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Antonino e l’Asia: un primo bilancio

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 99-108)

I. I NTRODUZIONE

I.2 Status quaestionis e limiti della ricerca

2.8. Antonino e l’Asia: un primo bilancio

Se si dovesse individuare un Leitmotiv delle azioni intraprese da Antonino Pio in Asia, si potrebbe benissimo adoperare la metafora di Cassio Dione che, nel tratteggiare il ritratto dell’imperatore come un amministratore attento, ma non avaro, ironizzò sul soprannome che sarebbe stato attribuito allo stesso Antonino e per il quale era deriso, κυµινοπρίστης368, “tagliatore di cumino”; d'altronde lo stesso Marco Aurelio ne lodava lo scrupolo e la perseveranza nel soppesare bene le decisioni e nel renderle efficaci369.

La portata delle disposizioni riconducibili al proconsolato di Antonino e, cosa ben più importante, successivamente all’assunzione della porpora, quali, ad esempio, l’epistula indirizzata da Antonino Pio al koinón d’Asia, suggeriscono linee direttrici, che pur assumendo modalità di attuazione differenti in base ai contesti, si mantengono costantemente caratterizzate da una tendenza alla razionalizzazione di quanto già esistente.

Nel rapporto con le città asiane Antonino non accordò alcun privilegio alle comunità della provincia, non concesse ad esempio ad alcuna il titolo di metropolis, così come non contribuì in maniera significativa alla diffusione della cittadinanza romana in Asia.

L’unico episodio che coinvolse l’imperatore in una questione di privilegi, si verificò nel momento in cui la rivalità, sfociata in un incidente diplomatico tra Efeso, Pergamo e Smirne, le principali città della provincia, toccò l’apice. La questione, relativa alle dispute sui vari titoli rilasciati dalle autorità romane alle città d’Asia, oltre a condensare assai significativamente quanto fossero accese le rivalità tra le comunità di rango simile, mostra l’imperatore che, nelle vesti quasi di un arbitro, si adoperò per smorzare le frizioni e riportare la concordia fra le città370. Il tutto nasceva dalla lamentela, mossa dagli Efesini all’imperatore, per la mancata menzione da parte di Smirne dei titoli loro accordati.

Nella missiva alla città di Efeso371 Antonino apprezzava l’atteggiamento di Pergamo di aver impiegato nella loro corrispondenza con gli abitanti di Efeso i titoli che

LXXV (1988), pp. 207- 214; A. APPELBAUM, Another look at the assassination of Pertinax and the accession of

Julianus, CPh CII (2007), pp. 198-207), M. Macrinus Avitus Catonius Vindex (PIR2 M 22; cos. suff. 170-171 d.C.

ca), M. Valerius Maximianus (PIR2 V 79; cos. 179 d.C.), A. Iulius Pompilius Piso T. Vibius Laevillus [Gr(?)]atus

Berenicianus (PIR2 I 477; cos. des. 180 d.C.). Al secondo gruppo appartengono L. Volusius Maecianus (PIR2 V

657; cos. des. ?); T. Pactumeius Magnus (PIR2 P 39, cos. suff. 183 d.C.); T. Varius Clemens (PIR1 V 185); [- - -]ilius (

[Quinct]ilius ?) (CILVI, 1564)

368 Dio Cass., LXX, III, 3; per una giusta interpretazione del termine cfr. M. Ant., Ad se. IV, 30: “come egli non

avrebbe mai accantonato una questione senza averla prima esaminata a fondo e chiarita perfettamente” (trad. it. G. Cortassa).

369 M. Ant., Ad se I,16

370 HELLER, Les bêtises des Grecs, pp. 192-194.

371 Fra il 140 e il 144 d.C., sulla base della titolatura imperiale, cfr. B. REMY, Remarques sur la date de

l’imperatore aveva loro concesso di adottare372 e, in seconda battuta, si impegnava a scusare gli Smirnesi che “per caso” avevano omesso alcuni titoli appartenenti agli Efesini nel decreto sul sacrificio comune373. La città di Smirne si era infatti rifiutata di aggiungere l’ultimo titolo accordato a Efeso e quest’ultima, per mezzo di un’ambascieria, si era rivolta al procuratore imperiale Sulpicius Iulianus, che aveva trasmesso il decreto di rimostranza a Roma374.

Il redattore del decreto contenente le disposizioni di Antonino Pio a favore di Efeso fu redatto da Publius Vedius Antoninus375, grande evergete efesino e membro del koinón, conosciuto dalla documentazione epigrafica grazie ad un altro carteggio con l’imperatore376 fra il 149-150 d.C., in cui si era distinto per la sua magnanimità e benevolenza nei confronti del popolo di Efeso.

P. Vedius Antoninus, in un momento in cui le rivalità turbavano la concordia civica, non contento di essere un benefattore materiale della città, svolse un ruolo decisivo all’interno del koinón nel favorire Efeso, preparando il decreto che condannava Smirne al rispetto della gerarchia e dei titoli onorifici. All’indomani della vittoria, Efeso offrì diverse dediche all’imperatore Antonino, in cui la città mostrava con orgoglio i propri titoli377; la metropoli asiatica, riacquistava la sua dignità e, in particolare contro la storica rivale Smirne, promuoveva il proprio status.

L’imperatore si era preoccupato di ristabilire la concordia fra le città asiatiche, conformemente alla propria linea politica378.

372 IEphesos, 1489, l. 8-10 (T71): Περγαµηνο[ὺς ἀ]πε[δε]ξάµην ἐν τοῖς πρ̣[ὸς ὑµᾶς γ]ράµµασιν χρησαµένο[υς το]ῖς ὀνόµ[α]σιν οἷς ἐγὼ χρῆσθαι τὴν πόλιν τὴν ὑµετέραν [ἀπ]εφ[η]νάµην.
 373 IEphesos, 1489, ll. 10-12 (T71): οἶµαι δὲ καὶ Σµυρναίους κατὰ τύχην παραλ[ελ]οιπέναι ταῦτα ἐν τῷ περὶ τῆς συνθυσίας ψηφίσµατι.
 374 IEphesos, 1489, l. 15 (T71): τὸ ψήφισµα ἔπεµψεν Σουλπίκιος Ἰουλιανὸς ὁ ἐπ[ίτ]ροπός µου.
 375 IEphesos 1489, l. 17 (T71): [τὸ] δὲ ψήφισµα ἐποίησεν γραµµατεύων Πό(πλιος) Οὐήδιος Ἀντω[νε]ῖνος. 376 IEphesos, 1493, l. 12-14 (T76): τῇ τε ο[...]πρ[...]ς Ἐφεσίοις µεγαλοψυχίᾳ [καὶ τῇ Ποπλίου Οὐηδίου Ἀ]ντωνείν[ου ε]ὐεργεσί[ᾳ]. 377 IEphesos 1024, 2050, ll. 3-10 (T78): [Α]ὐτοκράτορα Καίσαρα [Τί]τον Αἴλιον Ἁδριανὸν [Ἀ]ντωνεῖνον Σεβ<α>στὸν Εὐσεβῆ τῆς πρώτης καὶ µεγίστ[ης] µητροπόλεως τῆς [Ἀσίας κ]αὶ δὶς νεοκ[όρου τῶν Σεβαστῶ]ν Ἐφε[σίων πόλεως ἡ βουλὴ καὶ ὁ δῆµος τὸν ἴδι]ον κτί[στην].

378 Racconta Filostrato che Polemone, partito per un’ambasceria, la cui datazione è da porsi fra il 144-145

d.C., presso Antonino come rappresentante di Smirne, morì prima di poter pronunciare il proprio discorso. L’arringa venne ugualmente presentata all’imperatore e permise a Smirne di poter vincere il primo rango ‒ τὰ πρωτεῖα νικῶσα. Philostr., VS 1.25: Κἀκεῖνα τῶν Πολέµωνι τιµὴν ἐχόντων ἤριζεν ἡ Σµύρνα ὑπὲρ τῶν ναῶν καὶ τῶν ἐπ' αὐτοῖς δικαίων, ξύνδικον πεποιηµένη τὸν Πολέµωνα ἐς τέρµα ἤδη τοῦ βίου ἥκοντα. ἐπεὶ δὲ ἐν ὁρµῇ τῆς ὑπὲρ τῶν δικαίων ἀποδηµίας ἐτελεύτησεν, ἐγένετο µὲν ἐπ' ἄλλοις ξυνδίκοις ἡ πόλις, πονηρῶς δὲ αὐτῶν ἐν τῷ βασιλείῳ δικαστηρίῳ διατιθεµένων τὸν λόγον βλέψας ὁ αὐτοκράτωρ ἐς τοὺς τῶν Σµυρναίων ξυνηγόρους “οὐ Πολέµων” εἶπεν “τουτουὶ τοῦ ἀγῶνος ξύνδικος ὑµῖν ἀπεδέδεικτο;” “ναί,” ἔφασαν “εἴ γε τὸν σοφιστὴν λέγεις.” καὶ ὁ αὐτοκράτωρ “ἴσως οὖν” ἔφη “καὶ λόγον τινὰ ξυνέγραψεν ὑπὲρ τῶν δικαίων, οἷα δὴ ἐπ' ἐµοῦ τε ἀγωνιούµενος καὶ ὑπὲρ τηλικούων.” “ἴσως,” ἔφασαν, ὦ βασιλεῦ, “οὐ µὴν ἡµῖν γε εἰδέναι.” καὶ ἔδωκεν ἀναβολὰς ὁ αὐτοκράτωρ τῇ δίκῃ, ἔστ' ἂν

Un’importante eco della vicenda si ebbe nella monetazione che riporta i tipi delle divinità poliadi, Artemide di Efeso al centro nell’incontro con la Nemesis di Smirne e l’Asclepio di Pergamo, la leggenda al rovescio ΖΜΥΡ ΠΕΡΓ ΕΦΕΣΙΩΝ (ΟΜΟΝ) poneva l’accento su un momento di ὁµονοία-concordia raggiunto dalle tre città379.

Ancora il contesto efesino, oltre a restituire importanti legami privilegiati fra Antonino e la famiglia locale dei Vedii, ha permesso di inserire l’intervento dell’imperatore nella temperie culturale fortemente imbevuta dei valori della Seconda Sofistica.

Se tra il I e il II sec. d.C. si era ancora nella fase di sistemazione e adeguamento dei piani urbanistici ereditati dall’ellenismo, alla ricerca un livello di razionalità richiesto dal progressivo inurbamento delle masse rurali, nel pieno II secolo d.C., invece, i programmi urbanistici erano ormai definiti, il livello demografico non cresceva più, cosicchè l’ornato e la decorazione architettonica acquistavano maggiore importanza nella gara dello splendor publicus380. Proprio quest’ultimo concetto è fondamentale per comprendere l’attività e, quindi, la preminenza del ruolo giocato dagli evergeti nell’adattare l’aspetto esterno della città alla sua condizione economica e giuridica381.

Alla luce di ciò, e tenendo conto anche del contesto socio-culturale, è normale prendere atto della agguerrita competizione esistente tra le più importanti città dell’Asia Minore – Efeso, Pergamo, Smirne – e, soprattutto, tra le élites cittadine in seno alla medesima classe politica.
Si spiega così, ad esempio, il carteggio noto dalle epigrafi

διακοµισθῇ ὁ λόγος, ἀναγνωσθέντος δὲ ἐν τῷ δικαστηρίῳ κατ' αὐτὸν ἐψηφίσατο ὁ βασιλεύς, καὶ ἀπῆλθεν ἡ Σµύρνα τὰ πρωτεῖα νικῶσα καὶ τὸν Πολέµωνα αὐτοῖς ἀναβεβιωκέναι φάσκοντες.

379 Questione più delicata è se attribuire alla contesa di cui si è appena parlato, una statua rinvenuta sempre a

Efeso eretta dalla boulé ἀρετῆς ἕνεκα καὶ ὁµονοίας, datata alla seconda neocoria di Efeso nell’iscrizione

IEphesos, 2052 (T79): [ἡ φιλοσέβ]αστος Ἐφεσίων [βουλὴ] [τὸ]ν δὶς ν[ε]οκόρον Ἐφεσίων δῆµο[ν] ἀρετῆς

ἕνεκα καὶ ὁµονοίας, ἐπιµεληθέντος τῆς ἀναστάσεως τοῦ [ἀ]νδριάντος [․] Οὐλπίου Στράτωνος.

380 BARRESI, Provincie dell’Asia Minore, p. 12.

381 IVI, p. 11.

Figura 4: moneta recante al verso Artemide di Efeso,

IEphesos 1491 (T74), 1492 (T75), 1493 (T76)382, databile tra il 144-145 e il 149-150 d. C., in cui l’imperatore Antonino Pio, in risposta agli Efesini, interveniva a favore di Vedius Antoninus e, evitando di turbare profondamente la quiete pubblica, sottolineava come apprezzasse la decisione presa da Vedio di “rendere la città più maestosa, non alla maniera delle figure pubbliche, le quali in nome di una immediata popolarità spendono la loro generosità in spettacoli, elargizioni, premi per i giochi ma, al contrario, pensando al futuro383”; in quale maniera poi, lo si desume dalla stessa epigrafe, alla l. 11, dove si fa riferimento alle opere pubbliche da lui offerte. Se il Vedio menzionato è, secondo la Kalinowski, M. Cl. P. Vedius Antoninus Phaedrus Sabinianus, occorre sottolineare che il padre di quest’ultimo, M. Cl. P. Vedius Antoninus, aveva ricoperto cariche preminenti, tra cui la grammateia.
Il grammateus, infatti, rivestiva un’importante funzione come ispiratore dei progetti edilizi, organizzandone il finanziamento e reperendone i sottoscrittori, provvedeva al restauro dei monumenti cittadini e alle statue onorarie per l’imperatore, aveva il ruolo, di grande rilievo nei lavori pubblici, di dirigere le assemblee popolari, introducendo e mettendo ai voti le varie proposte.

Entrambi i Vedii, dunque, hanno contribuito alla costruzione e al restauro di edifici pubblici, ma se per il padre possiamo solo ipotizzare una tale attività e al suo evergetismo può, forse, essere attribuito il Ginnasio Est, all’attività del figlio possono essere attribuiti il Ginnasio di Vedio e il Bouleuterion.

La presenza delle lettere imperiali, situate nel proscaenium dell’edificio, a causa del contenuto critico nei confronti dei cittadini di Efeso, mal si addiceva ad un simile contesto e, come nota la Kalinowski: «It is nicely ironic that the Ephesian πολιτευόµενοι who had opposed his building program (in riferimento a Vedius Antoninus) would now be required to meet in a building whose construction they had tried (unsuccessfully) to prevent384». Al contrario, esse erano chiaramente state posizionate con la volontà di sottolineare gli stretti legami tra la gens Vedia e il potere imperiale: le iscrizioni presenti nel Bouleuterion facevano parte infatti di un consapevole programma non solo epigrafico, il cui focus era Vedius Antoninus Phaedrus Sabinianus385, ma anche statuario, dal momento che al Sabinianus è attribuibile un gruppo statuario, i cui soggetti erano Domitia Faustina, primogenita di Marco Aurelio e la moglie Faustina Minor386.

382 KALINOWSKI, The Vedii Antonini, pp. 110-117.

383 IEphesos, 1491, ll. 14-18 (T74).

384 KALINOWSKI, The Vedii Antonini, p. 139.

385 Analogamente, dunque, può essere spiegata la presenza, sempre nel proscaenium del Bouleuterion,

dell’IEphesos, 1489 (T71) in cui viene riportato il carteggio tra l’imperatore Antonino Pio e Vedius Antoninus (molto probabilmente il Sabinus).

Sempre da Efeso proviene un’altra importante testimonianza che, inserita all’interno di un contesto più ampio, ci permette di porre in risalto l’attitudine di Antonino nel mettere in campo una politica all’insegna del pragmatismo e della valorizzazione del tessuto urbano: si tratta del rescritto di Antonius Albus alla città di Efeso per la tutela e la salvaguardia del porto di Efeso387.

Durante il regno di Adriano erano state intraprese opere di contenimento e deviazione sui fiumi Mantheites e Kaystros, che sfociavano nel porto di Efeso, al fine di impedirne il danneggiamento e agevolarne la quotidiana attività mercantile e commerciale388; con il rescritto di Albo si vietava il deposito di legno e pietre nelle zone antistanti e sul fondale del porto, si stabiliva l’ammenda per chi si fosse reso protagonista di un’inosservanza e se ne affidava la sorveglianza al grammateus Marcellus389. L’atto normativo, fortemente caldeggiato dall’imperatore390, mette in luce l’interesse di Antonino non solo nei riguardi dell’infrastruttura in sé, quanto il favore nei confronti della città di Efeso, metropoli e prima città della provincia. Il rescritto comunicava il messaggio che gli imperatori favorivano Efeso, civitas libera, attraverso la volorizzazione del porto, di una cioè delle sue infrastrutture più importanti e lucrative.

Il fatto che, come nel caso del carteggio fra Antonino e i Vedii, l’iscrizione fosse stata monumentalizzata e resa pubblica, inserisce l’episodio in quelle manifestazioni epigrafiche di scambi d'onori tra Roma e città provinciale e prova quanto queste ultime si impegnavano nel mettere in evidenza la loro stretta connessione con il potere centrale e la lealtà nei confronti di quest’ultimo, indipendentemente dal loro status giuridico. Nonostante Efeso fosse eclusa dalla formula provinciae, questo fattore non la tratteneva dal dimostrare il suo attaccamento a Roma391.

Sebbene nel rescritto Albus enfatizzi che l’imperatore e i governatori romani volessero tutelare il porto di Efeso dagli abusi di malfattori locali, alcuni dettagli “interni” gettano maggiore luce sulle intenzioni del rescritto e sulla proporzione reale dell'interesse imperiale nei confronti del porto. Il proconsole in questione proveniva infatti da una

387 IEphesos, 23(T83). Sulla cronologia del provvedimento e sulla cronologia cfr. Capitolo 3, proconsole n. 6, §

1-3.

388 SEG 43, 1993, 792; AE 1993, 1472; IEphesos, 274; H.ZABEHLICKY, Die Grabungen im Hafen von Ephesos, in H.

FRIESINGER,F.KRINZINGER (eds.), 100 Jahre Österreichische Forschungen in Ephesos. Akten des Symposions Wien

1995, Wien 1999, p. 481.479-484.

389 Γραµµατευόντος Τι(βερίου) Κλ(αυδίου) Πο/λυδεύκου Μαρκέλλου ἀσιάρχου, attestato anche in IEphesos,

472, 642; IMagnesia, 187, 188; cfr. C.SCHULTE, Die Grammateis von Ephesos. Schreiberamt und Sozialstruktur in

einer Provinzhauptstadt des römischen Kaiserreiches, Stuttgart 1994, p. 163, n. 67.

390 IEphesos, 23, ll. 28-31 (T83): τοῦ γὰρ µεγίστου αὐτοκράτορος περὶ φυλακῆς τοῦ / λιµένος

πεφροντικότος / καὶ συνεχῶς περὶ τούτου ἐπεσταλκότος τοὺς διαφθείροντας αὐτὸν.

391 C. KOKKINIA, Rome, Ephesos, and the Ephesian Harbor: a Case Study in Official Rhetoric, in A. KOLB (ed.)

Infrastruktur und Herrschaftsorganisation im Imperium Romanum, Herrschaftsstrukturen und Herrschaftspraxis III. Akten der Tagung in Zürich 19.-20.10.2012, Zürich 2014, pp. 180-196.

famiglia efesina, i cui membri, esponenti di punta delle élite locale e benefattori della città392, vantavano nella stessa, com’è naturale, legami e interessi importanti di natura eterogenea; come molti membri dell'élite provinciale, Albus era a casa in più di un posto, a Roma ed a Efeso. Allo stesso modo, T. Claudius Polydeukes Marcellus, grammateus della città di Efeso, che ha giocato un ruolo attivo nella monumentalizzazione dell'editto, era membro dell'élite locale e asiarca.

Alla luce di ciò, all'immagine dell'imperatore e del suo governatore che si prodigano per proteggere un'importante infrastruttura provinciale dall'abuso locale, si potrebbe accostare un'interpretazione parallela e complementare, nota certamente al pubblico efesino del tempo, che vede cioè nei due potenti locali, che invocano l'autorità imperiale per imporre misure che non erano impopolari, come nel caso delle iniziative dei Vedii testè escusse, nella loro città, il desiderio di sottolineare gli stretti legami fra l’imperatore e la provincia.

La monumentalizzazione dell'editto attesterebbe all'origine la volontà di proiettare la tensione di Roma di dedicare risorse alle infrastrutture provinciali, in linea con il significato politico e intellettuale di cui tali monumenti erano manifestazione tangibile393.

Il carteggio efesino e il rescritto di Albo sono in linea con il dettato di Antonino contenuto nel rescritto riportato da Callistrato, nella sezione de cognitionibus, indirizzato ai territori orientali della provincia d’Asia, a favore di una politica di completamenti e restauri, piuttosto che di costruzioni nuove:

Dig. 50.10.7 (T61): Pecuniam, quae in opera nova legata est, potius in tutelam eorum operum

quae sunt convertendam, quam ad inchoandum opus erogandam Divus Pius rescripsit: scilicet si satis operum civitas habeat et non facile ad reficienda ea pecunia inveniatur.

Ciò non è in contrasto con quanto Antonino aveva concesso a Vedius e caldeggiato ad Albus, probabilmente il denaro richiesto e l’invio di marmi, e forse di statue e maestranze: è probabile infatti che l’imperatore concepisse le opere come necessarie per la città, in

392 IEphesos, 614b, 614c.

393 La documentazione epigrafica testimonia un grande interesse Antonino per la cura delle infrastrutture,

come il restauro del faro di Alessandria e il contestuale intervento nel porto di Puteoli, odierna Pozzuoli, che si collocano all’interno di un progetto più ampio finalizzato al miglioramento dell’approvvigionamento granario di Roma e dell’Italia, nel 139 d.C. A Puteoli Antonino finanziò ad esempio la costruzione del molo del porto, promesso da Adriano, distrutto da una mareggiata. Puteoli ebbe grandissima importanza nel rifornimento annonario di Roma, soprattutto per il grano proveniente da Alessandria, nonostante la costruzione traianea del porto di Ostia. Una lettera imperiale frammentaria, di cronologia incerta, forse emanata da Adriano (M.WÖRRLE, Ägyptisches Getreide für Ephesos, Chiron 1 (1971), pp. 325–340) riporta che se l'Egitto avesse prodotto un lauto raccolto di grano, del carico proveniente dal porto di Alessandria, Efeso sarebbe stata la prima città dopo Roma a beneficiarne.

contrapposizione alla futilità dei ludi proposta dal popolo efesino, a patto che vi fosse, come vedremo nei rescritti successivi, la possibilità di portarle a termine.

Si poneva come prioritaria un’esigenza di razionalizzazione delle risorse e di risparmio dei mezzi utilizzabili in realizzazioni pubbliche, in una politica a favore della tutela e al reficere, piuttosto che dell’opera394.

Il rescritto è il riflesso della situazione economica dell’Asia nella prima metà del II secolo d.C., in cui iniziavano a delinearsi elementi di frattura fra i ceti medio alti urbanizzati delle città e le comunità rurali e, all’interno delle singole poleis, era forte il dissidio fra la percezione del reale beneficio sociale e la convenienza economica di mettere in cantiere nova opera publica.

Il rescritto, così come l’epistula sulle immunità, si configuravano come risposta a un’esigenza di ottimizzare i beni già esistenti, con a monte una prioritaria valutazione delle risorse finanziarie da impiegare in ambito edilizio onde evitare di sovraccaricare le finanze delle singole comunità. Nel solco tracciato dal rescritto callistrateo si inseriscono i ripetuti interventi correttivi posti in essere da Antonino, tesi a rafforzare ad esempio la figura del curator rei publicae395, introdotta da Traiano, che aveva il compito di vigilare sulla tempistica, stabilita da un praeses provinciae, entro cui l’opera dovesse essere ultimata e le usure gravanti sul legato o sull’erede in caso di inadempienza ai tempi stabiliti e di ritardo396, allo scopo di avvantaggiare le finanze locali397, in rottura con quanto stabilito da Adriano, che esentava il legato dalle usurae ex morae.

Infine, a suggello di quanto finora esaminato, si può citare l’ultimo dei rescritti che aveva la pretesa di contenere le onerose spese richieste dallo splendor publicus, in cui l’imperatore accordava il proprio placet alla costruzione di un’opera publica ex novo, a patto che non causasse la paupertas del donante398.

Quanto appena discusso non vuol in alcun modo dire che durante il regno di Antonino non furono intraprese nuove costruzioni399, ma che gli interventi edilizi, riportati fra l’altro fedelmente dall’autore dell’HA, che richiedevano ingenti investimenti finanziari, consistettero per lo più in grandi opere di pubblica utilità in risposta, la maggior parte

394 F.BOSSO, Della tutela più che della cura: la pratica delle costruzioni in Asia minore nell’età di Antonino, Polis 2

(2006), pp. 277-286; S.PULIATTI, Tutela e reficere. Aspetti della politica edilizia di Antonino Pio nella riflessione di

Callistrato, Koinónia 39 (2015), pp. 401-410.

395 Gai 2, 280 (T64); C.VOCI, Diritto ereditario romano, II2, Milano 1962, pp. 262-263. 396 Dig. 50, 12, 13 (T62).

397 MAROTTA,Multa de iure sanxit, p. 161-162.

398 Dig. 50, 10, 5 (T60).

399 Si rimanda alla rapida disamina contenuta in BOSSO, Della tutela più che della cura, pp. 282-286 e alla ampia

delle volte, a esigenze concrete piuttosto che dettate da fini puramente ideologici e propagandistici.

Viene messo in evidenza che multas etiam civitates adiuvit pecunia, ut opera vel nova facerent vel vetera restituerent: l’attenzione dell’imperatore al problema del decoro urbano si attuò non solo mediante la costruzione di opere pubbliche ma anche attraverso il restauro delle costruzioni già esistenti nella volontà di provvedere al patrimonio edilizio.

A tal proposito l’HA, che pone l’attenzione al contesto geografico dell’Italia400, riporta la notizia dei lavori di restauro nell’anfiteatro Flavio, nel Graecostadium danneggiato da un incendio, del restauro del Pantheon già intrapreso da Adriano, il nuovo assetto alla curia athletarum sull’Esquilino, il quartier generale degli atleti ufficiali, la riparazione del ponte di Agrippa, il Sublicio e il Cestio, la ricostruzione del tempio del Divo Augusto, e quello di Liberio sulla via Sacra, insieme al tempio di Venere e Roma.

Effettivamente si rivelano due fasi del regno di Antonino: la prima, anteriore al 150 d.C., in cui il dato archeologico testimonia in Asia la costruzione di alcune opere – come ad esempio il tempio di Artemide a Sardi, il tempio di Antonino a Sagalassos, il complesso architettonico dei Vedii di Efeso, il Bouleuterion di Nysa al Meandro e tutte le ricostruzioni successive ai terremoti che sconvolsero i primi anni del regno di Antonino401 – e la seconda, che coincide con l’ultimo decennio, in cui avviene una presa di coscienza della “crisi” economica con una brusca interruzione dell’attività edilizia.

400 HA, Pius 8, 2-5: Opera eius haec extant: Romae templum Hadriani honori patris dicatum, Graecostadium post

incendium restitutum, instauratum amphitheatrum, sepulchrum Hadriani, templum Agrippae, pons Sublicius; Fari restitutio, Caietae portus, Terracinensis portus restitutio, lavacrum Ostiense, Antiatium aquae ductus, templa Lanuviana. Multas etiam civitates adiuvit pecunia, ut opera vel nova facerent vel vetera restituerent.

401 Vd. HA, Pius 9, 1 (T34): Adversa eius temporibus haec provenerunt: fames, de qua diximus, circi ruina, terrae

motus, quo Rhodiorum et Asiae oppida conciderunt, quae omnia mirifice instauravit; cfr. inoltre Paus., VIII, 43, 4

(T52): Λυκίων δὲ καὶ Καρῶν τὰς πόλεις Κῶν τε καὶ Ῥόδον ἀνέτρεψε µὲν βίαιος ἐς αὐτὰς κατασκήψας σεισµός· βασιλεὺς δὲ Ἀντωνῖνος καὶ ταύτας ἀνεσώσατο δαπανηµάτων τε ὑπερβολῇ καὶ ἐς τὸν ἀνοικισµὸν προθυµίᾳ. χρηµάτων δὲ ἐπιδόσεις ὁπόσας καὶ Ἕλλησι καὶ τοῦ βαρβαρικοῦ τοῖς δεηθεῖσι, καὶ ἔργων κατασκευὰς ἔν τε τῇ Ἑλλάδι καὶ περὶ Ἰωνίαν καὶ περὶ Καρχηδόνα τε καὶ ἐν γῇ τῇ Σύρων, τάδε µὲν ἄλλοι ἔγραψαν ἐς τὸ ἀκριβέστατον· ὁ δὲ βασιλεὺς ὑπελίπετο οὗτος καὶ ἄλλο τοιόνδε ἐς µνήµην. ὅσοις τῶν ὑπηκόων πολίταις ὑπῆρχεν εἶναι Ῥωµαίων, οἱ δὲ παῖδες ἐτέλουν σφίσιν ἐς τὸ Ἑλληνικόν, τούτοις ἐλείπετο ἢ κατανεῖµαι τὰ χρήµατα ἐς οὐ προσήκοντας ἢ ἐπαυξῆσαι τὸν βασιλέως πλοῦτον κατὰ νόµον δή τινα· Ἀντωνῖνος δὲ ἐφῆκε καὶ τούτοις διδόναι σφᾶς παισὶ τὸν κλῆρον, [ὁ] προτιµήσας φανῆναι φιλάνθρωπος ἢ ὠφέλιµον ἐς χρήµατα φυλάξαι νόµον. τοῦτον Εὐσεβῆ τὸν βασιλέα ἐκάλεσαν οἱ Ῥωµαῖοι, διότι τῇ ἐς τὸ θεῖον τιµῇ µάλιστα ἐφαίνετο χρώµενος. Fra le tante testimonianze epigrafiche che testimoniano opere di ricostruzione post terremoto cfr. IStratonikeia, 1009 (T66);

IStratonikeia, 1029 (1036, T67); IKeramos, 21 (T88); IPergamon, III, 8 (T94); IGR III, 311 (T117); IGR III, 386

(T118); IGR III, 311 (T119); IG II, 132, 1 (T120); IG XII, 6, 1, 420 (T121); IG VII, 3419 (T122); IG VII, 3419; (T123);

IG IX, 1, 725 (T124); IG IX,1 725 (T125); IG XII, 2, 215 (T126); IGR IV, 1106 (T127); IG XII, 5, 937 (T128); IGR IV,

In conclusione, si è potuto evincere che Antonino, facendo tesoro dell’esperienza maturata in Asia da proconsole, pose in essere tutta una serie di provvedimenti che, inizialmente indirizzati a un contesto peculiare ben circoscritto, la provincia d’Asia, furono poi estesi a tutto l’impero nella sua interezza, distinguendosi per una gestione della politica amministrativa, finanziaria e giudiziaria differente rispetto a quella dei predecessori, avviando un maggiore controllo nella gestione delle città e sottoponendo a una continua revisione, da parte degli organi civici, tutte quelle voci di spesa che minavano l’economia e il funzionamento delle città. In questo senso va vista inoltre la

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 99-108)