I. I NTRODUZIONE
I.2 Status quaestionis e limiti della ricerca
2.4. Il rientro a Roma e la successione ad Adriano
Le fonti narrano che al rientro nell’Urbe, l’operato di Antonino in Asia fu a tal punto apprezzato che Adriano, al ritorno dalla campagna giudaica, lo convocò a far parte del consilium principis271, non solo per l’amicizia che nutriva nei suoi confronti, ma anche in virtù dei meriti come giurista e amministratore; a tal proposito la Vita ricorda che
267 MAROTTA, Multa de iure sanxit, p. 121; BEHR,Studies, p. 1209; sulla disamina della complessa vicenda
giudiziaria di Aristide fra Hadrianoi e Smirne e sulla questione dell’origo di Aristide cfr. MAROTTA, Le
strutture dell’amministrazione provinciale, pp. 161-182.
268 E.GERMINO, Scuola e cultura nella legislazione di Giuliano l’Apostata, Napoli 2004, pp. 161 ss.
269 Dig. 50, 4, 11, 3: Reprobari posse medicum a re publica, quamvis semel probatus sit, divus Magnus Antoninus cum
patre rescripsit.
270 C.I. 10, 53, (52) 2: (Imp. Gordianus A. Heracliano): Grammaticos seu oratores decreto ordinis probatos, si non se
utiles studentibus praebeant, denuo ad eondem ordine reprobari posse incognitum.
271 HA, Pius 3, 8: Post proconsulatum in consiliis Hadriani Romae frequens dixit de omnibus, quibus Hadrianus
Antonino prendeva spesso la parola durante i consessi, esprimendo sempre il parere più moderato – mitiorem sententiam semper ostendens272 – sulle questioni di cui si occupava l’imperatore.
Contestualmente si era aperto il problema della successione: Adriano, privo di eredi maschi legittimi e in preda ad un aggravamento delle condizioni di salute, si vide costretto a designare un erede mediante adoptio.
In un primo momento la scelta cadde su L. Commodus, il quale assunse il nome di L. Ælius Cesar, che tuttavia nel 138 d.C. morì, lasciando un vuoto nella linea di successione.
L’HA enumera tutti i candidati designati che seguirono nei momenti immediatamente successivi: Adriano primum de Serviano cogitavit273, L. Iulius Ursus Servianus, cognato dell’imperatore Adriano e ter consul nel 100 d.C., vittima di un suicidio coatto, poiché era stato sospettato di cospirazione; stessa sorte patì anche Cn. Fulvius Salinator. Rimasero esclusi dalla successione anche Terentius Gentianus, quod a senatu diligi tunc videbat274, e Aulus Platorius Nepos. Alla fine la scelta cadde su Arrius Antoninus, a cui ingiunse di adottare Lucio Vero e Marco Aurelio275.
Dal momento che le condizioni di salute di Adriano lasciavano preconizzare una fine abbastanza vicina, l’imperatore decise, il 25 Gennaio del 138 d.C. durante una seduta del senato, di adottare il senatore ultracinquantenne Antonino e quest’ultimo doveva, a sua volta, adottare il nipote della moglie, Marco Annio Vero, di diciassette anni, e Lucio Ceionio Commodo, di otto anni; la figlia di Antonino, Faustina Minor doveva andare in sposa a Lucio Ceionio Commodo, assicurando in tal maniera a Lucio Vero la precedenza alla successione276. L’unione venne pubblicizzata in alcune serie monetali che ponevano l’accento sulla concordia coniugale, simboleggiata dall’atto della dextrarum iunctio e dalla presenza della stessa personificazione della virtù.
Il 25 febbraio 138 d.C., un mese dopo la delibera, si tenne la cerimonia dell’adrogatio: Antonino divenne collega del padre nel comando proconsolare, che gli conferiva la
272 HA, Pius 3, 8. 273 HA, Hadr. 23, 2. 274 HA, Hadr. 23, 5.
275 HA, Hadr. 24, 1: et ea <qui>dem lege, ut ille sibi duos adoptaret, Annium Verum et Marcum Antoninum. hi sunt
qui postea duo pariter Augusti primi rem publicam gubernaverunt. La scelta di Lucio Vero si inserì in un
complesso disegno che teneva fede al principio di successione dinastica: dopo la morte improvvisa del padre
Ælius Cesar, Adriano, scegliendone il figlio, designava Lucius Verus come fidanzato di Faustina (divenendo
così genero del futuro imperatore Antonino) e sua sorella Ceionia Fabia come fidanzata di Marco Aurelio (dunque sposa del futuro imperatore). Solo Antonino e Faustina moglie che cambierà tali disposizioni di Adriano rompendo il doppio impegno e scartando nelle immediate vicinanze del potere due giovani Ceionii, dopo aver concluso il fidanzamento della loro figlia Faustina con Marco Aurelio.
massima autorità militare, e nella tribunicia potestas277. Ricevette dunque il titolo di imperator e il nome ufficiale di imperator Titus Aelius Caesar Antoninus, come anche testimoniato da un’iscrizione in Dacia278 e dalle emissioni monetali di quell’anno, recanti la legenda FELICITAS o PIETAS.
Sulla scelta si è interrogato anche l’autore dell’Historia Augusta, che interviene prendendo posizione su quale potesse essere il vero merito di Antonino e adducendo varie spiegazioni che avrebbero potuto portare Adriano a prendere la decisione di adottare proprio lui.
Secondo la Vita ad aver influenzato la sua decisione furono la pietà filiale, dimostrata da Antonino nel reggere i passi ormai malfermi dell’imperatore, e la rettitudine nell’amministrare fiscalmente e giuridicamente la provincia d’Asia durante il suo consolato279.
Di fronte all’episodio di Antonino che sostiene i passi incerti di Adriano claudicante, l’Autore afferma che, non potendo essere questo l’unico motivo sotteso all’adozione280, la vera causa fu che egli aveva sempre amministrato virtuosamente lo stato e nel corso del suo consolato aveva dato prova di rettitudine e serietà281.
Se De Regibus vedeva nella formula dell’adozione la base di una monarchia ereditaria ed illuminata, fondata sulla paternità legale e sull’assunzione del migliore282, gli studi prosopografici hanno tuttavia demistificato il quadro delineato dalle fonti letterarie, soprattutto dall’Historia Augusta.
Nella scelta di Antonino, e nella clausola posta alla sua doppia adozione, soggiaceva sostanzialmente un complesso apparato di relazioni e di alleanze familiari; tale meccanismo, che associava interessi economici e influenza politica, affondava le sue radici nel momento all’incirca dell’assunzione della porpora di Nerva e si configurò come fattore cruciale di condizionamento degli avvenimenti politici, soprattutto in merito all’avvicendamento ai vertici del governo imperiale.
Antonino rappresentava il candidato più credibile ad assurgere all’imperium, per ragioni che però, ben poco avevano a che vedere con la sua esperienza maturata nella provincia d’Asia: egli era in fondo un consolare avanzato negli anni, ma i fattori oggettivi del suo successo vanno indiscutibilmente ricercati nel sistema di interessi e alleanze
277RIC III, 1090; RIC II, 447; Cohen 1058. 278 CIL III, 13795.
279 HA, Pius 4, 3-5.
280 HA, Pius 4, 3: Quae causa sola esse adoptionis nec potuit omnino nec debuit.
281 HA, Pius 4, 3: maxime cum et semper rem pubblicam bene egisset Antoninus et in proconsulatu se sanctum
gravemque praebuisset.
282 DE REGIBUS, Antonino Pio, p. 9, che a proposito dell’adozione di Antonino e, lato sensu del principato
familiari che lo sostenevano. Un eccezionale complesso dinastico, che rappresentò la base sulla quale si sviluppò il potere degli Antonini, doveva essersi formato per lo più in età flavia283.
Troverebbe così spiegazione l’altrimenti oscuro commento di Dione Cassio sulle ragioni della preferenza accordata da Adriano a Marco Aurelio su Lucio Vero al momento di imporre la loro adozione ad Antonino Pio quale condizione per la sua successione284: διὰ τὴν συγγένειαν αὐτοῦ. Le notizie, spesso difficili da interpretare, riportate nelle fonti in merito ai legami di parentela fra Adriano e Antonino, acquisiscono un pieno significato alla luce delle ricerche prosopografiche. Lo pseudo-Aurelio Vittore affermava, infatti, che Antoninus ab Hadriano in filium adoptatus cuius gener fuerat285: se in questa circostanza si attribuisce al termine gener il valore conosciuto di “cognato”, la relazione risulta corretta per il tempo in cui Adriano fu il cognato di Antonino Pio. I due erano entrambi cognati di M. Annius Verus, padre di Marco Aurelio morto nel 128 d.C., già dieci anni prima dell’adozione da parte di Adriano, da cui l’uso nella fonte del piuccheperfetto fuerat. Erodiano inoltre riporta che Faustina minor, figlia di Antonino Pio, discendeva da Adriano “per il tramite delle donne” 286: ora, la giovane era figlia di Faustina maior, moglie di Antonino, sorella di M. Annius Verus, era cognata di Domitia Lucilla minor, cioè sorellastra di Adriano.
In conclusione, quindi, la cosiddetta adozione altro non si sarebbe basata che su un lucido meccanismo di successione dinastica, messa in atto da un gruppo di potere abbastanza ramificato e forte, che affondava le proprie radici nei territori compresi fra Italia, Gallia e Spagna. L’enfatica definizione di Adoptivkaiser, cara alla storiografia tedesca, con un esplicito riferimento al concetto di “scelta del migliore”287, è stata oggi messa in discussione.
283G. DI VITA-ÉVRARD, Des Calvisii Rusones à Licinius Sura, MEFRA, 99 1 (1987), pp. 281-338; G.DI VITA-
ÉVRARD, Sur les charges africaines des frères Cn. Domitii Afri Titii Marcelli Curvii Lucanus et Tullus, in A.
MASTINO (ed.), L’Africa Romana, IV, Sassari 1987, pp. 509- 529; G. DI VITA-ÉVRARD, Le testament dit «de
Dasumius»: testateur et bénéficiaires, in C. CASTILLO (ed.), Epigrafia juridica romana, Actas del Coloquio
internacional A.I.E.G.L., Pamplona 9-11 de abril de 1987, Pampelune 1989, pp. 159-174; G.DI VITA-ÉVRARD, La
famille de l’empereur: pour de nouveaux «Mémoires d’Hadrien», in J. CHARLES-GAFFIOT, H. LAVAGNE (edd.),
Hadrien. Trésors d’une villa impériale, Milan 1999, pp. 27-36; M. CHRISTOL, De la notabilité locale à l’ordre
sénatorial: les Iulii de Nîmes, Latomus 60 (2001), pp. 613-630; CHAUSSON, Regards sur la famille de l'empereur
Lucius Vérus, pp. 103-161.
284 Dio Cass., 69. 21. 2.
285 Aurel. Vict., Ep. de Caes. 25.1.
286 Erod., I, 7, 4: τὸ µὲν γὰρ πρὸς πατρὸς αὐτῷ γένος ἐκ τῶν τῆς συγκλήτου βουλῆς ἐπισήµων ἦν·
Φαυστῖνα δ'ἡ µήτηρ βασίλισσα γεγένητο θυγάτηρ τε οὖσα Ἀντωνίνου τοῦ εὐσεβοῦς ἐπικληθέντος, καὶ Ἀδριανοῦ ἔκγονος κατὰ θηλυγονίαν, ἀνήνεγκε δὲ τὸ γένος αὕτη ἐπὶ Τραϊανὸν πρόπαππον.
287 Cfr. D.KNIBBE, W.ALZINGER, Ephesos vom Beginn der römischen Herrschaft in Kleinasien bis zum Ende der
Principatszeit, ANRW II, 7.2 (1980), pp. 748-810 e 775; H.TEMPORINI-GRÄFIN VITZTUHM, Die Kaiserinnen Roms.
Il criterio di successione seguito fu quello dinastico: successori di Nerva, privi di eredi maschi diretti, elessero il proprio successore in ossequio alla consanguineità; Marco Aurelio, unico ad avere figli, nominò disinvoltamente, seppur in condizioni di emergenza, il proprio figlio Commodo quale successore.
Il gruppo dirigente che si raccolse attorno al milieu antonino seppe formare una tanto fitta quanto estesa trama di relazioni e alleanze familiari, tale da assicurare la porpora all’interno di essa, fenomeno che è in parte fattore fisiologico di condotta delle famiglie romane, ma che poi diverrà anche una strategia consapevole da parte del potere (si pensi al complicato sistema di adozioni incrociate imposto da Adriano ad Antonino Pio), così come a suo tempo aveva cercato di fare Augusto.