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2. Gli strumenti del geografo 1 Misurare lo spazio

2.3 Le conoscenze geografiche ai tempi di Erodoto

2.3.1 La geografia in Omero

La più antica ed descrizione geografica che conosciamo si trova nell' κφρασις dello scudo diἐ Achille, nel diciottesimo libro dell'Iliade:

Hom., Il., Σ, 483-608: ν μ ν γα αν τευξ', ν δ' ο ρανόν, ν δ θάλασσαν, / έλιόνἘ ὲ ῖ ἔ ἐ ὐ ἐ ὲ ἠ τ' κάμαντα σελήνην τε πλήθουσαν, / ν δ τ τείρεα πάντα, τά τ' ο ραν ςἀ ἐ ὲ ὰ ὐ ὸ στεφάνωται, / Πληϊάδας θ' άδας τε τό τε σθένος ρίωνος / ρκτόν θ', ν κα ἐ Ὑ Ὠ Ἄ ἣ ὶ μαξαν πίκλησιν καλέουσιν, / τ' α το στρέφεται καί τ' ρίωνα δοκεύει, / ο η δ' Ἄ ἐ ἥ ὐ ῦ Ὠ ἴ μμορός στι λοετρ ν κεανο ο. / ν δ δύω ποίησε πόλεις μερόπων νθρώπων / ἄ ἐ ῶ Ὠ ῖ Ἐ ὲ ἀ καλάς. ν τ μέν α γάμοι τ' σαν ε λαπίναι τε […] / Τ ν δ' τέρην πόλιν μφ δύωἐ ῇ ῥ ἔ ἰ ὴ ἑ ἀ ὶ στρατο ατο λα ν / τεύχεσι λαμπόμενοι […] / ν δ' τίθει νει ν μαλακ ν πίειρανὶ ἥ ῶ Ἐ ἐ ὸ ὴ ρουραν […] / ν δ' τίθει ποταμο ο μέγα σθένος κεανο ο / ντυγα π ρ πυμάτην ἄ Ἐ ἐ ῖ Ὠ ῖ ἄ ὰ σάκεος πύκα ποιητο ο.ῖ

Vi scolpì la terra ed il cielo ed il mare, / il sole che mai non si smorza, la luna nel pieno splendore, / e tutte le costellazioni, di cui si incorona il cielo, / le Pleiadi, le Iadi, la forza d'Orione / e l'Orsa, detta anche Carro per soprannome, / che gira su se stessa guardando Orione, / ed è l'unica a non immergersi nelle acque d'Oceano. / Vi scolpì due belle città di uomini mortali. / Nella prima si celebravano nozze e banchetti […] / Stavano intorno all'altra città due schiere di guerrieri / splendenti nell'armi […] Poi ci metteva un molle maggese, un fertile campo […] Infine metteva la grande corrente del fiume Oceano / lungo l'orlo estremo dello scudo ben costruito.

Già nell'antichità era oggetto di discussione se questo passo riportasse una descrizione geografica del mondo reale o se, invece, costituisse lo svolgersi di una scena non accaduta realmente.

In uno scolio a questo passo, viene riportata l'interpretazione di Agallide di Corcira secondo cui le due città rappresentate al centro di esso corrisponderebbero ad Eleusi e all'Attica.

Riccardo Di Donato, d'altro canto87, suggerisce come la rappresentazione sia allegorica e le due città

non debbano considerarsi come entità distinte ma come due momenti di un'unica azione: inoltre, analizzando il passo, nota come la descrizione delle due πόλεις non corrisponda col concetto affermatosi in epoca successiva. I termini fondamentali che contraddistinguono quest'ultimo sono utilizzati solo come riferimenti fisici, come nel caso di γορήἀ .

La descrizione dello scudo, citata sopra nei suoi nodi essenziali, riflette una caratteristica fondamentale della visione greca del mondo: “for the Greeks the human landscape was a divided one”88. Omero elenca prima gli elementi naturali, la terra, il cielo, il mare, il sole, la luna e l'oceano

nelle loro rispettive posizioni; in un secondo momento descrive due città, una in pace e l'altra in guerra; di seguito descrive la campagna separata dalla città e divisa a sua volta in un campo arato, un vigneto, un pascolo e una pista da danza; infine, conclude con una Ringkomposition, nominando il fiume Oceano che occupa tutto l'orlo dello scudo. Quest'ultimo è anche l'unico elemento di cui è data un'indicazione precisa circa la posizione occupata nello scudo realizzato da Efesto.

La descrizione avviene a volo d'uccello e, in un certo senso, il poeta accompagna i suoi uditori nella descrizione del microcosmo immaginario da lui creato.

Ai fini della nostra trattazione poco importa se l' κφρασις dello scudo di Achille corrisponda o noἔ ad una descrizione del mondo reale: essa, infatti, può essere esaminata comunque in senso geografico e mantenere il ruolo di prima descrizione geografica di cui siamo a conoscenza nella letteratura greca.

Il fatto che le due città siano poste al centro dello scudo mentre l'Oceano, estremo confine sia dello scudo sia dell'ο κουμένη, riflette in un certo qual senso una mentalità tipicamente grecaἰ 89: il mondo

ellenico costituisce il centro del mondo conosciuto, la cui esplorazione parte da qui per giungere sempre più lontano, fino al limite massimo costituito dall'Oceano che, come fa notare Di Donato, viene rappresentato nello scudo come privo di navigazione e marinai.

In questo senso il viaggio di Odisseo è paradigmatico: “the tale of Odysseus's homeward journey becomes a pradigm for the recognition of a Hellenic homeland as centrally located geographically and the Hellenes as superior to both the foreigners in the outer zones and to the dangerous aliens who dwell on an imagined, further geographic periphery”90.

Dopo questo sguardo contenutistico sulla visione geografica ellenica in epoca arcaica, è utile dare uno sguardo alla forma del discorso geografico. Esso aveva infatti la struttura del catalogo incorporato nei testi epici: esaminando ad esempio il celebre Catalogo delle Navi nel secondo libro dell'Iliade si nota come questo divida politicamente il mondo collegando gli spazi geografici abitati alle loro genti.

L'elenco dei contingenti che presero parte alla guerra di Troia rimane per noi un preziosissimo repertorio geografico e topografico. Per capirne le modalità e la ricchezza di informazioni basti citare l'inizio del catalogo stesso con il contingente beota:

88 COLE 2010, 197. 89 DI DONATO 1996, 251. 90 COLE 2010, 200.

Hom., Il., II, 493-508: Βοιωτ ν μ ν Πηνέλεως κα Λήϊτος ρχον / ρκεσίλαός τεῶ ὲ ὶ ἦ Ἀ Προθοήνωρ τε Κλονίος τε, / ο θ' ρίην νέμοντο κα Α λίδα πετρήεσσαν / Σχο νόν τεἵ Ὑ ἐ ὶ ὐ ῖ Σκ λόν τε πολύκνημόν τ' ῶ Ἐτεωνόν, / Θέσπειαν Γρα άν τε κα ε ρύχορονῖ ὶ ὐ Μυκαλησσόν, / ο τ' μφ' ρμ' νέμοντο κα Ε λέσιον κα ρυθράς, / ο τ' λε ν'ἵ ἀ Ἅ ἐ ὶ ἰ ὶ Ἐ ἵ Ἐ ῶ ε χον δ' λην κα Πετε να / καλέην Μεδε νά τ' ϋκτίμενον πτολίεθρον, / Κώπαςἶ ἠ Ὕ ὶ ῶ Ὠ ῶ ἐ Ε τρησίν τε πολυτρήρωνά τε Θίσβην, / ο τε Κορώνειαν κα ποιήενθ' λίαρτον, / ο τεὔ ἵ ὶ Ἁ ἵ Πλάταιαν χον δ' ο Γλισ ντ' νέμοντο, / ο θ' ποθήβας ε χον ϋκτίμενονἔ ἠ ἳ ᾶ ἐ ἵ Ὑ ἶ ἐ πτολίεθρον, / γχηστόν θ' ερ ν Ποσιδήϊον γλα ν λσος, / ο τε πολυστάφυλονὈ ἱ ὸ ἀ ὸ ἄ ἵ ρνην χον, ο τε Μίδειαν / Ν σάν τε ζαθέην νθηδόνα τ' σχατόωσαν. Ἄ ἔ ἵ ῖ Ἀ ἐ

Dei Beoti erano a capo Peneleo e Leito / e Arcesilao e Protoenore e Clonio, / dei Beoti che abitavano Iria ed Aulide rocciosa / e Scheno e Scolo ed Eteono ricca di colli, / Tespia e Graia e Micalesso spaziosa, / e di quanti abitavano intorno ad Arma ed Ilesio ed Eritre, / e di quanti occupavano Eleone ed Ile e Peteone / Ocalea e Medeone, città ben costruita, / e Cope ed Eutresi e Tisbe piena di colombe, / e di quanti abitavano a Coronea e ad Aliarto erbosa, / ed a Platea ed a Glisante / e ad Ipotebe, città ben costruita, e nella sacra Onchesto, santuario splendido di Posidone, / e, ancora, ad Arne ricca di uva, ed a Midea / e a Nisa divina e, sul confine, ad Antedone.

Tali elenchi in versi avevano l'importantissima funzione di costruire una sorta di archivio in una società senza scrittura: essi erano innanzitutto facilmente memorizzabili ma anche modificabili per adattarli ad eventuali mutazioni dei contesti politici. In questo modo, attraverso l'epica, viene creata una mappa basata su sequenze narrative organizzate geograficamente, in cui la terra è ritagliata in molti territori a carattere regionale e locale; queste sequenze catturavano l'attenzione degli uditori che riuscivano a memorizzare nomi di luoghi e di popoli secondo un ordine riconoscibile geograficamente.

Oltre a questi due esempi particolarmente estesi presenti nei poemi omerici occorre tenere presenti anche passi minori in cui si possono comunque trovare tracce geografiche.

L'Odissea soprattutto fa frequenti riferimenti alla navigazione costiera che ricordano da vicino la forma dei peripli91; chiarissimo è l'esempio del naufragio di Odisseo all'isola dei Feaci:

Hom., Od., V, 404-405; 411-413; 441-443:ο γ ρ σαν λιμένες νη ν χοί, ο δ'ὐ ὰ ἔ ῶ ὀ ὐ πιωγαί, / λλ' κτα προβλ τες σαν σπιλάδες τε πάγοι τε.[…] κτοσθεν μ ν γ ρ

ἐ ἀ ἀ ὶ ῆ ἔ ἔ ὲ ὰ

πάγοι ξέες, μφ δ κ μα / βέβρυχεν όθιον, λισσ δ' ναδέδρομε πέτρη, /ὀ ἀ ὶ ὲ ῦ ῥ ὴ ἀ γχιβαθ ς δ θάλασσα […] λλ' τε δ ποταμο ο κατ στόμα καλλιρόοιο / ξε νέων,

ἀ ὴ ὲ ἀ ὅ ὴ ῖ ὰ ἷ

τ δή ο είσατο χ ρος ριστος, / λε ος πετράων, κα π σκέπας ν νέμοιο.ῇ ἱ ἐ ῶ ἄ ῖ ὶ ἐ ὶ ἦ ἀ

Non c'erano porti che accogliessero navi, non rade, / ma solo coste sporgenti e scogli e spuntoni. […] Di fuori spuntano scogli puntuti e l'onda mugghia intorno / con grande strepito; è liscia la roccia che si leva in alto / e vicino alla costa il mare è profondo. […] Ma quando giunse nuotando alla foce di un fiume / dalla bella corrente, lì proprio gli apparve il luogo più adatto. / Era liscio, senza rocce, e c'era inoltre un riparo dal vento.

Anche nell'Iliade si trovano esempi simili, come nel caso del viaggio della dea Era dall'Olimpo alla Troade (Il. Ξ, 225 ss.), che avviene non attraversando il mare Egeo settentrionale ma seguendo il contorno della costa macedone in linea con la reale angoscia dei greci per la navigazione in mare aperto. In breve si può affermare che non è affatto irrilevante il contenuto geografico dei poemi omerici; l'aedo non conosce solo il modo di rappresentare visibilmente il mare, il cielo e la terra come si vede dall' κφρασις dello Scudo di Achille, ma conosce anche le formule tipiche dei peripli,ἔ dei resoconti di navigazione che iniziavano ad avere una certa diffusione92. Il mondo, sia per l'aedo

sia per l'uomo greco arcaico, non è una superficie omogenea ma una rete di percorsi93.

È chiaro, tuttavia, che queste prime descrizioni geografiche non sono intese come dettate da una ricerca di verità sulla forma del mondo, ma piuttosto da quel desiderio tipicamente greco di codificare le diverse tradizioni leggendarie e la materia dei racconti mitici a partire da repertori di nomi di persone o divinità con la loro famiglia, paese, discendenza e gerarchia alla maniera della ben nota opera poetica esiodea.

2.3.2 I Peripli

La navigazione dei Greci, sprovvista di bussola, si svolgeva in genere in vista della costa: di essa veniva studiava la morfologia, con la consapevolezza della necessità di tenere sempre presenti i punti di pericolo, i punti di approdo e la distanza percorsa.

Erano esistenti, senz'altro già ai tempi di Omero che in alcuni punti ne sottende la forma, descrizioni delle coste che con termine tecnico si definiscono appunto peripli.

Questi presentavano alcuni elementi costanti: l'osservazione della morfologia costiera, la localizzazione della foce dei fiumi, dei promontori, dei golfi, dei popoli e delle città allineati 92 PERETTI 1979, 17.

secondo l'ordine con il quale ciascuno di questi punti di riferimento diventava visibile al navigante che costeggiava il paese. Ciò che stava al di là del profilo costiero interessava poco ed eventualmente veniva riportato solo qualche nome di popolo che viveva nelle vicinanze.

I peripli hanno un linguaggio proprio: come nota Pietro Janni nel suo lavoro La mappa e il periplo, “chi vede il mondo come una somma di percorsi unidimensionali è inclinato a trascurare le indicazioni di direzione, concetto che si applica soltanto su una superficie. Di fatto, i peripli degli antichi sono poverissimi di tali indicazioni, e si valgono in grande prevalenza di espressioni che indicano solo l'andare 'avanti', il succedersi dei punti del percorso, localizzati lungo la linea con l'unica coordinata del 'più in qua', 'più in là'. Troviamo lunghe e monotone serie di eita e di meta o di hexes”94.

Non ci sono giunti molti nomi di autori di peripli, anzi, per quel che riguarda le nostre conoscenze ne possediamo solo due: Eutimene di Marsiglia e Scilace di Carianda. Va in ogni caso tenuto in conto che doveva esistere una diffusa geografia empirica di anonimi navigatori soprattutto provenienti dalla Ionia e i cui viaggi si spingevano da un lato all'altro del Mediterraneo; a costoro risale senz'altro la fondazione delle prime colonie, ma anche e soprattutto una larga parte della conoscenza geografica poi tramandata dai primi logografi e storiografi.

Eutimene di Marsiglia sarebbe stato il primo ad esplorare le coste occidentali dell'Africa; la sua collocazione temporale costituisce un problema per gli studiosi. Sono state fornite datazioni che coprono l'arco di due secoli, dal VI al IV a.C.. Jehan Desanges95 propone una datazione piuttosto

alta ritenendo che Eutimene sia vissuto nella seconda metà del VI sec. a.C. considerandolo un contemporaneo di Talete di Mileto. Questa ipotesi è suffragata da quello che probabilmente è l'unico suo frammento che possediamo, citato fin nelle Naturales Quaestiones di Seneca:

Sen., Nat. Quaest., IV, 2, 22: Euthymenes Massiliensis testimonium dicit: 'Nauigavi',

inquit, 'Atlanticum mare: inde Nilus fluit, maior, quamdiu etesiae tempus observant; tunc enim eicitur mare instantibus ventis. Cum resederunt, et pelagus conquiescit minorque descendenti inde vis Nilo est. Ceterum dulcis mari sapor est et similes Niloticis belvae.

Eutimene di Marsiglia testimonia: «Ho navigato» afferma «il mare Atlantico: da lì scorre il Nilo, ingrossato, finché spirano i venti etesii; allora infatti il mare è spinto dai venti costanti. Quando si placano, il mare si calma e il Nilo discende con meno forza. Per altro il mare ha un sapore dolce e animali simili a quelli del Nilo.

94 JANNI 1984, 120. 95 DESANGES 1978.

La teoria dei venti etesii come responsabili delle piene del Nilo è ascrivibile, come vedremo96,

proprio al filosofo presocratico per cui, secondo Desanges, Eutimene doveva essere un suo contemporaneo. Prendendo per vera quest'ipotesi Eutimene sarebbe il più antico autore di peripli di cui abbiamo notizia.

È interessante che il massaliota avesse notato che l'acqua dell'Oceano era dolce presso la foce del fiume e che la fauna lì presente era simile a quella delle sponde del Nilo: per questi motivi fu indotto a identificare col Nilo il fiume che si gettava nell'Oceano; ciò che stupisce è l'interesse scientifico, il tentativo di dare una spiegazione a un fenomeno partendo dall'osservazione dello stesso e dal confronto con altre realtà note. Da qui nasce presumibilmente la teoria dei fiumi comunicanti con l'Oceano che circonda tutta la terra.

È a questo punto probabile che la seconda teoria discussa da Erodoto al capitolo 21 del secondo libro sulle periodiche inondazioni del Nilo in Egitto dimostri una conoscenza perlomeno indiretta, forse con il tramite di Ecateo, proprio di Eutimene di Marsiglia.

Il secondo nome, quello di Scilace di Carianda ci è noto attraverso il racconto di Erodoto. Nel capitolo 44 del quarto libro Erodoto riporta l'impresa che il Gran Re Dario commissionò a Scilace: scoprire le foci del fiume Indo.

Hdt. IV, 44: Τ ς δ σίης τ πολλ π Δαρείου ξευρέθη, ς βουλόμενος νδ νῆ ὲ Ἀ ὰ ὰ ὑ ὸ ἐ ὃ Ἰ ὸ ποταμόν, ς κροκοδείλους δεύτερος ο τος ποταμ ν πάντων παρέχεται, το τον τ νὃ ὗ ῶ ῦ ὸ ποταμ ν ε δέναι τ ς θάλασσαν κδιδο , πέμπει πλοίοισι λλους τε το σι πίστευεὸ ἰ ῇ ἐ ἐ ῖ ἄ ῖ ἐ τ ν ληθείην ρέειν κα δ κα Σκύλακα νδρα Καρυανδέα. Ο δ ρμηθέντες κὴ ἀ ἐ ὶ ὴ ὶ ἄ ἱ ὲ ὁ ἐ Κασπατύρου τε πόλιος κα τ ς Πακτυϊκ ς γ ς πλεον κατ ποταμ ν πρ ς ὶ ῆ ῆ ῆ ἔ ὰ ὸ ὸ ἠῶ τε καὶ λίου νατολ ς ς θάλασσαν, δι θαλάσσης δ πρ ς σπέρην πλέοντες τριηκοστ ἡ ἀ ὰ ἐ ὰ ὲ ὸ ἑ ῷ μην πικνέονται ς το τον τ ν χ ρον θεν Α γυπτίων βασιλε ς το ς Φοίνικαςὶ ἀ ἐ ῦ ὸ ῶ ὅ ὁ ἰ ὺ ὺ το ς πρότερον ε πα πέστειλε περιπλέειν Λιβύην. Μετ δ τούτους περιπλώσανταςὺ ἶ ἀ ὰ ὲ νδούς τε κατεστρέψατο Δαρε ος κα τ θαλάσσ ταύτ χρ το. Ο τω κα τ ς Ἰ ῖ ὶ ῇ ῃ ῃ ἐ ᾶ ὕ ὶ ῆ σίης, πλ ν τ πρ ς λιον νίσχοντα, τ λλα νεύρηται μοια παρεχομένη τ Ἀ ὴ ὰ ὸ ἥ ἀ ὰ ἄ ἀ ὅ ῇ Λιβύ .ῃ

La maggior parte delle scoperte sull'Asia si debbono a Dario: egli, volendo sapere dove il fiume Indo – è il secondo tra tutti i fiumi ad avere coccodrilli -, dove questo fiume sfoci in mare, mandò con alcune navi vari uomini in cui confidava che gli dicessero la 96 Cfr. 4.1.2 Le piene del Nilo.

verità, e primo tra questi Scilace di Carianda. Partiti dalla città di Caspatiro e dalla terra dei Patti, discesero lungo il fiume verso l'aurora e il sorgere del sole fino a un mare; navigando quindi per mare verso occidente, il trentesimo mese giunsero nello stesso luogo da cui il re d'Egitto mandò i Fenici, di cui parlai prima a circumnavigare la Libia. Dopo che i suoi inviati ebbero compiuto il periplo, Dario sottomise gli Indi e si servì di questo mare. Si è scoperto in tal modo che anche il resto dell'Asia, tranne le regioni verso Levante, presenta le stesse caratteristiche della Libia.

È assai probabile che Scilace abbia lasciato un resoconto del viaggio di esplorazione ordinatogli dal Gran Re Dario; come riferisce Aurelio Peretti97, la spedizione dell'esploratore avvenne negli anni

tra il 519 e il 513 a.C. e le notizie frammentarie citate da Ecateo fino a Tzetzes intorno alla natura e agli abitanti dell'India risalgono, in ultima analisi, ad una probabile relazione ufficiale presentata dall'esploratore a Dario.

Nel prossimo paragrafo analizzeremo gli albori della rappresentazione grafica della Terra nel mondo greco.