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Quali sono le rivendicazioni, le battaglie e i principali obiettivi del movimento in generale e della sua associazione in particolare?

2.Cenni di storia dell’omosessualità

MOVIMENTO/ DELLE ASSOCIAZIONI COINVOLTE

R. Sabatini, UAAR Diritti di cittadinanza; lotta alle discriminazioni; riconoscimento giuridico

1- Quali sono le rivendicazioni, le battaglie e i principali obiettivi del movimento in generale e della sua associazione in particolare?

Fiorenzo Gimelli (Agedo Nazionale) Agedo nasce come gruppo di mamme lombarde che nel 1992-1993 decidono di metterci la faccia e rompere il velo di silenzio che c’era. La prima mission di Agedo è stata dare una mano ai genitori che avevano difficoltà quando i figli facevano coming out e non sapevano come gestire la situazione, entravano in crisi i rapporti personali… Agedo nasce

con questa mission. Poi Agedo si occupa oltre che dell’accoglienza dei genitori che entrano in crisi,

anche di attività nelle scuole, di informazione nei confronti di studenti ed insegnanti, in collaborazione con le altre associazioni e in collaborazione con gli organizzatori scolastici. I genitori vanno nelle scuole e portano la loro esperienza, per insegnare ai ragazzi e per evitare fenomeni di bullismo ed omotransfobia. Poi ci sono i rapporti con le istituzioni, per fare un po’di lobby per portare avanti i diritti delle persone LGBT. Noi ci occupiamo di questo. Io penso che per

il movimento LGBT, nato negli anni ‘70/’80, come movimento di liberazione, la prima

rivendicazione fosse il diritto di esistere e di non vivere nascosti. I gay che oggi hanno ottant’anni

hanno vissuto in quella situazione. L’idea che andava avanti era: “Non dire, non chiedere.” L’idea di poter accampare diritti non era proprio all’ordine del giorno. Il diritto di famiglia in Italia risale al

1975: quello che abolisce la patria potestà, abolisce la dissimmetria tra uomo e donna anche nella

famiglia etero…Siamo mal messi da questo punto di vista. Per loro non esistevano forme di

rivendicazione. I primi che provano a fare un’attività politica sull’onda del ’68 e dei momenti di liberazione, in Italia sono stati quelli del Fuori! Fronte Unito Omosessuale Rivoluzionario, poi dopo è stato declinato come radicale, ma prima era rivoluzionario. Parliamo degli inizi degli anni

un convegno di psicologi che parlavano di teorie riparative…erano proprio nuclei di temerari,

pochissime persone che si esponevano su queste tematiche. Era un fenomeno di pochi. Quando è morto Pasolini…quello era il clima dell’epoca. E per descrivere il clima dell’epoca, anche il libro

“Quando eravamo froci” di Andrea Pini è molto interessante. Un’altra persona che ha una

conoscenza sterminata è Giovanni Dall’Orto; sua mamma, forse su suo suggerimento, è la

fondatrice di Agedo e prima Presidentessa. Ora è una signora che ha quasi ottant’anni.

Mario Marco Canale (Anddos) Ovviamente il movimento LGBTIQ, che così si definisce nella sua interezza, è estremamente eterogeneo. I bisogni e le necessità non sono sempre gli stessi; ci sono delle specificità, a seconda della componente del movimento LGBTIQ. Possiamo forse riassumere tutto in una sola parola, dicendo parità di diritti e uguaglianza. Perché quando un diritto non è accessibile a tutti, non è più un diritto, diventa un privilegio. Ed è questo che noi dobbiamo combattere, sia come Anddos sia penso, dicendo questo, di esprimere anche il pensiero delle altre associazioni con cui ci siamo confrontati spesso. Il matrimonio in Italia oggi lo possono fare solo gli

eterosessuali; perché non può farlo anche un omosessuale? Questo allora cos’è, un privilegio o un

diritto? Se il matrimonio è un diritto, uno Stato laico dovrebbe permettere a tutti di esercitare questo diritto. Poi posso capire se il matrimonio omosessuale togliesse alcuni diritti a quello eterosessuale; allora lì si potrebbe aprire una discussione. Ma dal momento che il matrimonio omosessuale non toglie niente a quello eterosessuale per quale motivo non dovrebbe essere contemplato? Quindi

possiamo riassumere tutto nel diritto all’uguaglianza, in un Paese laico che tratta i propri cittadini

allo stesso modo. È ovvio che l’uguaglianza vera e propria non la può fare solo una legge. Bisogna costruire la società nell’uguaglianza. Se pensiamo agli Stati Uniti cinquant’anni fa c’erano leggi che

garantivano sia ai neri che ai bianchi gli stessi diritti, ma c’è voluto molto più tempo perché la

società si convincesse della giustezza di questa situazione.

Flavio Romani (Arcigay)Il motivo per cui Arcigay come altre associazioni LGBTQI italiane esiste, è quello di migliorare la condizione di vita di persone gay, lesbiche e trans in Italia. Nel nostro Paese ancora oggi il peso di secoli di pregiudizi è molto forte e rovina la vita quotidiana delle

resto del mondo il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso, in molti Paesi, è una realtà da molti anni. In: Olanda, Spagna, Portogallo, Francia, Gran Bretagna, Uruguay, Argentina, Canada... Questi Paesi vicini come cultura e sentire religioso, hanno approvato le unioni tra persone dello stesso sesso in modo tranquillo. Anche nella cattolicissima Spagna, dal 2005. Non è successo nulla di quello che è paventato dai conservatori di casa nostra. Non significa che tutti i gay e tutte le lesbiche vorranno sposarsi: alcune lo vorranno, altre decideranno di no, ma la cosa fondamentale è avere la possibilità di scelta. Mentre ora il matrimonio a noi è negato. È discriminazione. Nega alle persone omosessuali la possibilità di accedere ad un istituto giuridico in virtù dell'orientamento sessuale. Le nostre coppie, i nostri amori, la nostra affettività, i nostri progetti di vita non hanno nessun riconoscimento da parte delle istituzioni. Chiediamo una serie di diritti e doveri verso un'altra persona. L'Italia è l'ultimo tra i Paesi occidentali a non aver nessun tipo di regolamentazione.

Un altro intervento legislativo importante per noi riguarda la legge contro l'omofobia. L'allargamento della legge Mancino anche nei casi di omofobia e transfobia, per atti di violenza dovuti all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Ora è lo stallo totale: la proposta di legge passata alla Camera l'anno scorso è uscita in maniera strana. Conteneva anche un paragrafo malefico all'inizio della legge: tutta una serie di persone, organizzazioni ed enti in nome della libertà di opinione potevano non essere colpiti da questa legge. Tutto questo discorso è stato riposizionato: dalle persone vittime di odio da tutelare, a un discorso teorico sulla libertà di opinione. La legge è alla Commissione giustizia del Senato da settembre 2013.

C'è poi la questione che riguarda le persone transessuali e il bisogno di una nuova normativa che renda meno una via crucis l'iter di passaggio delle persone transessuali che vogliano compiere la transizione da donna a uomo o da uomo a donna. La legge attuale è del 1982 e per quegli anni era molto avanzata. La legge attuale è sempre stata interpretata in modo che le persone transessuali fossero obbligate ad operarsi, prima di avere i documenti con un nuovo nome ed un nuovo genere. Questo è ingiusto e massacrante per le persone transessuali. Tante non vogliono mutilare il proprio corpo e diventare sterili. Questo per coloro che non vogliono arrivare fino all'ultimo passo, ma anche per gli altri, nel corso dei 3-4 anni dall'inizio alla fine del processo, girano con un aspetto esteriore diverso da quello che dice la loro carta di identità e passaporto. Ogni volta che devono

passare la frontiera, andare in banca, pagare con la carta di credito… se gli chiedono i documenti di

identità, per fare qualsiasi cosa, hanno un aspetto che dice una cosa e un documento che ne dice un'altra. E ogni volta bisogna spiegare la situazione, trovandosi anche con persone non così accoglienti. Provoca uno stress notevole con ripercussioni importanti sulla vita delle persone transessuali. Una revisione profonda della legge 184 del 1982 aiuterebbe tutte le persone transessuali italiane. Il nome sul passaporto e la carta di identità dovrebbe essere quello che loro si

scelgono.

Paola Brandolini (Arcilesbica) Uno dei primi obiettivi del movimento e della nostra associazione è sicuramente promuovere la visibilità dell'omosessualità, nel nostro caso in particolare del lesbismo. Visibilità significa innanzitutto promuovere la libertà di lesbiche e gay frutto di una accettazione di sé nel contesto sociale, in tutti gli ambiti di quest'ultimo. E farlo attraverso azioni di empowerment che derivano dal fare comunità, dal creare iniziative culturali che hanno come tema la nostra vita, a iniziative che mettono in discussione un sistema che non prevede l'omosessualità. Il primo obiettivo, a mio avviso, è ancora quello di liberare lesbiche gay e trans dalla paura di essere se stessi. E lo si fa intervenendo su di noi, ma anche sui contesti sociali micro o macro che siano.

Sicuramente inoltre il grande obiettivo del movimento è quello della parità di diritti. Parità in campo familiare, nel lavoro, a scuola. Parità significa istituti giuridici accessibili anche alle persone LGBT, ma significa anche contesti sociali che prevedano l’ esistenza dei nostri figli (la scuola), delle nostre relazioni, della nostra sessualità (la sanità, il lavoro, la cultura). La mia associazione è costituita e diretta da lesbiche, e ha dunque oltre a tutto quanto sopra, l'obiettivo specifico di dare visibilità e protagonismo alla parte femminile della realtà e della cultura omosessuale per evitare l'annullamento nel neutro maschile e per rafforzare una specificità femminile all'interno di quella genericamente e neutralmente (quindi maschile) omosessuale.

Collettivo Caos Caserta Il nostro collettivo è nato come un collettivo LGBT studentesco e quindi ha sempre avuto al suo interno adolescenti (dai 15 ai 22 anni). Pertanto, essendo un collettivo e formato da ragazz* gli obiettivi principali sono: Favorire un ambiente sereno nelle scuole in caso di coming out da parte di un alunno attraverso dibattiti riguardo la tematica LGBT o richiedendo

assemblee d’istituto; Sensibilizzare la cittadinanza attraverso flashmob e assemblee pubbliche; Informare e discutere con adolescenti di qualsiasi sesso e orientamento sessuale della “cultura LGBT” (Storia del movimento, personaggi storici LGBT, film...)

Edda Billi (Casa delle donne) Siamo ancora tanto, tanto lontani da quella che si può definire tolleranza. Io comunque odio la tolleranza. Si tollera qualcuno perché ci si sente superiori; il fatto

l’angoscia della situazione. Perché io sono io, io sono mia, si diceva con il femminismo, noi siamo e

non vogliamo che qualcuno dica che sono o che siamo. Invece oggi siamo ancora a questo punto. È una cosa molto sottile, però io trovo che sono lotte minoritarie e il fatto di essere nella “minorità” non mi rallegra affatto. Io vorrei essere tanto quanto; non voglio supremazie. Lo dico sia per le donne, nella loro lunghissima battaglia contro il patriarcato, che c’è ancora… perché saprai bene, lo dico da tanto tempo, che è vero che il patriarcato è morto, ma ha un fratello gemello che è persino più cattivo del primo. Si rischia, in questa lotta continua, di essere spesso e volentieri minoritari ed

io odio la “minorità”. Il fatto di dire “Io sono” e “sono al di là di te che mi riconosci” dovrebbe

essere alla base di tutti i gruppi omosessuali e lesbici. Io poi credo che esista la possibilità di

rapporti tra donne che vada al di là del lesbismo. Io la chiamo “lesbicità” e sarebbe la possibilità di

uno scambio amorevole tra donne, di conoscenza, di aiuto reciproco, di piacevolezza, perché i corpi delle donne quando si incontrano si scambiano piacevolezze, che vanno al di là del sesso. E se noi curassimo di più la lesbicità forse anche le giovani generazioni potrebbero capirci di più. È

un’elaborazione da approfondire… mi aspetto sempre che qualcuno prenda in mano questo concetto

che ci porterebbe molto lontano. È uno scambio di anime, di sensazioni profonde che non ha bisogno dello scambio fisico. Anche quello, ci mancherebbe, ma lì si entra nel lesbismo. La

“lesbicità” è qualcosa di diverso. È indubbiamente un’altra cosa. È il rapporto fecondo che c’è stato

tra donne agli inizi del Femminismo, quando scoprimmo che i miei problemi erano i tuoi, che i tuoi

erano quelli di Maria che stava accanto a te… di Luisa, che abitava a Belluno, di Costanza che

abitava in Sicilia…ci siamo accorte che quello che credevamo fosse un problema personale era la voglia di esistere al mondo e che insieme potevamo anche riuscire a sconfiggere questo benedetto

patriarcato che entrava dappertutto… che veramente aveva in mano le leve di tutto. Se non altro non

ha più la nostra anima e questo è già qualcosa. Che è la coscienza femminista di esistere per sé. Forse riprendendo questo concetto qualcuno dei semi che abbiamo seminato potrebbe anche

fiorire…

Irene Pasini (Cassero) Al momento le principali rivendicazioni del movimento LGBT italiano e quindi anche del Cassero sono sicuramente quella per la legge contro l'omo-bi-transfobia e quella sul matrimonio omosessuale.

Yuri Guaiana (Certi diritti) Per quanto riguarda il movimento LGBT in generale ormai è riunito nel chiedere semplicemente una cosa, cioè il diritto all'uguaglianza che si articola poi nella parità di trattamento, sotto il profilo del diritto di famiglia, quindi il matrimonio egualitario, il pieno accesso a tutti gli istituti che ci sono già nell'ordinamento giuridico italiano e, qualora venissero creati nuovi istituti, che questi venissero aperti anche alle persone e alle coppie dello stesso sesso; l'altra

richiesta è quella che ci sia un impegno statale e una struttura che permetta di combattere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere e l'espressione di genere e che questa struttura che dovrebbe combattere le discriminazioni sia incrementata dallo Stato con adeguati finanziamenti. Questo per quanto riguarda il movimento in generale. L'associazione Certi Diritti condivide queste battaglie, fa del matrimonio egualitario una sua battaglia, anzi, l'associazione Certi Diritti chiede una riforma complessiva del diritto di famiglia che preveda non solo il matrimonio egualitario, che rimane comunque l'elemento strategico, fondamentale, ma che preveda anche la creazione di nuovi istituti più leggeri, come il Patto di Solidarietà, Unioni libere...insomma, degli istituti aperti sia ad etero che ad omosessuali che permettano ai cittadini di avere un pacchetto di soluzioni per organizzare i propri affetti tra cui scegliere. Nella riforma che abbiamo in mente c'è anche una riforma del divorzio, che sia un divorzio breve e non il calvario a cui sono sottoposti i cittadini, le coppie, una riforma della Legge 40, l'accesso alla fecondazione assistita anche eterologa per le coppie lesbiche e gay... questo per quanto riguarda il diritto di famiglia. Naturalmente condividiamo anche l'aspetto che riguarda il combattere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere e l'espressione di genere, nonché la richiesta di pari opportunità per tutti. Noi come associazione Certi Diritti tendiamo a non enfatizzare la soluzione penalistica dell'anti-discriminazione, quindi non ci interessa più di tanto un rafforzamento delle pene contro gli atti di discriminazione, quanto piuttosto delle azioni positive che lo Stato dovrebbe mettere in campo per cambiare la mentalità, fare formazione agli operatori della giustizia, della scuola, dell'amministrazione pubblica, delle forze dell'ordine...in modo che siano tutti preparati ad accogliere nel miglior modo possibile le persone LGBT, in modo tale da partire dalla pubblica amministrazione per smontare il pregiudizio e per dare l'esempio di buone prassi che si possono seguire in tutti gli altri contesti. Naturalmente questo non basta, ci sono anche le campagne...un tema che noi affrontiamo e per il quale siamo un po'i pionieri nell'associazionismo LGBT è quello delle persone intersessuali, cioè i diritti umani violati costantemente delle persone intersessuali, sottoposte spesso e volentieri a delle operazioni chirurgiche per conformarli a quella che viene considerata la normalità dell'aspetto genitale di un sesso piuttosto che dell'altro, in età neonatale, quindi senza che possano esprimere il loro consenso; ancora, ci occupiamo dei diritti

che i lavoratori dovrebbero avere, in particolare per i lavori usuranti, come potrebbe essere il lavoro sessuale. C'è poi un altro aspetto che è, anche se un po'meno, in questo periodo, al centro dell'azione del movimento e un po'meno della mia associazione, perché noi siamo un'associazione che si occupa di advocacy e di diritti umani. È quello della prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, in particolar modo dell'HIV, cosa che noi facciamo relativamente. Non è più in questa fase una questione di diritti umani ma una questione di prevenzione, di politiche pubbliche, di servizi. Noi affrontiamo questo aspetto nel senso che è una nostra richiesta costante quella di far si che lo Stato si faccia carico di campagne di sensibilizzazione, di accessibilità ai preservativi, ma noi non offriamo questi servizi, come associazione non facciamo campagne di prevenzione piuttosto che altro; ma distribuiamo anche noi preservativi, come fanno tutte le associazioni.

Maurizio Nicolazzo (Circolo Maurice) In generale il movimento LGBT è impegnato nelle lotte per il raggiungimento di parità di diritti per le persone LGBT, per la loro dignità e per la laicità della società. Il Maurice è un’associazione nata nel 1985 la cui attività è stata da sempre finalizzata a combattere ogni tipo di discriminazione e pregiudizio, con particolare riferimento al diritto alla libera espressione dell'orientamento sessuale e dei percorsi dell'identità di genere.

Andrea Maccarrone (Circolo Mieli) Il movimento in generale, e la nostra associazione in particolare, si pongono sostanzialmente tre tipologie di obiettivi: 1) obiettivi politici, riassumibili in tutto ciò che comporta riconoscimento di diritti, politiche di lotta alle discriminazioni e di promozione delle differenze, interventi istituzionali a tutti i livelli territoriali; 2) obiettivi socio-culturali con riferimento alla visibilità della comunità al cambiamento di mentalità, superamento di omofobia e transfobia, informazione corretta sui temi che ci riguardano e sulle nostre realtà familiari e affettive, l'accettazione come valore delle differenze di orientamento sessuale e identità di genere, ma anche rafforzamento della cultura della comunità, etc. 3) obiettivi di servizi e socialità riferibili a tutti quei servizi di assistenza, consulenza, supporto, di socializzazione, informazione, salute che le associazioni offrono alla comunità.

Le tante associazioni esistenti possono focalizzarsi su uno o più di questi obiettivi, ad esempio le associazioni LGBT sportive offrono spazi di socialità e aggregazione, e la loro azione può avere un impatto socio culturale anche importante ma magari non sempre sono impegnate direttamente nell'azione di advocacy a livello politico e istituzionale, mentre altre associazioni hanno una forte caratura politica ma non offrono servizi o spazi di socialità etc. Il Circolo Mario Mieli è da sempre attivo su tutti e tre questi obiettivi con una forte attenzione all'aspetto comunitario, sociale e culturale, una ampia e apprezzata offerta di servizi, con attenzione specifica anche al tema dell'HIV e Aids è un forte impegno politico istituzionale nella promozione dei diritti a tutti i livelli.

Giuseppe Sartori (Circolo Tondelli) Per quanto riguarda il movimento LGBT in generale, in

questi anni, i principali obiettivi sono: la lotta e la prevenzione all’omofobia, l’integrazione nella

società e il riconoscimento delle famiglie omosessuali, questo declinato anche a livello locale. Il Circolo Tondelli fa parte del movimento ormai da 15 anni e siamo in linea anche con le

rivendicazioni proposte dall’ILGA conference di Riga. Pensiamo che ancora molto si debba fare…

Giuseppina La Delfa (Famiglie Arcobaleno) Parlo di Famiglie Arcobaleno, perché nel

movimento non siamo tutti d’accordo. Per quanto riguarda Famiglie Arcobaleno, l’obiettivo

riassunto in due parole è: pari dignità e pari diritti. Questo vuol dire avere le stesse tutele degli altri cittadini di fronte alla legge dal punto di vista formale ma anche simbolico. Chiediamo le stesse tutele e gli stessi diritti di tutti gli altri, sia come coppie con famiglie che come singoli. Questo è

l’obiettivo finale della lotta. Poi ci sono degli obiettivi urgenti. E per noi l’obiettivo più urgente è la tutela dei nostri figli nei confronti dell’altro genitore non riconosciuto. A livello di movimento e delle principali associazioni italiane, l’obiettivo penso sia essenzialmente quello nostro.

Angelo Pezzana (Fuori! Torino) “Bisogna distinguere tra il prima e il dopo: agli inizi, nel ’71 è

nato il Fuori! Il primo movimento di liberazione omosessuale in Italia; il problema principale allora

era l’affermazione di se stessi, la visibilità. Prima essere omosessuali era una condizione nascosta.

Le battaglie dei primi 10 anni quindi sono state quelle per la visibilità: farci conoscere,

manifestazioni politiche, marce, agire sui media… abbiamo creato noi stessi il mensile Fuori! Erano

rivendicazioni per essere riconosciuti come tali. Raggiunta la visibilità ed essendo diventata