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secondo Novecento non riesce ad avviare un’interpretazione delle ten-

denze più recenti. Cucchi e Giovanardi si limitano a riproporre le tesi di Berardinelli sulla deriva della poesia negli ultimi decenni (nell’In- troduzione si parla di una «mutazione genetica»); questo diventa

l’alibi per l’assenza di una analisi. L’antologia è molto disordinata da un punto di vista metodologico: vengono riproposti gruppi, linee ed etichette ormai superati o molto deboli (ad esempio “L’etica del quoti- diano”, i “maestri”, “narratori poeti”); le categorie di aggregazione sono troppo eterogenee. È inefficace anche il criterio della pubblicazione presso un editore nazionale come vincolo per l’inclusione, perché non tiene conto del reale mercato editoriale della poesia a partire dagli anni Ottanta. Il risultato è che in Poeti italiani del secondo Novecento viene

inutilmente complicata e confusa una mappa esistente per gli autori già canonizzati, mentre non c’è nessun contributo alla storicizzazione della fine del secolo.

Contemporaneamente, durante gli anni Novanta vengono pubblicate molte antologie generazionali e di tendenza. Non si tratta di una no- vità, in quanto le raccolte dedicate a poeti anagraficamente prossimi al curatore esistono dall’inizio del secolo: il Novecento inizia anche con

Poeti d’oggi di Papini e Pancrazi, ad esempio. Tuttavia il loro numero

aumenta significativamente tra fine anni Novanta e inizio anni Zero (cfr. Verdino, 2004a; Scaffai, 2006). Dal 1974 Raboni dirige la collana

Quaderni della Fenice per Guanda, dove propone regolarmente – oltre

a testi inediti di poeti stranieri dell’Otto-Novecento e a poeti italiani già affermati – una selezione di autori esordienti (fra loro De Angelis, Neri, Valduga, Lamarque, Buffoni); nel 1991 questa operazione vie- ne ripresa da Franco Buffoni, che curerà i Quaderni italiani di poesia contemporanea per Guerini e Associati (1991-94), Crocetti (1994-97)

e Marcos Y Marcos (1998-). La serie di Nuovi poeti italiani di Einau-

di inizia nel 1980 e prosegue fino a oggi (Faccioli, 1980; Berardinelli, 1982; Siti, 1984; Bersani, 1995; Loi, 2004; Rosadini, 2012); continuano anche le selezioni dell’“Almanacco dello Specchio” di Mondadori, con curatori vari; dal 1994 in poi Giorgio Manacorda cura un Annuario di

poesia italiana per Castelvecchi. A fine secolo escono antologie vere e proprie dedicate ad autori molto giovani: Nuovi poeti italiani con- temporanei di Galaverni (Guaraldi, 1996); L’opera comune. Antologia di poeti nati negli anni Settanta, a cura di Ladolfi (Atelier, 1999); Poeti di vent’anni, a cura di Santagostini (Stampa, 2000). Se su Almanac-

chi e Quaderni compaiono alcune delle raccolte poetiche più belle di fine secolo, le antologie si limitano a segnalare voci, più che tentare strategie di aggregazione e di analisi. In queste raccolte lo sguardo sul presente viene dilatato, e il discorso critico è slegato da interpretazio- ne e storicizzazione. Azzerate le categorie critiche di un tempo, spesso l’elemento di novità dei nuovi autori costituisce l’unico possibile fat- tore unificante. A una selezione accusata di essere troppo ideologica (ad esempio quelle di Sanguineti, Mengaldo, Fortini) si sostituisce una non scelta.

Altre antologie degli anni Novanta raccolgono i versi di autori molto giovani individuando fra loro una poetica comune, che diventa chiave di lettura dell’arco di tempo considerato. Fino agli anni Set- tanta antologie di questo tipo rappresentavano i manifesti di gruppi o tendenze (I poeti futuristi; I Novissimi; La parola innamorata), mentre

negli ultimi quindici anni del Novecento si tratta soprattutto di anto- logie che riprendono superficialmente la poetica della Parola innamo- rata: ad esempio La furia di Pegaso. Poesia italiana d’oggi (Archinto

1996); Oltre il mare ghiacciato. I poeti e l’oggi (Campanotti, 1996); I sentieri della notte. Figure e percorsi della poesia al varco del millennio

(Crocetti 1996). La forza evocativa della lingua poetica e la sua capaci- tà di sintonizzazione con gli aspetti nascosti, irrazionali e mitici della natura sono le parole d’ordine di queste raccolte, nelle quali il discorso critico è molto debole.

Nel 1989 viene pubblicata un’antologia di tendenza opposta: Poe- sia italiana della contraddizione (Newton Compton), a cura di Caval-

lo e Lunetta. Poesia italiana della contraddizione si basa su una nuova

idea di poesia sperimentale, che dichiara guerra a qualsiasi forma di io lirico e si contrappone alla scrittura intesa come «attimo di grazia superflua» (Pontiggia, Di Mauro, 1978). Dopo l’esperienza di K.B., si ricomincia a parlare di uso sperimentale della poesia nelle Tesi di Lecce,

pubblicate sulla rivista “l’immaginazione” nel 1988. Nello stesso anno, durante un’edizione del festival MilanoPoesia, alcuni giovani poeti nati negli anni Sessanta danno vita al Gruppo 93, che sarà definito ter- za ondata delle avanguardie (Barilli, 2000). Il nome scelto allude al principale movimento d’avanguardia della poesia italiana, il Gruppo 63, ma anche alla data che viene fissata per lo scioglimento del mo- vimento, per evitarne l’istituzionalizzazione. Al suo interno conflui- scono esperienze diverse: Frixione, Ottonieri e Durante del collettivo K.B.; Marco Berisso, Piero Cademartori, Guido Caseraza, Paolo Gen-

tiluomo, Rosanna Jannantuono della rivista genovese “Altri termini”; Mariano Bàino, Biagio Cepollaro e Lello Voce del collettivo “Baldus”, che dà vita all’omonima rivista. Li accomuna l’intenzione di rifondare «una scrittura materialistica o sperimentale che dir si voglia» (Caval- lo, Lunetta, 1989), basata su alcune caratteristiche formali: l’ibridazio- ne linguistica, il montaggio, il riuso straniato o parodico di forme me- triche, il citazionismo, l’allegoria (soprattutto negli autori di Baldus). Secondo il Gruppo 93 e i suoi critici nell’ultimo decennio la poesia è diventata sempre più autoreferenziale, chiusa in se stessa e nel proprio codice, portata al diarismo più che alla comunicazione. Questa deriva viene considerata parte delle poetiche postmoderniste e, per reazione, la terza ondata si definisce “postmodernismo critico”. Alla dialettica dei sentimenti viene opposta quella dei linguaggi: il citazionismo e la manipolazione di un codice, spesso rovesciato in modo parodico, sono sostenuti in quanto scelta etica, che permetterebbe di raggiungere una verità plurale – dunque democratica – opposta all’orfismo (ibid.).

Nel corso degli anni Novanta il Gruppo 93 viene favorito da una precoce storicizzazione da parte di alcuni critici (Luperini, Barilli, Cortellessa, Pedullà, Muzzioli). Ciononostante, il suo impatto sulla poesia e sul dibattito critico italiano non è paragonabile a quello della Neoavanguardia. Venticinque anni dopo, non ne rimane quasi nulla. Inoltre il programma iniziale condivide alcune premesse della contem- poranea poesia neoorfica che critica: non c’è una reale riflessione su cosa la poesia possa dire del mondo contemporaneo, né su come ade- guarne le strutture ereditate dalla tradizione del Novecento.

8.2