• Non ci sono risultati.

Il koinón

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 42-47)

I. I NTRODUZIONE

I.2 Status quaestionis e limiti della ricerca

1.4 Età imperiale

1.4.1 Il koinón

La nuova compagine politica e sociale, delineatasi all’indomani della battaglia di Azio, accelerò nella provincia d’Asia quel fenomeno di capitale importanza nella storia religiosa dell’antichità noto come culto imperiale; è nel 29 a.C. che venne istituito il culto di Ottaviano, princeps ancora in vita117.

Nell’Oriente ellenizzato, dove la concezione di un sovrano-dio era accettata, il problema della divinizzazione post mortem del sovrano non trovava ragion d’essere. Soprattutto in ambito popolare un imperatore-dio risultava soddisfacente nell’assicurare a Roma il lealismo e la fedeltà dei sudditi delle province118; in Occidente, in particolare tra le élites colte, la questione era alquanto complessa e spinosa: creava perplessità la legittimazione del potere imperiale ed era in dubbio se quest’ultimo fosse conferito dalla volontà congiunta del senato e del popolo, oppure se la legittimità del potere fosse determinata dalla particolare natura del sovrano.

Il culto imperiale e la sua pratica aiutarono a risolvere i problemi della dominazione

113 C.BRÉLAZ, La sécurité publique en Asie Mineure sous le Principat (Ier - IIIème s. ap. J.-C). Institutions municipales

et institutions impériales dans l’Orient romain, Basel 2005, pp. 237-240.


114 MEROLA,Autonomia locale, pp. 86-99; P.A.BRUNT, The revenues of Rome, JRS 71 (1981), pp. 171-172; LO

CASCIO, Census provinciale, pp. 197-211.

115 IEphesos, 3804-6; IMylasa, 271-281; II, n. 282; IG XII, 2, 76-80; IG XII, 3, 343-9; CIG, 8656; IGRP IV, 1083; F.

DÉLÉAGE, La capitation du Bas-Empire, Mâcon 1945, pp. 182-6; ITralleis, 250; IG XII, 3, 180-2; O.KERN, Die

Inschriften von Magnesia am Meander, Berlin 1900, n. 122.

116 J.-M.CARRIÉ, Le riforme economiche da Aureliano a Costantino, in ASCHIAVONE, Storia di Roma, Torino 1993,

pp. 293; A.H.M.JONES, Capitatio and iugatio, JRS 47 (1957), pp. 88-94.

117 Tac., Ann. 4, 37; Cass. Dio 51, 20,6-7.

romana nei territori conquistati, esercitando una forma di controllo ideologico119. A prescindere dalle valenze religiose in senso proprio, la celebrazione del culto imperiale, che delle assemblee rappresentava un aspetto importante ma non prioritario, era strettamente connesso ad un sistema ed a una strategia politica che cercavano di legittimare, su un piano extra-giuridico e costituzionale, il potere degli imperatori, sforzandosi di risolvere conflitti e spinte centrifughe e creare una coesione fra il governo centrale, incarnato dalla figura dell’imperatore, e le popolazioni della provincia120.

I koina, affermatisi nella pars orientale dell’impero nell’età dei Diadochi, avevano quale carattere distintivo, oltre alla celebrazione del sovrano, la prerogativa di occuparsi di questioni politiche. Proprio il koinón ionico della provincia d’Asia mostra caratteristiche e peculiarità che si manterranno lungo il corso dell’età imperiale. La lega delle città ioniche che si riunivano attorno al santuario di Poseidone Eliconio a Mycale aveva origini antichissime, di gran lunga precedenti alla formazione delle monarchie ellenistiche121. Disciolta al tempo dell’invasione persiana, la lega era stata probabilmente riorganizzata al tempo di Alessandro Magno, dal momento che Strabone lascia testimonianza di feste organizzate dal koinón in onore del monarca macedone nell’anniversario della sua data di nascita122.

Un’iscrizione di Clazomene123, che dà notizia di tutta una serie di atti onorifici che il koinón decretò per il compleanno di Antioco I, e una lettera di Eumene II124 per il compleanno di Alessandro Magno rivestono per noi moderni un’importanza fondamentale in quanto permettono di indagare la continuità storica che lega i koina ellenisitici, preesistenti alla conquista romana, e la loro rifunzionalizzazione nell’età della conquista romana. I delegati della confederazione assolvevano anche a un preciso compito politico, facendosi latori delle istanze volte a salvaguardare l’indipendenza delle città ioniche: essi pregavano Antioco affinché si impegnasse ad assicurare l’indipendenza e la democrazia125. Nel secondo documento, costituito dalla lettera di risposta di Eumene al koinón d’Asia, il re esprimeva la sua soddisfazione per gli onori conferitigli dal koinón e si

119 Sul culto imperiale rimane ancora oggi pregevole l’opera di Price, punto di riferimento e di partenza per

qualsiasi studio inerente la tematica, cfr. S.PRICE, Rituals and Power: the Roman Imperial cult in Asia Minor, Cambridge 1984.

120 CAMPANILE, L’assemblea provinciale d’Asia, pp. 129-40; B. BURRELL, Neokoroi: Greek Cities and Roman

Emperors, Leiden 2004; G. FRIJA, Les Prêtres des empereurs. Le culte impérial civique dans la province romaine

d’Asie, Rennes 2012.

121 Strab., 14, 1, 4-4.

122 Strab., 14, 1, 31; OGIS, 222. 123 OGIS, 222.

124 OGIS, 763.

125 Si legge chiaramente nel testo dell’epigrafe OGIS, 222 alle ll. 14-18: παρακαλείτω]σαν δέ οἱ πρέσβεις τόµ

βασι/ [λέα Ἀντίοχον πᾶσαν ἐπιµ]έλειαν ποιεῖσθαι τῶµ πόλε/[ων τῶν Ἰάδων ὅπως καὶ τὸ λοιπὸ]ν ἐλεύθεραι οὖσαι καὶ δηµο/[κρατούµεναι µεθ’ ὁµονοίας/ πολι]τεύωνται κατὰ τοὺς πατρί/[ους νόµους·

impegnava a versare un contributo per la celebrazione delle feste, le Πανιώνια. Entrambi i documenti, oltre a testimoniare un rapporto con la sovranità, che risulta simile a quello che sarà proprio del koinón in età imperiale, delineano l’immagine di un’istituzione che si sforzava di garantirsi, anche in ambito politico, dei margini di influenza.

Fra la fine del III e l’inizio del II secolo a.C., a beneficiare degli onori, fino a quel momento riservati ai sovrani, furono gli stessi magistrati; basterà a questo proposito citare gli onori tributati a T. Quinzio Flaminino126 e a Q. Mucio Scevola, proconsole d’Asia in onore del quale si celebravano giochi denominati Mucia127, a Silla, Pompeo, Marco Antonio, Giulio Cesare e molti altri.

La prima testimonianza che prova l’uso del termine koinón per indicare l’assemblea asiana in età repubblicana è un’iscrizione molto lacunosa, recante una prescrizione, non più ricostruibile nei dettagli, rivolta da un propretore romano, sotto forma di lettera e risalente, con ogni probabilità, agli anni 51-50 a.C.128: alle ll. 42 ss. sono elencati insieme al koinón, quali destinatari della missiva, gli abitanti di otto città, centri di altrettanti conventus129. Sebbene il contenuto della lettera non si possa ricostruire nella sua interezza, risulta evidente che questa era diretta al koinón asiatico affinché divulgasse le normative in essa contenute e si occupasse di farle rispettare.

Sempre agli anni 51-50 a.C. risalirebbe l’iscrizione già esaminata RDGE, 52: nonostante la natura frammentaria, essa si configura come un’epistola di un magistrato romano inviata all’assemblea provinciale ed a nove città capoluogo di conventus. Nel documento si evincerebbe il ruolo di trait-d’union svolto dal koinón tra il governatore della provincia e le città d’Asia sede di distretto giudiziario.

Un’altra testimonianza di fondamentale importanza per comprendere l’attività di quest’istituzione è contenuta in un’iscrizione proveniente da Afrodisia: si tratta di un decreto del κοινὸν τῶν ἐπὶ τῆς Ἀσίας Ελλήνων in onore di due illustri cittadini di Afrodisia, Hierocles e Dionysius, figli di Iason130, scelti durante una riunione del koinón come ambasciatori della provincia presso il Senato e i magistrati romani per denunciare i soprusi e le ruberie perpetrati dai publicani a danno dei provinciali e ottenere un alleggerimento della tassazione. L’epigrafe, che ricorda il buon esito dell’ambasceria e i conseguenti onori decretati all’indirizzo dei due Afrodisiensi, fotografa una circostanza nella quale è abbastanza evidente l’azione di salvaguardia degli interessi provinciali esplicitata dal koinón.

126 Plut., Tit. Flam. 16.

127 Cic., Verr. II, 21, 51; OGIS 438, 439. Contrariamente a quanto avvenuto per i due personaggi

summenzionati rifiutò gli onori che gli asiani volevano tributare a lui e al fratello (cfr. Cic., ad Att. 5, 21, 7).

128 Cfr. CH.HABICHT, New Evidence from the Province of Asia, JRS 65 (1975), pp. 64-91. 129 Cfr. infra.

Al 42-41 a.C. risale una lettera di Marco Antonio all’assemblea asiatica, pervenuta per via papiracea131, nella quale un triumviro riconferma i privilegi, già precedentemente accordati ad alcune categorie: gli ἰερονῖκαι e gli στεφανεῖται, probabilmente attori vincitori dei sacri agoni132. Sebbene la documentazione attinente alle competenze e all’organizzazione di quest’istituzione nel periodo repubblicano sia scarna e talvolta lacunosa, dalle testimonianze emergono abbastanza chiaramente i due ambiti di attività del koinón: omaggiare chi deteneva il potere e difendere gli interessi dei provinciali, aspetti che divengono peculiari delle assemblee provinciali in età imperiale. Del resto, la spinta decisiva alla valorizzazione di questa istituzione e alla sua affermazione all’interno della compagine imperiale, con caratteristiche pressoché analoghe in Oriente e Occidente, venne proprio dal koinón asiatico e da quello bitinico.

Nel 29 a.C. a Ottaviano, reduce dalla campagna in Egitto e giunto in Asia, il koinón si affrettò ad offrire, quale prova della sua devozione, un culto e un tempio in suo onore; egli, accettando l’offerta di onori divini da parte di un collegio provinciale, rafforzava l’autorità carismatica del potere imperiale, facendo sì, inoltre, che la devozione dei sudditi si indirizzasse nei confronti dell’imperatore.

Se è vero che la celebrazione del sovrano agì quale fattore di coesione e assicurò a Roma la fedeltà dei sudditi delle province, è altrettanto vero che esso favorì lo sviluppo, e la successiva affermazione, delle assemblee provinciali, che fin dall’inizio, come abbiamo visto, ebbero il compito di attendere all’organizzazione e celebrazione del culto di Roma e dell’imperatore, anche se in ciò non si esaurirono il loro ruolo e competenze.

I riferimenti, fra tanti, contenuti in una serie di iscrizioni onorifiche decretate a Opramoas, insigne cittadino di Rhodiapolis vissuto al tempo di Antonino Pio, testimoniano la vitalità e l’attività del koinón asiatico ancora in età imperiale133.

Al contrario dei koinà, i concilia della pars Occidentis dell’impero romano, furono la principale forma d’espressione politica che restò ai provinciali, il mezzo più efficace mediante cui presentare istanze al governo centrale e sperare in tal modo di limitare gli abusi perpetrati nelle province dai legati imperiali134.

131 P. Lond 137; R.K.SHERK, Roman documents from the Greek East. Senatus Consulta and Epistulae to the Age of

Augustus, Baltimore 1969, pp. 290-293; F.KEYNON, A Rescript of Marcus Antonius, CR 7 (1893), pp. 476-478.

132 F.MILLAR, The Emperor in the Roman World, London 1977, p. 386.

133 IGR III, 739, 16, 24, 26, 28 (TAM II, 3, 905).

134 Nell’evidenziare la natura ambigua del culto provinciale, al contempo strumento di controllo da parte del

potere centrale e mezzo attraverso cui i provinciali riuscirono ad entrare più strettamente in contatto con l’imperatore. Si veda a tal proposito la posizione di P. GUIRAUD, Les assemblées provinciales dans l’empire

romain, Paris 1887, pp. 34-36 e in tempi più recenti ripresa alla luce di M.SARTRE, L’Orient romain. Provinces et

sociétés provinciales en Méditerranée orientale d’Auguste aux Sévères (31 avant J.-C.- 235 après J.-C.), Paris 1991, pp.

104-116. In ogni caso molti sono gli autori che hanno riconosciuto alle assemblee provinciali un ruolo politico di notevole importanza all’interno del sistema politico-amministrativo dell’impero romano: F.F.ABBOT,CH.

Alla guida del koinón d’Asia le fonti, che attestano accanto al termine ἀρχιερεὺς, le denominazioni di Ἀσιάρχης135, hanno messo in luce come, nell’elezione del loro presidente, le assemblee provinciali mirassero costantemente alla salvaguardia dei propri interessi, preoccupandosi di riservare tale carica ai personaggi più influenti delle aristocrazie locali, i quali, a prescindere da ogni competenza di natura religiosa, apparivano i più adatti a sostenere e rappresentare le istanze della provincia136. La carica di sacerdote provinciale era riservata ai membri di poche e influenti famiglie, le quali si segnalavano come le più ideonee, grazie ai mezzi finanziari e al prestigio, a rappresentare gli interessi della collettività. Durante il principato augusteo si sono succeduti alla carica di asiarca personaggi di Aizanoi137, Pergamo, Mastaura, Smirne, Thyateira138, Sardi139.

In epoca antonina si avverte ancora il legame dell’imperatore con le élites locali, che peroravano presso l’imperatore le cause a favore delle proprie comunità, ad esempio, assai esemplificativi sono i casi di dei Vedii di Efeso, che poterono contare sull’amicizia di Antonino Pio, grazie alla quale P. Vedius Antoninus ottenne un importante riconoscimento per la famiglia a fronte del malcontento degli abitanti della città di Efeso140, e degli Appuleii di Aizanoi. Fra questi ultimi e il potere imperiale è attestata una fitta corrispondenza che sortì, probabilmente, la promozione di status per la città141.

È ancor più significativo poi che a personaggi ricchi e influenti siano stati preferiti retori e sofisti142; in piena epoca imperiale, nel 147 d.C., i membri dell’Assemblea cittadina

position of the provincial assemblies in the government and society of the Late Roman Empire, CPh 29 (1934), pp. 209-

221; MAGIE,Roman Rule in Asia Minor, pp. 451-452; J.A.O.LARSEN, Representative Government in Greek and

Roman History, Berkley-Los Angeles 1955, passim; F.DE MARTINO, Storia della costituzione romana 4, Napoli 1975, pp. 832-835; ID., Storia della costituzione romana 5, Napoli 1975, pp. 330-332; CAMPANILE, I sacerdoti del koinón d’Asia, Introduzione; F.MILLAR, The Emperor, the Senate and the Provinces, JRS 56 (1996), pp. 387-394.

135 Le fonti sembra che non lascino ormai oggi dubbi nell’individuare la coincidenza fra la carica di archiereus

e di asiarca, cfr. M.ROSSNER, Asiarchen und Archiereis Asías, StudClas 16 (1974), pp. 101-142; R.A.KEARSLEY,

Asiarchs, Archiereis and the Archiereia of Asia, GRBS 27 (1986), pp. 183-192; R.A.KEARSLEY, M. Ulpius Appuleius

Eurykles of Aezani: Panhellene, Asiarch and Archiereus of Asia, Antichthon 21 (1987), pp. 49-56; R.A.KEARSLEY, A

Leading Family of Cibyra and some Asiarchs of the First Century, AnSt 38 (1988), pp. 43-51; R.A. KEARSLEY,

Asiarchs, Titolature and Function. A Reappraisal, StCl 26 (1988), pp. 57-65; R.A.KEARSLEY, Asiarchs, Archiereis

and Archiereiai of Asia. New Evidence from Amorium in Phrygia, EA 16 (1990), pp. 69-80; P.HERZ, Asiarchen und

Archiereiai. Zum Provinzialkult der Provinz Asia, Tyche 7 (1992), pp. 93-115; M.D.CAMPANILE, Ancora sul culto

imperiale in Asia, MedAnt IV 2 (2001), pp. 473-488; CAMPANILE,Asiarchi e Archiereis d'Asia, pp. 18-25.

136 CAMPANILE I sacerdoti del koinón d’Asia, passim.

137 OGIS, 458. 138 ISardis, 8.

139 OGIS, 470 (IGR IV, 1611).

140 IEphesos, 1491 (T74), 1492 (T75), 1493 (T76); CAMPANILE, I sacerdoti del koinón d’Asia, pp. 11-116, nn. 115-

115f.

141 cfr. CAMPANILE, I sacerdoti del koinón d’Asia, pp. 109-111, nn. 110-110d; cfr. infra Capitolo 4, § 4.4.1.

142 Da Filostrato (Philostr., VS 1, 21, 2) ad esempio apprendiamo che il sofista Scopelliano, vissuto al tempo di

Domiziano, aveva ricoperto la carica di gran sacerdote d’Asia, carica che i suoi antenati si erano tramandati di generazione in generazione.

avevano deliberato che Elio Aristide diventasse per un anno ἀρχιερεὺς τῆς Ἀσίας ο Ἀσιάρχης, la massima autorità del koinón d’Asia143. Siamo a conoscenza del fatto che egli riuscì a persuadere i presenti nel dirottare la carica verso qualcun altro, adducendo come pretesto il mancato consenso del dio, e divenne per acclamazione sacerdote di Asclepio nel tempio, che al tempo era in costruzione144.

In conclusione, si può osservare come Roma, nel far convergere la comunicazione sugli esponenti del koinón e dei conventus, rivelasse una precisa volontà di semplificare il più possibile le relazioni tra potere romano da un lato e tutte le città provinciali dall’altro.

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 42-47)