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La politica di concessioni e l’estensione della civitas romana

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 82-92)

I. I NTRODUZIONE

I.2 Status quaestionis e limiti della ricerca

2.6. La politica di concessioni e l’estensione della civitas romana

La sezione centrale del discorso si concentra su una delle più acute creazioni del genio politico romano304, l’estensione cioè del diritto di cittadinanza romana agli abitanti dei territori provinciali, progetto politico che, iniziato in verità già da Claudio, avrebbe permesso attraverso, la Constitutio Antoniniana, agli abitanti dell’impero di appartenere a

300 ROSTOVZEV,Storia economica e sociale, p. 152.

301 Già nei primi anni del regno di Antonino Pio si possono individuare continui combattimenti ai confini

dell’impero (Fronto, ad Caes. III, 8, 1; HA, Pius 5, 4-5), cfr. C.JONES, Elio Aristide e i primi anni di Antonino Pio, in P.DESIDERI,F.FONTANELLA (a cura di), Elio Aristide e la legittimazione dell’impero di Roma, Bologna 2013, pp. 39-68.

302 SCHIAVONE,La storia spezzata, p. 10.

303 P. DESIDERI, Introduzione, in P. DESIDERI, F. FONTANELLA (a cura di), Elio Aristide e la legittimazione

dell’impero di Roma, Bologna 2013, p. 13.

una sola città: Roma305. In questo modo veniva a cadere, all’interno dei vasti confini dell’impero, la distinzione, sempre cara soprattutto alla storiografia e alla retorica, fra barbari e romani, fra dominatori e vinti.

Aristid., Or. 26, 59, 63 (T1; T2): 59. τοῦτο δὴ καὶ πολὺ µάλιστα πάντων ἄξιον ἰδεῖν καὶ θαυµάσαι, τὴν περὶ τὴν πόλιν αἰτίαν καὶ τὴν τῆς διανοίας µεγαλοπρέπειαν, ὡς οὐδὲν ἐοικὸς αὐτῇ τῶν πάντων. διελόντες γὰρ δύο µέρη πάντας τοὺς ἐπὶ τῆς ἀρχῆς, τοῦτο δ'εἰπὼν ἅπασαν εἴρηκα τὴν οἰκουµένην, τὸ µὲν χαριέστερόν τε καὶ γενναιότερον καὶ δυνατώτερον πανταχοῦ πολιτικὸν ἢ καὶ ὁµόφυλον πᾶν ἀπεδώκατε, τὸ δὲ λοιπὸν ὑπήκοόν τε καὶ ἀρχόµενον. […] 63. Καὶ τοῦτο µὲν δὴ τοῦ λόγου ὑπενεγκόντος οὕτω παρεφθέγχθω. ὅπερ δὲ ἐλέγοµεν, µεγάλοι µεγάλως ἐµετρήσατε τὴν πόλιν, καὶ οὐκ ἀποσεµνυνάµενοι τούτῳ θαυµαστὴν ἐποιήσατε, τῷ µηδενὶ τῶν ἄλλων αὐτῆς µεταδιδόναι, ἀλλὰ τὸ πλήρωµα αὐτῆς ἄξιον ἐζητήσατε, καὶ τὸ Ῥωµαῖον εἶναι ἐποιήσατε οὐ πόλεως, ἀλλὰ γένους ὄνοµα κοινοῦ τινος, καὶ τούτου οὐχ ἑνὸς τῶν πάντων, ἀλλ' ἀντιρρόπου πᾶσι τοῖς λοιποῖς. οὐ γὰρ εἰς Ἕλληνας καὶ βαρβάρους διαιρεῖτε νῦν τὰ γένη, οὐδὲ γελοίαν τὴν διαίρεσιν ἀπεφήνατε αὐτοῖς πολυανθρωποτέραν τὴν πόλιν παρεχόµενοι ἢ κατὰ πᾶν, ὡς εἰπεῖν, τὸ Ἑλληνικὸν φῦλον, ἀλλ' εἰς Ῥωµαίους τε καὶ οὐ Ῥωµαίους ἀντιδιείλετε, ἐπὶ τοσοῦτον ἐξηγάγετε τὸ τῆς πόλεως ὄνοµα.

In questo passo vi è il pieno compimento di quella sociologia del potere, che riguarda il consenso delle élites al primato di Roma su ampia scala, e prendono corpo le categorie, teorizzate da Glen Bowersock, di contaminazione e assimilazione306: partendo infatti da uno stato di crisi del paradigma politico-culturale scaturito dall’ingresso dell’Oriente nell’orbita romana, si realizzava nel II secolo la “romanizzazione” di questa realtà secondo il modello, delineato da Giardina, di conquista, sottomissione, assimilazione e integrazione307.

In quest’ottica si è presa in considerazione la portata dell’estensione della cittadinanza romana ai Greci d’Asia sotto Antonino Pio, all’indomani del regno del grande imperatore filelleno Adriano, che ha senza dubbio giocato un ruolo importante nei

305 Un altro riferimento alla cittadinanza romana è contenuto nel Panegirico a Cizico per il tempio (Aristid., Or.

XXVII, 32-33); il fatto che nei discorsi aristidei solo in pochissimi casi si faccia riferimento alla cittadinanza romana ha portato a pensare che l’estensione della cittadinanza romana significasse poco per il pubblico greco; in aggiunta è da sottolineare il fatto che si conoscono i tria nomina di Aristide, divenuto cittadino romano grazie alla concessione di Adriano, non attraverso le opere, ma grazie a una statua innalzata ad Alessandria in suo onore, in cui compare come Πόπλιον Αἴλιον Ἀριστείδην Θεόδωρον (OGIS, 709, ll. 10- 12). Cfr. E.BOWIE, I discorsi civici di Elio Aristide, in P.DESIDERI,F.FONTANELLA (a cura di), Elio Aristide e la

legittimazione dell’impero di Roma, Bologna 2013, pp. 84-85; di parere analogo è la Campanile (cfr. D.

CAMPANILE, Nuovi contributi dell’epigrafia per lo studio delle élites locali nelle province orientali in età romana:

l’esempio dell’Asia, in J. DESMULLIEZ, C. HOËT-VAN CAUWENBERGHE (éds.), Le monde romain à travers

l’épigraphie: méthodes et pratiques, Lille 2005, pp. 15-30): esser cittadino romano permetteva la carriera

istituzionale in seno al governo di Roma, d’altro canto in Asia, a differenza delle province occidentali, anche per i peregrini vi era la possibilità di ascesa sociale, essi potevano difatti ambire senza alcun impedimento al sommo sacedozio d’Asia.

306 G.BOWERSOCK, Hellenism in Late Antiquity, Cambridge 1989.

rapporti con le élites locali e ha conferito maggiore unità all’impero sul piano giuridico e sociale308.

Individuare quanti ricevettero in età imperiale la cittadinanza non è agevole proprio perché l’eterogeneità dei dati contenuti nelle fonti non ha permesso di fissare dei paletti metodologici; non vi era, ad esempio, una regola ben precisa in merito all’onomastica assunta dai neocittadini romani; posto infatti che i peregrini adottavano il praenomen e il nomen di colui dal quale ricevevano il privilegio della civitas romana – il più delle volte l’imperatore –, essi avevano la possibilità di scegliere, oltre ai gentilizi imperiali, anche i nomi degli intermediari – governatori, legati o patroni – che si fossero spesi affinché divenissero cives romani309.

Lavoro di riferimento, nel tentativo di individuare quanti ottennero la cittadinanza sotto Antonino, è la monografia di Holteide310, non disgiunto dal vaglio di un ampio ventaglio di fonti: evidenze epigrafiche, che per loro natura sono i documenti che in misura maggiore forniscono notizie preziose, ma presentano il più delle volte problemi legati alla cronologia, testimonianze letterarie ed emissioni monetali delle città dell'Asia. Come ha rivelato in più punti Raggi in un recente studio, le difficoltà che si presentano nella ricerca sono molteplici: in prima istanza il fatto che i discendenti dei neocittadini romani potevano decidere di cambiare il praenomen imperiale, o di non conservare il gentilizio dell’imperatore; in seconda battuta le iscrizioni greche, in obbedienza all’usus scribendi epigrafico orientale, molto meno ancorato a regole rispetto alle iscrizioni latine, raramente riportano i tria nomina completi o il cursus e, in alcuni casi, i neocittadini preferivano mantenere il nomen greco. Altre volte i documenti non lasciano individuare chi, in linea di successione all’interno della medesima famiglia, ricevette per primo la

308 Ringrazio la prof.ssa Domitilla Campanile per i suggerimenti a proposito della cittadinanza nella

provincia d’Asia e per le osservazioni su una materia da lei stessa definita complessa e “poco remunerativa”.

309Avveniva anche il contrario, che i neocittadini assumessero i nomina dell’imperatore anche nel caso in cui

vi fosse stata a far da intermediario ad esempio la figura di un governatore. La bibliografia in merito alla concessione della cittadinanza è alquanto ampia, si segnalano alcune delle voci più recenti e significative rimandando ad esse per ulteriore bibliografia, cfr. G.ALFÖLDY, Notes sur la relation entre le droit de cité et la

nomenclature dans l’Empire romain, Latomus 25 (1966), pp. 37-57; O. SALOMIES, Römische Amtsträger und

Römisches Bürgerrecht in der Kaiserzeit. Die Aussagekraft der Onomastik (unter besonderer Berücksichtigung der kleinasiatischen Provinzen), in W. ECK (hrsg.), Prosopographie und Sozialgeschichte. Studien zur Methodik und

Erkenntnismöglichkeit der kaiserzeitlichen Prosopographie, Kolloquium Köln 24.-26. November 1991, Köln-Wien-

Weimar 1993, pp. 119- 145; A.N.SHERWIN-WHITE, The Roman Citizenship, Oxford 19732, 221 ss.; F.MILLAR, The

Emperor in the Roman World (31 BC - AD 337), London 19922, pp. 477-486; M.D. CAMPANILE, Appunti sulla

cittadinanza romana nella provincia d’Asia: i casi di Efeso e Smirne, in G.SALMERI,A.RAGGI,A.BARONI, Colonie

romane nel mondo greco, Roma 2004, pp. 165-183; J.-L. FERRARY, Les Grecs des cités et l’obtention de la civitas Romana, in P.FRÖHLICH-C.MÜLLER (éd.), Citoyenneté et participation à la basse époque hellénistique, Actes de la

table ronde, Paris 22-23 mai 2004, Paris-Genève 2005, pp. 51-75; A.HELLER,A.V.PONT, Patrie d’origine et patries

électives. Les citoyennetés multiples dans le monde grec d’époque romaine, Bordeaux 2012.

cittadinanza romana; è probabile infatti che le fonti riportino i nomi di discendenti e non dei neocittadini311.

Nel tentativo di gettare ulteriore luce sulle aporie circa la concessione della cittadinanza romana da parte di Antonino, oggetto di indagine sono stati i rapporti fra le famiglie del notabilato locale e il potere imperiale nell’arco di più generazioni – l’appartenenza alla classe buleutica delle singole città si trasmetteva di norma per via ereditaria e la continuità dell’attività politica ed evergetica delle famiglie più influenti, favorite nello stringere significative relazioni con i vertici del potere romano –, il personale amministrativo, i governatori e, nel migliore dei casi, con l’imperatore stesso, che favorivano meccanismi di promozione e ascensione sociale e agevolavano la concessione della cittadinanza romana.

Proprio fra i notabili, attivi e tracciabili sia a livello strettamente municipale sia a livello federale, in virtù dell’appartenenza al koinón dei greci d’Asia, si è notato come si fosse ormai diffusa largamente la cittadinanza romana. Il ruolo del sommo sacerdozio del culto imperiale rivestito a livello civico e a livello federale-provinciale, era uno strumento di ascesa politica e sociale per le grandi famiglie e, in certi casi, trampolino per l’immissione in ordini maggiori, cavalieri e senatori312. In tale prospettiva fondamentali si sono rivelati gli studi di Campanile per quanto riguarda la prosopografia dei sommi sacerdoti del koinón d’Asia, e di Frija in relazione ai sacerdoti civici313.

Data la vastità del campo di indagine e della casistica onomastica le nostre ricerche, prendendo le mosse dai dati di Holteide, hanno riguardato esclusivamente i T. Aurelii che ottennero per primi la cittadinanza direttamente da Antonino proconsole, e i T. Aelii, da Antonino imperatore. Anche in questo caso infatti l’etorogeneità della documentazione ha richiesto di porre dei limiti alla nostra indagine. Si presenta di seguito un saggio documentario di quanti ricevettero la cittadinanza direttamente da Antonino in Asia in un arco cronologico circoscritto, escludendo consapevolmente in questa fase della ricerca gli Aurelii, in assenza del praenomen è difficile infatti distinguere le famiglie degli Aurelii

311 Per il rigore metodologico, ci si è mossi in questo nostro studio sulle direttrici individuate da Raggi; lo

studioso, che lavora alla diffusione della cittadinanza romana nella provincia d’Asia fra il I sec. a.C. e il II d.C, ha di recente edito un contributo in cui anticipa alcuni risultati. Cfr. A.RAGGI, Adriano e le concessioni

della cittadinanza romana nella provincia d’Asia, MedAnt XVI 2 (2013), pp. 471-500.

312 Ringrazio la Prof.ssa Gabrielle Frija per il proficuo scambio di idee sui sacerdozi civici, sui meccanismi di

ascensione nelle carriere dei provinciali d’Asia e per le segnalazioni sul notabilato di Stratonicea di Caria durante il regno di Antonino Pio (IStratonikeia, 115, 227-229, 261, 531a, 667, 1028, 1029), che hanno messo in luce il fatto, ormai largamente condiviso, che non fosse necessario essere civis Romanus per ricoprire le più alte magistrature in città.

313 CAMPANILE, I sacerdoti del koinón d’Asia; G.FRIJA, Prosopographie des prêtres civiques des empereurs dans la

province romaine d’Asie, 2009, <http:// www.pretres-civiques.org>; G.FRIJA, Les prêtres des empereurs. Le culte

divenuti cittadini romani prima o dopo il 212 d.C.314, e i T. Aelii attestati nei diplomi militari che, avendo prestato servizio militare ad esempio in truppe ausiliarie, ottennero il riconoscimento della civitas romana dopo l’honesta missio315.

I Titi Aurelii, neocittadini romani316.

1 Τ. Αὐρήλιος Νικόστρατος Νικοστάτου Ἄµν[ιος] Rodi IG XII, 1, 83. 1 ὁ δᾶµος ὁ Ῥοδίων καὶ ἁ βουλὰ Τίτον Αὐρηλιανὸν Νει[κ]όστρατον Νεικοστράτου Ἄµιον τὸν σοφιστὰν τετειµαµένον κα̣[ὶ ὑ]π̣ὸ τοῦ µεγίστου 5 Αὐτοκράτορος καθέδρᾳ καὶ λογιστείᾳ τᾶς ἱερᾶς συνόδου θυµελικᾶς πολλά[ς] τε πρεσβείας πρεσβεύσαντα ὑπὲρ τ[ᾶ]ς πατρίδος καὶ τὰν περὶ τᾶς εἰκοστᾶς κατορθώσαντα καὶ ἀδιαλείπτως χ[ρή]- 10 σιµον αὑτὸν παρέχοντα τᾷ π̣[ατ]ρίδ[ι]. Philostr., VS 2, 31, 1. ἡ µὲν ἐπίπαν ἰδέα τοῦ ἀνδρὸς ἀφέλεια προσβάλλουσά τι τῆς Νικοστράτου ὥρας, ἡ δὲ ἐνίοτε, πρὸς Δίωνα ὁρᾷ καὶ τὸν ἐκείνου τόνον. 2 Τίτος [Αὐρή]λιος Γεωργός Ἀτταλιανός

Teos, Lidia IGR IV, 1567 (SEG 17, 515), epoca adrianea. 1 [Τ]ι(βέριον) · Κλαύδιον Ἰτα[λικοῦ] υἱὸν Πίον Πεισω[νεῖνον] τὸν Ἀσιάρχην οἱ το[ῦ Σητα]- νείου θεοῦ Διονύσο[υ µύσται] 5 τὸν ἐκ προγόνων εὐεργ[έτην] εὐχαριστίας χάριν · Τίτου [Αὐρη]- λίου Γεωργοῦ Ἀτταλιανο[ῦ] τοῦ ἐν πᾶσιν φιλοτίµο[υ] τὸ ἀνάλωµα ποιήσαντ[ος] 10 εἴς τε τὸν ἀνδριάντα καὶ [τὸν] βῶµον ἐκ τῶν ἰδίων.

Tib. Claudius Pius Pisoninus, asiarca in età adrianea, cfr.CAMPANILE, I sacerdoti del

314 A. RIZAKIS, Antroponymie et société. Les noms romains dans les provinces hellénophones de l’Empire, in ID.,

Roman Onomastics in the Greek East. Social and political aspects. Proceedings of the International Colloquium on Roman Onomastics, Athens, 7-9 September, Athens 1996, pp. 19, 28; FRIJA Les prêtres des empereurs, pp.178-179.

315 S.PANCIERA, Epigrafi, epigrafia, epigrafisti. Scritti vari ed inediti (1956-2005) con note complementari ed indici,

Roma 2006, pp. 1411-1414.

316 Ai nn. 1-8, già censiti da Holteide, si aggiungono i casi di Τίτος Αὐρήλιος Ἀλέξανδρος (n. 9) e di Τ. Aὐρήλιος Ἰουλιανός (n. 10).

koinón d’Asia, pp. 42-43, n. 118c; FRIJA, Prosopographie des prêtres civiques, n. 195.

3 Τίτος Αὐρ(ήλιος)

Βάρβαρος Thyateira

SNG Copenhagen 600; BMC Lydia 82.

Medaglione che risale all’età di Commodo (177-182 d.C.) proveniente dalla città di Thyateira che reca al dritto la leggenda ΕΠΙ CΤPΑ ΤΙΤΟV ΑVPΗΛΙΟV ΒΑPΒΑPΟ, sotto la stratega Titus Aurelius Barbarus.

D. Alighieri Collection.

Medaglione che risale all’età di Commodo (177-182 d.C.) proveniente dalla città di Thyateira che reca al dritto la leggenda ΕΠΙ CΤPΑ ΤΙΤΟV ΑVPΗΛΙΟV ΒΑPΒΑPΟ, sotto la stratega Titus Aurelius Barbarus.

4 Τ. Αὐ(ρήλιος) Κλ(αύδιος) Μάγνος Sardi ISardis, 148 (175-181 d.C.) 1 Τ(ίτου) Αὐρ(ηλίου) Κλ(αυδίου) Μάγνου νοµικοῦ. 5 Τ. Αὐρ(ήλιος) Λίµνευς Thyateira TAM V, 1, 800; H.L

ECHAT,G.A.RADET, Inscriptions de Lydie, BCH 11 (1887), 472, n. 42. ἔτους τʹ, µη(νὸς) Δείου δʹ ἀ(πιόντος). Αὐρ. Λιµνε͂ος {²⁶Λιµναῖος}²⁶ κατεσκεύασεν τὸ µνηµεῖον Μηνο- 5 γένει τῷ γλυκυτά- τῳ πατρὶ καὶ µητρὶ αἱ- αυτῷ τε καὶ συνβίῳ καὶ τέκνοις. οὐδενὶ δὲ ἑτέρῳ ἐξὸν ᾖ τε- 10 θῆναι µεταξύ· εἰ δὲ µή, θήσει τῷ ταµείῳ (δην.) φʹ. χαῖρε· καὶ σύ.

Μόδεστος Αὐρη. Ὀνησίµη̣ µετὰ τῶν ἑα̣[υ]- τῆς τεκῶν Αὐ. Μοδέστῳ 5 τῷ ἑαυτῆς ἀν- δρὶ ἐκ̣ τῶν ἰδ̣[ί]- ων αὑτῶν ΠΩΝ µνεία- ς χάριν. εἴ τις 10 θελήσει τεθ[ῆ]- ναι, δώσει τῷ ταµείῳ [---] 7 Τίτος Αὐ[ρ]ήλ[ιος Κλα]ύδιος Ἄτταλος

Synnada IGR IV, 709 (AE 1940, 205). 1 [τὸ σ]υνέδριον τῶν [φιλ]οσε[βά]στων νέων [ἐτεί]µησεν Τίτον Αὐ[ρ]ήλ[ιον] [Κλα]ύδιον Ἄτταλον Σατ[---] 5 [---] Κλαυδίου Αὐρηλίου Σα̣[τ---] [---] Τερτυλλείνου υἱὸν, [διὰ τὰ]ς τοῦ πατρὸς αὐτοῦ ε[ἰς] [τὸ σ]υνέδριον ἀνυπερβλή[του]ς [εὐερ]γεσίας, ἀναθέντος 10 [τὰς τ]ειµὰς Ἀσάνδρου βʹ [Σ]ωκράτους τοῦ συγ- γενοῦς αὐτῶν. 8 Τ. Αὐρήλιος Διόφαντος Stratonikeia IStratonikeia, 445; P.F.F OUCART, Inscriptions de la Carie, BCH 14, (1890), p. 371, n. 13. [Διῒ Π]ανηµερίῳ, ἐπὶ ἱερέων Τι(---) [Α]ὐρ(ηλίου) Διοφάντου [τ]οῦ ἀξιολογω- 5 [τ]άτου καὶ τῆ[ς] ἀξ(ιολογωτάτης) Φλ(αουίας) Αὐρη(λίας) Μάγνης, ❦ Δαιδαλίου καὶ Τρυπανί- 10 ου τῶν ἀδελ- φῶν ὑπὲρ εὐχῆς κό- µαι· εὐτυ-

χῶς.

9 Τίτος Αὐρήλιος

Ἀλέξανδρος Afrodisia A.C

HANIOTIS,Epigraphic evidence for the philosopher Alexander of Aphrodisias, Bulletin of the Institute of Classical Studies, 47 (2004), pp. 79-81. Ψηφισαµένη τῆς βουλῆς καὶ τοῦ δήµου Τίτος Αὐρήλιος 5 Ἀλέξανδρος, τῶν Ἀθή- Νησιν διαδόχων , Τ. Αὐρήλιον Ἀλέ- ξανδρον, φιλόσο- φον, τον πατέρα 10 Τ. Aὐρήλιος Ἰουλιανός Nysa W.B LÜMEL, EA 25 (1995) 61 n°32; SEG XLV (1995), 1535. [Τ]ίτον Aὐρήλιον Ἰουλιανὸν τὸν ἀξιολογώτατον νοµικὸν καὶ ἐν τοῖς 5 Eλλησιν εὐδοκιµώτατον, π̣άσης λειτουργὸν ἀρχῆς, ἄρξαντα τῆς βουλῆς | ἀκολουθῶς τῆι ἐκ προγόνων 10 εἰς αὐτὴν εὐνοίαι, συγγενῆ ὑπατικῶν: ἐπεµελεῖτο Νύσιος Μουσώνιος ὁ νοµικὸς: ἀρχιερέα τῆς πατρίδος, 15 ἱερέα πατρίων θε|[ῶν].

I personaggi censiti rientrano nella loro totalità fra coloro che, avendo ricevuto la cittadinanza da Adriano, assunsero i tria nomina di Antonino in virtù del fatto che quest’ultimo, al tempo proconsole in Asia, si era posto come intermediario per il conferimento del beneficio. I dati forniti in questo caso dalle fonti sono assai esigui e non è stato possibile individuare una tendenza nella concessione della cittadinanza; il caso più eloquente potrebbe essere quello di Τίτος Αὐρήλιος Ἀλέξανδρος (n. 9), il famoso Alessandro di Afrodisia, filosofo peripatetico a capo di una scuola adAtene (uno dei

diadochoi di Atene, l. 6). L’iscrizione ha gettato luce sul vivace contesto intellettuale della città di Afrodisia durante il periodo imperiale, con esponenti di spicco quali Caritone, l’autore del romanzo Le avventure di Cherea e Calliroe, e lo storico Apollonio di Afrodisia317, il poeta tragico C. Iulius Longianus, i sofisti Chaireas318, M. Flavius Antonius Lysimachos319, Claudius Aurelius Zelos320, suo figlio Iulius Aurelius Charidemos Iulianos321, M. Antonius Popillianus322, Pereitianos Dometeinos e l’oratore Tib. Claudius Aurelius Ktesias. Infine il famoso filosofo Marcus Aurelius Diodoros Kallimedes, il ‘vero filosofo’, che ricevette la cittadinanza romana da Marco Aurelio323.

La Caria nello specifico, nonostante avesse ospitato l’imperatore Adriano324, non fu soggetta a una ‘romanizzazione’ uniforme; nella città di Afrodisia la civitas Romana era già diffusa tra i notabili, ma con Adriano non si ebbero concessioni estese. Molti esponenti del notabilato locale erano rimasti infatti peregrini; solo con i Severi le concessioni di cittadinanza acquistarono un nuovo impulso 325 , fino ad arrivare alla Constitutio Antoniniana di Caracalla.

All’ambiente degli intellettuali si può ricondurre Τ. Αὐρήλιος Νικόστρατος Νικοστάτου Ἄµν[ιος] (n. 1), sofista di Rodi e padre a sua volta di un sofista suo omonimo, il che fa pensare che la filosofia e la retorica giocassero un ruolo importante per l’ascesa sociale e politica.

Le ricerche, allo stato attuale della documentazione in nostro possesso, hanno evidenziato come Antonino Pio in materia di concessioni fu assai parco lungo tutto il corso del suo impero; nessuna evidenza giunge, infatti, ai nostri giorni che attesti la concessione della civitas Romana ai Greci d’Asia. Pur riconoscendo il carattere non probante di un argumentum ex silentio, non sappiamo infatti nulla circa eventuali occasioni che avrebbero potuto innescare dei meccanismi di promozione a vantaggio di determinati individui o realtà. Si possono solo formulare delle ipotesi che giustifichino questa tendenza: sin dalla giovinezza Antonino, eccezion fatta che per il lasso di tempo che lo vide in Asia in qualità di proconsole, non fu mai incline ad effettuare lunghi viaggi come il predecessore, ma,

317 FrGrHist, 740, F 1-16.

318 CIG, 2798; B.PUECH, Orateurs et sophistes grecs dans les inscriptions d'époque impériale, Paris, 2002, p. 165-166. 319 CIG, 2785; PUECH, Orateurs et sophistes, pp. 338-341.

320 LE BAS WADDINGTON,Fastes des provinces Asiatiques, n. 1598 bis; PUECH, Orateurs et sophistes, pp. 471-472.

321 CIG, 2812; CIG, 2845; LE BAS WADDINGTON, Fastes des provinces Asiatiques, n. 596; PUECH, Orateurs et

sophistes, pp. 166-174.

322 IGR IV, 1630; PUECH, Orateurs et sophistes, pp. 413-414. 323 MAMA VIII, 499b, 15 f.

324 H. HALFMANN, Itinera principum. Geschichte und Typologie der Kaiserreisen im Römischen Reich, Stuttgart

1986, pp. 193 e 204; A.R.BIRLEY, Hadrian’s Travels, in L. DE BLOIS ET AL. (Eds.), The representation and perception

of Roman imperial power, Proceedings of the third workshop of the In- ternational network ‘Impact of Empire’ (Roman Empire, c. 200 B.C.-A.D. 476), Netherlands Institute in Rome, March 20-23, 2002, Amsterdam 2003, p. 431.

compatibilmente agli impegni istituzionali che lo costringevano a soggiornare a Roma, agli spostamenti preferì risiedere stabilmente nelle ampie tenute familiari, che dai dintorni di Roma si estendevano fino all’Etruria meridionale, dedito con passione all’esercizio dell’agricoltura 326 , amore che non abbandonò mai, nemmeno dopo che divenne imperatore. Egli beneficiava della vita appartata della provincia rurale, ragion per cui fece costruire un palazzo proprio a Lorium327, che divenne il suo soggiorno preferito: qui aveva accesso diretto alla cura dei suoi praedia, ereditati dalla famiglia per parte di madre328, che inglobavano persino territori dell’Umbria, del Piceno e della Campania.

Proprio la presenza di Adriano in provincia, al contrario, era stata l’occasione per manifestare il suo evergetismo verso le poleis e aumentare il prestigio di certe città con la concessione dei titoli da queste avidamente ricercati. Il passaggio del principe costituiva per le città un’occasione privilegiata per circondarlo delle loro attenzioni e per avanzare le loro richieste. Il viaggio imperiale rappresentava senza dubbio un evento catalizzatore nella politica di distribuzione dei privilegi e delle gratifiche.

Dei lauti privilegi di Adriano aveva potuto godere, ad esempio, Aristide, greco d’Asia minore, cittadino romano e partecipe della vita dell’impero, che aveva del resto ricevuto la civitas romana nel momento in cui l’imperatore, nella sua opera di urbanizzazione dell’area a vocazione rurale della Misia, aveva promosso al rango di città Hadrianoi, Hadrianeia e Hadrianoutherai, fra il 124 e il 134 d.C.329, concedendo la cittadinanza al padre di Aristide, Eudaemon, e agli abitanti della regione, fra i quali Π. Αἴλι(ος) Πολύαι(νος) ἄρχ(ων) e Π. Αἰλι(ος) Ἀττινᾶς ἄρχων το β’330.

L’adventus imperiale, sul piano sociologico, era uno di quegli eventi catalizzatori di tensioni e aspettative per eccellenza nel mondo antico; la permanenza dell’imperatore nelle città aumentava esponenzialmente la possibilità di intessere legami fra la classe dirigente locale e il comitatus imperiale, di unire il centro alla periferia dell’impero. Adriano ebbe una mobilità eccezionale, molti dei suoi viaggi toccarono l’Oriente e il suo passaggio lasciò dei segni tangibili331.

326 HA, Pius 2, 1: Fuit vir […] diligens agri cultor.

327Aur. Vict., de Caes. XV, 7: Lorios, villa propria milibus passuum duodecim ab Urbe.

328 HA, Pius 1, 8. Cfr. E.LO CASCIO, Il princeps e il suo impero. Studi di storia amministrativa e finanziaria romana,

Bari 2000, p. 97-49; F.CHAUSSON F,A.BUONOPANE, Una fonte di ricchezza delle Augustae – Le figlinae urbane, in A. KOLB (ed.), Augustae. Machtbewusste Frauen am römischen Kaiserhof? Herrschaftsstrukturen und

Herrschaftspraxis II, Akten der Tagung (Zürich, 18.-20. 9. 2008), Berlin 2010, pp. 91-110.

329 Per la cronologia cfr. E.SCHWERTHEIM, Zu Hadrians Reisen und Stadtgründungen in Kleinasien. Eine neue

Gründungsära, EA 6 (1985), 37-42; BEHR,Studies, pp. 1140-1233; M.TALIAFERRO-BOATWRIGHT, Hadrian and the

cities of the Roman Empire, Princeton 2000, pp. 184-190.

330 RAGGI,Adriano e le concessioni della cittadinanza, p. 478.

331 Esaustiva a tal proposito BOATWRIGHT, Hadrian and the cities, passim, in cui si attestano le inziative edilizie

in concomitanza delle visite imperiali e tutta la catena di privilegi a esse connesse, e i contributi contenuti in un volume miscellaneo dedicato ai viaggi degli imperatori e alle ricadute sulle comunità ospitanti: E.

Pertanto non tutte le regioni della provincia d’Asia beneficiarono in maniera omogenea di concessioni da parte di Adriano; per converso la politica di Antonino, imperatore “immobile” fu diversa; egli non intervenne mai nell’accordare titoli onorifici, fortemente ambiti dalle città, il più delle volte motivo di rivalità e aspre frizioni.

Nel documento Antonino Pio e la provincia d'Asia (pagine 82-92)