Deonomastica panziniana fra antonomasia, tendenze enciclopediche,
1. Panzini, che in genere individua correttamente l’origine delle voci deonimiche, non dedica ad esse nessuna riflessione organica, né nella Grammatica italiana né nel
2.1 Per gli usi metaforici di detoponimi e deantroponimi (cfr NP pp 85-89), questi paragrafi dedicano una particolare attenzione ai termini più legati all’attualità
(politica, sociale, bellica) dei primi decenni del ’900. Si noti che quando il nome proprio di riferimento è un toponimo i traslati metonimico e metaforico generalmente si sommano, poiché l’analogia non riguarda quasi mai il luogo in quanto tale, bensì un fatto avvenuto in quel luogo o una realtà che in qualche modo ha a che fare con una località o con i suoi abitanti.
Panzini è fra i primi a registrare – con notevole tempismo - l’uso metaforico del toponimo
[1918A] Caporetto: [...] città sull’Isonzo, da cui prese nome la rotta (24 ottobre 1917) che portò alla occupazione austro-tedesca del Friuli. [1923] Poi in senso esteso di sconfitta, disastro. Caporetto elettorale, le elezioni politiche del novembre 1919, che segnarono la sconfitta dei liberali […];
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Tarasconata è un interessante caso di deonimico da toponimo che deve il suo nome ad un antroponimo, appunto il protagonista dei romanzi di Daudet. È formato con lo stesso suffisso di Pompierata, da DM1, già attestato dal 1895 (sul suffisso tendenzialente peggiorativo –ata, cfr. NP p. 339). La v. Tartarin e il derivato tartarinesco (per cui Panzini rimanda all’etnico Guascone, pure voce del DM) sono definite, in
DM2-DM6, parole «oggi quasi spente», in DM7 «voci del secondo 800».
25 Del brigante Antonio Gasparone sopravvivono ancora tracce linguistiche nel Lazio, cfr. MANLIO CORTELAZZO, CARLA MARCATO, Dizionario etimologico, Torino, Utet, 1998, s.v. Casbarrónë. La v.
Ninco-Nanco cita anche altri «famosissimi briganti», come il Passatore, Fra Diavolo, Musolino. Il DM
lemmatizza anche altri nomi di celebri criminali e di serial killer, cfr. le voci Gangster, Landru, Jack the
(«città» sarà in DM8 corretto in «cittadina»)26.
È p.a. in DM6 il celebre e fortunato derivato di un toponimo orografico:
[1931] Balcanizzare: o sistemi balcanici, sinonimo di politico disordine con ammazzamenti, tirannie, rivoluzioni, contro-rivoluzioni, guerriglie, comitagi ed altre delizie frequenti nei paesi balcanici;
in DM8 la voce (che continua a non fornire un interpretamentum adeguato al verbo in esponente) è conclusa dalla constatazione che tali «delizie» sono «frequenti» anche «altrove»27.
Le approfondite indagini del DI tolgono al DM la palma della p.a. per le «voci di gergo e creazione giornalistica e politica: probabilmente effimere» Panamino, panamista e per l’uso metaforico, ora dimenticato, di
[1905] Pànama: ed il diminutivo panamino, voci già decadute, del gergo giornalistico, per indicare
scandalo finanziario, così detto per analogia col clamoroso fallimento dell’impresa francese dell’Istmo di
Panama28.
DM1 resta la p.a. per il solo aggettivo panamista, col significato di ‘relativo allo scandalo
finanziario panamegno: (est.) relativo alle torbide relazioni fra mondo politico e mondo finanziario’ (DI).
DM1 è prima attestazione anche per la forma latina e francese Capharnaüm («luogo
ove oggetti disparati sono ammucchiati confusamente. Cafarnao, lat. Capharnaum, è una città di Galilea […]. Dai ruderi di quella città, il nuovo senso»); l’uso metaforico dell’equivalente italiano risale almeno al Tommaseo-Bellini (cfr. DI).
26 DI fa risalire Caporetto ‘grande sconfitta, disfatta’ solo al 1950. Paolo D’Achille segnala una precedente attestazione metaforica (risalente al 1920) nel corpus DiaCORIS (cfr. PAOLO D’ACHILLE / ANNA M. THORNTON, I nomi femminili in -o, in EMANUELA CRESTI [cura di], Prospettive nello studio del lessico
italiano. Atti del IX Congresso Internazionale della SILFI, Firenze, University Press, 2008, vol. II, pp. 473-
81, a p. 476).
In DM8 «città» sarà corretto in «cittadina». Migliorini nell’Appendice segnala dal 1950 che Marchese di
Caporetto è il «titolo insultante, dato dopo 1’8 settembre a Badoglio dai nazifascisti».
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La v. sembra più agevole da comprendere per il lettore medio se si considera che è preceduta dalla v.
Balcània («tutta la regione balcanica sino al Danubio») e che fin dal 1918 era presente in DM la v. Comitagi («parola di conio turco e vale [...] banda armata operante con terrore. Voce estesa a tutto
l’Oriente balcanico»). La fortuna di questo verbo, e della metafora sottostante, non accenna a diminuire, come dimostrano due recentissimi esempi: «il governo e la sua maggioranza [sono] balcanizzati in cricche
e caciccati» (EUGENIO SCALFARI, Ma il governo è morto tre giorni fa, in La Repubblica, 14 ottobre 2011) e
–in senso disinvoltamente figurato - a proposito dell’abbigliamento delle attuali «signore un po’ più avanti negli anni», che «si balcanizzano in sottogruppi finto-giovani» (MARIA LAURA RODOTÀ, Il look (confuso)
delle signore, in IOdonna, 12 novembre 2011, p. 120).
28 Panamino, panamista è, solo in DM1, esponente di un lemma indipendente, da cui proviene la citazione precedente la voce. L’interpretamentum della v. Pànama in DM1 è più diffuso, ed evidentemente risente ancora dell’eco dello scandalo «clamorosissimo»: «per indicare scandalo finanziario, truffa pubblica. E così si dice per analogia al noto, anzi clamorosissimo fallimento, con corruzione, frode, furto, dell’Impresa o Società francese dell’Istmo di Panama». Sotto la v. Pànama Panzini inserisce fin da DM1 pure la fortunata metonimia per designare il cappello di paglia (di cui «la città di Panama è il centro per l’esportazione»), già allora consolidata da diversi decenni, mentre solo in DM5 sente il bisogno di registrare che il nome designa anche il «canale che unisce il Pacifico all’Atlantico, aperto nel 1914, […] assertore Teodoro Roosewelt».
DM3 è p.a. della metafora “avana” per designare il dirigibile, «per analogia di
forma» coi celebri sigari, s.v. Avana e Zeppelin)29.
Una metafora dimenticata riguarda un’antica foresta attualmente inglobata nel territorio urbano di Como: [1908] **Bosco della Merlata: locuzione lomb., equivalente a Sila (la selva della Sila). Il bosco della Merlata (Camerlata, presso Como) era su la prima metà del secolo scorso mal rinomato per latrocini e rapine. Si dice nel parlar familiare lombardo per indicar luogo ove si è poco sicuri per la disonestà delle persone con cui si ha a fare. [1918] A Roma, la màcchia della Fajòla,
(per cui GDLI riporta una fonte del 1881); simboli di «gretto provincialismo» erano i paesini di Perètola e, per gli inglesi, Tipperary (entrambi da DM3A), o un luogo fittizio come
[1918A] Roccacannùccia: paese immaginario presso Roma: dicesi per lepore ed ironia o come espressione del provincialismo più meschino; v. Peretola30.
Da un toponimo, con il tramite di un ordine religioso che vi ebbe la sua sede principale, la metafora Trappista («si dice [...] di persona misantropa, che fugge i rumori, i piaceri e la vanità del mondo»), p.a. in DM1.
A un gruppo di persone che si riferisce latamente ad un toponimo si rifà la «locuzione regionale e di gergo furbesco» Compagnia delle Indie, per designare metaforicamente «la congrega degli strozzini», lemmatizzata da DM2; non persuade completamente la spiegazione (aggiunta solo in DM6) «dal nome di una Compagnia inglese di commercio con le Indie, sovvenzionata dallo Stato ed operante in proprio ed illecito guadagno».