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Polemone: un padrone di casa (in)ospitale

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 60-63)

I. I NTRODUZIONE

I.2 Status quaestionis e limiti della ricerca

2.2. Il proconsolato d’Asia

2.2.2. Polemone: un padrone di casa (in)ospitale

Significative testimonianze, che ci permettono di delineare un quadro più esaustivo del proconsolato in Asia sono presenti nelle Vite dei Sofisti di Filostrato200, nella storia di Cassio Dione, giuntaci in epitome a opera di Xifilino201, e nella tarda Vita dell’Historia Augusta.

Filostrato offre un gustoso spaccato nelle Vite dei Sofisti riguardo agli incontri-scontri di Antonino con noti esponenti dei luoghi da lui visitati; racconta che fra il famoso Erode Attico e l’allora proconsole avrebbe avuto luogo un alterco202: trovatisi entrambi a un passaggio piuttosto angusto su un sentiero dell’Ida, avrebbero avuto un contrasto animato per un mancato riconoscimento del diritto di precedenza, trattandosi in entrambi i casi di personaggi alquanto importanti, rappresentanti rispettivamente il potere di Roma e e le élites provinciali.

È lo stesso Filostrato a indicare la chiave di lettura dell’episodio attraverso il modo in cui caratterizza le funzioni ufficiali dei due personaggi: era lo scontro fra due poteri forti della provincia, il proconsole, che governava tutte le città della provincia d’Asia, ed Erode, cui allora era stato assegnato il controllo delle eleutherai poleis della stessa regione. Erode Attico, corrector delle città libere d’Asia Minore203, famosissimo retore e uomo di cultura proveniente da Atene204, era stato favorito nella sua ascesa dall’imperatore Adriano, dopo una rapidissima carriera pretoria, caratterizzata dall’unico incarico di corrector, aveva rivestito nel 143 d.C. il consolato ordinario senza assumere ulteriori magistrature consolari e fu nella posizione di rifiutare il conferimento del secondo consolato205, un onore ritenuto superfluo per un uomo saturé d’honneurs206.

Nel medaglione dedicato a Polemone si narra che Antonino, durante la sua permanenza, scelse come residenza proprio la casa del retore, ritenendo che fosse la migliore dimora di Smirne. Polemone, dopo un periodo di lontananza dalla propria città, probabilmente per una missione diplomatica, rientrato in piena notte, non ebbe remore a

200 Philostr., VS I, 25, 3; II, 1, 8 (T43). 201 Dio Cass., LXIX, 20, 4

202 Philostr., VS II, 1, 8 (T47): Οἱ δὲ ποιούµενοι κατηγορίαν τῶν Ἡρώδου χειρῶν ὡς ἐπενεχθεισῶν

Ἀντωνίνῳ ἐν τῇ Ἴδῃ τῷ ὄρει κατὰ χρόνους, οὓς ὁ µὲν τῶν ἐλευθέρων πόλεων, ὁ δὲ πασῶν τῶν κατὰ τὴν Ἀσίαν ἦρχον, ἠγνοηκέναι µοι δοκοῦσι τὸν Δηµοστράτου πρὸς τὸν Ἡρώδην ἀγῶνα, ἐν ᾧ πλεῖστα διαβάλλων αὐτὸν οὐδαµοῦ τῆς παροινίας ταύτης ἐπεµνήσθη, ἐπεὶ µηδὲ ἐγένετο.

203 Come riferito in tre passi da Philostr., VS 1, 25, 6; 2, 1, 3; 2, 1, 8. Sulla sua famiglia cfr. A.R.BIRLEY, Hadrian

and Greek Senators, ZPE 1997, pp. 208-245; egli fu educato a casa di P. Calvisius Rufus, nonno di Marco

Aurelio.

204 H.HALFMANN, Die Senatoren aus dem ôstlichen Teil des Imperium Romanum bis zum Ende des 2. Jh. n. Chr.

(Hypomnemata LVIII), Göttingen 1979, n. 68, pp. 155-160.

205 Philostr., VS 1, 19.

far cacciare il proconsole da casa sua e, contestando come gravissimo torto l’esser privato della propria abitazione, lo costrinse a trasferirsi altrove207. Nonostante ciò, Antonino preferì non infierire ulteriormente sull’accaduto per non provocare danni al retore, anzi, per tutelarlo, dal momento che a causa del carattere scontroso e irritabile sarebbe potuto incorrere in seri provvedimenti da parte dei successori, diede disposizione che gli fosse concesso il perdono e allo stesso tempo gli offrì una posizione di prestigio, pur non avendo dimenticato quanto accaduto. A riprova della magnanimità di Antonino, Filostrato racconta che l’imperatore, nell’ospitare il sofista a Roma, abbracciandolo, lo accoglieva con un motto di spirito: “date a Polemone una dimora e nessuno lo cacci fuori da lì208”.

M. Antonius Polemon209, che reagiva all’occupazione della propria casa, originario di Laodicea, si era stabilito a Smirne insieme alla famiglia, i cui esponenti avevano ricoperto importanti magistrature cittadine, per perfezionare la propria educazione culturale alla scuola di Scopelliano e Timocrate. Smirne aveva ottenuto, grazie all’azione benefica del sofista, notevoli vantaggi; egli in primo luogo aveva assicurato alla città il ritorno della concordia dopo un periodo di scontri intestini, ponendo fine ai contrasti che opponevano da tempo gli abitanti della costa agli abitanti dell’interno210; grazie alla sua ambasceria condotta a Roma nel 113 d.C. presso l’imperatore Traiano, la città aveva ottenuto l’esenzione del pagamento del portorium211, privilegio esteso poi ai suoi discendenti dagli imperatori successivi.

Adriano, in particolare, aveva concesso un grande favore a Polemone, accordando alla città di Smirne la seconda neocoria212.

Sui comportamenti bizzarri e sulle stravaganze del sofista si dilunga ancora Filostrato quando racconta delle numerose accuse che gli Smirnei, sebbene privilegiati, gli rivolsero per i troppo fastosi corteggi, gli animali da soma, gli schiavi che lo seguivano nei suoi spostamenti a bordo di carri frigi o gallici adornati con briglie d’argento213. Fra le accuse più gravi che gli furono mosse, vi fu quella di aver intascato cospicue somme di

207 Philostr., VS I, 534. 208 Philostr., VS I, 3, 534.

209 PIR2 A, 862; su Antonio Polemone cfr. W.STEGEMANN, Antonius Polemon, RE 21.2 (1952), pp. 1320-1357;

HALFMANN,Die Senatoren,pp. 143-145; T.RITTI, L. Antonius Zenon, Epigraphica 49 (1987), pp. 77-98; M.D.

CAMPANILE, La costruzione del Sofista. Note sul βίος di Polemone, Studi Ellenistici 12 (1999), pp. 269-315; sulla

nomenclatura del sofista cfr. ISmyrna, 676.

210 La notizia della pacificazione della popolazione smirnea si legge in Philostr., VS I, 25, 531. Lo stesso

Strabone sembra confermare la notizia fornita da Filostrato, in Strab. 14. 1. 37.

211 Philostr., VS 532 (T45).

212 ISmyrna, 697; cfr. E.COLLAS-HEDDELAND, Le culte impérial dans la competition des titres sous le Haut-Empire.

Une lettre d’Antonin aux Éphésiens, REG 108 (1995), pp. 410-429; BURRELL, Neokoroi, p. 66.

213 Philostr., VS 532 (T45): καὶ ἡ αἰτία δέ, ἣν ἐκ τῶν πολλῶν εἶχεν, ὡς ὁδοιποροῦντι αὐτῷ πολλὰ µὲν

σκευοφόρα ἕποιτο, πολλοὶ δὲ ἵπποι, πολλοὶ δὲ οἰκέται, πολλὰ δὲ ἔθνη κυνῶν ἄλλα ἐς ἄλλην θήραν, αὐτὸς δὲ ἐπὶ ζεύγους ἀργυροχαλίνου Φρυγίου τινὸς ἢ Κελτικοῦ πορεύοιτο, εὔκλειαν τῇ Σµύρνῃ ἔπραττεν.

denaro, circa diecimila dracme, destinate originariamente dall’imperatore Adriano alla città per la costruzione di mercati, ginnasi e luoghi di culto214: proprio l’imperatore era venuto in difesa del sofista dichiarando di aver ricevuto i rendiconti a testimonianza della sua buona fede nella gestione dei proventi. D’altro canto Polemone, fiero partigiano smirneo, favorendo una riforma in campo giuridico, con l’appoggio imperiale, aveva disposto che le cause private di carattere pecuniario – περὶ χρηµάτων –, particolarmente lucrative per le comunità civiche ospitanti, si svolgessero davanti al tribunale cittadino secondo la legge tradizionale, e lasciava come da prassi che i giudizi di adulterio, sacrilegio e omicidio fossero di competenza del tribunale del proconsole, poiché essi richiedevano il potere di un giudice ξίφος ἕχοντος215, di un detentore cioè di ius gladii.

Nonostante non sia noto a partire da quando i provvedimenti di Polemone fossero attivi, è probabile che le nuove norme fossero dunque in vigore già nell’anno del proconsolato di Antonino.

Il favore di Adriano nei confronti di Polemone continuò anche dopo lo spiacevole episodio della cacciata di Antonino, tant’è che l’imperatore lo aveva incaricato di pronunciare l’orazione inaugurale dell’Olympieion di Atene216 nel 135-136 d.C., favore contraccambiato dal sofista che aveva fatto battere, in occasione della morte del giovane Antinoo, una serie di monete in suo onore217.

Benché lo scopo precipuo di Filostrato, nel drammatizzare lo scontro, fosse con molta probabilità, far risaltare il grado di autorevolezza e lo spirito di indipendenza raggiunto da eminenti uomini del notabilato greco, che ricoprivano vari ruoli e incarichi, nei

214 Philostr., VS 531 (T44). 215 Philostr., VS 531 (T44): τὰς δίκας τὰς πρὸς ἀλλήλους οὐκ ἄλλοσέ ποι ἐκφοιτᾶν εἴα, ἀλλ' οἴκοι ἔπαυεν. λέγω δὲ τὰς ὑπὲρ χρηµάτων, τὰς γὰρ ἐπὶ µοιχοὺς καὶ ἱεροσύλους καὶ σφαγέας, ὧν ἀµελουµένων ἄγη φύεται, οὐκ ἐξάγειν παρεκελεύετο µόνον, ἀλλὰ καὶ ἐξωθεῖν τῆς Σµύρνης, δικαστοῦ γὰρ δεῖσθαι αὐτὰς ξίφος ἔχοντος.

216 CAMPANILE, La costruzione del Sofista, p. 289; A.R.BIRLEY, Hadrian and Greek Senators, ZPE 116 (1997), pp.

209-245; R.E.WYCHERLEY, The Olympieion at Athens, GRBS 5 (1964).

217 RPC III, 1975-1983, le emissioni recano al rovescio la legenda ΠΟΛΕΜΩΝ ΑΝΕΘΗΚΕ СΜΥΡΝΑΙΟΙС.

confronti del potere del proconsole, e quindi, in generale nei confronti del governo romano, dietro i singoli episodi di natura aneddotica è possibile leggere una realtà giuridico amministrativa assai complessa, non riducibile ai termini di opposizione fra arroganza di Polemone ed Erode da un lato e bontà di Antonino dall’altro. Polemone, come si è visto, fine esponente della cultura e uomo politico di spicco, ben doveva essere a conoscenza degli oneri e degli onori che gli spettavano.

Queste testimonianze vanno ricondotte, molto probabilmente, al desiderio di Filostrato di porre l’accento sul potere e sul prestigio di cui godevano i Sofisti rispetto alla massima autorità romana, oltraggiata senza poi subire alcuna ripercussione.

Del resto, pur ammettendo la veridicità non solo dei fatti, ma anche della coloritura che ad essi conferisce Filostrato, si deve considerare che Polemone reagiva, benché in modo certo scortese e poco diplomatico, all’occupazione della propria casa avvenuta mentre era assente e ignaro e scoperta al suo ritorno durante la notte.

È noto inoltre che nelle province orientali il notabilato locale provvedeva al buon funzionamento della vita civica, mettendo a disposizione i mezzi, perlopiù finanziari, per il normale funzionamento della vita politica e istituzionale della città. È pur vero che di fronte al rischio di gravare sul patrimonio personale non erano rari i tentativi di sottrarsi a tali oneri, a maggior ragione nei casi in cui la normativa vigente prevedeva per determinate categorie, primi fra tutti intellettuali, un’esenzione ufficiale (che si poteva altresì ottenere dal governatore o addirittura dall’imperatore).

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 60-63)