdt., IV, 17-22. 146 Hdt., IV, 100.

geografici conosciuti di una parte del mondo vengono proiettati in modo speculare nella parte opposta e sconosciuta che, grazie a questo procedimento, può essere investigata. La simmetrizzazione del mondo non è suffragata da prove evidenti né da notizie certe: è quindi frutto della sola γνώμη e permette ad Erodoto di mostrare ai suoi lettori zone non ancora investigate. L'esempio più importante è senz'altro il caso delle sorgenti del Nilo. Queste, non essendo state localizzate da nessuno, vengono poste ad occidente, alla stessa altezza di quelle del fiume Istro che scorre nella parte settentrionale del mondo. I due fiumi arrivano così ad avere, nella visione erodotea, un tracciato speculare, il primo a nord e il secondo a sud.

L'aspetto più interessante e, per certi versi, innovativo della descrizione geografica da parte di Erodoto è il cambio d'intenti rispetto ai geografi ionici147: anch'essi consideravano il mondo in senso

prettamente geometrico, come un insieme di forme perfette. La loro indagine era di tipo puramente speculativo e non aveva fini pratici. Come abbiamo già visto148 i primi πίνακες erano realizzati

grazie ad una conoscenza del mondo puramente speculativa, per scopi di studio.

Con Erodoto i tempi sono ormai cambiati. La geografia sta acquisendo una propria fisionomia e dignità: inoltre l'orizzonte greco si sta progressivamente allargando149. Sono stati realizzati i primi

peripli del Mediterraneo e del Ponto: la geografia non è più una disciplina meramente teorica ma acquisisce degli obiettivi concreti come la tracciabilità delle rotte costiere utili al commercio. Sorge quindi l'esigenza di carte più precise e concrete allo scopo di trasmettere una conoscenza non più teorica e speculativa ma pratica e concreta. Per questi motivi lo storico può utilizzare la geometria in modo molto meno rigido, coniugandola con la γνώμη e le proprie opinioni, confutandola dove la ritiene contraria alla verità. Può quindi ridere dei geografi ionici che rappresentano la terra a forma di disco e con i continenti perfettamente uguali fra loro “come se fosse disegnata con il compasso150“.

Utilizzare dei principi geometrici per descrivere la forma del mondo consente a Erodoto di creare una sorta di griglia in cui collocare sia i popoli che nomina nel suo racconto sia i fatti storici, che costituiscono il vero nucleo delle Storie: questi, infatti, sono il motore della narrazione che si snoda attraverso questa griglia. A questo corpo centrale sono connessi i vari excursus di carattere geografico, i quali spesso hanno una vita propria.

L'ο κουμένη viene così settorializzata per poter essere descritta in modo più efficace. ἰ

In particolare, sono due le strade adottate da Erodoto per descrivere il mondo in termini geometrici. La prima consiste nel descrivere il mondo in termini di simmetria fra la sua parte settentrionale e 147 Cfr. 2.3 Le conoscenze geografiche ai tempi di Erodoto.

148 Cfr. 2.3 Le conoscenze geografiche ai tempi di Erodoto. 149 JACOB 1989, pag 159-160.

quella meridionale. La seconda, invece, è quella di descrivere alcune zone del mondo, nonché il mondo stesso, inscrivendole in forme geometriche, in particolar modo in quadrilateri.