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Dalla bisessualità elitaria (prevalentemente maschile) nel mondo antico ai rapporti sessuali “secondo natura”

2.Cenni di storia dell’omosessualità

2.1 Dalla bisessualità elitaria (prevalentemente maschile) nel mondo antico ai rapporti sessuali “secondo natura”

La storia dell’omosessualità non è sempre stata una storia di persecuzioni, condanne e repressione: in particolare nel mondo antico la morale e le pratiche sessuali erano molto diverse da quelle

dell’Occidente cristiano e da quelle attuali.

Uno dei libri più interessanti a riguardo è quello scritto da Eva Cantarella, Secondo natura. La

bisessualità nel mondo antico (1995) che propone un’ampia documentazione storica delle

consuetudini amorose dell’antichità greca e romana.

Da Saffo, ai miti antichi, dai poemi omerici ai lirici e ai tragici greci, attraversando anche tutta

l’epoca romana: vengono passati in rassegna i costumi sessuali dell’antichità, le regole del

corteggiamento, le manifestazioni erotiche, l’età che dovevano avere ἐρώμενος ed ἐραστής, la pederastia e come la legge e la morale sessuale regolavano questi rapporti amorosi.

E ancora, Cantarella conduce un’analisi sulle privazioni dei diritti politici dei prostituti e sulle sanzioni sociali previste in caso di violazione delle norme.

L’autrice confronta omosessualità ed eterosessualità nelle produzioni letterarie e filosofiche dell’antica Grecia, dedica alcune pagine all’amore omosessuale femminile, per poi passare alla

trattazione dell’amore omoerotico presso i romani, normato prima dalla Lex Scatinia e nel periodo augusteo, dalla Lex Iulia.

Si sofferma su come i poeti, da Catullo a Properzio, passando per Virgilio e Tibullo, abbiano trattato

l’amore omosessuale, su come fosse stato rappresentato dai Carmina Priapea e dalla satira; spiega

come veniva trattata dai legislatori la passività virile, quali erano le abitudini sessuali dei romani,

come si comportavano i potenti e quanto era diffusa l’omosessualità femminile a Roma.

Tratta di come veniva normato nei codici e nelle leggi promulgate dagli Imperatori l’omoerotismo

maschile e descrive i profondi cambiamenti apportati dalla tradizione giudaico cristiana, che arrivò, con Giustiano, a condannare a morte gli omosessuali: una profonda mutazione del concetto di natura: da allora sarebbe diventato secondo natura soltanto il rapporto eterosessuale.

Il cambiamento tra la concezione antica dei rapporti omoerotici e quella moderna, avviene proprio con la tradizione giudaico cristiana e si manifesta a partire dalle leggi emanate dall’Imperatore Giustiniano che iniziò a mettere a morte gli omosessuali. Da quel momento incominciò anche ad

estendersi l’idea secondo cui l’omosessualità costituirebbe un atto contro natura e che secondo

2.1.1 La funzione iniziatica dell’omosessualità nel mondo antico

Uno dei lavori più interessanti in merito è probabilmente quello di Bernard Sergent,

L'homosexualité initiatique dans l'Europe ancienne (1986), che qui affrontiamo attraverso l’analisi

critica che ne ha fatto Eva Cantarella (Iniziazione greca e cultura indoeuropea. Bernard Sergent,

L'homosexualité initiatique dans l'Europe ancienne. In: Dialogues d'histoire ancienne. Vol. 13, 1987.

pp. 365-375).

Riprendiamo, prima di dedicarci al testo di Sergent, la definizione di Van Gennep sui rituali di

iniziazione. Distinguendo i riti d’iniziazione da quelli della pubertà, Van Gennep, in merito ai primi,

scrive:

“Tutto ciò induce quindi a ritenere che la maggior parte di questi riti –di cui non si

potrebbe negare il carattere propriamente sessuale e di cui si può dire che facciano

dell’individuo un uomo o una donna, o lo rendano capace di diventarlo- rientri nella stessa

categoria di certi riti della nascita (come, per esempio, quelli della resezione del cordone

ombelicale), dell’infanzia e dell’adolescenza. Sono riti di separazione dal mondo asessuato

a cui fanno seguito riti di aggregazione al mondo sessuale, alla società ristretta costituita da tutti gli individui di entrambi i sessi e che interseca tutte le altre società generali e

speciali.”36

I riti di iniziazione quindi secondo Van Gennep, hanno un preciso carattere sessuale e rappresentano

un momento di separazione, a cui farà seguito l’aggregazione al mondo sessuato.

Tenendo conto di questa funzione fondamentale dei riti d’iniziazione, di preparazione alla vita

sessuale, sarà più agevole anche comprendere l’omosessualità iniziatica indagata da Sergent.

Il lavoro di Sergent, sviluppato in L'homosexualité dans la mythologie grecque, 1984 e soprattutto in L'homosexualité initiatique dans l'Europe ancienne, 1986, parte dall’ipotesi che l’omosessualità greca sia di origine iniziatica e sostiene che questa forma di omoerotismo iniziatico si sia sviluppata anche in altre culture:

quindi (dopo i primi otto capitoli, dedicati alla Grecia), sono dedicati i capitoli IX, X e XI, rispettivamente intitolati: "La probation du guerrier germanique", "Antiquités celtiques" e "Souvenirs indo-européens". L'ultimo capitolo, per finire, affronta e propone una risposta al

problema: si può parlare dell'omosessualità come di un'istituzione indoeuropea?” 37

Associando l’omosessualità iniziatica nell’antica Grecia alla funzione pedagogica di educazione dei

giovani, Sergent rileva che molti amori omosessuali si svilupparono in ambiente pedagogico, come, nel caso delle donne, nei thiasoi, o nelle scuole, come quella di Saffo. Queste rappresentavano delle

scuole iniziatiche femminili, simili ai gruppi iniziatici maschili38, caratterizzate da quel momento di

segregazione, che Van Gennep identificava come essenziale nei riti di passaggio e di iniziazione e rappresentavano momenti di preparazione ed educazione alla futura vita matrimoniale:

“La più antica testimonianza sull'omosessualità (che per un caso è quella di Saffo) collega

dunque istituzionalmente l'amore fra donne a quel rito di passaggio fondamentale nella vita femminile, che è il matrimonio. E Sergent fa rilevare a questo proposito, le analogie tra le iniziazioni femminili e quelle maschili. Come i ragazzi passavano un periodo "en brousse", apprendendo da caccia e la guerra, cosi le ragazze si riunivano ai margini della città, nelle

zone di confine: a Karyai, tra la Laconia e l'Arcadia, о a Limnai, tra la Laconia e la

Messenia, le spartane; le ateniesi a Brauron, una delle località dell'Attica più lontane dalla città. Qui esse vivevano un periodo di segregazione, esattamente come facevano i giovani maschi, e in questo contesto si stabilivano le relazioni amorose tra la maestra e alcune delle

sue allieve.”39

La somiglianza con le istituzioni iniziatiche maschili non deve però portare a credere che quelle

femminili fossero semplicemente l’imitazione di queste ultime, essendo la loro origine e il loro

sviluppo, autonomi.

Un’osservazione che fa poi Sergent riguarda il mito, riscontrando, a fronte di diversi miti iniziatici maschili, l’assenza, nell’antica Grecia, di miti iniziatici femminili.

Questo comunque non offusca la tesi di Sergent sulle pratiche iniziatiche femminili omosessuali, la cui esistenza è stata appurata anche da altri studi:

37

E. Cantarella, Iniziazione greca e cultura indoeuropea. Bernard Sergent, L'homosexualité initiatique dans l'Europe