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2.Cenni di storia dell’omosessualità

MOVIMENTO/ DELLE ASSOCIAZIONI COINVOLTE

R. Sabatini, UAAR Ostacoli politici; stereotipi; posizioni ufficiali della Chiesa

3- Quali ostacoli, difficoltà e problemi incontrate?

Fiorenzo Gimelli (Agedo Nazionale) La pubblica opinione sta facendo grossi passi avanti. Se guardiamo le ultime statistiche prodotte da Ilvo Diamanti su un campione significativo, la percentuale di persone favorevoli al matrimonio egualitario hanno superato la maggioranza. Tra gli

mia madre, una volta che ha capito, ha tirato fuori le unghie e difende a spada tratta la nipote. E mia madre oggi ha 86 anni. Sia mia figlia che il resto della mia famiglia non hanno particolari problemi. Se mia figlia avesse dei problemi è chiaro che io non potrei mai fare il Presidente di

un’associazione. Il problema principale è nella non conoscenza. Quando sono passati divorzio e

aborto, il referendum ha dato una maggioranza schiacciante perché erano cose che quasi tutte le

famiglie avevano vissuto da vicino. Nel caso dell’omosessualità, dato che solo il 20% delle persone fa coming out in famiglia, nell’ambiente dove vive, la maggior parte delle persone omosessuali o

transessuali sono dei fantasmi. Questo fa si che il fenomeno sia considerato quello di un’assoluta minoranza. Mentre noi sappiamo dalle statistiche che in una classe di 30 ragazzi, 2 o 3 sono gay. Se la società non è accogliente, le persone non fanno coming out. Quando mia figlia a scuola ha

fatto un anno all’estero, su 23 ragazzi di quella scuola, erano in Norvegia, 6 si sono rivelati

omosessuali. E mia figlia apparteneva ancora agli etero, perché ha fatto coming out piuttosto tardi. La società norvegese è più tranquilla…nessuno chiede, si meraviglia… il fatto di quello che fai sotto le coperte e che il tuo cuore pulsa per una persona del tuo stesso sesso, non interessa. Non è

una malattia infettiva… Ci sono studi bellissimi dell’Associazione Americana dei Pediatri, una

review su trent’anni di letteratura scientifica che dicono che i figli delle famiglie omogenitoriali non hanno nessun trauma, salvo quelli che gli crea la società. Acquisiscono una maggior capacità di

resilienza. Quest’anno per la prima volta l’Istat ha contato anche le famiglie omogenitoriali… Alcuni poi confondono anche la pedofilia con l’omosessualità. Secondo me altrimenti il rifiuto delle persone non si spiega…è meglio che un bambino stia in una casa famiglia, viva da solo? In una

società poi dove solo la metà dei ragazzi vive in una famiglia tradizionale mentre la metà vivono in

famiglie monogenitoriali, di separati, divorziati, single… poi nessuno impone ad altri delle scelte.

Quando dicono: la famiglia eterosessuale è messa in crisi, è un’idiozia cubica. Si possono rendere difficili alle persone omosessuali i loro legami affettivi, ma non si può costringere nessuno a diventare eterosessuale. Visto che non è una scelta ma una condizione in cui si trova e che se potesse non si sceglierebbe: non ci si mette da soli in una situazione di difficoltà… alcune

affermazioni sono quindi prive di senso e dovute a quella sessuofobia (ancora prima dell’omofobia),

veicolata dalle grandi religioni monoteiste, soprattutto. Noi qui abbiamo i Cattolici, ma altrove forse

sono anche peggio…

Mario Marco Canale (Anddos) Certamente la legge. In Italia non ci sono leggi che tutelano le

persone omosessuali. Non ci sono leggi contro l’omofobia e questo è un grande problema. Non

esiste una legge egualitaria per il matrimonio, anzi, da noi non è riconosciuta nessuna forma di

unione tra persone dello stesso sesso…si deve passare prima di tutto alla tutela legale. Poi il fatto

tutto il resto…oggi si discute anche su cosa dire in una scuola per non alimentare l’omofobia. L’anno scorso si parlava di una Preside di una scuola di Ascoli Piceno che, quando nella giornata contro l’omofobia un gruppo di studenti è andato da lei con una circolare contro l’omofobia nella

scuola, lei ha detto: “Io non capisco e non concepisco come fanno due persone dello stesso sesso ad

andare a letto insieme; a me gli omosessuali fanno schifo.” Non ha autorizzato la diffusione di

questa circolare. Noi come Anddos siamo intervenuti, andando a parlare con i vertici della Regione Marche, abbiamo scritto anche al Provveditorato; la Preside non è ancora stata rimossa; ma faremo

un’azione pubblica…questa è la realtà: una Preside può permettersi di dire ad uno studente, “A me gli omosessuali mi fanno schifo” e nessuno la manda via, perché non c’è una legge che ci tutela. La gente poi ha paura delle diversità, delle cose che non conosce. L’opinione pubblica parte sempre da

questo assunto: se io non conosco non capisco e se non capisco mi spavento perché non sono in

grado di affrontarlo…ecco perché la conoscenza, parlarne, è sempre cosa buona e giusta perché fa avvicinare di più l’opinione pubblica. E la gente ed inizia a mutare l’opinione sull’omosessualità. Leggevo proprio oggi che l’Italia è uno dei Paesi più omofobici d’Europa, dove le persone non

vedono di buon occhio gli omosessuali e soprattutto le persone transessuali. Perché il trans fa

ancora più paura dell’omosessuale; il trans è per molte persone un Ufo, un oggetto non identificato, che turba perché non sai se lo devi trattare da uomo o da donna, non sai cosa potrebbe fare…non sai

come si potrebbe comportare. Sei impreparato. Perché manca la legge e poi il dialogo, la cultura. Ci sono tante idee anche rispetto al Pride, che è il momento di maggiore visibilità della comunità LGBTQI. Ci sono idee completamente contrastanti: ci sono molti gay che dicono: il pride è cosa

buona e giusta, molti che non sono d’accordo, perché dicono che ci fa vedere non nella nostra

dimensione reale ma in una dimensione troppo festaiola e poco seria. In realtà, a prescindere dal messaggio che passa, è comunque un momento di visibilità e noi abbiamo bisogno di visibilità, perché la visibilità porta nel tempo anche alla normalità.

Flavio Romani (Arcigay) Le difficoltà sono di tipo politico legislativo. Abbiamo sempre trovato una classe politica indegna che non è mai riuscita a capire le nostre problematiche e non ha mai voluto affrontarle. Siamo però convinti che la nostra azione è stata un successo dal punto di vista

Citando Grillini, al primo pride a Bologna c'erano 500 persone: erano tutti quelli che potevano uscire per strada a dire che erano gay e che erano contenti di esserlo. Dall'ultima statistica Istat, quindi ufficiale, quelli che si sono dichiarati gay dall'ultimo censimento, sono 1 milione di persone; ma 3 o 4 volte di più forse non si dichiarano...si tratta di una persona ogni 50 che dichiara ad un organo ufficiale, molto tranquillamente. Questo progresso culturale e sociale lo vediamo nella vita di tutti i giorni. I vicini di casa, i parenti sanno tutto...e non è nemmeno più un argomento che stupisce. Viene accettata con una grande normalità. Esistono, certo, ancora sacche di omofobia ed emarginazione. Noi continuiamo a lavorare continuamente per fare in modo che non si facciano passi indietro. Teniamo alta la difesa di quello che abbiamo conquistato a livello culturale e sociale (ma non politico ancora).

Paola Brandolini (Arcilesbica) Le barriere maggiori sono state da sempre una vita politica ostaggio del Vaticano e scarso coraggio e lungimiranza da parte di classi politiche deboli, anche e soprattutto quelle di sinistra.

Collettivo Caos Caserta Gli ostacoli principali, soprattutto in piccole città come Caserta, sono le mentalità cattofasciste del Paese che spesso si riflettono in una chiusura da parte delle scuole o della cittadinanza generale in caso di manifestazioni.

Edda Billi (Casa delle donne) Con il femminismo noi abbiamo fatto una lotta, effeminando tantissimo. Non è che il mondo sia uguale… Da quarant’anni a questa parte, da quando sto io in lotta (è dagli anni ’70 che mi muovo io in questa direzione) ne abbiamo seminate tante di verità più

o meno profonde. Semi dappertutto…ora, qualche seme ha fiorito, altri sono ancora lì che aspettano,

altri ancora sono anche morti. È la natura stessa dei semi. Oggi non possiamo più muovere le masse

come una volta…con il femminismo bastava una telefonata e il giorno dopo eravamo cento mila in piazza…non c’erano i telefonini e nemmeno le e-mail; c’erano solo i gettoni. Ma bastavano pochi gettoni e si scendeva in piazza in centomila. Perché eravamo all’inizio e le donne avevano iniziato a

prendere coscienza che i sessi erano due e che si valeva tanto quanto. Questa è stata la grande

scoperta del femminismo. Che non doveva esserci un sesso egemone che decideva per l’altro. Il

fatto di guardare il mondo con i propri occhi da parte delle donne è stata per me la più grande scoperta che si sia mai fatta. Il femminismo per me è la rivoluzione più grande al mondo dopo il cristianesimo. Se solo si riuscisse a farlo capire alle giovani… non so se ci siano questi ricorsi

storici…c’è stato un ventennio berlusconiano che ha fatto massacro delle nostre verità e siamo

uscite con donne oggi che indubbiamente valgono di più, contano di più, ma mi chiedo con quanto

Poi i tempi sono molto particolari. C’è questa terribile cosa dell’ISIS che a me sconvolge: l’idea che

delle donne perché donne possano venire sgozzate è una cosa che mi mette terrore. Per loro e per noi. Il fatto che al grido di “Dio è con noi”…che ci sia un Dio che gli dica di fare questo è una cosa pazzesca. È un pericolo che esiste nel mondo e lo tocchiamo quasi con mano. Le nostre piccole lotte diventano piccole cose se non ci si unisce, se non ci si scambia, se non si riprende il dialogo, se non non si sta molto accorti e accorte. Si rischia di rimanere minoritari e minoritarie e questo non porta quasi da nessuna parte. Il patriarcato e il fondamentalismo si confondono molto. I fondamentalisti

sono dei patriarchi puri; non è un caso che sia scoppiata in questa maniera così virulenta…che il

patriarcato sia morto, come dicono le nostre amiche milanesi, è anche vero, perché dentro di noi è

morto, l’abbiamo sconfitto, è morto nelle donne coscienti che hanno preso coscienza…però rimane

il fatto che hanno un potere grandissimo: hanno in mano le leve del potere e le leve del potere fanno tutto. Hanno in mano i mass media, hanno in mano le religioni di tutti i tipi…e le donne sono sempre la seconda categoria. E questo dovrà finire. Perché quando si nasce si nasce maschi o femmine; poi ormai i due sessi sono infiniti -perché dire oggi “c’è solo un maschio e una femmina” escluderebbe il transgenderismo e le infinite forme del sesso; poi rimane il fatto che la base sono il maschio e la femmina-; ma solo nel momento in cui io valgo tanto quanto te, forse potrebbe

cambiare qualcosa nel mondo. C’è dalla parte del patriarcato la tendenza a dire: “Io sono quello che conto ed io al massimo ti riconosco”. Ed io non ne voglio sapere che tu mi riconosca. Io non riconosco te. Esisti perché ti riconosco io: è reciproco. Il femminismo non ha mai detto: “Io valgo di più”; a differenza del maschile, ha sempre detto: “Io valgo tanto quanto”. Loro dicevano: “Io valgo di più e ti inglobo.” Per il femminismo è, io valgo tanto quanto te e tu tanto quanto me, e mi devi

rispettare come io rispetto te. Questa è una bella verità, è un assioma; che può portare molto avanti

nella possibilità di una liberazione. Ricordanti che non c’è libertà senza liberazione. Uno lotta per la libertà…noi ne abbiamo fatte bandiere meravigliose. Poi c’è addirittura chi ce l’ha presa, ha tentato di portarsela via, l’ha usata anche per il nome di un partito…è una cosa pazzesca prendere i concetti e le parole e svuotarli di significato. Quando noi parliamo di libertà, la nostra libertà era: “Io esisto tanto quanto te.” Ma senza liberazione è difficile arrivare alla libertà… siamo ancora aggrovigliate

temi. C’è una situazione particolare in Italia per cui i partiti politici o sono totalmente insensibili al

tema e sono per questo difficili da approcciare, oppure hanno sviluppato al loro interno una serie di ragionamenti sul tema e privilegiano come interlocutori i rappresentanti LGBT all’interno del

singolo partito senza aprirsi più di tanto al movimento e all’associazionismo. Questo a volta rappresenta un problema, altre meno, perché a volte le persone all’interno dei partiti fanno parte del

movimento e si riesce ad interloquire con loro, però il problema principale è la scarsa sensibilità dei partiti politici italiani, di destra e di sinistra, senza alcuna differenza.

Maurizio Nicolazzo (Circolo Maurice) L'altissimo livello di omolesbotransfobia a tutti i livelli della società e in situazioni quotidiane, l'ignoranza che persiste, l’ impenetrabilità del quadro politico, soprattutto nazionale/parlametare/governativo, molto legato alle gerarchie vaticane. Nella società eteronormativa/eterocentrica/eterosesessista e transfobica è difficile identificare ambiti in cui esse operino specificatamente; agiscono a tutto tondo: 1) in modo "implicito": -il dare per scontato che le persone siano etero e la concezione "biologica" del rapporto sesso/genere, sono un primo livello,

-passando per la cortina del silenzio sui temi, -la non nominazione (magari sostituendo le parole Glbt con altre: è così, è di quella parrocchia, è come lui/lei, etc... - e le parole degradanti (frocio, travione, lesbicona, etc), anche se non dirette esplicitamente verso qualcun@, usate in generale come insulto; creano un'atmosfera negativa nei confronti delle "sessualità non conformi" e dunque non facilitano la vita alla persone Glbt e la loro trasparenza; 2) attraverso discriminazioni "attive" -spesso celate: ad es. non ti assumo perché sei glbt e non te lo dico; - ma anche esplicite: non ti affitto al camera perché ho di fronte una coppia g/l o perché sei una persona trans e te lo dico; -sino all'aggressione e violenza. In questo quadro generale, sicuramente l'ambito del lavoro (non assunzioni, non riconoscimenti di carriera, spostamenti ingiustificati di mansioni, mobbing, licenziamenti senza "giusta causa", etc.) e della scuola (bullismo omolesbotransfobico con vessazioni, ingiurie, insulti sino alla violenza fisica) sono forse i più delicati....

Andrea Maccarrone (Circolo Mieli) Spesso l'indifferenza, o la sottovalutazione dei fenomeni sono il principale nemico. Molto spesso una disinformazione o un cattivo uso del linguaggio da parte dei media e della politica nell'affrontare le nostre questioni. Altre difficoltà sono certamente legate alla natura del movimento Lgbt stesso, alle sue dinamiche interne e alla scarsa capacità di fare fronte unitario e di coinvolgere e mobilitare, con rare ma molto significative eccezioni, la comunità e la società civile.

c’è ancora la difficoltà a fare questo percorso…a volte ancora non si ha chiara la possibilità di fare un percorso di cittadinanza…sul fronte politico dobbiamo fronteggiare la situazione di una classe di

amministratori locali che conosce poco il fenomeno, che non ha una cultura dei fondamenti dei diritti umani e delle convenzioni internazionali che sono alla base del nostro lavoro di

riconoscimento e di lotta alle discriminazioni. C’è anche un grosso lavoro culturale da fare. Noi cerchiamo di occuparci anche dell’ambito scolastico, dell’informazione, perché i cittadini non sono abbastanza informati…il lavoro di lotta alla discriminazione prevede un investimento culturale

molto forte. Cerchiamo di farlo nei limiti delle nostre possibilità.

Giuseppina La Delfa (Famiglie Arcobaleno) Gli ostacoli sono che quelli che io chiamo i reazionari non vogliono né sentirci né ascoltarci; questo è un problema, perché non puoi dialogare

con qualcuno che non vuole parlare con te. Ma soprattutto è la visione e l’organizzazione di questi

gruppi, negli ultimi anni in particolare, che stanno facendo un vero muro a difesa delle loro prerogative e dei loro privilegi e impedendo che la nostra parola arrivi dove deve arrivare e

ostacolando la diffusione di una cultura dell’accoglienza. Lo fanno con tutti i mezzi, agendo e

facendo pressione presso la scuola, la politica, con i media… questo è il principale freno. Con gruppi che non solo non concedono nulla, ma si organizzano per ostacolarci il più possibile. E ci riescono anche bene. Anche se non abbastanza. Perché alla fine rimangono una minoranza, ma una minoranza talmente bene organizzata, che riescono a fare tanto rumore anche per nulla.

Angelo Pezzana (Fuori!) La barriera più grande è ancora e sempre la Chiesa cattolica. Anche se sta facendo una politica verbale contro le tradizioni, per cambiare atteggiamento verso i divorziati;

quando il Papa ha detto: “chi sono io per criticare gli omosessuali?” La parola rispetto…ma sono

parole che se non trovano una realizzazione nel cambiamento della dottrina non servono a nulla. In Italia gli omosessuali non vengono impiccati, come in Iran o in Africa o nell’estremo Oriente. Non siamo paragonabili a quei regimi dittatoriali. Ma di diritti non ne abbiamo nessuno. La Chiesa quando si esprime è su posizioni ancora molto ostili. Il lato negativo viene soprattutto dalla Chiesa

famiglie che fanno questo, anche eterosessuali. Ora quelle omosessuali devono farlo all’estero. Se l’Italia fosse a un livello di modernità decente, saprebbe che tutto questo avrebbe come risultato l’allargamento delle famiglie stesse. Tante cose che si dicono: scompariranno le parole “papà e mamma”, i bambini non ci saranno più…Genitore1 e genitore2…non è vero niente. E’solo per

terrorizzare chi non sa. Sarà sui documenti, genitore 1 e genitore 2. Continueranno ad essere

chiamati mamma e papà. Il mondo moderno è pieno di famiglie divorziate dove c’è una mamma

senza il papà o viceversa. Bisogna capire che il mondo cambia e bisogna vivere in questa modernità

che ha dei lati negativi ma anche molti positivi…io conosco già coppie omosessuali che hanno adottato o procreato…tutto si copre, se si parla di figli tutto è proibito. L’educazione cattolica che la

maggior parte degli italiani di una certa età ha –quando si guardano i sondaggi coloro che hanno

un’età sotto i trent’anni hanno posizioni molto più avanzate-, ha molte forme di ipocrisia, di paura e

di sessuofobia.

Katia Acquafredda (LLI) Sembra di andare avanti per inerzia, ed è venuto un po’ meno il

potenziale rivoluzionario del movimento.

Anche perché, per non apparire divisi, abbiamo da tempo un po’ rinunciato a discutere al nostro interno.

Alessandro Rizzo (Milk Milano) A livello culturale, personalmente, non trovo ostacoli. Organizzando presentazioni di libri, serate dedicate ad esempio a Luchino Visconti o al teatro LGBT, o all'imprenditoria e al management LGBT, con un'associazione di imprenditori LGBT...non ci sono grandi ostacoli. Di solito c'è una grande presenza di pubblico. Anche se a volte è lo stesso pubblico che si ricicla. Di ostacoli dal punto di vista della cultura quindi non ne ho mai trovati. Grazie all'assessorato alle politiche sociali a Milano è stata anche aperta anche la Casa dei diritti; rispetto alla precedente amministrazione Moratti che aveva toni più omofobi, l'attuale giunta Pisapia è molto più accogliente. Il clima è cambiato: c'è maggiore disponibilità, dialogo e confronto. La casa dei diritti, poi, è un luogo dove tutte le associazioni possono proporre iniziative e condividerle.

Porpora Marcasciano (MIT) Il blocco è sempre lo stesso, che si manifesta in varie forme. Quello

dell’ingerenza della religione, del fondamentalismo e dell’ortodossia religiosa che si inserisce a gamba tesa nel dibattito e nella rivendicazione dei diritti. Faccio l’esempio ultimo delle Sentinelle

in piedi. Loro sono chiaramente e dichiaratamente religiosi, cattolici e fondamentalisti che sono

contro la teoria, loro dicono “del gender” e in questo loro mettono tutto ciò che ha a che fare con il genere e l’identità di genere, compreso il transessualismo. Ci mettono le unioni civili…tutto quello che è sensibile. Quella è la parte più radicale e ortodossa; ma l’altra non è meno oltranzista. Quindi