• Non ci sono risultati.

II secolo d.C

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 47-52)

I. I NTRODUZIONE

I.2 Status quaestionis e limiti della ricerca

1.5 II secolo d.C

Da Augusto fino alla fine del primo secolo d.C., sembra che sia i Greci che i Romani fossero via via diventati più desiderosi di collaborare, i primi esplorando i limiti e i vantaggi della propria presenza all'interno dell'Impero Romano, i secondi dimostrando una tolleranza verso i Greci che derivava dal rispetto per il loro passato culturale: in tale prospettiva va, ad esempio, inserito l'atteggiamento filelleno di alcuni imperatori del primo secolo, in particolare quello di Nerone, con la famosa concessione della libertà all’Acaia durante i giochi istimici nel 67 d.C.145. La crescente partecipazione delle élites locali nell’amministrazione imperiale e la loro ammissione al Senato (dall'Asia Minore sotto Vespasiano, e dalla Grecia continentale sotto Traiano) alimentarono un desiderio di un rinascita culturale e politica, che raggiunse l'apice sotto l'imperatore filelleno per antonomasia: Adriano.

È durante il regno di Adriano e nei decenni successivi che i Greci, della Grecia continentale e d’Asia Minore, hanno più energicamente esplorato il loro passato. La letteratura di questo periodo, specialmente le opere degli autori della Seconda Sofistica, rivelano crescente vocazione da parte dei Greci di affermare il loro ruolo nell’impero. Essi si mostravano adesso desiderosi di sposare il programma imperiale, cercando di bilanciare quest’ultima tendenza con le loro esigenze e la devozione verso la loro comunità di appartenenza.

Un certo numero di scritti di Elio Aristide permette di leggere in filigrana l’interazione tra le élites locali e il governo centrale, la pretesa di un trattamento privilegiato da parte dei Romani e, allo stesso tempo, l’esortazione ai suoi colleghi greci a dimostrare la conformità con il nuovo status quo, dal momento che «è una legge naturale

143 Aristid., Or. L. 101 (T19): ὡς δὲ παρῆλθον εἰς τὴν ἐκκλησίαν καὶ ὁ δῆµος τὰ εἰωθότα ἐπεθορύβησεν,

ἔργου εἴχοντο οἱ παρεσκευασµένοι κροτοῦντές τε καὶ τὴν ἱερωσύνην τὴν κοινὴν τῆς Ἀσίας ἀνατιθέντες µοι καὶ τὸν δῆµον ἐσπάσαντο οὐ χαλεπῶς. καὶ ἅµα αἱ ἀρχαὶ περιίσταντό µε ἄλλος ἄλλοθεν ἐπαινῶ καὶ βοῶν καὶ πρὸς τὸν δῆµον τῇ παρακλήσει φιλοτιµούµενοι.

144 Paus., II. 27.9; VII. 5. 9; Aristid., Or. L. 101-102 (T19); cfr. C.J.CADOUX, Ancient Smyrna, Oxford 1938, pp.

181ss. e 204 ss.

per i deboli obbedire al forte146»: l'obbedienza conduce alla conformità, che, a sua volta, permette alle persone di vivere in concordia e in pace147.

Un intensificarsi dei rapporti con l’Oriente si ebbe a partire dal 125 d.C., in occasione della commemorazione della liberazione dai Persiani nel 479 a.C. a Platea, quando Adriano venne acclamato come “il Salvatore, che ha guarito e nutrito la propria Grecia148”, in omaggio ai benefici senza precedenti che le città avevano ricevuto.

Le frequenti visite in Asia Minore nelle principali città della provincia avevano attirato l'interesse dell'imperatore nei confronti degli intellettuali locali, che divennero in molti casi mediatori fra le istanze delle poleis e il potere centrale. Polemone, ad esempio, aveva ottenuto il favore dell'imperatore per la propria patria: ad Efeso fu accordato il vantaggio di importare grano dall'Egitto e i fondi ricevuti furono impiegati per la costruzione di una sontuosa scala per il tempio di Artemide149, mentre allo stesso tempo, Adriano aveva contribuito alla riparazione della sua porta150. A Smirne andarono dieci milioni di dracme per la costruzione di un mercato del grano, per una palestra e per il tempio di Zeus nel 124 d.C.151; nello stesso anno la città di Cizico ottenne di divenire città neocora, custode cioè del tempio dedicato al culto imperiale, aggiungendosi alle già città neocore Pergamo, Efeso, Smirne, e Sardi152.

1.5.1 Adriano e il Panhellenion.

In tutto l'impero l’avvento di Adriano fu visto come un'opportunità di trasformazione e rinascita: il culmine della sua azione risiedette senz’altro nella creazione del Panhellenion, che si configurò sin dal principio come punto di riferimento per i Greci d'Oriente. L'obiettivo non era tuttavia la creazione di un consiglio dotato di potere politico, ma di un organo che garantisse, attraverso una larga rappresentanza, l'unità e la prosperità delle città greche, contribuendo così alla stabilità dell'impero evidenziando la loro cultura e le loro tradizioni con una particolare attenzione al culto dell’imperatore.

L’imperatore inaugurò formalmente la lega panellenica e il tempio per il culto di Adriano Panhellenios nel 131-132 d.C., durante il suo secondo viaggio in Oriente, lo stesso anno in cui egli aveva presieduto alla cerimonia di dedica del santuario di Zeus Olimpio

146 Aristid., Or. XXIV, 566: νόµος γάρ ἐστιν οὗτος φύσει κείµενος ἀληθῶς ὑπὸ τῶν κρειττόνων

καταδειχθεὶς, ἀκούειν τὸν ἥττω τοῦ κρείττονος.

147 C.FRANCO, Aelius Aristides and Rhodes: Concord and Consolation, in Aelius Aristides between Greece, Rome and

the Gods, Leiden-Boston 2008, pp. 217-249; E.BIANCO, Elio Aristide e la concordia dei Rodii, Historikà 1, II (2011), pp. 99-119. 148 Syll3, 835a: Αὐτοκράτορι Ἁδριανῷ σωτῆρι,/ῥυσαµένῳ καὶ θρέψαντι τὴν/ἑαυτοῦ Ἑλλάδα, οἱ ἰς Πλαται/ὰς συνιόντες Ἕλληνες χαρι/στήριον ἀνέθηκαν. 149 IG V, 1, 381-405. 150 IEphesos, 274. 151 Philostr., VS 531.

ad Atene153. L’assemblea, che riuniva al suo interno poleis ed ethne154 appartenenti alle province di Acaia, Macedonia, Tracia, Creta e Cirene, la cui nascita è attribuita all’iniziativa personale dell'imperatore155 e a successiva ratifica da parte del senato156, aveva la sua sede centrale nel santuario appunto del Panhellenion, dedicato al culto di Era, Zeus e di tutti gli altri dei ad Atene. Atene visse durante il regno di Adriano, un periodo di rinascita culturale, all’insegna di un intenso programma di riqualificazione edilizia157

Convincente è l’ipotesi di Galimberti, secondo il quale nella fondazione dell’assemblea abbiano concorso istanze provenienti “dal basso” e “dall’alto”158, come strumento di integrazione nell’impero delle élites del mondo greco-orientale.

A proposito dei “requisiti d’accesso”, le fonti sembrano indicare un’unica soluzione: quella dell’origine greca. Le comunità della Grecia continentale dovevano essere considerate con ogni probabilità in automatico membri "fondatori", per la loro posizione geografica nel cuore del centro storico della Grecia e per il loro status di città-madre di colonie: fra queste, in primo luogo, si possono citare Atene e Sparta, ma anche Argo, Corinto, Megara, Calcide e le comunità della Tessaglia e della Beozia. Per le città, che si trovavano al di fuori del continente greco, occorreva che dimostrassero la loro grecità sulla base della loro συγγένεια: la relazione tra una colonia e la sua metropoli era uno strumento fondamentale per la convalida dello stato di comunità greca.

Anche se di fondo la grecità era essenziale per qualificarsi per l'ammissione al Panhellenion, fra i prerequisiti ammessi vi erano i buoni rapporti con Roma, i benefici ricevuti da Adriano e altri tipi di collegamenti, sia privati che pubblici.

Le iscrizioni superstiti fanno luce sui principali protagonisti coinvolti nell’amministrazione assembleare: la più alta carica era quella di archon, probabilmente nominato dall’imperatore, insieme al consiglio (synedrion) dei delegati, chiamati

153 A.GALIMBERTI, Adriano e l’ideologia del Principato, Roma 2007, pp. 134 ss.

154 OLIVER, Greek Constitutions, n. 189,2, ll. 8-10: ἁπ[ά]/σας τὰς µετεχούσας πόλεις κ[αὶ]/ ἔθνη τοῦ

Πανελληνίου. Le città facenti parte del Panhellenion erano: Atene, Sparta, Argo, Epidauro, Methena, Corinto, Megara, Calcide, Akraiphia, Amphikleia (Beozia), Naryka (Locri), Hypata (Tessaglia), Demetriade, Tessalonica, Perinthos, Aizanoi, Synnada, Eumeneia (?) (Frigia), Cibyra, Magnesia ad Maeandrum, Tralle, Mileto,

Thyateira, Sardi, Rodi, Samo (?), Apamea, Lyttos, Gortina, Hierapytna, Cirene, Apollonia e Ptolemais-Barca.

155 Anche su questo punto le fonti sono abbastanza ambigue: Dione afferma che l’iniziativa era piuttosto

partita dalle città d’Asia Minore (Dio Cass., 69, 16, 2); mentre nel decreto di Thyatira si legge quest’ultima è attribuita ad Adriano; sul decreto di Thyatira cfr. S.FOLLET,D.PEPPAS-DELMOSOU, Le décret de Thyatire sur les

bienfaits d’Hadrien et le ‘Panthéon’ d’Hadrien à Athènes (IG2 1088, 1090; IG III 3985, TAM V 2 1180), BCH 121

(1997), p. 296, ll. 16-17).

156 V. MAROTTA,Il senato e il Panhellenion, Ostraka 4 (1995), pp. 157-167.

157 D. WILLERS, Hadrians panhellenisches Programm: archäologische Beiträge zur Neugestaltung Athens durch

Hadrian, Vereinigung der Freunde antiker Kunst, Basel 1990.

Panhellenes, coadiuvati da funzionari minori, l’antarchon, e gli addetti al tesoro e alla cancelleria. L'arconte era tenuto a risiedere ad Atene per un periodo di quattro anni, mentre ciascuno dei Panhellenes uno solo.

Finalizzato fondamentalmente alla celebrazione del culto imperiale, il Panhellenion mancava sostanzialmente di un’autorità politica che potesse incidere con proprie decisioni nella compagine imperiale. Su un livello sostanzialmente diverso, quello del singolo, il Panhellenion permise ai propri membri la possibilità di avanzare nelle loro carriere; in altri casi l’appartenenza all’assemblea era avvertita come un prestigio personale159.

La carriera di M. Ulpius Eurycles di Aizanoi, di cui si parlerà in maniera più approfondita nel capitolo dedicato al sistema conventuale, fornisce l'esempio più evidente di un Greco che ha tentato di beneficiare personalmente dalla sua associazione con la lega panellenica; le fonti160 relative al caso summenzionato forniscono infatti una panoramica di quello che era con molta probabilità una routine: Eurycles, presumibilmente voluto dall’imperatore a ricoprire il ruolo di archon, cercò in più occasioni di migliorare la propria posizione, in vista di una futura carriera, tant’è che rivestì la carica di sommo sacerdote tra il 180 d.C. e 190 d.C.

A riprova infine del fatto che la lega panellenica era nata come forza propulsiva da spinte centripete, con una forte valenza culturale, si spiegherebbe la mancanza delle più importanti città dell'Asia Minore – Smirne, Pergamo, Efeso – attribuita in un primo momento dagli studiosi moderni alla scarsità di fonti161. Potrebbe altresì essere probabile che l'assenza delle grandi città dell'Asia Minore non fosse dovuta alla penuria di documenti, ma piuttosto da addebitare alla particolare funzione dal Panhellenion come koinón, federazione di città della Grecia continentale e di città di comprovata origine greca, e alla centralità che in Grecia e in particolare Atene l'organizzazione rivestiva. Le città dell'Asia Minore avevano già del resto goduto dei benefici di ospitare il culto imperiale, non solo di Adriano, ma dei suoi predecessori; la competizione tra le città per la preminenza avrebbe scoraggiato centri come Smirne, che nel momento di accedere al Panhellenion, avrebbero dovuto accettare la superiorità di altre città, come Atene, e giocare quindi un ruolo secondario.

159 Così, per esempio, sotto il regno di Severo, Geminia Olimpia, figlia di Titus Elius Geminius, fiera di ricordare

che il padre era stato il primo uomo della brillante città di Tessalonica a diventare archon del Panhellenion, cfr.

IG X, 2, 1, 181, ll. 7-9: πρῶτον γε/νόµενον ἄρχοντα Πανελλήνων ἀπὸ τῆς / λαµπροτάτης

Θεσσαλονεικέων πόλεως.

160 SEG 35, 1365 (T110); OLIVER, Marcus Aurelius, p. 30 (T103); OLIVER,Greek Constitutions, n. 170 (T109);

OLIVER, Greek Constitutions, n. 155 (T106); IGR IV, 574 (T107); SEG 42, 1191 (T112); SEG 42, 1186 (T111).

161I.ROMEO, The Panhellenion and Ethnic Identity in Hadrianic Greece, CP 97 (2002), pp. 21-40; A.J.SPAWFORTH,

In conclusione si può affermare che il Panhellenion ebbe un impatto limitato sul mondo greco. Importanti città vi presero parte e nessun autore contemporaneo greco sembra conferirvi particolare importanza.

Pare che già sotto Antonino Pio vi furono parecchie restrizioni e sotto Marco Aurelio le regole stabilite da Adriano per l'ammissibilità erano state in alcuni casi violate162.

162 A.J.SPAWFORTH, The Panhellenion Again, Chiron 29 (1999), pp. 339- 352; S.SWAIN, Hellenism and Empire:

Language, Classicism, and Power in the Greek World AD 50-250, Oxford 1996; C.P. JONES, The Panhellenion, Chiron 26 (1996), pp. 29-56.

C

APITOLO

2

Antonino Pio e la provincia d’Asia

Narra l’Historia Augusta che in Oriente gli omina imperii salutarono Antonino, ancora proconsole, come futuro imperatore e che in virtù delle benemerenze, acquisite e riconosciute su suolo provinciale, al suo ritorno fu inserito da Adriano nel consilium principis e, successivamente, da quest’ultimo adottato. Nel momento in cui Adriano preparava la successione, si erano create condizioni tali da favorire la nomina di Antonino, grazie ai meriti dimostrati soprattutto nell’amministrazione della provincia d’Asia. Una volta assunta la porpora, egli seppe gestire l’iniziale tensione nei rapporti con il senato, scaturita dai comportamenti insani di Adriano in preda alla malattia.

È ancora in Asia che Antonino, divenuto imperatore, fu celebrato a Efeso come σωτήρ καὶ κτίστης 163 e nella stessa città fu costruito un imponente complesso monumentale che celebrava la dinastia antonina.

Nel far riferimento al contesto orientale si appunterà l’attenzione soprattutto sugli aspetti istituzionali che permettono di focalizzare qualitativamente e quantitativamente le relazioni fra Antonino Pio e la provincia d’Asia, in relazione soprattutto alla sua eccellente amministrazione in qualità di proconsole, alle ricadute che l’esperienza diretta sul campo sortì in lui una volta divenuto imperatore, ai rapporti tra imperatore e senato, ai provvedimenti adottati nei confronti delle élites locali, con riferimento precipuo a due istituti: la concessione della cittadinanza e l’estensione dell’adlectio ai Greci d’Asia.

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 47-52)