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Le piene del Nilo (capp 19-27)

3. Le forme di concettualizzazione dello spazio

4.1.2 Le piene del Nilo (capp 19-27)

Il secondo problema su cui si concentra l'analisi di Erodoto è quello delle piene del Nilo: il fiume, infatti, ha un regime delle acque opposto a quello degli altri corsi d'acqua dell'ο κουμένη. ἰ

Lo storico non si capacita del fatto che il fiume egizio straripi a partire dal solstizio d'estate, quando tutti gli altri fiumi della Terra sono al loro livello minimo:

Hdt., II, 19.1-2: πέρχεται δ Νε λος, πε ν πληθύ , ο μο νον τ Δέλτα λλἘ ὲ ὁ ῖ ἐ ὰ ῃ ὐ ῦ ὸ ἀ ὰ κα το Λιβυκο τε λεγομένου χωρίου ε ναι κα το ραβίου νιαχ κα π δύοὶ ῦ ῦ ἶ ὶ ῦ Ἀ ἐ ῇ ὶ ἐ ὶ μερέων κατέρωθι δόν, κα πλε ν τι τούτου κα λασσον. Το ποταμο δ φύσιος ἡ ἑ ὁ ὶ ῦ ἔ ὶ ἔ ῦ ῦ ὲ πέρι ο τε τι τ ν ρέων ο τε λλου ο δεν ς παραλαβε ν δυνάσθην. Πρόθυμος δ αὔ ῶ ἱ ὔ ἄ ὐ ὸ ῖ ἐ ὲ ἔ τάδε παρ' α τ ν πυθέσθαι, τι κατέρχεται μ ν Νε λος πληθύων π τροπέων τ νὐ ῶ ὅ ὲ ὁ ῖ ἀ ὸ ῶ θερινέων ρξάμενος π' κατ ν μέρας, πελάσας δ ς τ ν ριθμ ν τουτέων τ νἀ ἐ ἑ ὸ ἡ ὲ ἐ ὸ ἀ ὸ ῶ μερέων πίσω πέρχεται πολείπων τ έεθρον, στε βραχ ς τ ν χειμ να παντα ἡ ὀ ἀ ἀ ὸ ῥ ὥ ὺ ὸ ῶ ἅ διατελέει ἐὼν μέχρις ο α τις τροπέων τ ν θερινέων.ὗ ὖ ῶ

227 Pensiamo soprattutto ai capitoli 143 e 144, dove i sacerdoti dimostrano di poter risalire nel passato dell'Antico Egitto per ben 345 generazioni prima di arrivare ad una divinità.

Quando è in piena, il Nilo non invade solo il Delta, ma anche parte del territorio che è detto libico e di quello arabico, per due giorni di cammino da entrambi i lati, talvolta anche di più, talvolta di meno. Sulla natura del fiume non riuscii a ottenere nessuna informazione, né dai sacerdoti né da alcun altro. Ecco ciò che volevo sapere da loro: perché il Nilo scorra in piena a partire dal solstizio d'estate per cento giorni; quindi, toccato il numero di questi giorni, esso si ritiri indietro abbassando le acque, così da mantenersi modesto per tutto l'inverno fino al ritorno del solstizio d'estate.

Il fiume ha, secondo lo storico, un comportamento anomalo che non rientra nell' ικός, ἐ ciò che è naturale: per questo motivo egli sente la necessità di trovare una spiegazione a questo fenomeno,

allo scopo di conformarlo alle leggi della natura.

Nel passo sopracitato Erodoto dichiara di non essere riuscito a ottenere nessuna informazione in Egitto sul perché il Nilo esondi in piena estate per cento giorni: i Greci, invece, hanno elaborato tre diverse spiegazioni. Nei capitoli successivi lo storico le riporta, per poi confutarle grazie alla sua γνώμη: questo procedimento, come abbiamo visto, è applicato più volte nelle Storie e permette all'autore di sgomberare il terreno da ipotesi e teorie che ritiene non veritiere per poter poi riportare le proprie228.

Per quanto concerne il problema delle piene del Nilo, riporta lo storico di Alicarnasso, i Greci hanno fornito tre spiegazioni βουλόμενοι γενέσθαι σοφίην, volendo diventare sapienti229.

La prima di queste riguarda la presenza dei venti etesii i quali, soffiando in senso contrario al corso del Nilo, ne rallentano la velocità facendo sì che l'acqua esondi:

Hdt., II, 20: λλ λλήνων μέν τινες πίσημοι βουλόμενοι γενέσθαι Ἀ ὰ Ἑ ἐ σοφίην λεξανἔ περ το δατος τούτου τριφασίας δούς, τ ν τ ς μ ν δύο [τ ν δ ν] ο δ' ξιὶ ῦ ὕ ὁ ῶ ὰ ὲ ῶ ὁ ῶ ὐ ἀ ῶ μνησθ ναι ε μ σον σημ ναι βουλόμενος μο νον. Τ ν τέρη μ ν λέγει το ςῆ ἰ ὴ ὅ ῆ ῦ ῶ ἡ ἑ ὲ ὺ τησίας νέμους ε ναι α τίους πληθύειν τ ν ποταμόν, κωλύοντας ς θάλασσαν κρέειν ἐ ἀ ἶ ἰ ὸ ἐ ἐ τ ν Νε λον. Πολλάκις δ τησίαι μ ν ο κ ν πνευσαν, δ Νε λος τ υτὸ ῖ ὲ ἐ ὲ ὐ ὦ ἔ ὁ ὲ ῖ ὠ ὸ ργάζεται. Πρ ς δέ, ε τησίαι α τιοι σαν, χρ ν κα το ς λλους ποταμούς, σοι ἐ ὸ ἰ ἐ ἴ ἦ ῆ ὶ ὺ ἄ ὅ το σι τησί σι ντίοι έουσι, μοίως πάσχειν κα κατ τ α τ τ Νείλ , καῖ ἐ ῃ ἀ ῥ ὁ ὶ ὰ ὰ ὐ ὰ ῷ ῳ ὶ μ λλον τι τοσούτ σ λάσσονες όντες σθενέστερα τ εύματα παρέχονται·ᾶ ἔ ῳ ὅ ῳ ἐ ἐ ἀ ὰ ῥ ε σ δ πολλο μ ν ν τ Συρί ποταμοί, πολλο δ ν τ Λιβύ , ο ο δ ν τοιο τοἰ ὶ ὲ ὶ ὲ ἐ ῇ ῃ ὶ ὲ ἐ ῇ ῃ ἳ ὐ ὲ ῦ πάσχουσι ο όν τι κα Νε λος.ἷ ὶ ὁ ῖ

228 Abbiamo già visto il trattamento che Erodoto riserva ai cosiddetti πείρατα γαι ς nel paragrafo 2.3 Le conoscenze ῆ geografiche ai tempi di Erodoto.

Tuttavia alcuni Greci, volendo acquistarsi fama di sapienti, a proposito di quest'acqua hanno proposto tre diverse spiegazioni: due di esse non le giudico neppure degne di essere ricordate, se non in quanto voglio solo segnalarle. Una dice che sono i venti etesii a causare la piena del fiume, impedendo al Nilo di scorrere in mare. Spesso tuttavia gli etesii non soffiano e il Nilo si comporta alla stessa maniera. Inoltre, se ne fossero la causa gli etesii, bisognerebbe che anche gli altri fiumi, che scorrono contrari a essi, si trovassero nelle stesse e identiche condizioni del Nilo, e ancora di più poiché, essendo più piccoli, presentano correnti più deboli. In Siria, invece, esistono molti fiumi, e molti ne esistono in Libia, i quali non si trovano affatto nelle stesse condizioni del Nilo.

Questa teoria viene smantellata dallo storico tramite una confutazione κατ' ναλογίανἀ : i venti etesii non possono essere la causa delle piene del Nilo per due motivi: in primis a volte non soffiano ma le piene si verificano lo stesso; in secundis, se fossero davvero gli etesii i responsabili delle piene, queste dovrebbero verificarsi anche in altri fiumi che scorrono in senso contrario ad essi, cosa che non avviene.

Nel passo di Erodoto appena citato, possiamo notare che lo storico attribuisce le tre teorie ad λλήνων μέν τινες πίσημοι,

Ἑ ἐ alcuni Greci autorevoli: gli studiosi hanno cercato di capire chi

fossero questi personaggi. La teoria dei venti etesii è stata formulata per la prima volta da Talete di Mileto, come dimostra la seguente testimonianza sul presocratico:

Thal., DK A 11,16: HEROD. II 20 τ ν τέρη μ ν λέγει το ς τησίας νέμους ε ναιῶ ἡ ἑ ὲ ὺ ἐ ἀ ἶ α τίους πληθύειν τ ν ποταμ ν κωλύοντας ς θάλασσαν κρέειν τ ν Νε λον ... ἰ ὸ ὸ ἐ ἐ ὸ ῖ AET. IV 1, 1 Θ. το ς τησίας νέμους ο εται πνέοντας τ ι Α γύπτωι ντιπροσώπουςὺ ἐ ἀ ἴ ῆ ἰ ἀ παίρειν το Νείλου τ ν γκον δι τ τ ς κρο ς α το τ ι παροιδήσει το ἐ ῦ ὸ ὄ ὰ ὸ ὰ ἐ ὰ ὐ ῦ ῆ ῦ ντιπαρήκοντος πελάγους νακόπτεσθαι. ἀ ἀ

HEROD. II 20 Una [teoria] dice che sono i venti etesii a causare la piena del fiume, impedendo al Nilo di scorrere in mare…

AET. IV 1, 1 [Dox. 385]. Talete pensa che i venti etesii, investendo di fronte l'Egitto, sollevino la massa d'acqua del Nilo, perché il suo deflusso è bloccato dal rigonfiamento del mare che lo contrasta [cfr. Dox. 384. 226 sgg.]230.

La teoria di Talete ebbe ampia fortuna nel mondo greco: venne ripresa ad esempio da Eutimene di Marsiglia, navigatore ed esploratore vissuto fra il VI e il V sec. a.C.: Aurelio Peretti231 lo ritiene

autore di un periplo.

Seneca, nelle Naturales Quaestiones, riporta una testimonianza del marinaio:

Sen., Nat. Quaest., IV, 2, 22: Euthymenes Massiliensis testimonium dicit: 'Nauigavi',

inquit, 'Atlanticum mare: inde Nilus fluit, maior, quamdiu etesiae tempus observant; tunc enim eicitur mare instantibus ventis. Cum resederunt, et pelagus conquiescit minorque descendenti inde vis Nilo est. Ceterum dulcis mari sapor est et similes Niloticis belvae.

Eutimene di Marsiglia testimonia: «Ho navigato» afferma «il mare Atlantico: da lì scorre il Nilo, ingrossato, finché spirano i venti etesi; allora infatti il mare è spinto dai venti costanti. Quando si placano, il mare si calma e il Nilo discende con meno forza. Per altro il mare ha un sapore dolce e animali simili a quelli del Nilo.

Il navigatore afferma di aver superato le Colonne d'Eracle ed aver navigato fino alla foce di un fiume ingrossato dai venti etesii: egli lo identifica con il Nilo per via della sua fauna simile a quella del fiume egizio.

La seconda teoria confutata da Erodoto sostiene che la causa delle piene del Nilo sia da attribuire al fatto che esso nasce dall'Oceano. A differenza della teoria precedente e, come vedremo fra poco, di quella successiva, l'ipotesi e la confutazione non sono riportate dall'autore nello stesso punto del testo, ma sono inframmezzate dalla teoria successiva. Quindi al capitolo 21 troviamo l'ipotesi della nascita del Nilo dall'Oceano e al 23 la sua confutazione:

Hdt., II, 21: δ' τέρη νεπιστημονεστέρη μέν στι τ ς Ἡ ἑ ἀ ἐ ῆ λελεγμένης, λόγ δ ε πε νῳ ὲ ἰ ῖ θωμασιωτέρη, λέγει π το κεανο έοντα α τ ν τα τα μηχαν σθαι, τ ν δἣ ἀ ὸ ῦ Ὠ ῦ ῥ ὐ ὸ ῦ ᾶ ὸ ὲ

κεαν ν γ ν περ π σαν έειν.

Ὠ ὸ ῆ ὶ ᾶ ῥ

La seconda spiegazione è meno scientifica di quella appena riferita, e a raccontarla è più straordinaria: essa dice che il Nilo compie quanto compie poiché scorre dall'Oceano, e che l'Oceano scorre intorno a tutta la terra.

Hdt., II, 23: δ περ το κεανο λέξας ς φαν ς τ ν μ θον νεὉ ὲ ὶ ῦ Ὠ ῦ ἐ ἀ ὲ ὸ ῦ ἀ νείκας ο κ χειὐ ἔ λεγχον· ο γάρ τινα γωγε ο δα ποταμ ν κεαν ν όντα, μηρον δ τινα τ ν

ἔ ὐ ἔ ἶ ὸ Ὠ ὸ ἐ Ὅ ὲ ἤ ῶ

πρότερον γενομένων ποιητέων δοκέω το νομα ε ρόντα ς ποίησιν σενείκασθαι.ὔ ὑ ἐ ἐ Chi poi, parlando dell'Oceano, ha portato il racconto su cose sconosciute, non può neppure essere confutato; da parte mia, non conosco l'esistenza di un fiume Oceano; credo, invece, che Omero o uno dei poeti vissuti prima abbia inventato il nome e lo abbia introdotto nella poesia.

La confutazione erodotea è molto semplice e diretta: egli non crede nell'esistenza di un fiume Oceano che circonda la Terra232. Lo storico, in questo caso, riporta anche che l'autore di questa

teoria sarebbe Omero: esaminando l'Iliade e l'Odissea si trovano diversi accenni all' κεανός. InὨ particolare è possibile vedere gli ultimi due versi dell' κφρασις dello Scudo di Achille, nel XVIIIἔ libro dell'Iliade:

Hom., Il., Σ, 607-608: ν δ' τίθει ποταμο ο μέγα σθένος κεανο ο / Ἐ ἐ ῖ Ὠ ῖ ἄντυγα π ρὰ πυμάτην σάκεος πύκα ποιητο ο. ῖ

Infine metteva la grande corrente del fiume Oceano / lungo l'orlo estremo dello scudo ben costruito.

Omero descrive le scene presenti sullo scudo, prima parte della nuova panoplia di Achille realizzata dal dio Efesto. Al margine di esso, tutt'intorno, il dio intarsia proprio l'Oceano: è la prima testimonianza nella letteratura greca di questo oggetto geografico.

In un passo successivo, nel libro XXI dell'Iliade, il poeta dichiara che l' Oceano è l'origine di tutti i fiumi:

Hom., Il., Φ, 195-197: ο δ βαθυρρείταο μέγα σθένος κεανο ο, / ὐ ὲ Ὠ ῖ ἐξ ο περ πάντεςὗ ποταμο κα π σα θάλασσα / κα π σαι κρ ναι κα φρείατα μακρ νάουσιν· ὶ ὶ ᾶ ὶ ᾶ ῆ ὶ ὰ

nemmeno la forza immensa dell'Oceano ricco di acque, / da cui tutti i fiumi discendono 232 Cfr. 2.3 Le conoscenze geografiche ai tempi di Erodoto.

e tutto quanto il mare, / tutte le fonti zampillano ed anche i pozzi profondi;

Dopo queste prime due teorie che Erodoto riporta “per dovere di cronaca”, nel capitolo 22 viene riportata e confutata la terza ed ultima ipotesi. Le piene del Nilo sarebbero da attribuire allo scioglimento dei ghiacci delle montagne libiche:

Hdt., II, 22: Ἡ ὲ δ τρίτη τ ν δ ν πολλ ν πιειῶ ὁ ῶ ὸ ἐ κεστάτη ο σα μάλιστα ψευσται.ἐ ῦ ἔ Λέγει γ ρ δ ο δ' α τη ο δέν, φαμένη τ ν Νε λον έειν π τηκομένης χιόνος, ςὰ ὴ ὐ ὕ ὐ ὸ ῖ ῥ ἀ ὸ ὃ έει μ ν κ Λιβύης δι μέσων Α θιόπων, κδιδο δ ς Α γυπτον. Κ ς ν δ τα έοι ῥ ὲ ἐ ὰ ἰ ἐ ῖ ὲ ἐ ἴ ῶ ὦ ῆ ῥ ν π χιόνος, π τ ν θερμοτάτων [τόπων] έων ς τ ν [τ ] ψυχρότερα τ πολλά ἂ ἀ ὸ ἀ ὸ ῶ ῥ ἐ ῶ ὰ ὰ στι, νδρί γε λογίζεσθαι τοιούτων πέρι ο τε όντι, ς ο δ ο κ ς π χιόνος μιν ἐ ἀ ἵῳ ἐ ὡ ὐ ὲ ἰ ὸ ἀ ὸ έειν, πρ τον μ ν κα μέγι-στον μαρτύριον ο νεμοι παρέχονται πνέοντες π τ ν ῥ ῶ ὲ ὶ ἱ ἄ ἀ ὸ ῶ χωρέων τουτέων θερμοί. Δεύτερον δέ τι νομβρος χώρη κα κρύσταλλοςὅ ἄ ἡ ὶ ἀ διατελέει ο σα, π δ χιόνι πεσούσ π σα νάγκη στ σαι ν πέντε μέρ σι,ἐ ῦ ἐ ὶ ὲ ῃ ᾶ ἀ ἐ ὶ ὗ ἐ ἡ ῃ στε ε χιόνιζε, ετο ν τα τα τ χωρία. Τρίτα δέ ο νθρωποι π το καύματος ὥ ἰ ἐ ὕ ἂ ῦ ὰ ἱ ἄ ὑ ὸ ῦ μέλανες όντες. κτ νοι δ κα χελιδόνες δι' τεος όντες ο κ πολείπουσι, γέρανοιἐ Ἰ ῖ ὲ ὶ ἔ ἐ ὐ ἀ δ φεύγουσαι τ ν χειμ να τ ν ν τ Σκυθικ χώρ γινόμενον φοιτ σι ς χειμασίηνὲ ὸ ῶ ὸ ἐ ῇ ῇ ῃ ῶ ἐ ς το ς τόπους τούτους. Ε τοίνυν χιόνιζε κα σον ν ταύτην τ ν χώρην δι' ς τε ἐ ὺ ἰ ἐ ὶ ὅ ὦ ὴ ἧ έει κα κ τ ς ρχεται έων Νε λος, ν ν [τι] τούτων ο δέν, ς νάγκη ῥ ὶ ἐ ῆ ἄ ῥ ὁ ῖ ἦ ἄ ὐ ὡ ἡ ἀ λέγχει. ἐ

La terza spiegazione, che è di molto la più speciosa, è anche la più falsa. Infatti, neppure essa spiega nulla, quando sostiene che il Nilo scorre da neve disciolta: proprio il Nilo che scorre dalla Libia in mezzo agli Etiopi e che quindi sbocca in Egitto. Ma come potrebbe scorrere da neve un fiume che da zone caldissime scorre verso luoghi in maggior parte più temperati? Per un uomo che sia in grado di ragionare a questo riguardo – che non è assolutamente verosimile che il Nilo scorra da neve –, la prima e poderosissima testimonianza è offerta dai venti; poiché essi da queste regioni soffiano caldi; la seconda consiste nel fatto che il paese è sempre privo di pioggia e di ghiaccio, mentre dopo una caduta di neve è assolutamente inevitabile che piova entro cinque giorni, in modo tale che, se nevicasse, su queste regioni pioverebbe; la terza prova è costituita dagli uomini, che sono neri per il caldo bruciante. I nibbi e le rondini, inoltre, passano l'anno qui e non se ne vanno; le gru, fuggendo l'inverno che sopraggiunge nel

territorio degli Sciti, vengono a svernare in questi luoghi. Se dunque nevicasse anche un tanto nella regione in cui il Nilo scorre e in quella in cui comincia il suo corso, non avvertirebbe nulla di tutto questo, come dimostra la necessità.

Erodoto sostiene che questa teoria non ha fondamento: infatti non possono esistere neve e ghiaccio nelle regioni dove scorre il fiume, poiché esse sono caldissime. Lo storico porta quattro prove per suffragare l'assenza della neve e del ghiaccio.

La prima di esse è che i venti che soffiano da sud e sud ovest, direzioni da cui proviene il Nilo, sono sempre caldi.

La seconda, invece, è più speciosa: Erodoto afferma che cinque giorni dopo una nevicata è inevitabile che piova. Poiché nell' ρεμίη libica da cui proviene il Nilo non piove maiἐ evidentemente nemmeno nevica. Questa affermazione meteorologica è del tutto priva di fondamento, quindi non può essere addotta come prova dell'assenza di neve.

La terza prova è di carattere antropologico: in Libia non può esistere la neve poiché è caldo, tant'è che gli abitanti hanno la pelle nera.

La quarta e ultima prova riguarda il fatto che gli uccelli Libici non migrano con il sopraggiungere dell'inverno, poiché la regione rimane calda. Invece gli uccelli della Scizia la lasciano nei mesi freddi per svernare proprio in Libia.

Questa teoria venne formulata per la prima volta dal presocratico Anassagora di Clazomene, il quale sosteneva che il Nilo si fosse formato per lo scioglimento delle nevi nelle zone meridionali della Terra, che riteneva piatta:

Anaxag., DK 59 A 42: […] τ νὴ δ γ ν τ ι σχήματι πλατε αν ε ναι κα μένεινὲ ῆ ῶ ῖ ἶ ὶ μετέωρον δι τ μέγεθος κα δι τ μ ε ναι κεν ν κα δι τ τ ν έρα σχυρότατονὰ ὸ ὶ ὰ ὸ ὴ ἶ ὸ ὶ ὰ ὸ ὸ ἀ ἰ ντα φέρειν ποχουμένην τ ν γ ν. τ ν δ' π γ ς γρ ν τ ν μ ν θάλασσαν πάρξαι ὄ ἐ ὴ ῆ ῶ ἐ ὶ ῆ ὑ ῶ ὴ ὲ ὑ < κ> τε τ ν ν α τ ι δάτων, < ν> ξατμισθέν<των> τ ποστάντα ο τωςἔ ῶ ἐ ὐ ῆ ὑ ὧ ἐ ὰ ὑ ὕ γεγονέναι, κα π τ ν καταρρευσάντων ποταμ ν. το ς δ ποταμο ς κα π τ νὶ ἀ ὸ ῶ ῶ ὺ ὲ ὺ ὶ ἀ ὸ ῶ μβρων λαμβάνειν τ ν πόστασιν, κα ξ δάτων τ ν ν τ ι γ ι. ε ναι γ ρ α τ ν ὄ ὴ ὑ ὶ ἐ ὑ ῶ ἐ ῆ ῆ ἶ ὰ ὐ ὴ κοίλην κα χειν δωρ ν το ς κοιλώμασιν. τ ν δ Νε λον α ξεσθαι κατ τ θέροςὶ ἔ ὕ ἐ ῖ ὸ ὲ ῖ ὔ ὰ ὸ καταφερομένων ε ς α τ ν δάτων π τ ν ν το ς νταρκτικο ς χιόνων.ἰ ὐ ὸ ὑ ἀ ὸ ῶ ἐ ῖ ἀ ῖ

c'è vuoto e perché l'aria che è molto gagliarda sorregge la terra appoggiata sopra. Quanto alle parti liquide che stanno sulla superficie della terra, il mare si formò dalle acque che erano in essa, evaporate le quali, il resto di conseguenza si depositò, e dai fiumi che vi si gettano. I fiumi prendono consistenza anche dalle piogge e dalle acque sotterranee. Infatti, la terra è cava e contiene acqua nelle cavità. Il Nilo cresce d'estate per le acque che vi sono trasportate in seguito allo scioglimento delle nevi nelle zone antartiche233.

Come fa notare Lloyd ad locum nel suo commento secondo libro delle Storie234, Erodoto dedica a

quest'ultima ipotesi la confutazione più stringente e serrata. Lo studioso britannico sostiene che il motivo di questa insistenza sia da ricercarsi nel fatto che la teoria era maggioritaria in ambito ateniese durante il V sec. a.C.. Ad esempio, essa viene citata nell' incipit di una tragedia di Euripide, l'Elena235.

Dopo aver presentato e confutato tre ipotesi a lui precedenti, al capitolo 25 Erodoto propone la propria teoria per spiegare le piene del Nilo. Il responsabile, secondo lui, è il sole che, durante la stagione invernale, muta il suo corso:

Hdt., II, 24-25: Ε δ δε μεμψάμενον γνώμας τ ς προκειμένας α τ ν ἰ ὲ ῖ ὰ ὐ ὸ περ τ νὶ ῶ φανέων γνώμην ποδέξασθαι, φράσω δι' τι μοι δοκέει πληθύεσθαι Νε λος το ἀ ἀ ὅ ὁ ῖ ῦ θέρεος· τ ν χειμεριν ν ρην πελαυνόμενος λιος κ τ ς ρχαίης διεξόδου πὴ ὴ ὥ ἀ ὁ ἥ ἐ ῆ ἀ ὑ ὸ τ ν χειμώνων ρχεται τ ς Λιβύης τ νω. ς μέν νυν ν λαχίστ δηλ σαι, π νῶ ἔ ῆ ὰ ἄ Ὡ ἐ ἐ ῳ ῶ ᾶ ε ρηται· τ ς γ ρ ν γχοτάτω τε χώρης ο τος θε ς κα κατ ντινα, ταύτηνἴ ῆ ὰ ἂ ἀ ᾖ ὗ ὁ ὸ ὶ ὰ ἥ ο κ ς διψ ν τε δάτων μάλιστα κα τ γχώρια εύματα μαραίνεσθαι τ ν ποταμ ν.ἰ ὸ ῆ ὑ ὶ ὰ ἐ ῥ ῶ ῶ ς δ ν πλέονι λόγ δηλ σαι, δε χει. Διεξι ν τ ς Λιβύης τ νω λιος τάδε Ὡ ὲ ἐ ῳ ῶ ὧ ἔ ὼ ῆ ὰ ἄ ὁ ἥ ποιέει. τε δι παντ ς το χρόνου α θρίου τε όντος το έρος το κατ τα τα τἍ ὰ ὸ ῦ ἰ ἐ ῦ ἠ ῦ ὰ ῦ ὰ χωρία κα λεειν ς τ ς χώρης ούσης κα < νευ> νέμων ψυχρ ν, διεξι ν ποιέειὶ ἀ ῆ ῆ ἐ ὶ ἄ ἀ ῶ ὼ ο όν περ κα τ θέρος ωθε ποιέειν ἷ ὶ ὸ ἔ ἰὼν τ μέσον το ο ρανο · λκει γ ρ π'ὸ ῦ ὐ ῦ ἕ ὰ ἐ ωυτ ν τ δωρ, λκύσας δ πωθέει ς τ νω χωρία, πολαμβάνοντες δ ο ἑ ὸ ὸ ὕ ἑ ὲ ἀ ἐ ὰ ἄ ὑ ὲ ἱ νεμοι κα διασκιδνάντες τήκουσι· κα ε σ ο κότως ο π ταύτης τ ς χώρης ἄ ὶ ὶ ἰ ὶ ἰ ἱ ἀ ὸ ῆ 233 GIANNANTONI 1969, 570. 234 LLOYD 1979, vol. 2, 102. 235 Eur., Hel., 1-3: Νείλου μ ν α δε καλλιπάρθενοι οαί, / ὲ ἵ ῥ ὃ ἀ ὶς ντ δίας ψακάδος Α γύπτου πέδον / λευκ ς τακείσης ἰ ῆ χιόνος γραίνει γύας. ὑ

Eccomi qui, alle correnti del Nilo dalle belle Ninfe, / che si sostituisce alla pioggia divina per irrigare il suolo dell'Egitto, / quando si sciolgono le nevi candide.

πνέοντες, τε νότος κα λίψ, νέμων πολλ ν τ ν πάντων ετιώτατοι. Δοκέει δέ μοιὅ ὶ ὁ ἀ ὸ ῶ ὑ ο δ π ν τ δωρ τ πέτειον κάστοτε ποπέμπεσθαι το Νείλου λιος, λλὐ ὲ ᾶ ὸ ὕ ὸ ἐ ἑ ἀ ῦ ὁ ἥ ἀ ὰ κα πολείπεσθαι περ ωυτόν. Πρηϋνομένου δ το χειμ νος πέρχεται λιος ςὶ ὑ ὶ ἑ ὲ ῦ ῶ ἀ ὁ ἥ ἐ μέσον τ ν ο ραν ν πίσω, κα τ νθε τεν δη μοίως π πάντων λκει τ νὸ ὐ ὸ ὀ ὶ ὸ ἐ ῦ ἤ ὁ ἀ ὸ ἕ ῶ ποταμ ν. Τέως δ ο μ ν μβρίου δατος συμμισγομένου πολλο α το σι, τεῶ ὲ ἱ ὲ ὀ ὕ ῦ ὐ ῖ ἅ ομένης τε τ ς χώρης κα κεχαραδρωμένης, έουσι μεγάλοι· το δ θέρεος τ ν τε ὑ ῆ ὶ ῥ ῦ ὲ ῶ μβρων πιλειπόντων α το ς κα π το λίου λκόμενοι σθενέες ε σί. δ ὄ ἐ ὐ ὺ ὶ ὑ ὸ ῦ ἡ ἑ ἀ ἰ Ὁ ὲ Νε λος, ῖ ἐὼ ἄν νομβρος, λκόμενος δ π το λίου, μο νος ποταμ ν το τον τ νἑ ὲ ὑ ὸ ῦ ἡ ῦ ῶ ῦ ὸ χρόνον ο κότως α τ ς ωυτο έει πολλ ποδεέστερος το θέρεος· τότε μ ν γ ρἰ ὐ ὸ ἑ ῦ ῥ ῷ ὑ ἢ ῦ ὲ ὰ μετ πάντων τ ν δάτων σον λκεται, τ ν δ χειμ να μο νος πιέζεται. Ο τω τ νὰ ῶ ὑ ἴ ἕ ὸ ὲ ῶ ῦ ὕ ὸ λιον νενόμικα τούτων α τιον ε ναι. ἥ ἴ ἶ

Se, biasimate le opinioni proposte, bisogna che io stesso esponga un'opinione su questi argomenti oscuri, dirò per quale motivo mi sembra che il Nilo si gonfi d'estate. Nella stagione invernale, allontanato dalle tempeste dal suo antico corso, il sole giunge nelle zone superiori della Libia. A voler spiegare nel modo più breve, si è detto tutto: è naturale infatti che la regione, cui questo dio è vicinissimo e per cui trascorre, sia la più assetata d'acque e che si estinguano i corsi dei fiumi che vi si trovano.

A voler spiegare con un ragionamento più lungo, ecco cosa accade. Attraversando le zone superiori della Libia, il sole fa così: poiché in questi paesi l'atmosfera è pura per tutto il tempo e il territorio è ardente e privo di venti freddi, il sole attraversandole compie ciò che è solito compiere d'estate, andando nel mezzo del cielo. Attira l'acqua a sé; quindi, dopo averla attratta, la sospinge nelle regioni superiori; i venti la prendono, la disperdono e la sciolgono; e naturalmente i venti che soffiano da questa regione, il noto e il libeccio, sono di gran lunga i più piovosi tra tutti i venti. Mi sembra però che il sole non rimandi ogni volta tutta l'acqua che ha preso dal Nilo in un anno, ma che ne lasci anche intorno a sé. Quando poi, placandosi l'inverno, il sole torna indietro nel mezzo del cielo, da allora nella stessa maniera attira acqua da tutti i fiumi. Fino a questo momento gli altri fiumi scorrono gonfi per il mescolarsi a essi di molta acqua piovana, poiché il territorio è bagnato da pioggia e percorso da torrenti; d'estate, invece, sono scarsi per mancanza di piogge e per l'attrazione esercitata dal sole. Il Nilo, che è privo di piogge ma è attratto dal sole, è l'unico fiume che in questo periodo scorra naturalmente con un livello d'acque, rispetto al suo, molto più basso che in estate. D'estate infatti è attratto in pari modo, insieme agli altri fiumi; d'inverno è il solo ad essere sfruttato.

Credo così che sia il sole a provocare questi fenomeni.

Come sottolineato da Gianfranco Gianotti236, Erodoto, sin dall'inizio del passo in questione, ribalta il

problema. Notiamo infatti che l'intento dello storico è spiegare τι μοι δοκέει πληθύεσθαι ὅ ὁ Νε λος το θέρεος, ῖ ῦ perché mi sembra che il Nilo si gonfi d'estate. Subito dopo, però inizia a trattare

ciò che avviene durante la stagione invernale. In questa stagione il sole, venendo spostato verso sud dai venti, viene a trovarsi sopra la Libia e fa evaporare l'acqua del Nilo, il cui livello si abbassa. D'estate torna al suo percorso naturale e fa evaporare l'acqua da tutti i fiumi: la portata del fiume egizio, quindi, non è eccezionalmente alta d'estate e normale d'inverno, ma eccezionalmente bassa d'inverno e normale d'estate.

In conclusione, secondo lo storico, il problema delle piene del Nilo è solo apparente: è, infatti, è solo una questione di percezione. Il livello eccezionalmente basso del fiume durante l'inverno, dovuto allo spostamento verso sud del percorso del sole, fa apparire come eccezionale il livello delle acque durante l'estate.

Nel prossimo paragrafo esamineremo l'ultimo frammento di cui si occupa l'indagine di Erodoto: la localizzazione delle sorgenti del Nilo.