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C. Fiore, Il sorriso di Afrodite Rapporto sulla condizione omosessuale in Italia, Firenze, Vallecchi Editore,

1.4 Omosessuali moderni (2001) e Diversi da chi? (2003)

Marzio Barbagli e Asher Colombo hanno compiuto, dal 1995 al 2001 diverse ricerche, attraverso indagini con questionari autosomministrati, storie di vita, indagini sui luoghi di incontro tra persone omosessuali e sui frequentatori di questi locali, informazioni ricavate mediante l’osservazione

diretta e su fonti a stampa e grazie all’analisi secondaria di dati dell’Istituto Superiore di Sanità:

tutte queste ricerche hanno concorso alla nascita del loro libro, Omosessuali Moderni. Gay e

Lesbiche in Italia, Il Mulino, Bologna, 2001. La prima parte del volume è dedicata alla ricerca

dell’identità, definita fluida perché può prevedere il passaggio dall’eterosessualità all’omo e alla

bisessualità; anche se questo comportamento era più diffuso in passato che nell’omosessualità contemporanea. La stessa fluidità investe anche il comportamento e l’orientamento sessuale.

Analizzati i ricordi d’infanzia, si passa ad osservare l’età in cui è sorta l’attrazione omosessuale e

quando si è verificato il primo rapporto omo ed eterosessuale. La ricerca di una relazione stabile si accompagna in alcuni casi a rapporti più aperti. I sociologi si interrogano anche sulla frequenza dei suicidi tra persone omosessuali. Si presta molta attenzione al processo di coming out, della rivelazione a se stessi e agli altri della propria omosessualità: a questo proposito vengono prese in

considerazione anche le reazioni dei famigliari alla scoperta dell’omosessualità dei figli e il processo che porta all’accettazione della loro identità omosessuale. Importanti i freni e i controlli sociali che favoriscono o ostacolano l’auto ed etero rivelazione della propria omosessualità, tra cui

spicca, ad esempio, l’aver ricevuto un’educazione cattolica, in senso ovviamente disincentivante. Oltre alla fluidità erotica di cui si è detto prima, viene spiegato anche il senso della plasticità erotica che consisterebbe nella vulnerabilità alle norme sociali: sarebbero le donne ad essere insieme più fluide e plastiche eroticamente, quindi maggiormente disposte ad assumere comportamenti etero od omosessuali nel corso della vita; ed insieme, le più vulnerabili alle norme sociali. L’importanza dei fattori sociali e culturali diventa decisiva perché spesso è necessario neutralizzarla per far emergere la propria identità omosessuale. Un’altra tendenza analizzata è quella degli omosessuali del Mezzogiorno di spostarsi verso il Centro-Nord, zone dove il controllo sociale della comunità

Vengono studiate anche le famiglie gay e lesbiche: si indaga su come viene diviso il lavoro, su

come sono gestite le risorse economiche e sull’aspirazione a diventare padri e madri. Queste

famiglie si configurano però come realtà particolarmente fragili, in mancanza del riconoscimento esterno e di copioni di comportamento da seguire. I sociologi si concentrano anche sul concetto di omosessuale moderno, la cui analisi implica il superamento del rapporto tra atti e attore e fra comportamento e identità: devono essere considerati, secondo gli autori, anche il tipo di relazione tra i partner, i criteri di selezione e le caratteristiche della subcultura. Vengono analizzati anche la

pederastia e l’amore per i ragazzi ed ampiamente viene trattato il concetto ottocentesco di

inversione sessuale. Si accenna alla teoria di Karl Heinrich Ulrichs in merito al terzo sesso.

L’abbigliamento diventerebbe il principale segnale della propria identità per coloro che venivano considerati “invertiti”.

Dai sociologi viene poi spiegato come per gli omosessuali moderni i rapporti siano basati su

uguaglianza e reciprocità, sull’endogamia di genere (e quindi sulla rara o assente alternanza tra

relazioni etero ed omosessuali) e che esistono condizioni che facilitano il coming out ed altre che lo ostacolano. Processo, quello del coming out, che avviene prima tra i più giovani.

“Anche se non bloccano il processo di acquisizione di un’identità gay o lesbica, alcuni

fattori sociali possono renderlo più difficile e più lento. Consideriamo la generazione di appartenenza. Chi è venuto al mondo negli anni ’70 ed ’80 è arrivato ad acquisire questa

identità attraverso percorsi assai diversi rispetto a chi è nato venti o trent’anni prima,

perché diversa è stata la sua socializzazione primaria, diversi i valori che ha appreso e

interiorizzato, diverse le opportunità che ha avuto nell’adolescenza, diversi i gruppi sociali

di cui ha fatto parte. Per questo è leggermente diminuita l’età in cui si prova attrazione per una persona dello stesso sesso e quella in cui si ha il primo rapporto fisico omosessuale. Si

è abbassata in modo più netto l’età in cui si dice a se stessi di essere gay e quella in cui lo si comunica agli altri. Si è ridotta la durata dell’intero processo, perché fra il primo desiderio omoerotico e quello dell’acquisizione della nuova identità, passa meno tempo di prima.

Anche i percorsi per arrivare a questa meta sono mutati. È cresciuta la quota di quelli che non hanno mai avuto rapporti eterosessuali. È più frequente che si dica a se stessi di essere gay prima di avere avuto un rapporto fisico con persone dello stesso sesso. Il processo di

acquisizione dell’identità omosessuale sta diventando dunque meno lungo e doloroso. In

primo luogo, perché sono cambiate le norme morali e per i giovani dell’ultima generazione è meno difficile desiderare e innamorarsi di persone dello stesso sesso. In secondo luogo, perché il mondo dei gay e delle lesbiche è diventato sempre più visibile, le loro reti associative si sono sviluppate, le figure pubbliche di omosessuali dichiarati (i modelli di

ruolo positivi) sono sempre meno rari. È per questo che oggi succede più spesso di un tempo

di acquisire un’identità gay senza aver avuto rapporti omo ed eterosessuali, senza aver

passato anni ad interrogarsi sulla natura dei propri desideri, a negare, a fare prove e

controprove. (…) Anche un’educazione cattolica ben riuscita può rendere più difficile e rallentare il processo di coming out. (…) I dati delle nostre ricerche indicano con certezza che l’adesione alla morale sessuale cattolica influisce sui tempi e sui modi in cui avviene il processo di acquisizione dell’identità gay o lesbica. Innanzitutto, al crescere della pratica religiosa aumenta l’età media in cui, per la prima volta, si prova attrazione per una persona

dello stesso sesso, ci si definisce gay o lesbica e si riesce a dirlo a qualcun altro. In secondo luogo, quanto più una persona fa parte del mondo cattolico, tanto più improbabile è che riconosca di essere omosessuale prima di avere avuto rapporti con una persona dello stesso sesso. In terzo luogo, quanto meno spesso una persona va n chiesa, tanto più facile è che i suoi genitori, i suoi fratelli e le sue sorelle –e ancor più- il coniuge e i figli (se li ha) sappiano qual è la sua vera identità sessuale. Infine, la formazione cattolica rende questa identità meno stabile. E infatti la quota di coloro che, se rinascessero, preferirebbero essere eterosessuali, aumenta con la frequenza della pratica religiosa”.33

In Italia l’affermazione dell’omosessuale moderno è avvenuta, secondo gli autori, negli ultimi

decenni: i mutamenti che hanno investito il mondo omosessuale sono ricondotti alle grandi trasformazioni che hanno interessato anche quello eterosessuale: lo sgretolarsi della società patriarcale, il calo di nuzialità e fecondità, la diminuzione delle disuguaglianze di potere all’interno della coppia, la maggiore instabilità coniugale.

La ricerca pubblicata due anni dopo il lavoro di Barbagli e Colombo, Diversi da chi? Gay, lesbiche,

transessuali in un’area metropolitana (Bertone Chiara, Casiccia Alessandro, Saraceno Chiara,

Torrioni Paola; Milano, Guerini e associati, 2003) riguarda il territorio torinese, ma contiene

indagini e riflessioni valide per tutta l’area nazionale.

Gli autori sostengono sia impossibile delineare un profilo unitario di coloro che si riconoscono come omosessuali, che siano forti le differenze di genere tra uomini e donne omosessuali e che oggi

di un processo autoriflessivo.

Si analizza il transgenderismo, il ruolo che hanno le politiche pubbliche e le manifestazioni culturali rivolte agli omosessuali e il riconoscimento delle relazioni omoerotiche.

Per gli autori l’operazione di definizione del proprio orientamento sessuale, coinvolge tre dimensioni: l’attrazione erotica, il comportamento sessuale, le esperienze sessuali.

Dalle storie di vita, emerge una generale avversione degli omosessuali uomini verso la bisessualità ed una maggiore adesione da parte delle donne, tra l’altro, anche meno propense degli uomini a definire in modo univoco la propria sessualità, che quindi risulta maggiormente fluida, come individuato anche da Colombo e Barbagli.

Vengono studiati il momento e le modalità della scoperta dell’omosessualità e dell’attrazione verso

persone dello stesso sesso, riferendosi all’età in cui questa è avvenuta e al senso di inadeguatezza

rispetto al modello virile.

Viene studiato quando e come sia avvenuto il primo rapporto omosessuale e quello eterosessuale, come si sia conosciuto il partner, come avvenga il riconoscimento della propria identità omosessuale, il coming out e come si esplichino le eventuali richieste di aiuto.

Si insiste sulla differenza di genere nelle dinamiche di riconoscimento della propria omosessualità ed ampio spazio viene dedicato ai rapporti con la famiglia di origine, indagando quali siano i famigliari a cui più spesso venga confidata la propria omosessualità, come si sviluppino le strategie del silenzio, quali siano le reazioni dei famigliari e se avvengano mutamenti nelle relazioni con loro dopo la rivelazione della propria identità omosessuale.

Viene preso in considerazione anche come si rapportino i parenti, la scuola e il gruppo dei pari, vengono elencati episodi negativi in termini di minori opportunità offerte in ambiente scolastico e

professionale dopo la scoperta dell’omosessualità e i processi di discriminazione che possono far

preferire agli omosessuali la scelta di non dare visibilità al proprio orientamento sessuale, per timore di un diverso trattamento che sarebbe riservato loro.

L’importanza delle differenze di genere viene ribadita anche per la durata e l’intensità delle

relazioni allacciate, se stabili o occasionali.

Viene passato in rassegna il numero dei partner avuti, quali sono i luoghi e le modalità di incontro e

come vengano vissuti i momenti di intimità e sessualità all’interno della coppia.

I ricercatori studiano anche le convivenze e le famiglie LGBT, la divisione dei compiti al loro interno ed il problema del mancato riconoscimento sociale di queste unioni.

Si analizzano anche le aspettative riguardo al riconoscimento giuridico della coppia omosessuale, la sua assimilazione alle coppie di fatto, il problema dei figli e come vengono percepiti dalla società i genitori omosessuali.

viene chiamato commitment, che riguarda l’impegno a intraprendere l’omosessualità come uno stile di vita.

L’appartenenza a queste comunità rafforza il senso di riconoscimento sociale e rappresenta un modo

per affermare la legittimità del proprio essere omosessuali. Sono studiate le forme di appartenenza a gruppi omosessuali e il rischio di ghettizzazione che comportano, il caso di coloro che hanno amicizie solo omosessuali e il ruolo che hanno i locali gay.

Il commitment poi viene studiato in base alle differenze di genere, al tipo di relazione, stabile o

meno, che si è instaurata e alle scelte di visibilità intraprese.

Gli autori riportano come la visibilità omosessuale cambi nel tempo, analizzando quale sia il suo

rapporto con l’identità e quanto pesi il coinvolgimento in termini di visibilità. Spiegano inoltre quali siano gli atteggiamenti verso l’omosessualità, come si sia articolata l’omofobia, con episodi di

violenza e discriminazioni fino ai tragici casi di suicidio degli omosessuali.

Stato e Chiesa vengono accusati di avere avuto spesso un ruolo delegittimante, mentre una parte del volume viene dedicato al complesso fenomeno della transessualità, spiegando le norme mediche e giuridiche che lo consentono, gettando luce sul processo di riconoscimento della propria transessualità, sulle pressioni sociali di famiglia e scuola, sul cambiamento del sesso, sul contesto

sociale, familiare e lavorativo in cui avviene e sull’articolazione della sessualità e delle relazioni affettive. L’ultima parte del libro è dedicata alle contraddizioni socioculturali e alla gestione dell’incertezza, dell’indeterminatezza e della casualità dei rapporti.

I risultati esposti derivano da un’indagine survey condotta su un campione di 514 persone, da interviste in profondità, focus group e interviste agli esponenti delle principali associazioni LGBT.