Deonomastica panziniana fra antonomasia, tendenze enciclopediche,
1. Panzini, che in genere individua correttamente l’origine delle voci deonimiche, non dedica ad esse nessuna riflessione organica, né nella Grammatica italiana né nel
4.2 Gli antroponimi invece rimandano metonimicamente all’inventore, allo scopritore, allo studioso che ha indagato la cosa battezzata col suo nome; oppure s
rifanno ad un celebre utilizzatore dell’oggetto designato. Il DM comprende inoltre moltissimi nomi commerciali, spesso coincidenti col nome del proprietario o del fondatore della ditta, che non di rado trasmette il suo nome anche ai prodotti, molti dei quali sono registrati nel DM, spesso dichiaratamente a causa della martellante réclame di cui godevano.
Si avverte che sotto questa sezione, salvo indicazioni diverse, tutti gli esempi citati sono p.a.
Molte voci deonimiche si riferiscono a oggetti che traggono il loro nome da un personaggio celebre che ne faceva uso85.
In non pochi casi si tratta di capi d’abbigliamento, fogge di abiti o accessori86. Solo il DM riporta la v. effimera
[1935A] Brilli Peri: nome di corridore, e da lui, il berrettino basco, con picciòlo. Resiste alla corrente, non guasta la capigliatura. Per ambo i sessi (1934). «La signorina aveva un Brilli Peri su le ventitrè»87.
Il capello maschile con la fenditura nel mezzo prenderebbe invece nome da un deputato e da un episodio che lo coinvolse, secondo la v. Lobbia (Cappello alla), da DM1 (cfr. però quanto precisato in NP p. 296). Legata all’attualità politica anche la v.
Lavallière (Cravatta alla), che certifica la fortuna di questo «contrasegno social-
rivoluzionario» apprezzato dall’«on. Turati», di cui la voce segue le sfortunate vicende: «[1927] andava dal Re per formare il ministero che poi non formò, 1922; [1931] profugo, 1926, [1935] e morto in Francia».
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Non sempre si tratta di un effettivo utilizzatore: spesso il nome proprio non ha che «un rapporto di tempo» col fatto che passa a designare metonimicamente; in particolare può spesso essere «un personaggio illustre dell’epoca passata che è preso a simboleggiarla: poeti elisabettiani, peste di San Carlo, Pompadour,
Maintenon» etc., oppure questo personaggio è l’«eroe del giorno, l’uomo alla moda, il cui nome si affibbia
a un oggetto del giorno», come accadde ad es. per il pastrano “alla Bismarck” (NP p. 91) o per Benjamin Franklin (cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Benjamin_Franklin: «per la sua notorietà e multiforme attività, gli viene attribuita l’invenzione di diversi altri dispositivi che in realtà semplicemente utilizzò, portandoli alla pubblica attenzione, o migliorò»).
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L’attenzione di Panzini per l’abbigliamento, specie femminile, e il «gergo della moda» (v. Zibeline), già evidente in questa breve raccolta di esempi, è testimoniata - tra l’altro- dalla presenza della «moda» fra gli ambiti trattati nel breve sommario del frontespizio (fin da DM1) e dal volumetto La penultima moda (Roma, Cremonese 1930), rassegna illustrata di ottanta anni di moda femminile e maschile.
87 Il termine è citato s.v. Basco da ENZO LA STELLA T., Dalie dedali e damigiane - dal nome proprio al
A personaggi più antichi si rifanno alcuni dei molti modi per chiamare il tight, come le voci Dorsay (da DM1, come pure Stif(f)elius, attestato dal 1890)88 e Bismarck, «specie di pastrano» (presente in DM1 s.v. Vestito, in DM3 come v. autonoma sotto cui
DM7 registra anche per la prima volta la bistecca «alla Bismarck»), Palmerston (hapax
da DM2 per i favoriti, «dal nome del celebre statista inglese. Da noi il popolo dice
scopettoni»), Pompadour (Abito alla) (solo DM riporta –dal 1918- l’accezione «stoffa di
seta, tipo foulard, stampata a colori»), Macfarlane («cappotto senza maniche ed avente due larghe aperture per introdurvi le braccia, su le quali ricade una mantellina o pellegrina. Da un nome proprio scozzese», da DM1)89.
Da DM4 compare Riflard o Riflart, «nome scherzoso francese dell’ombrello», che può anche designare colloquialmente una «cosa con pretesa di eleganza» (è un’aggiunta di DM8; sull’origine del termine, cfr. NP p. 195). Da DM6 la v. Rachel segnala che il nome di una famosa attrice, Elisa Rachel, è passato ad una «cipria di colore adatto per le signore dalla tinta olivastra, o per chi vuol parer tale» (cfr. supra l’articolo del «Corriere della Sera» citato nella n. 13).
Una moda che si rifà ad un personaggio del cinema è testimoniata in DM6 alla v. [1931] *Harold Lloyd (Occhiali alla): o all’americana, enormemente tondi e cerchiati, dal nome di un comico di cinematografo90.
Ad un “divo” di un’altra generazione si rifà la p.a. dell’espressione
[1918A] Mascagni (Pettinatura alla): questo nostro maestro ha fornito il modello di una foggia di tagliatura dei capelli, cioè lunghi, senza riga e ricadenti all’indietro; ma senza zazzera su le spalle, anzi gradatamente tagliati su la nuca.
Non è altrimenti noto l’attrezzo citato da DM2 sotto la v. Jäger («attributo di
bastone di ferro, usato dai ginnasti, dal nome di un ginnasta tedesco»), di cui di nuovo il DM è unica attestazione (non trovo notizie di un ginnasta con questo nome a fine ’800).
Da un involontario “utilizzatore” trae nome il Calembour (se si vuole seguire l’etimologia citata in DM1, attualmente poco accreditata); in DM1-DM4 è riportata anche
88 Sui vari nomi dell’abito elegante maschile, cfr. la v. Vestito in DM1-DM2 e NP pp. 194 e 197 n. 4. 89
Ad illustri utilizzatori vanno ricondotti anche termini attestati prima del DM, come lo Spencer (in DM1, «giacchetti pesanti, usati specialmente come sopraveste d’inverno dagli ufficiali, adorna di pelo d’astrakan», da DM5 anche «certi eleganti gilè di lana, a vari colori ora di moda [...]; v. Golf»; GRADIT data la parola al 1811; GDLI Su04 cita DM), lo stivale Suwarov (con sinonimo detoponimico Chantilly, p.a. in DM2, cfr.
supra n. 12; GRADIT fa risalire la grafia suvorov alla Lulù di Bertolazzi, del 1904), il gilet Figaro, i
merletti e le poltrone Voltaire (GRADIT data la v. al 1828). Tutte le voci citate sono lemmatizzate fin da
DM1.
90
Look e atteggiamenti degli attori continuano ad essere imitati, con un continuo avvicendarsi dei modelli di riferimento, cfr. i verbi (su base metaforica) riportati nell’appendice miglioriniana, Deaneggiare, «prendere gli atteggiamenti di James Dean, notissimo attore cinematografico americano (dal 1963), il fonicamente simile e ancor più passeggero Deannadurbineggiare, «voce effimera del cinematografo. Fare la Deanna Durbin, la giovinetta briosa e spontanea» (voce presente nel 1942 e nel 1950; l’attrice canadese è citata anche s.v. In gamba, «venuta spec. di moda dopo il film di Deanna Durbin: Tre ragazze in gamba») e
Marloneggiare, «imitare affettatamente l’attore cinematografico Marlon Brando (con un ciuffo sul davanti
della fronte, ecc.) (1955)» (registrato solo nella ecima edizione). Sulla fortuna deonimica di attori e personaggi del cinema, cfr. EMILIANO PICCHIORRI, Maciste non è un travoltino: attori e personaggi
la v. Calemburista («goffa versione fonetica di calembouriste, voce francese: colui che ha facilità a trovare questi doppi sensi, freddurista»), hapax non presente negli altri dizionari91. Ancora più involontario l’eponimo immortalato dai termini boicottaggio e
boicottare92.