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La catalogia nelle descrizioni geografiche di Erodoto

3. Le forme di concettualizzazione dello spazio

3.3.4 La catalogia nelle descrizioni geografiche di Erodoto

La catalogia è utilizzata spesso da Erodoto soprattutto per elencare θνη, fiumi oppure regioni. ἔ Con essa lo storico può arricchire di dettagli la griglia che ha realizzato tramite la geometria189.

Di seguito si analizzeranno alcuni passi in cui Erodoto procede all'elencazione di θνη, regioniἔ oppure fiumi.

Per quanto riguarda la catalogia dei popoli, il caso più interessante ed articolato è sicuramente quello della Scizia. Le tribù scitiche vengono nominate in un preciso ordine partendo dalla costa verso l'interno, caratteristica tipica anche dei peripli. Esse sono inquadrate in una serie di fasce con andamento nord sud, delimitate dai molti fiumi della regione. L'asse principale di questa trattazione topologica è il fiume Boristene, il quarto nominato più avanti dallo storico190, che divide il quadrato

scitico esattamente a metà.

Hdt., IV, 17-20: π το Βορυσθενεϊτέων μπορίου (το το γ ρ τ ν παραθαλασσίωνἈ ὸ ῦ ἐ ῦ ὰ ῶ μεσαίτατόν στι πάσης τ ς Σκυθικ ς), π τούτου πρ τοι Καλλιπίδαι νέμονται όντεςἐ ῆ ῆ ἀ ὸ ῶ ἐ λληνοσκύθαι, π ρ δ τούτων λλο θνος ο λαζ νες καλέονται· ο τοι δ κα ο Ἑ ὑ ὲ ὲ ἄ ἔ ἳ Ἀ ῶ ὗ ὲ ὶ ἱ Καλλιπίδαι τ μ ν λλα κατ τα τ Σκύθ σι πασκέουσι, σ τον δ κα σπείρουσιὰ ὲ ἄ ὰ ὐ ὰ ῃ ἐ ῖ ὲ ὶ κα σιτέονται, κα κρόμμυα κα σκόροδα κα φακο ς κα κέγχρους. π ρ δὶ ὶ ὶ ὶ ὺ ὶ Ὑ ὲ ὲ λαζώνων ο κέουσι Σκύθαι ροτ ρες, ο ο κ π σιτήσι σπείρουσι τ ν σ τον λλ' Ἀ ἰ ἀ ῆ ἳ ὐ ἐ ὶ ὸ ῖ ἀ π πρήσι. Τούτων δ κατύπερθε ο κέουσι Νευροί· Νευρ ν δ τ πρ ς βορέην ἐ ὶ ὲ ἰ ῶ ὲ ὸ ὸ νεμον ρημος νθρώπων, σον με ς δμεν. Τα τα μ ν παρ τ ν πανιν ποταμόν ἄ ἔ ἀ ὅ ἡ ῖ ἴ ῦ ὲ ὰ ὸ Ὕ στι θνεα πρ ς σπέρης το Βορυσθένεος. τ ρ διαβάντι τ ν Βορυσθένεα π ἐ ἔ ὸ ἑ ῦ Ἀ ὰ ὸ ἀ ὸ θαλάσσης πρ τον μ ν λαίη, π δ ταύτης νω όντι ο κέουσι Σκύθαι γεωργοί,ῶ ὲ ἡ Ὑ ἀ ὸ ὲ ἄ ἰ ἰ το ς λληνες ο ο κέοντες π τ πάνι ποταμ καλέουσι Βορυσθενεΐτας, σφέας δὺ Ἕ ἱ ἰ ἐ ὶ ῷ Ὑ ῷ ὲ α το ς λβιοπολίτας. Ο τοι ν ο γεωργο Σκύθαι νέμονται τ μ ν πρ ς τ ν ὐ ὺ Ὀ ὗ ὦ ἱ ὶ ὸ ὲ ὸ ὴ ἠῶ π τρε ς μέρας δο , κατήκοντες π ποταμ ν τ ο νομα κε ται Παντικάπης, τ δ ἐ ὶ ῖ ἡ ὁ ῦ ἐ ὶ ὸ ῷ ὔ ῖ ὸ ὲ πρ ς βορέην νεμον πλόον ν τ ν Βορυσθένεα μερέων νδεκα. ὸ ἄ ἀ ὰ ὸ ἡ ἕ Ἤδη δὲ κατύπερθε τούτων ρημός στι π πολλόν, μετ δ τ ν ρημον νδροφάγοιἔ ἐ ἐ ὶ ὰ ὲ ὴ ἔ Ἀ ο κέουσι, θνος ἰ ἔ ἐὸ ἴν διον κα ο δαμ ς Σκυθικόν. Τ δ τούτων κατύπερθε ρημοςὶ ὐ ῶ ὸ ὲ ἔ δη ληθέως κα θνος νθρώπων ο δ ν, σον με ς δμεν. Τ δ πρ ς τ ν τ ν ἤ ἀ ὶ ἔ ἀ ὐ ὲ ὅ ἡ ῖ ἴ ὸ ὲ ὸ ὴ ἠῶ ῶ γεωργ ν τούτων Σκυθέων διαβάντι τ ν Παντικάπην ποταμ ν νομάδες δη Σκύθαιῶ ὸ ὸ ἤ νέμονται, ο τε τι σπείροντες ο δ ν ο τε ρο ντες· ψιλ δ δενδρέων π σα α τηὔ ὐ ὲ ὔ ἀ ῦ ὴ ὲ ἡ ᾶ ὕ 189 Cfr. 3.2 La geometria. 190 Hdt., IV, 53.

πλ ν τ ς λαίης· ο δ νομάδες ο τοι τ πρ ς τ ν ὴ ῆ Ὑ ἱ ὲ ὗ ὸ ὸ ὴ ἠῶ ἡ μερέων τεσσέρων κα δέκαὶ δ ν νέμονται χώρην κατατείνουσαν π ποταμ ν Γέρρον. Πέρην δ το Γέρρου ὁ ὸ ἐ ὶ ὸ ὲ ῦ τα τα δ τ καλεόμενα βασιλήιά στι κα Σκύθαι ο ριστοί τε κα πλε στοι κα το ςῦ ὴ ὰ ἐ ὶ ἱ ἄ ὶ ῖ ὶ ὺ λλους νομίζοντες Σκύθας δούλους σφετέρους ε ναι· κατήκουσι δ ο τοι τ μ ν πρ ς ἄ ἶ ὲ ὗ ὸ ὲ ὸ μεσαμβρίην ς τ ν Ταυρικήν, τ δ πρ ς ἐ ὴ ὸ ὲ ὸ ἠῶ ἐ πί τε τάφρον τ ν δ ο κ τ ν τυφλ νὴ ὴ ἱ ἐ ῶ ῶ γενόμενοι ρυξαν, κα π τ ς λίμνης τ ς Μαιήτιδος τ μπόριον τ καλέεταιὤ ὶ ἐ ὶ ῆ ῆ ὸ ἐ ὸ Κρημνοί· τ δ α τ ν κατήκουσι π ποταμ ν Τάναϊν. Τ δ κατύπερθε πρ ς βορέηνὰ ὲ ὐ ῶ ἐ ὶ ὸ ὰ ὲ ὸ νεμον τ ν βασιληίων Σκυθέων ο κέουσι Μελάγχλαινοι, λλο θνος κα ο ἄ ῶ ἰ ἄ ἔ ὶ ὐ Σκυθικόν. Μελαγχλαίνων δ τ κατύπερθε λίμναι κα ρημός στι νθρώπων, κατ'ὲ ὸ ὶ ἔ ἐ ἀ σον με ς δμεν. ὅ ἡ ῖ ἴ

A partire dall'emporio dei Boristeniti, che è proprio al centro dei territori costieri di tutta la Scizia, a partire da questo emporio abitano per primi i Callippidi, che sono Sciti greci; al di sopra dei Callippidi c'è un altro popolo: si chiamano Alazoni. Quanto al resto gli Alazoni e i Callippidi vivono oltre gli Sciti; tuttavia seminano e mangiano grano, e inoltre cipolle, agli, lenticchie e miglio. Oltre gli Alazoni abitano gli Sciti aratori: essi non seminano il grano per nutrirsene ma per venderlo. Al di sopra di costoro abitano i Neuri e , per quanto ne so, dopo i Neuri in direzione del vento Borea la terra è priva d'uomini. Questi sono i popoli lungo il fiume Ipani, a occidente del Boristene.

Passato il Boristene, procedendo dal mare, c'è dapprima l'Ilea; dopo l'Ilea, verso l'interno, abitano gli Sciti agricoltori, che i Greci stanziati sul fiume Ipani chiamano Boristeniti, mentre definiscono sé stessi Olbiopoliti. Questi Sciti agricoltori abitano le terre verso oriente per tre giorni di cammino fino a un fiume che si chiama Panticape e verso il vento Borea, risalendo il Boristene, per un tragitto di undici giorni. Il territorio al di sopra del loro è deserto per un ampio tratto. Dopo il deserto vivono gli Androfagi, che è popolo a sé e non certo scitico. La terra al di sopra di costoro è ormai veramente deserta e, per quanto ne sappiamo, non c'è alcun popolo.

A oriente degli Sciti agricoltori, attraversato il fiume Panticape, sono stanziati ormai gli Sciti nomadi; essi non seminano né arano. Tutta questa zona, tranne l'Ilea, è spoglia d'alberi. Verso oriente, per quattordici giorni di cammino, questi nomadi abitano una regione che si estende fino al fiume Gerro.

Oltre il Gerro ci sono i territori chiamati reali e gli Sciti più valorosi e più numerosi, quelli che ritengono che gli altri Sciti siano loro schiavi. Si estendono a mezzogiorno fino alla Tauride, a oriente fino al fossato scavato dai figli dei ciechi e sulla palude Meotide fino all'emporio chiamato Cremni; parte di loro arriva al fiume Tanai. Al di

sopra degli Sciti reali, verso il vento Borea, abitano i Melancleni: popolo diverso, non scitico. Il territorio al di sopra dei Melancleni è costituito da paludi ed è privo d'uomini, per quanto ne sappiamo.

La prima fascia ad essere analizzata è quella delimitata ad est dal Boristene e ad ovest dal fiume Ipani: in essa, vicino alla costa meridionale, abitano i Καλλιππίδαι. A nord di essi troviamo gli

λάζονες

e gli Sciti cosiddetti ροτ ρες, ἀ ῆ aratori. L'ultimo popolo ad essere nominato è quello dei

Neuri, poiché dopo di loro il territorio è ρημος νθρώπων, ἔ ἀ privo di uomini. Comincia infatti,

secondo Erodoto, il quadrato nordorientale della Terra, che è disabitato. Questo, infatti è delimitato a nord dalla fine della Scizia e ad ovest dal mar Caspio191.

La seconda fascia è ad est della prima, sul lato orientale del Boristene fino al fiume Panticape: vicino alla costa si trova la regione chiamata Ὕλαιη che, come suggerisce il nome, è particolarmente boschiva. Al capitolo 76 è lo stesso Erodoto ad esplicitare la natura selvosa di questo luogo:

Hdt., IV, 76.4: ς δ πίκετο ς τ ν Σκυθικήν, καταδ ς ς τ ν καλεομένην λαίηνὩ ὲ ἀ ἐ ὴ ὺ ἐ ὴ Ὑ ( δ' στι μ ν παρ τ ν χιλλήιον δρόμον, τυγχάνει δ π σα ο σα δενδρέωνἡ ἔ ὲ ὰ ὸ Ἀ ὲ ᾶ ἐ ῦ παντοίων πλέη) […]

Come [Anacarsi] giunse in Scizia, inoltratosi nella regione chiamata Ilea (si trova presso la corsa di Achille ed è tutta piena di alberi d'ogni tipo) [...]

A nord dell' λαιη si trovano gli Sciti γεωργοί, Ὕ agricoltori. Occorre notare come sia strano che lo

storico definisca due tribù distinte rispettivamente come ροτ ρες e γεωργοί, ἀ ῆ aratori e agricoltori, poiché i due termini sono sostanzialmente sinonimici. Gli studiosi hanno formulato

varie ipotesi su questo punto.

La prima, proposta da Vogel nel 1917192, propone di considerare il termine ροτ ρες nel senso di

agricoltori con l'aratro e γεωργοί nel senso di agricoltori con la zappa. L'ipotesi non regge il confronto con l'analisi testuale: analizzando le occorrenze nelle Storie di ροτήρ, - ρος si scopreἀ ῆ che, oltre che al capitolo 18 dove è utilizzato come etnonimo, ricorre altre cinque volte193. Quattro

di queste è utilizzato come sinonimo di stanziali, in opposizione al termine nomadi; citiamo ad esempio il passo del primo libro, al capitolo 125:

191 Hdt., I, 204.1. 192 VOGEL 1917.

Hdt., I, 125.4: λλοι δ Πέρσαι ε σ ο δε· ΠανἌ ὲ ἰ ὶ ἵ θιαλα οι, Δηρουσια οι, Γερμάνιοι·ῖ ῖ ο τοι μ ν πάντες ροτ ρές ε σι, ο δ λλοι νομάδες, Δάοι, Μάρδοι, Δροπικοί,ὗ ὲ ἀ ῆ ἰ ἱ ὲ ἄ Σαγάρτιοι.

Altri Persiani sono: Panthialaioi, Derusiaioi, Germanioi; costoro sono tutti coltivatori; gli altri invece sono nomadi: Daoi, Mardoi, Dropikoi, Sagartioi.

Nell'unico passo in cui ἀροτ ρες non è utilizzato in quest'accezioneῆ 194 Erodoto nomina di nuovo la

popolazione degli Sciti ροτ ρες, quindi il termine è nuovamente utilizzato come etnonimo.ἀ ῆ

L'ipotesi più probabile è quella formulata da Aldo Corcella nel suo commento al quarto libro delle

Storie195. Secondo lo studioso, Erodoto definisce come sciti ἀροτ ρες coloro che abitano ad ovest

del Boristene poiché rifiuta la denominazione data loro dai Greci, che li chiamano Βορυσθενεΐτας,

Boristeniti.

Dopo il territorio degli Sciti γεωργοί, che si estende verso nord per undici giorni di cammino, troviamo un tratto deserto e a nord di questo il popolo degli νδροφάγοι. Ancora più a nord siἈ estende il deserto nominato all'inizio di questo paragrafo. La fascia successiva è compresa fra il Panticape ad ovest e il fiume Gerro ad est: è abitata dai soli Sciti νομάδες, nomadi. Infine, fra il Gerro e la costa della Palude Meotide, troviamo gli Sciti ριστοι e a nord di essi i Μελάγχλαινοι,ἄ stanziati ad ovest del fiume Tanai.

Dal passo sui popoli scitici possiamo afferrare molto bene l'uso della catalogia nelle Storie: Erodoto descrive in modo fisico la Scizia paragonandola ad un quadrilatero e dichiarando che è solcata da otto fiumi che sfociano sulla “base” del Quadrilatero.

194 Hdt., IV, 52. 195 CORCELLA 1993.

Questa griglia composta da linee parallele e perpendicolari fra loro è riempita dagli etnonimi delle tribù, posti lungo le fasce delimitate dai fiumi. La catalogia ha quindi qui un forte valore topologico poiché localizza in modo chiaro e preciso i vari θνη. Occorre tenere sempre presente che sia iἔ principi geometrici con cui lo storico ha costruito la griglia196 sia la rigida disposizione topologica

delle tribù costituiscono una banalizzazione della realtà, che è molto più sfaccettata. Nel mondo reale i fiumi non hanno questo rigido corso nord sud e i territori dei popoli non sono sempre così ben definiti come sostiene Erodoto. Questa banalizzazione, però, consente all'autore di descrivere la regione in modo molto chiaro facendo trasparire quasi un'immagine visiva dalle sue parole.

A questo proposito è opportuno notare due particolarità lessicali in IV, 18-20: l'uso di πέρ e quelloὑ del verbo διαβαίνω.

Erodoto elenca i popoli delle varie fasce partendo dalla costa meridionale e procedendo verso nord. Il passaggio fra un θνος e l'altro è sancito dalla preposizione πέρ, che ha il significato principaleἔ ὑ di sopra197: da questo passo, quindi, notiamo un'identità fra il punto cardinale “nord” e la coordinata

spaziale “sopra”. A mio avviso, questa caratteristica è tipica di chi compie una descrizione avendo una mappa della regione sul tavolo di lavoro: l'identità fra “nord” e “sopra”, infatti, colpisce ancora oggi chiunque osservi una carta geografica, tant'è che nel linguaggio gergale non è infrequente sentire che una nazione si trovi sopra, sotto o a fianco di un'altra.

Tramite l'utilizzo di πέρ ὑ lo storico applica quel principio di continuità tipico della catalogia geografica: gli θνη ἔ sono nominati da sud a nord, uno dopo l'altro, senza soluzione di continuità e ogni popolo nominato confina con quello precedente.

Questa concatenazione degli spazi topologici che vengono elencati di seguito può essere notata anche nel collegamento fra la fine di una fascia e l'inizio di quella successiva: abbiamo già ricordato come le fasce siano separate dai fiumi della Scizia, quindi per passare da una all'altra è necessario oltrepassare i vari corsi d'acqua. Il verbo scelto da Erodoto è διαβαίνω, con il nome del fiume all'accusativo, una costruzione che indica nello specifico l'attraversamento di un fiume o di uno specchio d'acqua198. In conclusione, anche le fasce di popoli vengono descritte una di seguito

all'altra.

Dal punto di vista geografico, la catologia è utilizzata non solo per descrivere la localizzazione dei popoli, ma anche quella dei fiumi. Un caso emblematico si può riscontrare sempre in ambito scitico, quello degli affluenti dell'Istro: i capitoli 48 e 49 del quarto libro si iscrivono nell'ampia descrizione 196 Cfr. 3.2 La geometria

197 LIDDELL, SCOTT, JONES, 1857, s.v πέρ.ὑ 198 LIDDELL, SCOTT, JONES, 389, s.v. διαβαίνω.

degli otto fiumi che solcano la Scizia. Questi vengono nominati da ovest a est e sono l'Istro, il Tira, l'Ipani, il Boristene, il Panticape, l'Ipaciri, il Gerro e il Tanai199.

L'Istro delimita la Scizia ad occidente, quindi è il primo ad essere nominato: è insieme al Nilo il più grande fiume della Terra. Il fiume egizio, però, non ha affluenti mentre quello europeo ne ha molti.

Hdt., IV, 48-49: στρος μ ν Ἴ ὲ ἐὼν μέγιστος ποταμ ν πάντων τ ν με ς ῶ ῶ ἡ ῖ ἴδμεν, σοςἴ α ε α τ ς ωυτ έει κα θέρεος κα χειμ νος, πρ τος δ τ π' σπέρης τ ν νἰ ὶ ὐ ὸ ἑ ῷ ῥ ὶ ὶ ῶ ῶ ὲ ὸ ἀ ἑ ῶ ἐ τ Σκυθικ έων κατ τοιόνδε μέγιστος γέγονε, ποταμ ν κα λλων ς α τ νῇ ῇ ῥ ὰ ῶ ὶ ἄ ἐ ὐ ὸ κδιδόντων. Ε σ δ ο δε ο μέγαν α τ ν ποιε ντες· δι μέν γε τ ς Σκυθικ ς χώρης ἐ ἰ ὶ ὲ ἵ ἱ ὐ ὸ ῦ ὰ ῆ ῆ πέντε μεγάλοι έοντες, τόν τε Σκύθαι Πόρατα καλέουσι, ῥ Ἕλληνες δ Πυρετόν, καὲ ὶ λλος Τιάραντος κα ραρός τε κα Νάπαρις κα ρδησσός. μ ν πρ τος λεχθε ς ἄ ὶ Ἄ ὶ ὶ Ὀ Ὁ ὲ ῶ ὶ τ ν ποταμ ν μέγας κα πρ ς ῶ ῶ ὶ ὸ ἠῶ ῥ έων νακοινο ται τ στρ τ δωρ, δἀ ῦ ῷ Ἴ ῳ ὸ ὕ ὁ ὲ δεύτερος λεχθε ς Τιάραντος πρ ς σπέρης τε μ λλον κα λάσσων, δ δ ραρόςὶ ὸ ἑ ᾶ ὶ ἐ ὁ ὲ ὴ Ἄ τε κα Νάπαρις κα ρδησσ ς δι μέσου τούτων όντες σβάλλουσι ς τ νὶ ὁ ὶ ὁ Ὀ ὸ ὰ ἰ ἐ ἐ ὸ στρον. Ο τοι μ ν α θιγενέες Σκυθικο ποταμο συμπληθύουσι α τόν. κ δ Ἴ ὗ ὲ ὐ ὶ ὶ ὐ Ἐ ὲ γαθύρσων Μάρις ποταμ ς έων συμμίσγεται τ στρ . Ἀ ὸ ῥ ῷ Ἴ ῳ κ δ το Α μου τ ν κορυφέων τρε ς λλοι μεγάλοι έοντες πρ ς βορέην νεμον Ἐ ὲ ῦ ἵ ῶ ῖ ἄ ῥ ὸ ἄ σβάλλουσι ς α τόν, τλας κα Α ρας κα Τίβισις· δι δ Θρηίκης κα Θρηίκων ἐ ἐ ὐ Ἄ ὶ ὔ ὶ ὰ ὲ ὶ τ ν Κροβύζων έοντες θρυς κα Νόης κα ρτάνης κδιδο σι ς τ ν στρον· κ δῶ ῥ Ἄ ὶ ὶ Ἀ ἐ ῦ ἐ ὸ Ἴ ἐ ὲ Παιόνων κα ρεος οδόπης Σκίος ποταμ ς μέσον σχίζων τ ν Α μον κδιδο ςὶ ὄ Ῥ ὸ ὸ ἷ ἐ ῖ ἐ α τόν. ξ λλυρι ν δ έων πρ ς βορέην νεμον γγρος ποταμ ς σβάλλει ςὐ Ἐ Ἰ ῶ ὲ ῥ ὸ ἄ Ἄ ὸ ἐ ἐ πεδίον τ Τριβαλλικ ν κα ς ποταμ ν Βρόγγον, δ Βρόγγος ς τ ν στρον· ο τωὸ ὸ ὶ ἐ ὸ ὁ ὲ ἐ ὸ Ἴ ὕ μφοτέρους όντας μεγάλους στρος δέκεται. κ δ τ ς κατύπερθε χώρης ἀ ἐ ὁ Ἴ Ἐ ὲ ῆ μβρικ ν Κάρπις ποταμ ς κα λλος λπις πρ ς βορέην νεμον κα ο τοι έοντες Ὀ ῶ ὸ ὶ ἄ Ἄ ὸ ἄ ὶ ὗ ῥ κδιδο σι ς α τόν. έει γ ρ δ δι πάσης τ ς Ε ρώπης στρος, ρξάμενος κ ἐ ῦ ἐ ὐ Ῥ ὰ ὴ ὰ ῆ ὐ ὁ Ἴ ἀ ἐ Κελτ ν, ο σχατοι πρ ς λίου δυσμέων μετ Κύνητας ο κέουσι τ ν ν τ Ε ρώπ ·ῶ ἳ ἔ ὸ ἡ ὰ ἰ ῶ ἐ ῇ ὐ ῃ έων δ δι πάσης τ ς Ε ρώπης ς τ πλάγια τ ς Σκυθικ ς σβάλλει. ῥ ὲ ὰ ῆ ὐ ἐ ὰ ῆ ῆ ἐ

L'Istro – il più grande di tutti i fiumi che si conoscano – scorre sempre uguale a sé stesso, sia d'estate che d'inverno; essendo il primo dei fiumi della Scizia a scorrere da occidente, appunto per questo è divenuto il più grande: poiché vi si gettano anche altri fiumi. I fiumi che lo rendono grande sono i seguenti: i cinque che scorrono attraverso le terre scitiche: quello che gli sciti chiamano Porata e i Greci Pireto, quindi il Tiaranto, poi l'Araro, il Napari e l'Ordesso. Il primo dei fiumi che ho ricordato è grande e, 199 Hdt., IV, 47.

scorrendo a oriente, accomuna le sue acque all'Istro; il secondo che ho ricordato, il Tiaranto, scorre più a occidente ed è più piccolo; l'Araro, il Napari e l'Ordesso, scorrendo in mezzo ai primi due, sfociano nell'Istro. Sono questi i fiumi che nascono in Scizia e che contribuiscono a ingrossare l'Istro, mentre il fiume Mari si getta nell'Istro scorrendo nel territorio degli Agatirsi.

Dalle cime dell'Emo, scorrendo verso il vento Borea, si gettano nell'Istro tre altri grandi fiumi: l'Atlas, l'Auras e il Tibisi. Scorrendo attraverso la Tracia e i Traci Crobizi, vi si immettono l'Atri, il Noe e l'Artane; dal territorio dei Peoni e dal monte Rodope vi sfocia il fiume Scio, che fende l'Emo in mezzo. Scorrendo dal territorio degli Illiri verso il vento Borea, il fiume Angro si getta nella pianura triballica e nel fiume Brongo, il Brongo a sua volta nell'Istro; così l'Istro li accoglie entrambi, e sono grandi. Dal territorio al di là degli Umbri il fiume Carpi e un altro fiume, l'Alpi, scorrendo dunque attraverso tutta l'Europa, sbocca sul fianco della Scizia.

Come desumiamo dal passo, l'Istro ha ben diciassette affluenti: è interessante esaminare l'ordine con cui sono nominati. Innanzitutto notiamo come i primi sono gli affluenti che δι μέν γε τ ςὰ ῆ Σκυθικ ς χώρης πέντε μεγάλοι έοντες, ῆ ῥ i cinque che scorrono attraverso le terre scitiche. Poi il

fiume Mari che scorre dal territorio degli γάθυρσοι, popolo situato a nord degli ScitiἈ 200.

Dopodiché vengono nominati gli affluenti che sgorgano dal Monte Emo, in Tessaglia, e quelli provenienti dall'Illiria, che corrisponde agli attuali Balcani. Gli ultimi due ad essere nominati sono il Carpi e l'Alpi, sui cui nomi abbiamo già discusso in precedenza201.

Notiamo subito che Erodoto, come per i popoli scitici, parte dalla costa e procede verso l'interno: in questo caso i primi affluenti dell'Istro ad essere elencati sono quelli più vicini alla foce per poi procedere a ritroso verso la sorgente. Inoltre, seppure non in modo diretto, lo storico di Alicarnasso divide gli affluenti dell'Istro in due gruppi: quelli di destra da quelli di sinistra.

Notiamo infatti che nel capitolo 48 non è mai nominata la direzione da cui gli affluenti provengono, mentre nel capitolo successivo Erodoto precisa per ben tre volte che i gruppi di fiumi elencati scorrono πρ ς βορέην, ὸ verso Borea. Bisogna tenere conto del fatto che l'Istro di Erodoto scorre da

est a ovest tagliando a metà l'Europa202: ponendosi come osservatori in mezzo al letto di questo

fiume e guardando verso la foce, il nostro sguardo andrebbe verso Est. Gli affluenti che scorrono verso nord provengono giocoforza da sud e il nostro ipotetico osservatore li vedrebbe sulla sua destra; possiamo quindi concludere che i fiumi del capitolo 49, scorrendo verso nord, sono gli 200 Hdt., IV, 100.

201 Cfr. 3.2 La geografia. 202 Hdt., II, 33.

affluenti di destra dell'Istro. Per i fiumi del capitolo 48, invece, Erodoto non ritiene opportuno specificare la loro provenienza: per esclusione possiamo supporre che essi corrispondano in toto agli affluenti di sinistra dell'Istro.

Anche in questo passo possiamo notare come Erodoto rispetti il principio di continuità che abbiamo visto nei passi precedenti.

La catalogia può essere utilizzata anche per elencare delle regioni: è il caso dei due cataloghi per antonomasia nelle Storie, che riguardano entrambi l'Impero Persiano: il primo si trova nel terzo libro, fra il capitolo 89 e il 95, e riguarda le nuove satrapie persiane istituite da Dario appena diventato Gran Re. Il secondo passo, invece, si trova nel settimo libro, fra il capitolo 61 e il 98, e riporta i contingenti dell'esercito persiano agli ordini di Serse appena sbarcati in Grecia.

Nel primo di questi due passi vediamo Dario che è appena stato nominato Re dai suoi compagni nella congiura contro il falso Smerdi: subito dopo aver fatto innalzare un monumento per celebrare il momento solenne203, Erodoto riporta la decisione del nuovo sovrano di riformare il sistema

amministrativo dell'Impero, dividendolo in venti distretti:

Hdt., III, 89-95: Ποιήσας δ τα τα, ν Πέρσ σι ρχ ς κατεστήσατο ε κοσι, τ ςὲ ῦ ἐ ῃ ἀ ὰ ἴ ὰ α το καλέουσι σατραπηίας· καταστήσας δ τ ς ρχ ς κα ρχοντας πιστήσαςὐ ὶ ὲ ὰ ἀ ὰ ὶ ἄ ἐ τάξατο φόρους ο προσιέναι κατ θνεά τε κα πρ ς το σι θνεσι το ς πλησιοχώρους ἐ ἱ ὰ ἔ ὶ ὸ ῖ ἔ ὺ προστάσσων, κα περβαίνων το ς προσεχέας τ καστέρω λλοισι λλα θνεαὶ ὑ ὺ ὰ ἑ ἄ ἄ ἔ νέμων. ρχ ς δ κα φόρων πρόσοδον τ ν πέτειον κατ τάδε διε λε. Το σι μ νἈ ὰ ὲ ὶ ὴ ἐ ὰ ῖ ῖ ὲ α τ ν ργύριον παγινέουσι ε ρητο Βαβυλώνιον σταθμ ν τάλαντον παγινέειν,ὐ ῶ ἀ ἀ ἴ ὸ ἀ το σι δ χρυσίον παγινέουσι Ε βοϊκόν· τ δ Βαβυλώνιον τάλαντον δύναταιῖ ὲ ἀ ὐ ὸ ὲ Ε βοΐδας < κτ κα > βδομήκοντα μνέας. π γ ρ Κύρου ρχοντος κα α τιςὐ ὀ ὼ ὶ ἑ Ἐ ὶ ὰ ἄ ὶ ὖ Καμβύσεω ν κατεστηκ ς ο δ ν φόρου πέρι, λλ δ ρα γίνεον. Δι δ ταύτην τ νἦ ὸ ὐ ὲ ἀ ὰ ῶ ἀ ὰ ὲ ὴ πίταξιν το φόρου κα παραπλήσια ταύτ λλα λέγουσι Πέρσαι ς Δαρε ος μ ν ν ἐ ῦ ὶ ῃ ἄ ὡ ῖ ὲ ἦ κάπηλος, Καμβύσης δ δεσπότης, Κ ρος δ πατήρ, μ ν τι καπήλευε πάντα τὲ ῦ ὲ ὁ ὲ ὅ ἐ ὰ πρήγματα, δ τι χαλεπός τε ν κα λίγωρος, δ τι πιός τε κα γαθά σφιὁ ὲ ὅ ἦ ὶ ὀ ὁ ὲ ὅ ἤ ὶ ἀ πάντα μηχανήσατο.ἐ π μ ν δ ώνων κα Μαγνήτων τ ν ν τ σί κα Α ολέων κα Καρ ν κα Ἀ ὸ ὲ ὴ Ἰ ὶ ῶ ἐ ῇ Ἀ ῃ ὶ ἰ ὶ ῶ ὶ Λυκίων κα Μιλυέων κα Παμφύλων (ε ς γ ρ ν ο τεταγμένος ο τος φόρος) προσήιεὶ ὶ ἷ ὰ ἦ ἱ ὗ τετρακόσια τάλαντα ργυρίου· ο τος μ ν δ πρ τός ο νομ ς κατεστήκεε.ἀ ὗ ὲ ὴ ῶ ἱ ὸ π δ Μυσ ν κα Λυδ ν κα Λασονίων κα Καβαλέων κα τεννέων πεντακόσια Ἀ ὸ ὲ ῶ ὶ ῶ ὶ ὶ ὶ Ὑ 203 Hdt., III, 88.

τάλαντα· δεύτερος νομ ς ο τος. ὸ ὗ π δ λλησποντίων τ ν π δεξι σπλέοντι κα Φρυγ ν κα Θρηίκων τ ν ν τ Ἀ ὸ ὲ Ἑ ῶ ἐ ὶ ὰ ἐ ὶ ῶ ὶ ῶ ἐ ῇ σί κα Παφλαγόνων κα Μαριανδυν ν κα Συρίων ξήκοντα κα τριηκόσια Ἀ ῃ ὶ ὶ ῶ ὶ ἑ ὶ τάλαντα ν φόρος· νομ ς τρίτος ο τος.ἦ ὸ ὗ π δ Κιλίκων πποι τε λευκο ξήκοντα κα τριηκόσιοι, κάστης μέρης ε ς Ἀ ὸ ὲ ἵ ὶ ἑ ὶ ἑ ἡ ἷ γινόμενος, κα τάλαντα ργυρίου πεντακόσια· τούτων [δ ] τεσσεράκοντα μ ν καὶ ἀ ὲ ὲ ὶ κατ ν ς τ ν φρουρέουσαν ππον τ ν Κιλικίην χώρην ναισιμο το, τ δ τριηκόσια ἑ ὸ ἐ ὴ ἵ ὴ ἀ ῦ ὰ ὲ κα ξήκοντα Δαρεί φοίτα· νομ ς τέταρτος ο τος.ὶ ἑ ῳ ἐ ὸ ὗ π δ Ποσιδηίου πόλιος, τ ν μφίλοχος Ἀ ὸ ὲ ὴ Ἀ ὁ Ἀ μφιάρεω ο κισε π' ο ροισι το σιἴ ἐ ὔ ῖ Κιλίκων τε κα ὶ Συρίων, ρξάμενος π ταύτης μέχρι Α γύπτου, πλ ν μοίρης τ ςἀ ἀ ὸ ἰ ὴ ῆ ραβίων (τα τα γ ρ ν τελέα), πεντήκοντα κα τριηκόσια τάλαντα φόρος ν· στι Ἀ ῦ ὰ ἦ ἀ ὶ ἦ ἔ δ ν τ νομ τούτ Φοινίκη τε π σα κα Συρίη Παλαιστίνη καλεομένη καὲ ἐ ῷ ῷ ῳ ᾶ ὶ ἡ ὶ Κύπρος· νομ ς πέμπτος ο τος. ὸ ὗ π' Α γύπτου δ κα Λιβύων τ ν προσεχέων Α γύπτ κα Κυρήνης τε κα Βάρκης Ἀ ἰ ὲ ὶ ῶ ἰ ῳ ὶ ὶ ( ς γ ρ τ ν Α γύπτιον νομ ν α ται κεκοσμέατο) πτακόσια προσήιε τάλαντα, πάρεξἐ ὰ ὸ ἰ ὸ ὗ ἐ ἑ το κ τ ς Μοίριος λίμνης γινομένου ργυρίου, τ γίνετο κ τ ν χθύων· τούτου τεῦ ἐ ῆ ἀ ὸ ἐ ἐ ῶ ἰ δ χωρ ς το ργυρίου κα το πιμετρεομένου σίτου προσήιε [τ ] πτακόσιαὴ ὶ ῦ ἀ ὶ ῦ ἐ ὰ ἑ τάλαντα· πρ ς γ ρ δυοκαίδεκα μυριάδας Περσέων τε το σι ν τ Λευκ τείχεϊ τ νὸ ὰ ῖ ἐ ῷ ῷ ῷ ἐ Μέμφι κατοικημένοισι καταμετρέουσι κα το σι τούτων πικούροισι· νομ ς κτοςὶ ῖ ἐ ὸ ἕ ο τος. ὗ Σατταγύδαι δ κα Γανδάριοι κα Δαδίκαι τε κα παρύται ς τ υτ τεταγμένοιὲ ὶ ὶ ὶ Ἀ ἐ ὠ ὸ βδομήκοντα κα κατ ν τάλαντα προσέφερον· νομ ς βδομος ο τος. ἑ ὶ ἑ ὸ ὸ ἕ ὗ π Σούσων δ κα τ ς λλης Κισσίων χώρης τριηκόσια· νομ ς γδοος ο τος. Ἀ ὸ ὲ ὶ ῆ ἄ ὸ ὄ ὗ π Βαβυλ νος δ κα τ ς λοιπ ς σσυρίης χίλιά ο προσήιε τάλαντα ργυρίου κα Ἀ ὸ ῶ ὲ ὶ ῆ ῆ Ἀ ἱ ἀ ὶ πα δες κτομίαι πεντακόσιοι· νομ ς ε νατος ο τος. ῖ ἐ ὸ ἴ ὗ π δ γβατάνων κα τ ς λοιπ ς Μηδικ ς κα Παρικανίων κα ρθοκορυβαντίων Ἀ ὸ ὲ Ἀ ὶ ῆ ῆ ῆ ὶ ὶ Ὀ πεντήκοντα [τε] κα τετρακόσια τάλαντα· νομ ς δέκατος ο τος. ὶ ὸ ὗ Κάσπιοι δ κα Παυσο κα Παντίμαθοί τε κα Δαρε ται ς τ υτ συμφέροντεςὲ ὶ ὶ ὶ ὶ ῖ ἐ ὠ ὸ διηκόσια τάλαντα παγίνεον· νομ ς νδέκατος ο τος. ἀ ὸ ἑ ὗ π Βακτριαν ν μέχρι Α γλ ν ξήκοντα κα τριηκόσια τάλαντα φόρος ν· νομ ς Ἀ ὸ ῶ ἰ ῶ ἑ ὶ ἦ ὸ δυωδέκατος ο τος. ὗ π Πακτυϊκ ς δ κα ρμενίων κα τ ν προσεχέων μέχρι το Πόντου το Ε ξείνου Ἀ ὸ ῆ ὲ ὶ Ἀ ὶ ῶ ῦ ῦ ὐ τετρακόσια τάλαντα· νομ ς τρίτος κα δέκατος ο τος. ὸ ὶ ὗ π δ Σαγαρτίων κα Σαραγγέων κα Θαμαναίων κα Ο τίων κα Μύκων κα τ ν Ἀ ὸ ὲ ὶ ὶ ὶ ὐ ὶ ὶ ῶ

ν τ σι νήσοισι ο κεόντων [τ ν] ν τ ρυθρ θαλάσσ , ν τ σι το ς νασπάστους ἐ ῇ ἰ ῶ ἐ ῇ Ἐ ῇ ῃ ἐ ῇ ὺ ἀ καλεομένους κατοικίζει βασιλεύς, π τούτων πάντων ξακόσια τάλαντα γίνετοἀ ὸ ἑ ἐ φόρος· νομ ς τέταρτος κα δέκατος ο τος. ὸ ὶ ὗ Σάκαι δ κα Κάσπιοι πεντήκοντα κα διηκόσια παγίνεον τάλαντα· νομ ς πέμπτοςὲ ὶ ὶ ἀ ὸ κα δέκατος ο τος. Πάρθοι δ κα Χοράσμιοι κα Σόγδοι τε κα ρειοι τριηκόσιαὶ ὗ ὲ ὶ ὶ ὶ Ἄ τάλαντα· νομ ς κτος κα δέκατος ο τος. Παρικάνιοι δ κα Α θίοπες ο κ τ ς σίηςὸ ἕ ὶ ὗ ὲ ὶ ἰ ἱ ἐ ῆ Ἀ τετρακόσια τάλαντα παγίνεον· νομ ς βδομος κα δέκατος ο τος. Ματιηνο σι δ καἀ ὸ ἕ ὶ ὗ ῖ ὲ ὶ Σάσπειρσι κα λαροδίοισι διηκόσια πετέτακτο τάλαντα· νομ ς γδοος κα δέκατοςὶ Ἀ ἐ ὸ ὄ ὶ ο τος. Μόσχοισι δ κα Τιβαρηνο σι κα Μάκρωσι κα Μοσσυνοίκοισι κα Μαρσὗ ὲ ὶ ῖ ὶ ὶ ὶ ὶ τριηκόσια τάλαντα προείρητο· νομ ς ε νατος κα δέκατος ο τος νδ ν δ πλ θός τεὸ ἴ ὶ ὗ Ἰ ῶ ὲ ῆ πολλ πλε στόν στι πάντων τ ν με ς δμεν νθρώπων κα φόρον παγίνεον πρ ςῷ ῖ ἐ ῶ ἡ ῖ ἴ ἀ ὶ ἀ ὸ πάντας το ς λλους ξήκοντα κα τριηκόσια τάλαντα ψήγματος· νομ ς ε κοστ ςὺ ἄ ἑ ὶ ὸ ἰ ὸ ο τος. Τ μ ν δ ργύριον τ Βαβυλώνιον πρ ς τ Ε βοϊκ ν συμβαλλόμενονὗ ὸ ὲ ὴ ἀ ὸ ὸ ὸ ὐ ὸ τάλαντον γίνεται τεσσεράκοντα κα πεντακόσια κα ε νακισχίλια τάλαντα. Τ δὶ ὶ ἰ ὸ ὲ χρυσίον τρισκαιδεκαστάσιον λογιζομένων, τ ψ γμα ε ρίσκεται ὸ ῆ ὑ ἐὸν Ε βοϊκ νὐ ῶ ταλάντων γδώκοντα κα ξακοσίων κα τετρακισχιλίων. Τούτων ν πάντωνὀ ὶ ἑ ὶ ὦ συντιθέμενον τ πλ θος Ε βοϊκ τάλαντα συνελέγετο ς τ ν πέτειον φόρον Δαρείὸ ῆ ὐ ὰ ἐ ὸ ἐ ῳ μύρια κα τετρακισχίλια κα πεντακόσια κα ξήκοντα· τ δ' τι τούτων λασσονὶ ὶ ὶ ἑ ὸ ἔ ἔ πιε ς ο λέγω. ἀ ὶ ὐ

Fatto questo, nell'impero dei Persiani istituì venti province che essi chiamano satrapie; istituite le province e imposti i governatori, dispose che gli fossero versati tributi secondo i popoli, annettendo a questi popoli i loro confinanti e, andando al di là dei vicini, ripartendo tra di loro gli altri popoli più lontani. Ecco come divise le province e l'entrata annua dei tributi: a coloro che versavano argento fu ordinato di pagare al peso del talento babilonese, a coloro che versavano oro al peso del talento euboico (il talento babilonese corrisponde a settanta mine euboiche). Sotto il governo di Ciro e poi di Cambise non esistevano tributi fissi, ma si versavano doni: a causa dell'imposizione del tributo e di altre iniziative ad essa analoghe i Persiani dicono che Dario era un bottegaio, Cambise un despota, Ciro un padre: il primo perché mercanteggiava su tutto, il secondo perché era duro e sprezzante, il terzo perché era buono e per i beni che aveva loro procurato.

Dagli Ioni, Magneti d'Asia, Eoli, Cari, Lici, Miliei e Panfili (a costoro infatti Dario aveva imposto un unico tributo), provenivano quattrocento talenti d'argento. Questo fu il primo distretto da lui istituito.

Dai Misi, dai Lidi, dai Lasoni, dai Cabali e dagli Itennei cinquecento talenti; era il secondo distretto.

Dagli abitanti dell'Ellesponto che stanno alla destra per chi entri navigando, dai Frigi, dai Traci d'Asia, dai Paflagoni, dai Mariandini e dai Siri proveniva il tributo di trecentosessanta talenti; era il terzo distretto,

Dai Cilici trecentosessanta cavalli bianchi, in ragione di un cavallo ogni giorno, e cinquecento talenti d'argento: centoquaranta erano impiegati per la cavalleria che presidiava il territorio della Cilicia; trecentosessanta invece andavano a Dario; era il quarto distretto.

Dalla città di Posideio, che fu fondata da Anfiloco figlio di Anfiarao sui confini tra la Cilicia e la Siria, a partire da questa città fino all'Egitto, escluso il territorio degli Arabi (esso era esente da imposte), il tributo era di trecentocinquanta talenti; appartengono a questo distretto tutta la Fenicia, la Siria chiamata Palestina e Cipro. Era il quinto distretto,

Dall'Egitto, dalla Libia che confina con l'Egitto, da Cirene e da Barce (esse erano state ordinate nel distretto egiziano), provenivano settecento talenti, a parte il denaro ricavato dal lago Meride, che era ricavato dalla pesca. Oltre a questo e al frumento imposto, provenivano settecento talenti. Gli Egiziani infatti forniscono oltre centoventimila medimni di frumento a quei Persiani che abitano nel Castello Bianco di Menfi e ai loro ausiliari. Era questo il sesto distretto.

Sattagidi, Gandari, Dadici e Apariti, raggruppati insieme, versavano centosettanta talenti; era il settimo distretto.

Da Susa e dal resto del territorio dei Cissi provenivano trecento talenti; era l'ottavo distretto.

Da Babilonia e dal resto dell'Assiria provenivano mille talenti d'argento e cinquecento fanciulli castrati; era il nono distretto.

Da Ectabana, dal resto della Media, dai Paricani e dagli Ortocoribanti quattrocentocinquanta talenti; era il decimo distretto.

Caspi, Pausici, Pantimati e Dariti, pagando il tributo insieme, versavano duecento talenti; era il dodicesimo distretto.

Dalla Pattica, dagli Armeni e dai popoli loro confinanti fino al Ponto Eusino quattrocento talenti; era il tredicesimo distretto.

Dai Sagarti, Saranghei, Tamanei, Uti, Mici e dagli abitanti delle isole del mar Eritreo, dove il re manda a vivere quelli che chiamano i deportati, da tutti costoro proveniva un

tributo di seicento talenti; era il quattordicesimo distretto.

Saci e Caspi versavano duecentocinquanta talenti e costituivano il quindicesimo distretto.

Parti, Corasmi, Sogdi e Ari trecento talenti; era il sedicesimo distretto.

Paricani ed Etiopi d'Asia versavano quattrocento talenti; era il diciassettesimo distretto. Ai Matieni, ai Saspiri e agli Alarodi erano stati imposti duecento talenti; costituivano il diciottesimo distretto.

Ai Moschi, Tibareni, Macroni, Mossineci e Mari erano stati prescritti trecento talenti; era il diciannovesimo distretto.

La moltitudine degli Indiani costituisce il popolo di gran lunga più numeroso tra tutti gli uomini di cui abbiamo conoscenza, ed essi versavano un tributo equivalente a quello di tutti gli altri: trecentosessanta talenti di polvere d'oro; era il ventesimo distretto.

L'argento in talenti babilonesi, una volta convertito in talenti euboici, dà la somma di novemilacinquecentocinquanta talenti; mentre, se si attribuisce all'oro un valore tredici volte superiore, ne consegue che la polvere d'oro equivaleva a quattromilaseicentottanta talenti. Dunque, sommando tutto questo, il totale in talenti euboici che veniva raccolto per il tributo annuale a Dario era di quattordicimilacinquecentosessanta talenti. Tralascio e non dico le altre entrate ad esse ancora inferiori.

Possiamo notare qui un altro principio tipico dei cataloghi: l'anafora.

Come abbiamo già visto204, nella catalogia è frequente la ripetizione di avverbi di tempo e luogo per

raccordare i vari elementi dell'elenco: dopo il primo elemento ce n'è un altro, POI un altro, POI un

altro ancora.

In questo passo troviamo elencati i raggruppamenti di popoli che componevano ogni distretto o σατραπεία: prima di passare al successivo Erodoto utilizza la formula νομ ς + ordinale delὸ distretto + ο τος, ὗ questo (è) il + ordinale + distretto. La formula consente allo storico di tenere il

conto delle regioni che ha nominato e rende più chiara l'esposizione dei vari territori.

Analizziamo brevemente l'ordine in cui le regioni sono nominate. Il principio di continuità è piuttosto evidente per le prime sei regioni: l'Asia Minore, Misia e Lidia, la costa Asiatica dell'Ellesponto, la Cilicia, la Fenicia con la Siria e la Palestina e l'Egitto. In questi primi distretti lo storico riporta la metà occidentale dell'Impero Persiano.

Dal settimo distretto la trattazione procede in modo più confuso: i Sattagidi e i Gandari, che fanno parte del settimo distretto, sono stati collocati dagli studiosi all'estremo oriente dell'Impero 204 Cfr. 2.3 Le conoscenze geografiche ai tempi di Erodoto.

Persiano, fra l'attuale città di Kandahar in Afghanistan, il cui etnonimo richiama proprio i Gandari, l'Aracosia e il fiume Indo205.

Con i tre distretti successivi la visuale del lettore è portata al centro dell'Impero: vengono infatti nominate le città di Susa, Babilonia ed Ectabana. Dopodiché sono nominati i distretti ai confini settentrionali, cioè Caspi e Armeni: a questo punto assistiamo ad un vero e proprio ribaltamento di