I. I NTRODUZIONE
I.2 Status quaestionis e limiti della ricerca
1.2 Le guerre mitridatiche e il nuovo assetto sillano
Il malcontento, legato a questo sistema fiscale, non tardò ad arrivare e si esacerbò a causa dei publicani, che dotati di poteri enormi, si resero protagonisti di vessazioni ai danni
75 A.PASSERINI, Le iscrizioni dell’Agorà di Smirne concernenti la lite tra i pubblicani e i Pergameni, Athenaeum 15
(1937), pp. 252-283. Il sistema attalide imponeva una decima sui cereali e una vicesima sulle vigne, un’imposta (probabilmente la decima) sulle pecore. La principale testimonianza letteraria sul pagamento della decima è Cic. Verr. II. 3. 12: Inter Siciliam ceterasque provincias, iudices, in agrorum vectigalium ratione hoc
interest, quod ceteris aut impositum vectigal est certum, quod stipendiarium dicitur, ut Hispanis et plerisque Poenorum quasi victoriae praemium ac poena belli, aut censoria locatio constituta est, ut Asiae lege Sempronia.
76 Un altro documento epigrafico significativo è IGRP IV, 292, un decreto onorario per Diodoro Pasparo. La
cronologia assai incerta (II sec. a.C. o I sec. a.C.) ne ha compromesso una corretta interpretazione. Diodoro, inviato a Roma dalla città asiatica, era riuscito ad ottenere per Pergamo tutta una serie di privilegi (esenzione dagli obblighi di leva e dagli acquartieramenti militari d’inverno, la riduzione dei tassi d’interesse e l’annullamento dei contratti stipulati sotto pressione o fittizi). Per la discussa datazione e il significato da attribuire al documento cfr. C.P.JONES, Diodoros Pasparos and the Nikephoria of Pergamon, Chiron 4 (1974), pp. 183-205; B.VIRGILIO, Gli Attalidi di Pergamo. Fama, eredità, memoria, Studi Ellenistici V (1993), pp. 45-52; D. MUSTI, I Nikephoria e il ruolo panellenico di Pergamo, RFIC 126 (1998), pp. 5-40C.P.JONES, Diodoros Pasparos
revisited, Chiron 30 (2000), pp. 1-14.
77 NICOLET, Dîmes de Sicile, d’Asie et d’ailleurs, pp. 297-319, 441-2; C. NICOLET, Dîmes de Sicile, d’Asie et
d’ailleurs, in C.NICOLET, Censeurs et publicains, Paris 2000, pp. 277-93, 437-40.
78 Cfr. E.LO CASCIO, La struttura fiscale dell’impero romano, in M.H.CRAWFORD (a cura di), L’impero romano e le
strutture economiche e sociali delle province, Como 1986, pp. 29-59; COTTIER,CRAWFORD, ET ALII, The custom law
del popolo d’Asia79; l’insofferenza fu tale che nel I secolo a.C., in occasione delle guerre mitridatiche, i Greci d’Asia non esitarono a sostenere Mitridate VI, re del Ponto, in guerra contro Roma.
Il conflitto, che acquisì presto i tratti ideologici dello scontro fra Occidente e Oriente80, ebbe come esito finale un sostanziale riassetto della provincia81.
L’ingerenza di Mitridate nelle questioni dinastiche di alcuni regni d’Oriente, in particolare della Cappadocia e della Bitinia, aveva fornito il motivo per un intervento romano nei territori orientali. L’ingerenza romana era stata avvertita da Appiano come la causa scatenante del conflitto; d’altra parte, le pesanti vessazioni perpetrate dai pubblicani a danno degli abitanti della provincia d’Asia non avevano impedito né di accogliere Mitridate, né il massacro contro gli Italici nell’88 a.C. nelle città elleniche.
Che si creda o meno alla responsabilità del legato romano M’ Aquilius e del governatore d’Asia Cassio nell’innescare il conflitto, è in Asia che l’avanzata di Mitridate, e il suo intervento ripetuto nelle questioni dinastiche di Bitinia e Cappadocia, minacciarono più che mai la sfera d’influenza romana e il territorio della provincia d’Asia, in cui non erano stanziate legioni a presidiare la provincia82.
Tra l’89 a.C. e l’88 a.C. Mitridate, mentre i comandanti romani avevano già dato prova dell’inefficacia della loro azione militare, irruppe in Asia, arrivando a controllare Frigia e Misia, Licia e Panfilia meridionale83. L’adesione delle città della provincia d’Asia fu globalmente omogenea, con Pergamo, Magnesia ed Efeso che accolsero il sovrano84, mentre maggiori casi di resistenza all’avanzata pontica si riscontrano in Caria e,
79 E.GABBA, L’imperialismo romano, in A.MOMIGLIANO,A.SCHIAVONE, La storia di Roma, II, Torino 1990, pp.
189-233.
80 Basti pensare al frammento di Sall., Hist. IV, 69 (ed. Maurenbrecher) fortemente connotato
ideologicamente: il conflitto si consuma fra i Romani, un popolo di dominatori senza scrupoli, e la luxuria asiatica; Sallustio metteva in bocca al re Mitridate la denuncia e la condanna delle violenze perpetrate dai Romani, raptores orbi a danno degli orientali.
81 Dettagliate ricostruzioni evenemenziali della prima guerra mitridatica sono state oggetto di studi puntuali
e di riflessioni recenti, con ampia discussione di singoli fatti, cfr. per un’ampia panoramica si vedano gli studi di G. GLEW, Mithridate Eupator and Rome. A Study on the Background of the First Mithridatic War, Athenaeum 65 (1977), pp. 380-405; D.GLEW, The Selling of the King: a note on Mithridates Eupator’s propaganda
in 88 B.C., Hermes 105 (1977), pp. 253-256; B.C.MCGING, The Foreing Policy of Mithridates VI Eupator King of
Pontus, Leiden 1986, pp. 89-131; L.BALLESTEROS-PASTOR, Mitrìdates Eupàtor, el último de los grandes monarchas
helenístícos, DHA 20 2 (1994), pp. 115-133; L. BALLESTEROS-PASTOR, Notas sobre una inscripción de Ninfeo en
honor de Mitrídates Eupátor rey del Ponto, DHA 21 1 (1995), pp. 111-117; L.BALLESTREROS PASTOR, Mitrìdates
Eupàtor, rey del Ponto, Granada 199; L. BALLESTEROS-PASTOR, Observaciones sobre la biografía de Mitrídates
Eupátor en el epítome de Justino (37.1.6- 38.8.1), Habis 27 (1996), pp. 73-82; P.DESIDERI, Mitridate e Roma, in
Storia di Roma II. L’impero mediterraneo. La repubblica imperiale, Torino 1990, pp. 725-736; TH. REINACH,
Mithridate Eupator Roi du Pont, Paris 1890.
82 Diod. 37. 27; Strabo 12. 8, 16. 578; Vell. Pat., 2. 18. 3; App., Mithr. 19. 72-73; 20, 78-79; 21. 80-81. 83 App., Mithr. 20, 77-78.
occasionalmente, anche altrove, come in Licia, dove Patara insieme a Chio subì l’assedio di Mitridate.
A seguito dell’adesione alla causa pontica da parte di tante città d’Asia e di Caria, mentre Mitridate fissava la sua sede a Pergamo e incaricava ‘satrapi’ del governo dei nuovi territori, si colloca quel gesto destinato ad approfondire irrimediabilmente il solco tra poleis filoromane e filopontiche, costituito dal massacro degli Italici noto sotto la denominazione di ‘Vespri asiatici’: l’ordine di uccidere tutti gli Italici e i Romani fatto pervenire segretamente da Mitridate ai satrapi e alle città d’Asia85.
Il controllo dell’Asia da parte di Mitridate al momento dell’arrivo delle truppe romane, fatta anche salva la presenza di singole città che si erano opposte o che ancora si opponevano alla sua avanzata, era assai esteso e non direttamente minacciato né al suo interno né ai suoi ‘confini’ da forze consistenti.
Per spiegare il successo delle forze mitridatiche si può porre l’accento sull’efficacia di una propaganda pontica che avrebbe saputo sfruttare il sentimento antiromano nella provincia, nato e alimentato dallo sfruttamento ad opera dei pubblicani, ma diffuso con ragioni di volta in volta diverse anche nelle città libere all’interno del territorio provinciale o all’esterno, come nel caso, isolato in Caria a quanto è dato vedere, di Cauno, che sposò con entusiasmo la causa pontica in un panorama in cui le altre poleis mostrarono piuttosto un forte attaccamento alla causa romana.
È a causa delle vessazioni perpetrate dall’amministrazione fiscale romana che molte città della provincia aderirono entusiasticamente alla causa di Mitridate contro Roma86 e mostrarono successivamente gratitudine alla memoria del governatore Q. Mucius Scaevola, uno dei pochi capace di porre un argine agli abusi dei publicani 87.
L’avanzata e il favore incontrato da Mitridate trovano una plausibile spiegazione nell’esiguità delle forze romane stanziate sul territorio, cui si contrapponeva l’imponenza dell’esercito pontico. Le città greche, intimorite, avrebbero dunque ceduto a Mitridate ed eseguito i suoi ordini fino al più evidente gesto di rottura con Roma: i massacri dell’88 a.C.
Autore di una decisiva svolta al conflitto fu Silla88, che, salpato da Brindisi, giunse in
85 App., Mithr. 23, 93 13; 27, 106; 24, 85- 23, 91. Sul lungo assedio sostenuto da Rodi App., Mihtr. 24-27. Il
massacro degli italici fu eseguito nel giorno stabilito e Appiano ricorda tra le molte sciagure le sacrileghe uccisioni a Efeso nel santuario dell’Artemision, a Pergamo in quello di Asclepio, e nella caria Cauno, che pur liberata dai Romani, aveva assassinato gli Italici presso l’altare di Estia; anche l’asiatica Adramitto aveva fatto la sua parte, annegando quanti avevano cercato rifugio a nuoto, mentre Tralles aveva preferito delegare al ‘paflagone Teofilo’ l’esecuzione, che era avvenuta nel tempio della Concordia, dove a quanti cercavano di abbracciare le statue vennero tagliate le mani. Solo Rodi resisteva ancora a Mitridate, e dava asilo a quanti fuggivano da lui.
86 MAGIE, Roman Rule in Asia Minor, pp. 159-176.
87 Diod., 37.5; Cic., Verr. 2.2.51; Cic., fam. 1.9.26; Cic., Att. 5.17.5; 6.1.15; Val. Max., 8.15.6; OGIS, 437, 438, 439. 88 Plut., Sull. 11, 1-2.
terra ellenica senza incontrare, seguendo il racconto plutarcheo, resistenza da alcuna città89: dopo l’assedio di Atene, si diresse in Beozia e dopo lo scontro con l’esercito di Mitridate a Cheronea90 e Orcomeno91, con l’arrivo in Tessaglia intavolò accordi con Archelao fino alle trattative di pace di Dardano. Silla, dirigendosi quindi in Asia, per incontrare Mitridate e per regolare anche le questioni con l’altro esercito romano sul suolo orientale 92 , prolungò la sua permanenza nella provincia per procedere con l’organizzazione del territorio successivamente alla guerra mitridatica.
All’indomani dello scontro, l’Asia subiva ancora una volta importanti cambiamenti sotto il profilo territoriale e amministrativo: ripristinati gli antichi territori, da un lato fu ridimensionato il numero delle città beneficiarie di privilegi politici e fiscali93 e le città, in totale 62, che avevano aderito alla causa mitridatica e partecipato al massacro degli Italici94, furono costrette a pagare un’ammenda di 20.000 talenti95, insieme all’obbligo di ospitare e sostentare i soldati romani di stanza sul suolo asiatico96; dall’altro quelle che si erano mantenute fedeli a Roma furono ricompensate con importanti privilegi, ridimensionati tuttavia rispetto al passato.
Silla divise l’Asia in 44 distretti97 (i nuovi distretti non dovevano avere alcun legame con i conventus iuridici, di cui si era occupato M’ Aquilius98), chiamati regiones, funzionali alla riscossione delle imposte, dirette e indirette, con l’estromissione dei publicani dalle operazioni di esazione fiscale; la novità più significativa della “riforma” sillana fu il diretto
89 Non è possibile tuttavia immaginare un’avanzata di Silla, anticipata dal legato Q. Brettius Sura, priva di
contrasti: le comunità greche che avevano aderito alla causa mitridatica comprendevano Tebe, comunità della Beozia e dell’Eubea, cui Plutarco molto sommariamente accennava, ma che risultano meglio leggibili in Appiano. In alcuni casi la pressione mitridatica era stata ostacolata, si pensi al caso di Tespie in Beozia che nonostante l’assedio si era mantenuta fedele ai Romani. Cfr. App., Mithr. 29, 113; Memn., FGrHist 434 F 22; Flor., 1, 40, 8; Paus., 1, 20, 5.
90 Plut., Sull. 16-18.
91 Plut., Sull. 20-21; App., Mithr. 51, 203; Gran. Lic., 24-25. 92 Plut., Sull. 23, 11; App., Mithr. 56, 224-226.
93 App., Mithr. 118: “(scil. I Romani) imposero tributi sulla maggioranza di questi popoli (scil. d’Asia), che
non erano mai stati tributari ad essi”.
94 Plut., Sull. 25, 4.
95 Una cifra esorbitante se si tiene conto del fatto che normalmente il totale annuo che le città d’Asia
dovevano versare a Roma ammontava a 8.000 talent, cfr. MAGIE, Roman Rule in Asia Minor, pp. 1115-1116.
96 Plut., Sull. 25, 5.
97 Cic., pro Fl. 14,32; App., Mithr. 62; Cass., Chron., 484, 670. Sulla base delle testimonianze cassiodoree e
ciceroniane Ramsay ipotizzò erroneamente che la divisione in conventus risalisse proprio a Silla, cfr. W.M.
RAMSAY, The Cities and Bishoprics of Phrygia, Oxford, 1985-1987; fra le altre ipotesi anche quella di Badian,
secondo il quale la ripartizione in circoscrizioni conventuali risalirebbe a Q. Mucius Scaevola, cfr. E.BADIAN,
Q. Mucius Scaevola and the Province of Asia, Athenaeum 34 (1956), pp. 104-123.
coinvolgimento delle città nella riscossione del tributo99: è probabile, infatti, che Silla, individuate le città più importanti, abbia loro affidato la raccolta delle imposte dell’area circostante, distribuendo in maniera ancora più capillare gli oneri connessi all’esazione.
Silla riorganizzò la provincia d'Asia mediante l'emissione di una lex data100, riguardante i principali aspetti della vita politica e istituzionale: la lex Valeria dell’82 a.C., che conteneva probabilmente le linee guida del nuovo sistema fiscale e forniva un insieme di regole per l'elezione dei magistrati civici. Le fonti però non lasciano traccia di misure adottate in relazione alla composizione delle assemblee cittadine, così come non ci sono prove di radicali trasformazioni circa l'organizzazione della vita civile, come Pompeo avrebbe fatto per la Bitinia due decenni più tardi101. La mancanza di un radicale riassetto del territorio della provincia d’Asia risiederebbe con ogni probabilità nel fatto che l'ex regno Attalide godeva di una realtà molto più urbanizzata, i cui centri godevano di un’autonomia locale più forte rispetto alla vicina Bitinia, che meritò un intervento più significativo.
99 MEROLA, Autonomia locale, pp. 54-55, concordando sostanzialmente con la posizione di Broughton (cfr.
T.R.S.BROUGHTON, Roman Asia Minor, in F.TENNEY, An Economic Survey of Ancient Rome, IV 1938, pp. 499- 918).
100 La presenza di una lex de provinciis, la cosiddetta lex Cornelia de provinciis è vexata quaestio, dal momento
che non sembra esser mai stata promulgata una legge connessa all’amministrazione della provincia d’Asia; da alcuni documenti di natura epigrafica, in particolare da RDGE, 65 (IPriene, 105, ll. 82-84), emergerebbe il riferimento a un Κορνήλιος νόµος; in IGR IV, 1188 si legge che una διάταξις era stata presa secondo la ‘legge di Cornelio’ (γράψασα κατὰ τὸν Κορνήλιον νόµον διάταξιν) e un terzo documento, una missiva di Cicerone ad Appius Claudius Pulcher (Cic., ad fam. 3. 10. 6: ad legem Corneliam decernendos). Data la mancanza di una fonte ufficiale, che attesti una lex Cornelia relativa all’organizzazione della provincia d’Asia, è più verosimile che i provvedimenti adottati in ambito amministrativo e fiscale in Asia fossero ricaduti all’interno della lex Valeria dell’82 a.C., attuativa delle disposizioni prese da Silla in Oriente. cfr. J.P.V.D. BALSDON,
Consular Provinces under the late Republic, I. General Considerations, JRS 29 (1939), pp. 57-73; A.W.ZUMPT, Das
Criminalrecht derromischen Republik, 2.1, Berlin 1868, pp. 385, 440; H.F.PELHAM, Outlines of Roman History, London 1895, p. 216; E.BADIAN, Lucius Sulla. The Deadly Reformer, Sydney 1970, pp. 35-74; R.EVOLA MARINO,
Aspetti della politica interna di Silla, Palermo 1974, pp. 115-123; K. M. GIRARDET, Die lex Iulia de provinciis.
Vorgeschichte-Inhalt- Wirkungen, RhM 130 (1987), pp. 292-293; K.M.GIRARDET, Die Entmachtung des Konsulates
im Ubergang von der Republik zur Monarchic und die Rechtsgrundlagen des augusteischen Prinzipats, in W.
GORLER-S.KOSTER (eds.), Pratum Saraviense. Festgabe fur Peter Steinmet, Stuttgart 1990, pp. 90-91, n. 4; K.M.
GIRARDET, Imperium und provinciae des Pompeius seit 67 v. Chr., CCGG 3 (1992), pp. 177-188; C.NICOLET,
Autour de Imperium, CCGG 3 (1992), pp. 163-166; A.GIOVANNINI, De Niebuhr à Mommsen: remarques sur la
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den Provinzen in der Zeit der Republik, Paderbom-Munich-Vienna-Zurich 1997, pp. 48-51; J.M.FERRARY, Rome
et la géographie de l'hellenisme: reflexions sur "hellenes" et "panhellenes" dans les inscriptions d'epoque romaine, in
O.SALOMIES (ed.), The Greek East in the Roman Context, Helsinki 2001, pp. 28-29; E.BALTRUSCH, Auf dem Weg
zum Prinzipat: Die Entwicklung der republikanischen Herrschaftspolitik von Sulla bis Pompeius (88-62 v. Chr.), in J.
SPIELVOGEL (ed.), Res publica reperta. Zur Verfassung und Gesellschaft der römischen Republik und des frühen
Prinzipats. Festschrift für Jochen Bleicken zum 75. Geburtstag, Stuttgart 2002, pp. 245-262; K. SANDBERG,
Magistrates and Assemblies. A Study oflegislative Practice in Republican Rome, Rome 2002, pp. 39-40, 157.
101 Cic., leg. agr. 3.2.5: omnium legum iniquissimam dissimillimamque legis esse arbitror eam quam L. Flaccus interrex
In mancanza di fonti ufficiali che attestino una lex provinciale102, è immaginabile che Silla, durante il discorso tenuto di fronte ai rappresentanti delle città, abbia annunciato le decisioni assunte in merito allo status delle comunità, la perdita o il mantenimento della libertà e la loro posizione, decisioni che sarebbero state ratificate dal senatus consultum al suo rientro a Roma. In effetti, le fonti hanno permesso di risalire alle disposizioni sillane, e di individuarne la compagine all’indomani del conflitto mitridatico.
Tutti i dati che si conoscono a proposito degli interventi in Asia hanno rivelato un forte interesse di Silla nel rendere le città protagoniste della vita amministrativa della provincia.
All’indomani della guerra mitridatica e in seguito alle riforme sillane in ambito amministrativo, un ruolo significativo giocò il koinón d’Asia, che raggruppava al suo interno le principali città della provincia. Durante le riunioni assembleari del koinón, che si svolgevano periodicamente, non ancora organo principale dell’organizzazione del culto imperiale103, le città provvedevano alla discussione dei principali problemi di natura fiscale connessi con i provvedimenti di Silla e con lo stato di indigenza nel quale versavano le casse cittadine. Le attestazioni del koinón di età sillana inducono a delineare un organismo non ancora del tutto organizzato stabilmente, nella sua fase embrionale; l’evoluzione nella forma compiutamente strutturata si data infatti agli anni trenta del I secolo a.C.
102 Dei cenni a una lex di Silla sono contenuti in IPriene 105, ll. 82-84, in cui compare il riferimento a un
Κορνήλιος νόµος; IGR IV, 1188 in cui si legge Κορνηλίον νόµον διάταξιν e in Cic., fam. 3. 10 in cui si parla di una lex Cornelia.
Tabella 1:status delle città all’indomani dei provvedimenti sillani.
Città libere Città sottomesse già prima del conflitto
Città private della libertà da Silla
Rodi Clazomene Efeso
Il koinón licio Focea Pergamo
Chio Synnada Mileto
Ilio Thyatira Mitilene
Cizico Tralle Samo
Cnido Cauno Lampsaco Termesso Magnesia al Sipilo Stratonicea Tebe Alabanda Afrodisia Astipalea
Dubbie Dubbie Dubbie
Bisanzio Colofone Laodicea al Lico
Sardi Nysa
Alicarnasso
Apollonis
Smirne
La terza guerra mitridatica, le cui dinamiche sembrano ricalcare le vicende di Attalo III e Aristonico, provocò ancora una volta importanti mutamenti in Asia: protagonisti della rivolta furono nuovamente l’insofferenza causata dai publicani 104 contestualmente al testamento di Nicomede IV, che alla sua morte105, lasciò la Bitinia al Popolo romano.
Il tentativo di estromettere i publicani risultò tuttavia a più riprese vano: le città non erano infatti ancora del tutto in grado di gestire autonomamente la riscossione e i publicani sarebbero stati, dopo una temporanea sospensione, richiamati in provincia.
Solo i tentativi di Lucullo del 71-70 a.C., che prevedevano, ad esempio, sul piano amministrativo, l’annullamento degli interessi accumulati dalla provincia d’Asia per il mancato pagamento di tasse imposte in precedenza da Silla, posero rimedio alle loro ruberie; tali provvedimenti d’altro canto provocavano le ire dei finanzieri di Roma poiché erano stati privati dal generale di qualcosa che giudicavano di propria spettanza. Da
104 Plut., Luc. 7,6; Memn., F.Gr.Hist. 434, 27, 5-6.
105 Tra il 74- 73 a.C.; la data di morte è stabilita sulla base di un passo del Monumentum Ephesenum in cui, al
momento della stesura del testo base del 75 a.C. della Lex portus Asiae la Bitinia è ancora definito un regno cliente, cfr. B.C.MCGING, The ephesian custom law and the third mithridatic war, ZPE 109 (1995), pp. 283-288.
costoro fu fomentato il malumore del popolo con il ricorso a demagoghi, dotati di particolare ascendente sulla folla. Grazie alla contestazione dei finanzieri (prevalentemente cavalieri), Pompeo riuscì a costruire una corrente di opinione ben ramificata, artefice della rimozione di Lucullo dal suo incarico106. Il successo delle operazioni condotte contro la minaccia dei pirati nel Mediterraneo aveva fatto sì che Pompeo risultasse il candidato più adatto alle esigenze del fronte orientale, in cui, secondo la propaganda filo pompeiana, Lucullo aveva condotto le guerre senza determinazione.
Nonostante la minaccia di Mitridate fosse stata ridimensionata, su proposta del tribuno Manilio e per intercessione di Cesare e Cicerone, che con un’abile azione di propaganda compose l’orazione de imperio Cn. Pompeii, aveva preso forma una corrente di fautori dell’affidamento a Pompeo dell’imperium nella guerra contro Tigrane e Mitridate107. Con la lex Manilia del 66 a.C. si conferirono a Pompeo poteri straordinari, al fine di salvaguardare gli interessi economici provenienti dallo sfruttamento della provincia, ai quali aveva posto fine Lucullo.
In seguito al suicidio di Mitridate, avvenuto nel 63 a.C., Pompeo procedette alla creazione di tre nuove province – Ponto-Bitinia, Siria e Cilicia – e di regni vassalli108.
La lex Pompeia Bithyniae, in cui erano fissati gli ordinamenti della provincia del Ponto- Bitinia, rimase in vigore sino all’età di Traiano ed il modello di decentramento amministrativo delle nuove province venne adottato anche nella provincia d’Asia, in cui i publicani, responsabili della ripartizione e riscossione delle imposte, facevano ricorso alle pactiones (accordi di carattere privato) per favorire l’intervento diretto delle città nella riscossione delle imposte. Il promagister delle societates publicanorum concordava con i singoli e con le autorità cittadine quanto la singola comunità era tenuta a versare per una determinata imposta presa in appalto, affidando la riscossione alla comunità stessa. In Sicilia la prassi delle pactiones era già attestata da tempo: l’appalto siciliano effettuato in provincia, città per città, favoriva pactiones con singoli contribuenti, mentre in maniera differente l’appalto asiatico, realizzato a Roma e assegnato in blocco a publicani per l’intera provincia, induceva maggiormente a stipulare accordi con le città109.
106 Plut., Luc. 20.
107 Plut., Pomp. 30. 3: ἀλλὰ Λευκόλλου µὲν ἀποστερουµένου τὴν δόξαν ὧν κατειργάσατο καὶ θριάµβου
µᾶλλον ἢ πολέµου διαδοχὴν λαµβάνοντος, ἥττων λόγος ἦν τοῖς ἀριστοκρατικοῖς, καίπερ οἰοµένοις ἄδικα καὶ ἀχάριστα πάσχειν τὸν ἄνδρα, τὴν δὲ δύναµιν τοῦ Ποµπηΐου; Dio Cass., XXXVI 42. 4.
108 G.VITUCCI, Gli ordinamenti costitutivi di Pompeo in terra d’Asia, RAL 8 2 (1947), pp. 428-447.
109 Alcuni passi ciceroniani, nello specifico Cic., ad Att. 1,17,9 trattano di un episodio in cui una societas