4-Il movimento LGBT è unitario o frammentato?
DEGLI ANNI’70 E QUELLO DI OGG
F. Gimelli, Agedo Negli anni’70 era un discorso di pochissime
figure apicali, di avanguardie rivoluzionarie che con grandissimo coraggio si sono esposte. Non
c’era una parola per descriverli in modo non
offensivo. Oggi si pretende uguaglianza di diritti.
M. Canale, Anddos I più anziani hanno subito sulla loro pelle lo scotto di vivere una discriminazione più forte rispetto a quella che possono vivere le persone più giovani. C’è un modo completamente
diverso di approcciarsi e condividere le battaglie. I più giovani sono anche più pratici; ne fanno meno questioni di principio. I più anziani sono più stanchi di aspettare di veder realizzati i loro diritti.
F. Romani, Arcigay Le lotte degli anni ’70 e quelle di oggi, anche dal
punto di vista visivo, del linguaggio usato sono diverse. Si sono adeguate ai tempi e agli strumenti che si sono resi disponibili. Negli
anni ’70 si scendeva in piazza nel modo più
provocatorio possibile e si contestava la famiglia borghese. Il matrimonio era visto come il male assoluto. Oggi, oltre a domandare il matrimonio egualitario, ci si è liberati dalla vergogna e dai sensi di colpa.
P. Brandolini, Arcilesbica In quegli attivisti credo sia ancora forte il senso di una comunità in senso politico, solidaristico e di prima linea che forse oggi è un poco
scomparso.
Collettivo Caos Essendo un collettivo fatto da adolescenti e per adolescenti non abbiamo nessun componente che ha fatto parte dei primi movimenti LGBT italiani; ma abbiamo notato quanto lavoro sia già stato fatto e che le attuali realtà siano molto più lente e meno radicali. I comportamenti radicali sono
quelli più incisivi e che più danno nell’occhio,
per quanto possano essere criticati sono quelli più efficaci e che aprono le porte alle richieste
dei “moderati”.
E. Billi, Casa delle donne/ Dì Gay Project Gli anni ’70 sono stati la scoperta della nostra realtà, che esistevamo per noi: “Io sono mia”; la
scoperta che non ci doveva essere nessuno a definirmi, mi definivo da sola. Tutte le lotte che abbiamo fatto erano un’esplosione, una scoperta
continua. Oggi siccome non ci si guarda più negli occhi, siccome non ci si sente più con il corpo, il fatto di parlarci con un mezzo
meccanico ha tolto molte delle possibilità di una Rivoluzione.
I.Pasini, Cassero Il Cassero, quando nacque nel 1982, aveva
componenti e una cultura di base più da outsider: c'erano molti meno contatti con le istituzioni e sicuramente pochissima visibilità. Le richieste, invece, si potrebbero definire quasi le stesse. Y.Guaiana, Certi diritti Richieste diverse no: la riflessione è corale. Un
modo di agire diverso: i gruppi studenteschi
hanno una modalità un po’più estemporanea e
vivace mentre le associazioni più strutturate hanno una modalità che può apparire più burocratica, ma continuativa. Non c’è una
distinzione generazionale all’interno del
movimento in termini di prassi e azione politica,
come non tanto sotto l’aspetto della
riflessione…anche se un aspetto è l’innamoramento dei giovani rispetto alle teorie
queer, che gli attivisti più maturi tendono a
confinare all’interno della speculazione
scientifico-accademica senza farne più di tanto
una fede ideologica o un’identità vera e propria.
M. Nicolazzo, Circolo Maurice Il Maurice è l'associazione che a Torino fa più riferimento alla provenienza politica dagli anni '70 in generale e al movimento Lgbt di quel periodo, preferendo la lotta liberazionista a quella emancipatoria.
A.Maccarone, Circolo Mieli Il movimento negli anni '70 nasceva nel seno dei movimenti contestatori, per i diritti civili e delle donne. Era un movimento "rivoluzionario" e di liberazione che esercitava una critica profonda ai modelli esistenti. Quest'anima rimane ancora oggi, ma assai più sottotraccia; si punta a ottenere singole conquiste o singoli obiettivi all'interno del sistema esistente. Anche
G.La Delfa, Famiglie Arcobaleno Gli attivisti storici degli anni’70 volevano una
società di totale libertà, dove ognuno potesse esprimere al meglio le proprie individualità, mentre noi oggi vogliamo poter creare anche dei legami. Rivendichiamo delle cose che negli
anni’70 erano totalmente rigettate: il concetto di
famiglia, di coppia stabile, di matrimonio, di
figli, responsabilità sociale… c’è una specie di
scontro ideologico tra due visioni della libertà.
A.Pezzana, Fuori! È rimasta nei giovani una componente di
militanza, su cose concrete: per fare cose che servono agli altri. Poi ci sono le coppie, prima
più nascoste…gli obiettivi non sono più quelli degli anni ’70. E le istituzioni collaborano.
K.Acquafredda, LLI Un maggiore radicalismo è forse presente nelle
militanti anni ‘70 in confronto con chi ha
respirato prevalentemente l’aria di un
movimento centrato sulla lotta per i diritti.
A.Rizzo, Milk Milano Le differenze riguardano la costruzione di percorsi comuni con persone interessate non solo a questioni che riguardano l'identità sessuale, ma anche l'identità di genere.
P.Marcasciano, MIT C’erano sit in, manifestazioni di piazza, cortei, c’era un’esigenza molto forte ed impellente.
Erano pochi gli attivisti e le attiviste, del mondo LGBT; oggi gli attivisti e le attiviste hanno smesso, perché è cambiata la forma di
comunicazione, il modo di essere visibili. Non si è più in piazza, nei cortei ad urlare. Oggi si va avanti a colpi di comunicati, di articoli, di Facebook, di internet. Allora bisognava essere riconosciuti come soggetto, come esperienza, come percorso di vita. Dopo invece si è aperto un processo di rivendicazione dei diritti.
L.Trentini, Orlando Le richieste rimangono più o meno le stesse.
C’è una differenza enorme di approccio rispetto
alla politica e rispetto alle rivendicazioni. Se per una generazione più vecchia la parola
normalità veniva percepita quasi come una bestemmia, nel senso che noi abbiamo dovuto costruire e rivendicare la nostra diversità, perché la nostra diversità potesse essere accettata, la richiesta di parità oggi è percepita come una richiesta assolutamente normale, è una richiesta di normalità. I giovani nei loro contesti, non si fanno nessun problema ad essere visibili,
loro famiglie, delle loro realtà, hanno un approccio molto più diretto e molto meno mediato dalla politica. . Per noi era quasi inconcepibile pensare ad una famiglia
omosessuale che si sposasse e che addirittura
arrivasse ad avere bambini…ad oggi questi
modelli invece sono completamente sdoganati.
P.Paterlini C’è sicuramente un gap generazionale molto
forte. Ho in mente gli intellettuali omosessuali che hanno 70-80 anni oggi; hanno tutti una nostalgia incredibile di quando la sessualità era repressa. Io sono molto critico: loro dicono che i
diritti hanno tolto emozioni… io penso che da
un lato ci sia una mitizzazione che molti anziani fanno della propria giovinezza. Rimpiangere una società in cui dovevi fare l’amore al buio (dico questo senza mitizzare il matrimonio o rapporti più stabili), dove potevi cercare solo ragazzi tendenzialmente eterosessuali, della borghesia, per rapporti nei parchi, nelle
macchine…teorizzare quel mondo come felice a
me sembra discutibile. Forse quello che dicono era vero per una piccola minoranza, ma non per la gran parte delle persone omosessuali di allora.
G.Rainelli, Refo I giovani generalmente partecipano meno; ma i
giovani che partecipano generalmente sono molto attivi. Trent’anni fa non avrei mai pensato di parlare di queste cose. Ora non ho problemi. I giovani tendono forse ad apparire un po’di meno. Probabilmente le persone di una certa età come me tendono a vivere un po’di ricordi: “Ah,
però noi abbiamo fatto…Adesso non ci riconoscono quello che abbiamo fatto…” però
dobbiamo renderci conto che dobbiamo adeguarci al nuovo. Prima si telefonava o si scriveva, ora la comunicazione passa attraverso la rete. Non passa sempre bene…adesso ci sono i flash mob improvvisi.
Nella nostra associazione non ci sono attivisti che hanno fatto parte del movimento LGBT degli anni Settanta.
A.Rotelli, Rete Lenford C’è qualche collega meno giovane tra i nostri iscritti, ma solo pochi hanno una ‘militanza’ alle
spalle. Si tenga conto che Avvocatura è fatta anche da tanti professionisti che sono eterosessuali.
R. Sabatini, UAAR Ho notato un movimentismo di diverso tipo, più
propositivo e centrato, politicamente, sulle richieste di parità di accesso a determinati diritti e su "una pari cittadinanza". Il movimentismo iniziale tendeva giocoforza a preferire un
atteggiamento di rottura per sottolineare in modo brusco, talora brutale e (oserei dire)
"scandalistico" la propria diversità.